Capitolo 39. La scelta più dolorosa
"Amare è credere, sperare, conoscere. È una prova, un assaggio del Paradiso."
-Edmund Waller
Christian
Festeggio il goal sotto la nostra curva, portando le mani al cielo e lanciandomi per terra, venendo subito investito dai miei compagni che gioiscono con me per il goal che ci regala la vittoria. Ormai siamo all'ultimo minuto di recupero e questa rete decreta la fine della partita ancora prima del triplice fischio.
Il mio pensiero si sposta subito su Eléonore, perciò mi rialzo e sposto lo sguardo sulla tribuna, dove sono certo che la troverò seduta a festeggiare con me, a guardare me, ma il mio sorriso si spegne all'istante appena mi rendo conto che non è dove dovrebbe essere.
Abbasso il capo e poi, d'istinto, sposto lo sguardo sulla panchina, rendendomi così conto anche dell'assenza di Kepa. Trasalisco all'istante e mi costringo a riportare l'attenzione sulla partita visto che l'arbitro ha fischiato la ripresa. Per fortuna il gioco dura meno di un minuto e viene ufficialmente fischiata la fine, così io sparisco nel tunnel praticamente subito, evitando persino le interviste.
Mi sento nervoso e non so nemmeno perché. Dovrei essere al settimo cielo per aver portato la mia squadra alla vittoria, ma ora il mio pensiero è concentrato solo su Eléonore e Kepa che sono spariti nello stesso momento. La mia stupida testa continua a ripetere che dev'essere senz'altro un'idea di lui, perché le dà il tormento e perché lei non si sarebbe alzata per niente al mondo, di sua spontanea volontà, durante una partita della sua squadra del cuore.
Sbuffo nervosamente e provo a chiamarla, preoccupato che possa ancora stare male per colpa sua, ma non risponde a nessuna delle chiamate. Scuoto la testa e mi siedo sulla panchina, sentendomi sfinito... sono davvero esausto di provare a combattere contro Kepa. Sembra che non voglia saperne nulla di farsi da parte, sembra che l'unica cosa per cui viva ultimamente sia rendere un inferno le vite di tutti noi, e tutto questo è assurdo. Come può dire di amarla e non volere per lei la felicità? È così falso e ipocrita.
Rientrano tutti, piano piano, negli spogliatoi, e vengo nuovamente avvicinato dai miei compagni che ancora si congratulano. Qua dentro c'è aria di festa, sono tutti super felici per la partita, mentre io -che dovrei essere quello più eccitato- ho l'umore sotto i piedi.
Mi passo le mani tra i capelli e, alzando il viso, incrocio lo sguardo con Kepa che sta rientrando. Appena mi nota, sorride, lo fa con un velo di malizia, non volendo per niente nascondermi il fatto che fosse con lei.
Scatto immediatamente in piedi e cammino verso di lui. Sento Mason e Benjamin fare il mio nome, come se avessero capito le mie intenzioni e volessero evitare di farmi compiere qualche cazzata, ma li ignoro e mi fermo solo una volta che sono davanti allo spagnolo.
"Hai segnato, eh? Mi spiace essermelo perso, ma sai com'è... sono dovuto andare al bagno." lo dice ridendo, come se volesse stuzzicarmi con queste bugie.
"Cosa le hai fatto? Giuro che se ora che la rivedo, sta piangendo per colpa tua, questa volta non finirà bene."
Kepa scoppia a ridere, divertito come non mai, nemmeno stesse assistendo a uno spettacolo comico. "Sei proprio ingenuo, oppure è l'amore che ti rende così cieco? Mmh, come te lo spiego?" finge di star analizzando chissà quale situazione, e nello stesso momento anche Mason e Ben si accostano a noi, ma a Kepa non sembra importare, continua a parlare. "Non la troverai piangere, semplicemente perché è lei che mi ha voluto parlare per un regalo che le ho lasciato davanti all'appartamento. Ti spiegherà lei cosa è successo, ma non dovrebbe cambiarti più di tanto, dato che ti avevo avvisato che non dovevi illuderti perché lei non prova niente per te e mai lo farà."
"Smettila di parlarne come se fosse una cretina che non sa cosa vuole e che agisce solo in base a ciò che fai tu. Non sei il centro del suo mondo, non sei così importante e indispensabile come credi."
Cerca di trattenere le risate mentre guarda prima me e poi gli altri, come a cercare appoggio, poi rinizia a osservarmi. "Prova a dirmelo senza piagnucolare, Pulisic. Perché sei ancora qui, allora? Va da lei e constata tu stesso."
Mason mormora qualcosa nervosamente e poi mi spinge via, prendendo il mio posto e mettendosi davanti a Kepa, per potergli parlare. Questa scena attira l'attenzione dell'intero spogliatoio e presto ci troviamo circondati, con gli altri che si tengono vicini per evitare che la lite degeneri.
"Arrizabalaga, devi lasciare in pace la mia migliore amica. Mi sono davvero stancato di te." Mason gli parla nervosamente, ma questo non fa sparire quel sorrisetto malizioso dal viso del portiere.
"Siete così noiosi. Lasciatemi in pace, non sono io ad averla voluta vedere. Accettate le cose, invece di inveire contro di me." fa spallucce come se tutto ciò fosse normale, poi dà una spallata a Mason e lo supera, andando a prepararsi per andare via, ma non prima di avermi lanciato un'occhiata divertita.
Stringo i pugni e faccio per seguirlo, ma Kai mi blocca, apparendo alla mia destra. Mette una mano sulla mia spalla e scuote la testa in segno di negazione, come a dirmi che la mia non è per niente una buona idea.
Io respiro profondamente e poi mi libero dalla presa di Kai, uscendo fuori dagli spogliatoi. Ho assolutamente bisogno di prendere un po' d'aria fresca e calmarmi, sperando che basti questo per farmi rilassare un po' i muscoli e levarmi di dosso l'idea di Kepa che le fa male, l'idea di sentirmi in più e far sciogliere il groviglio dei miei pensieri... vorrei che fosse tutto più facile, vorrei poterla vivere liberamente e amarla come merita, ma così so che facciamo un passo avanti e cinque indietro.
*****
Appena la vedo ferma davanti a me, sistemo meglio il borsone sulla mia spalla e poi mi avvicino a lei. Alla fine ho aspettato che Kepa andasse via, in modo tale da farmi la doccia senza avere il desiderio di andare da lui e spaccargli la faccia. Mi sono rilassato un po' grazie all'acqua calda che scorreva sui miei muscoli, ma mentalmente sono ancora provato e ho la testa piena zeppa di domande e dubbi.
"Chris... va tutto bene?" me lo chiede con preoccupazione, avvicinandosi a me e posando la mano sul mio braccio "Ehi..."
"Non va tutto bene, non c'è niente che vada bene. Ho visto che non eri al tuo posto durante la partita e, casualmente, anche Kepa non era dove sarebbe dovuto essere. Che è successo? Insomma, io non insinuo niente, ma tu stai con me." le parole mi escono fuori più dure di quanto vorrei, e in realtà non è nemmeno questo che penso, ma sono troppo saturo per pensare e parlare lucidamente. Per una volta non riesco a ingoiare il rospo e dire la cosa giusta.
"Christian... non è successo nulla tra noi. Volevo solo che la smettesse con queste stronzate dei fiori o delle lettere."
Rido nervosamente e annuisco beffardo. Non metto in dubbio che sia vero, ma so che non è tutto. "Sai bene che parlargli non cambia le cose, ma tu lo fai sempre. Perché in un modo o nell'altro finite sempre per avere un confronto? Forse ha ragione... dice tante cazzate e cattiverie, ma forse su una cosa ha ragione."
"Su cosa?" sgrana gli occhi e li vedo luccicare "Chris... sono io, non farei mai nulla che possa ferirti."
"Tu non proverai mai per me ciò che io provo per te. Siamo stati bene in questo mese, ma tu ami Kepa. Non dico che tu mi abbia preso in giro, perché so che non sei quel tipo di persona che farebbe una cosa del genere, ma dentro sai bene che per me non proverai mai ciò che provi per lui. Kepa ti fa male, ma tu lo perdoni sempre. Ho provato a tenerti lontana da lui, per non farti soffrire... ma non me lo permetti. Lui si avvicina a te e tu non lo respingi mai, perché lo ami nonostante tutto, per quanto sbagliato sia."
Una lacrima le bagna il viso, ma non faccio nulla per asciugargliela. So che se la toccassi, se la baciassi, le cose non sarebbero semplici, non riuscirei a fare ciò che sto pensando, so che non potrei più lasciarla andare. Ma non è così che deve andare, perché non vuole me... ed è più che evidente.
"Non farlo... mi piace quello che c'è tra noi. Mi piace stare con te e provare a costruire qualcosa più dell'amicizia."
Sorrido malinconico sapendo che lei sta cercando di auto convincersi che le sue parole siano esatte. So che vorrebbe riuscire a costruire qualcosa con me, ma so che non c'è modo perché il suo cuore non batte per me. "Ele... non renderlo più difficile di quello che è. Sei la ragazza più fantastica che abbia mai conosciuto, sei ciò che ho sempre sognato... e sono fortunato ad averti nella mia vita, anche se so come stanno le cose. Non cambierei nulla, perché il tuo sorriso mi rende felice sempre, indipendentemente dal rapporto che c'è tra noi. Sarai sempre importante per me, e sai che ti amo e che non vorrei mai fare questo. Ma non posso continuare a fingere che vada tutto bene, che la storia tra noi non sia strana, sperando che un giorno tu proverai qualcosa per me. Devo essere sincero e lasciarti andare. Spero che tu non permetterai ancora a Kepa di giocare con te, spero che questa mia scelta ti aiuti a ricostruirti... devi prenderti cura di te."
Scoppia definitivamente a piangere e io mi concedo di afferrarle il viso e lasciarle un bacio dolce e veloce sulla fronte, per poi allontanarmi di qualche metro.
"Christian... non sei obbligato a farlo. Io con te sto bene..." singhiozza e mi si stringe il cuore, ma mi limito a scuotere la testa, non aggiungendo altro sull'argomento. So che ora non avrebbe senso continuare a parlare.
"Ti ho già pagato un Uber, ti aspetta qua fuori..." le sorrido debolmente, ignorando la fitta dolorosa che si espande nel mio petto e quasi mi toglie il fiato "dai valore a ciò che ho appena fatto. Chi ama davvero, ti lascia andare quando e se c'è bisogno. Non accettare nemmeno l'un percento di meno di ciò che meriti, mai. Ciao Ele..."
Mi volto e mi allontano velocemente da lei, andando verso la mia auto, per non avere la tentazione di tornare da lei e stringerla a me. So che questo non porterebbe nulla di buono né a me né a lei.
Mi siedo al mio posto, lanciando il borsone nei posti di dietro, e nervosamente sferro un colpo al volante, scoppiando anche io a piangere. Piango come un bambino, con il petto che mi fa sempre più male, con il fiato spezzato e la consapevolezza che è la cosa giusta, ma comunque mi uccide.
Lei è la donna della mia vita, lo so, ma non è un segreto che io non sia la sua metà. Non so se un giorno saremo sulla stessa lunghezza d'onda, non so se un giorno potrà amarmi... ma al momento lei resta solamente qualcosa che non mi appartiene e che non posso trattenere con la forza e con l'inganno.
Eléonore è la cosa più bella e preziosa che mi sia mai capitata, non obbligherò il destino a farmela avere nonostante non siano queste le nostre sorti, perché trasformerei un sentimento puro e vero in qualcosa di marcio e costruito.
Preferisco stare male io, come adesso, piuttosto che tapparle le ali e impedirle di brillare e vivere come dovrebbe e vorrebbe.
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