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Midnight ( Azione )


<<Basta, non ce la faccio più!  Perché il mondo deve prendersela sempre con me , perché non riesco mai a sorridere,  perché le mie guance devono essere sempre solcate da lacrime incessanti ? >>

<<Josh basta, non alzare la voce!>>

<< Invece la alzo quanto mi pare, me ne vado!>>

Esco dal salone in cui stavo avendo una discussione con i miei genitori, mi dirigo verso la mia stanza e sbatto la porta.

Come ogni notte decido di andare a fare una passeggiata così apro la finestra e con un grande salto mi catapulto fuori.

La strada è fosca  e cupa così decido di accendere la torcia.

Passeggiare a mezzanotte mi da sollievo, è come se potessi sfogarmi senza urlare in modo da liberare tutti i miei sentimenti repressi.

Non ho una meta ben precisa, mi limito a seguire la strada che di solito mi porta vicino al bosco della città.

Quando arriva la notte, resto solo con me, la testa parte e va in giro in cerca dei suoi perché. Né vincitori né vinti, si esce sconfitti a metà,la vita può addolorarti ma il tempo la cambierà.

Cammino come sempre, solitario e pensoso ed emetto piccoli rumori calpestando la ghiaia.

Credo di essere predisposto a vivere di notte, come un lupo solitario forse perché la vita, caotica com'è non mi riserva nulla di particolare di giorno. Invece queste passeggiate notturne mi aiutano a capire chi sono veramente.

Sento dei rumori eccheggiare nel bosco così mi avvicino .

Cammino silenzioso e quando mi accorgo della presenza di alcune persone spengo subito la torcia.

C'è un fuoco flebile che già da solo, è capace di far luce.

Ci sono tre uomini, di cui uno è legato.

Sembrano forestieri, si presentano con lunghe barbe, grossi ma slanciati.  Quel che mi sorprende di loro è quanto siano imponenti.

Rimango nascosto dietro l'albero. Quel che vedo mi lascia stupito, agghiacciato.

Uno dei due forestieri sfila dalla fodera un coltello e uccide l'uomo legato , dopo passano alla sepoltura.

Quando decido che quel che ho visto è abbastanza ormai è troppo tardi. Mi volto per uscire dal bosco ma il fato decide di far scricchiolare una tegola,  di materiale duttile, che per questo motivo si rompe.

I due uomini iniziano a sparare alla cieca , e quando mi vedono correre affannato iniziano a rincorrermi.

Sono indeciso; non so se urlare e chiedere aiuto oppure correre nella speranza che possa arrivare a casa sano e salvo.

Nessuno mi sentirebbe, ne sono certo. Tutti si rifugerebbero a guardare la scena dietro le finestre di casa , per non immischiarsi in faccende che non gli riguardano.

Corro, senza una meta e imbocco la strada verso casa. Sfinito, mi fermo e mi nascondo dietro un folto cespuglio.

Se la mia vita deve finire , beh questo credo sia il momento giusto.

I due uomini parlano fra loro, ma non capisco. Non sono del mio paese, saranno rumeni o albanesi. Quel che so è che non capisco una sola parola.

Striscio a terra , trattengo l'aria nei polmoni e la paura dentro di me.

Accendo il telefono, compongo il numero della polizia. Il telefono squilla per qualche secondo, i più lunghi di tutta la mia breve vita, e una voce squillante risponde.

" Salve , perfavore dovete venire urgentemente nel bosco di Crashmore,  perfavore fate pres..."

Il telefono mi viene strappato di mano, l'unico mio appiglio di salvezza.

Qualcuno mi solleva e mi lega le mani. La benda di cotone , stretta, provoca la fuoriuscita di sangue.

" Hey ragazzino ti diverti ad impicciarti nelle faccende che non ti riguardano, e per questo dovrai pagare,  come ha pagato quell'uomo "

Quando il forestiero si punta la torcia sulla faccia, riesco a vederlo interamente.

I suoi capelli neri corvino e i suoi occhi marroni cangianti incudono profondo timore.

Mi accorgo che parlano perfettamente l'Italiano e che quella lingua strana era solo una copertura, per non farsi capire da nessuno.

Mi buttano a terra , poi mi mettono in ginocchio.Mi puntano la pistola alla testa ma un grido li ferma.

Sento urlare il mio nome molteplici volte e la voce è quella di mia madre.

Si fa avanti e ordina ai forestieri di non spararmi.

La prego di non intromettersi e di non rischiare la vita ma lei si frappone nella sparatoria.

Lancia delle pietre su i due uomini e riesce a ferirli.

Mi libera e insieme iniziamo a scappare.

Dopo pochi secondi vedo mia mamma accasciarsi a terra.

Mi abbasso verso di lei, cerco di rianimarla ma il sangue è troppo, l'hanno sparata.

In quel momento arriva la polizia ma ormai è troppo tardi.

È sempre troppo tardi, per tutto. È troppo tardi quando l'ambulanza arriva, è troppo tardi quando arriva la polizia ma non è mai troppo tardi quando la vita di una persona cara finisce.

Già perché secondo le favole la vita è un filo di lana...la nascita infila l'ago, la vita cuce il con filo e la morte lo taglia,  Le tre Chere.

Ma il filo si è spezzato troppo presto.

Da quel giorno imparai ad accettare il giorno e ad odiare la notte.

Non uscì mai più a passeggiare, ma rimasi dietro la finestra di casa come le persone fecero  durante  la sparatoria  per guardare .

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