Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

#1 pomeriggi produttivi e scommesse


Eijiro Kirishima's point of view


Tutta la faccenda che cercherò di raccontare ha inizio in un tiepido pomeriggio di settembre. 

Avete presente, no? Uno di quei pomeriggi in cui alzarti dal letto sarebbe un peccato, e crogiolarsi nell'aria fresca del congelatore è quasi d'obbligo. Uno di quei pomeriggi vuoti che a ripensarci dici "cazzo forse avrei dovuto fare qualcosa di decente", ma che al momento ti godi al massimo. Ti godi al massimo il tuo essere equiparabile ad un bradipo invertebrato, perché in fondo sai che non interessa a nessuno.

Perché se un diciottenne con i capelli rossi si concede una giornata off nessuno può dir nulla, no? 

Se solo il diciottenne in questione non fosse un futuro eroe, forse.

Ma tornando a quel pomeriggio.

Il mondo attorno a me era buio e quasi morbido, mi lasciava leggere carezze nell'anima e mi cullava dolce nel sonno. Da quanto tempo stavo dormendo? Non ricordavo un cazzo, e sinceramente non mi interessava. A stento riuscivo a ottenere quel briciolo di coscienza che mi permetteva di capire che stavo russando piano. In quel momento volevo solo e soltanto crogiolarmi in quel buio accogliente che era il mio subconscio.

Avevo la lieve consapevolezza di non meritarmi quel pisolino. 

Sentivo il peso del libro di trigonometria sullo stomaco, probabilmente abbandonato a se stesso mentre cercavo di leggerlo e fingevo di capirci qualcosa, che mi ricordava che avrei dovuto star facendo i compiti. La matita che stavo utilizzando per segnare le cose importanti invece era caduta mezz'ora prima, provocando un piccolo tonfo acuto.

Oltre a queste certezze, il mio corpo si rifiutava muoversi o anche di carpire altre informazioni riguardo ciò che mi circondava, ma mi sentivo al sicuro. Forse è da scemi dire così, perché tutti teoricamente avrebbero dovuto sentirsi al sicuro mentre il sonno si impossessava di loro, mentre era comodi su un letto in un dormitorio maschile del liceo più sorvegliato dell'Asia

Ma io mi sentivo al sicuro perché sapevo con assoluta certezza di star usando la sua coscia come cuscino, sentivo sotto di me la pelle nuda della sua gamba che mi sfiorava e la sua mano calda appoggiata tra i miei capelli scarlatti. E tutte queste certezze mi bastavano per sentirmi al sicuro.

Bakugou Katsuki, perché alla fine è di lui che stiamo parlando, con le sue mani calde e le sue gambe nude, mi proteggeva sempre, in ogni caso, indirettamente. E io in cambio avevo il permesso inaudito di dormire nel suo letto, sulle sue cosce. Come in quel momento.

Avevo il piacere di baciarlo, di accarezzarlo e di amarlo, con quel pizzico di esplosioni e parolacce che lo caratterizzavano. Perché, potete dire quello che volete, ma di certo Bakugou Katsuki non era un tipo di persona comunemente reperibile.

E non solo come aspetto fisico, capiamoci. Non solo con il suo bel metro e settantaquattro di muscoli e virilità, non solo per i capelli platino così inusuali per uno stato come il Giappone,  e non solo per quella mazza da baseball che aveva al posto di voi-sapete-cosa.

No, assolutamente.

Bakugou Katsuki era una reazione chimica altamente letale composta per la maggior parte di pugni e calci nei coglioni, accompagnati da una bella dose di occhiatacce e insulti di vario genere, con un aggiunta di malizia e un pizzico di peperoncino. Perversione q.b.

E' infatti la sua voce roca e bassa a svegliarmi definitivamente da quella sottospecie di letargo in cui ero rimasto intrappolato. Parlava con il suo solito borbottio a metà strada tra il carino e lo scazzato che riservava solo a me, alternandolo a urli isterici e rarissime frasi dolci. E lo dico per esperienza, perché io non me ne ero mai accorto, di come cambiava tono di voce con me, prima del giorno n cui Kaminari me lo fece notare come una cosa ovvia, palese. Qualcosa mi molto simile a un "bro ma che quirk hai usato per farti trattare così dal chiwawa incazzato?" o simili.

Solo dopo molto tempo e decisamente troppe scenate e pianti isterici a casa di Mina mi sono riuscito  levare il prosciutto dagli occhi e capire che gli piacevo. Ma questa è un'altra storia, verr raccontata in un altro momento. 

Per ora ci interessa della voce di Katsuki - dio, quella voce - e alla frase borbottata in mia direzione. 

-"Capelli di merda svegliati è passata un'ora e mezza, continui a ricevere messaggi."

MI diede un'altra carezza sulla testa con le sue mani calde di nitroglicerina (sì, le scaldava apposta solo per me) questa volta tirandomi su la frangia frastagliata dalla faccia, costringendomi a strizzare gli occhi per la luce pomeridiana che filtrava dalle persiane abbassate a metà.

Mugugnai qualcosa di incomprensibile, e come di riflesso cercai di coprirmi di nuovo la faccia, ignorando il libro aperto su di me e girandomi a pancia in giù per affondare il viso nel grembo del mio ragazzo, facendolo ridacchiare piano. Strofinai il naso contro una zona imprecisata, forse gli addominali, inspirando forte quel suo profumo di vaniglia che  mi faceva impazzire.

 - "Ti prego ti prego ti pregoo... ancora cinque minuti..!" esclamai contro la sua pelle, con la testa coperta dalla sua stessa felpa nera, con il tono lagnoso che usavo in quelle circostanze, che Katsuki definiva da tredicenne viziato.

Lo sentii sbuffare e farmi una pacca sul culo come ad invitarmi a muovermi, il che funzionò, perché poco dopo la mia testa fece capolino dal suo rifugio sotto la felpa del ragazzo, guardandolo male. Ci avevo messo un sacco di tempo a capire che quei piccoli schiaffetti, pizzicotto e pugnetti erano il suo modo di dimostrare affetto senza dover parlare.

E io lo adoravo senza una vera ragione, tanto che avevo iniziato a pizzicarli i fianchi a mo' di saluto, quando la mensa era piena di gente e a lui non piaceva essere guardato da quelle comparse di merda per più di mezzo secondo, quindi andava bene così.

- "Su non iniziare, adesso guardi chi è che ha da rompere il cazzo da mezz'ora" disse indicando il mio cellulare che proprio in quel momento produsse il classico suone della vibrazione, illuminando il proprio schermo e facendo tremare piano il cuscino sul quale era appoggiato, di fianco a lui "e poi finiamo la fottuta trigonometria e poi ci coccoliamo un po' se vuoi. Però dopo."

Sapeva fare bene il suo lavoro, quel ragazzo.

Qualche esercizio in cambio del resto del pomeriggio a coccolarci? Affare fatto.

Mi tirai su a sedere con un pizzico di voglia di vivere in più rispetto a un minuto prima, ed afferrai il telefono che per qualche strana ragione era in modalità vibrazione. A quanto pare un volpino di pomeriania si era assicurato che io non mi svegliassi a causa del bip insistente che avrebbe prodotto altrimenti. Cercai di affogare un sorriso ed iniziai a scorrere la chat con Kaminari finché non trovai il primo messaggio non letto.

Il primo di circa trentacinque.

Che si potevano tranquillamente sintetizzare in un semplice: "Stasera vieni a una festa in camera mia? Se sì porta anche Bakugou." E invece il mio migliore amico mi doveva per forza grattugiare i coglioni con quelle sue frasi a metà ed emoji volutamente imbarazzanti (la sua preferita è quella delle unghie smaltate di fucsia).

Ricordo che una volta mio padre, incuriosito dal sorrisetto mal trattenuto che mi si era stampato in faccia dopo un messaggio particolarmente idiota, si era avvicinato e aveva letto un po' di conversazione. Oltre a rimanere forse un po' shockato mi chiese se tutti i giovani scrivessero così tra di loro ed io, coglione com'ero, per dimostragli che no, non tutti scrivono così, gli mostrai per un attimo le conversazioni con Sero, ricordandomi subito dopo delle mille foto sputtane che periodicamente mi mandava solo per ricordarmi dell'esistenza delle foto in particolare. Come quella in cui, ubriaco marcio, cerco di limonare un remo di qualche barca che per caso, e malauguratamente, si trovavo nelle vicinanze.

Al solo ricordo rabbrividii.

Alzai lo sguardo verso Bakugou, che era tornato a leggere il suo liro concentrato, con gli occhiali sulla punta del naso e una sottile ruga che correva sulla sua fronte, quella che si ripresentava gni volta che metteva su quello specifico broncio involontario, di solito mentre studiava o cucinava.

Osservai i lineamenti duri del suo viso e mi sporsi verso di lui, fermandomi a poche spanne dal suo viso.

"Ho finito" mormorai mentendo spudoratamente, abbandonando definitivamente l'idea di fare quei poveri esercizi, lasciando cadere il libro mezzo aperto sotto al letto "adesso voglio le mie coccole."

Ah, le coccole.

Forse una delle cose migliori del mondo, dopo le crocs rosse firmate da Crismon Riot che custodivo gelosamente in una vetrinetta nella camera di casa dei miei.

Quando si pensa alle coccole, generalmente, ci si riferisce a quelle azioni dolci, agli abbracci infiniti, ai pisolini e alle mani nei capelli. Ma Katsuki non è un tipo da minchiate del genere. Quando pensavo alle coccole, pensavo al sapore della sua lingua, alla sua pelle calda, a noi due stretti in un letto forse troppo piccolo per i due diciottenni pieni di ormoni quali eravamo. Le coccole sapevano di vaniglia e nitroglicerina, sanno di malizia forse eccessiva e frasi sussurrate all'altro.

E, sì, spesso le sedute di coccole degenerano in una bella scopata, ma di questo parliamo dopo.

Adesso parliamo di come io, Kirishima Eijiro, fossi riuscito a far amare, a una persona come Bakugou, una cosa di questo tipo.

Perché non appena pronunciai la frase di poco fa la sua attenzione venne attirata in meno di un nano secondo. Chiuse il libro, forse con troppa foga, ficcandoci dentro gli occhiali a mo' di segnalibro rischiando di romperli (sarebbe stata la terza volta in quel mese) e appoggiandolo sul comodino e incrociando le gambe. Se prima me le aveva proposte come un premio da parte sua, ormai sembrava non aspettare altro.

Lanciò un'occhiata dubbiosa al mio eserciziario che era per terra, inarcando un sopracciglio.

-"Te... te li correggo dopo... mh?" mormorò, diviso a metà tra il desiderio di ricevere attenzioni e quello di fare il secchione. Poi aggiunse anche un "Testa di cazzo.", come a cercare di darsi un minimo di contegno. Spoiler: non funzionò.

Non si fece domande su come avessi fatto due esercizi in meno di tre minuti, e per fortuna.

Mi prese per le spalle costringendomi ad avvicinarmi a lui, mentre poggiava leggere le labbra sulle mie. Io, dal canto mio, cercando di trattenere una risatina, lo accontentai sporgendomi verso di lui e appoggiando tutto il peso del mio corpo su un braccio, la quale mano appoggiai non troppo lontano dal suo culo.

Katsuki amava fare queste cose senza un briciolo di calma, di pazienza, quindi non mi stupii quando appoggio le sue mani quasi incandescenti sulla mia mascella, afferrandomela, continuando il bacio a stampo iniziale, ficcandomi la lingua in gola senza troppi complimenti.

Ricambiai il lento bacio con la stessa dose di passione, mentre i nostri fiati si fondevano a mezz'aria e il mio cuore, ormai abituato, faceva capriole all'impazzata. Mi staccai poco dopo, sorridendogli felice e strofinandogli piano il naso su una guancia. Gesto che fu apprezzato al punto da farlo sorridere di rimando.

"Mi fai male." borbotto allegro quando affondai completamente il naso nella carne della sua guancia, inspirandone il profumo, quasi per dargli fastidio. E per lo stesso motivo rifeci il gesto attivando il mi quirk su tutta la faccia, facendolo imprecare e ridere allo stesso tempo.

"Ma coglione che cazzo di problemi..!"  esclamò staccandosi di riflesso, cosa che gli impedii allacciando le braccia attorno al suo busto, facendoci finire entrambi mezzi-sdraiati sul letto. 

Con un rivoletto di sangue che la mia pelle di pietra aveva provocato, mi guardò male per poi ricominciare a baciarmi piano le labbra. 

Ormai un taglietto del genere non gli faceva un baffo, a quel ragazzo, abituato a cose ben peggiori. Basti pensare a tutte le volte che lo ferii involontariamente con i miei dentoni da squalo, che stavo usando anche in quel momento per mordere piano la lingua del mio compagno, ricevendo dei sospiri divertiti e qualche palpatina in cambio.

Perché, va bene tutto, ma eravamo comunque in quel bellissimo periodo della vita in cui il sesso era uno dei nostri primi pensieri, sempre.

Ed infatti poco dopo sentii le mani caldissime e impazienti del mio amorevole ragazzo che si infilavano furtive sotto la mia maglietta, cercando di togliermela. E se Bakugou Katsuki cercava di fare qualcosa, c'era il novantacinque per cento di probabilità che sarebbe riuscito nel suo intento. E io mi ritrovai con un biondino che mi baciava i pettorali e la voglia matta di sbatterlo al muro, ma cercai di trattenermi.

E se io cercavo di fare qualcosa, la probabilità di riuscita era molto minore.

Soprattutto con un libro di trigonometria che mi faceva sentire in colpa davanti.

"Hey hey" dissi piano, prendendolo per il viso e dandogli un altro bacio "Non provarci neanche. Tra poco dobbiamo andare alla festa di Denki"

Lui mi guardo male per un attimo, mettendo di nuovo le mani incandescenti sul mio busto e strusciando la faccia sul mio collo.

"Dobbiamo?" mugulò contro la mia pelle, facendomi rabbrividire piano.

"Sì Kat... glielo ho promesso settimana scorsa, lo sai." gli dissi piano riferendomi alla conversazione avvenuta sul gruppo WhatsApp della bakusquad di qualche giorno prima. Gli  infilai le mani sotto alla maglia, stringendogli i fianchi.

Lui mugulò ancora, lasciandomi bacini umidi lungo il collo "Ti prego... io sono migliore di quelli là"

"Infatti vieni pure te"

"Ma..."

Lo zittii con un altro bacio sulla bocca, ingoiando le sue lamentele. Era un sacco di tempo che Bakugou riusciva a convincermi a non uscire con i nostri amici, ed era il momento di piantarla di scopare e avere una vita sociale. ANCHE, una vita sociale.

L'unico ostacolo in quel momento era cercare di capire come fare a convincerlo a venire a quella cazzo di festa.

Ma, grazie al cielo, lo conoscevo decisamente troppo bene per farmi fermare da una bazzeccola del genere.

Vi do un indizio: sfida.

Per Katsuki ogni cosa era una sfida. Davvero, qualsiasi ambito in cui qualcuno accennava vagamente ad una scommessa o una competizione, l'animo ardente del biondo si attizzava come brace calda. Il suo fottuto orgoglio mi rendeva la vita un'inferno ogni singolo giorno. Solo per farvi un'esempio esplicativo: sapete quanto cazzo di tempo ci ho impiegato a fargli ammettere che gli piacevo?

D'altro canto per chi lo conosce abbastanza può diventare un'arma contro di lui, dato che è decisamente facile manipolare la sua piccola testolina contorta. Come in questo caso.

"Scommetto che non hai le palle di venire da Denki e gli altri e restarci tutta la sera." dico accarezzandogli un fianco con una mano e tenendo forte il suo viso con l'altra, gli occhi fissi sulle sue labbra gonfie.

"E' una fottuta scommessa?" ringhiò, dando prova che l'eccitazione lo rendeva rincoglionito.

"Ah-ah" dissi annuendo piano, guardandolo negli occhi e dandogli un bacio a stampo, per affondare poi la faccia nella zona morbida tra il collo e la mascella. "Se te ne vai prima che la festa è finita, hai perso. Ma se pensi di non potercela fare..."

"Io" ringhiò cercando di slacciarmi i pantaloni, senza troppi risultati "Posso fare di tutto se ne ho voglia."

Ti conosco troppo bene Kacchan.

Improvvisamente diventò serio, guardandomi dal basso della sua posizione e assottigliando lo sguardo, mentre iniziava a capire che lo scambio di battute era davvero  una vera scommessa.

 "Che cosa ci guadagno, esattamente?"

Il silenzio pieno di aspettative che si creò mi permise di pensarci, a cosa dire, schiudendo le labbra in un sorrisetto mal trattenuto.

"Oltre alla gloria, intendi?" Mormorai divertito, stuzzicandolo.

"Mh-mh"

"L'apprezzamento da parte della squad, ovviamente" dissi piegando piano la testa di lato, osservando come la sua espressione facciale cambiò fino a diventare decisamente divertita.

Ha capito che lo sto prendendo per il culo, e per una volta non in senso letterale.

"Non me ne frega un emerito cazzo di quelle comparse.." rispose piano stando al gioco, riuscendo finalmente a slacciarmi i pantaloni.

"E c'è qualcuno che merita la tua attenzione o...?"

Neanche il tempo di finire la frase che mi ritrovai le labbra unite alle sue e una sua mano sul mio pacco. Dovetti sforzarmi per non gemere di sorpresa.

"Sto sopra" disse il biondo guardandomi malizioso, gli occhi puntati sulle mie labbra.

"Cosa?"

"Se vinco la scommessa. Starò sopra, se vinco."

Ridacchiai piano, mentre lui continuava a segarmi con nonchalance, seduto praticamente a cavalcioni su di me.

"Stai scommettendo il tu posto a letto?"

"Mh-mh"

Bakugou era passivo, specifichiamolo.

Non se ne era mai discusso, ma sapevo che a lui andava più che bene così. Era una puttanella, in fin dei conti. Bakugou era passivo, e bisogna puntualizzarlo, però... capii il perché di quella proposta.

Lo capii perché... insomma, chi non lo capirebbe?

E così senza neanche pensarci troppo,  gemetti piano abbandonandomi alle mani del mio ragazzo, e accettai la sfida.

La accettai, senza sapere di star facendo una cosa terribilmente giusta. Mi avrebbe probabilmente mandato all'Inferno, più precisamente nel girone dei lussuriosi, ma era pur sempre giusta.

Mi aspettava un periodo alquanto interessante, nel primo trimestre della mia terza liceo.












Angolo autore

Tah-dahh! Chi se lo aspettava? Una storia a più capitoli, intendo.

Io di sicuro no, ma mi sono rotto il cazzo di scrivere solo one-shots, quindi beccatevi questa chicca, che sarà alquanto... SPICY.

Spero non vi dispiaccia lo smut pesante, perché sara LEGGERMENTE presente, come si può capire anche da questo primo capitolo.

Che ve ne pare?

Cosa farà KatKat in questa storia? Sarà #bakusottone oppure una specie di sugar daddy?

Mi raccomando commentate a manetta che adoro leggere i vostri scleri, lasciare una stellina e... alla prossima!

Ps: aggiornamenti ogni lunedì, come al solito. Non pubblicherò one-shots per un po', mi concentrerò su questa storia!


-rich






Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro