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Capitolo 7 - Jax


Le occhiate che ci venivano riservate dai tavoli vicini non avrebbero potuto essere più diverse tra loro; i ragazzi della Combat ci gettavano sguardi distratti a metà tra il curioso e il perplesso, dall'altro della sala invece il tavolo dei combattenti della Gladiators era visibilmente contrariato e ogni singolo ragazzo seduto lì mi osservava come se fosse pronto a staccarmi le dita a morsi. Insomma era una situazione maledettamente divertente e dovevo ammettere che me la stavo godendo alla grande, specialmente perché Connor aveva l'aria di chi era prossimo all'esplodere se solo mi fossi avvicinato di un altro mezzo centimetro a Eve. Graham ci aveva preso in pieno, quel tossico di Connor Davies era letteralmente ossessionato da lei. Non che potessi dargli torto. Eve era fantastica e il fatto che fosse una lottatrice ai miei occhi la rendeva ancora più sexy.

- A cosa stai pensando? –

La vidi accigliarsi mentre mi studiava.

Effettivamente dovevo sembrare strano mentre me ne stavo fermo in silenzio sorridendo divertito.

- Nulla d'importante -, mi stiracchiai pigramente allungando le braccia e invadendo nuovamente il suo spazio, - tu piuttosto cosa fai questa sera? –

- Quello che faccio di solito, mi alleno. –

Non mi arresi e tornai all'attacco.

- Anche io. E dopo? –

- Ancora non so, mi farò venire qualcosa in mente. –

- Ma come, è venerdì sera ... nessun appuntamento? –

Roteò gli occhi al cielo.

- Ti ho appena detto che non ho tempo per uscire con qualcuno. –

Esultai mentalmente, a quanto pareva la storia del non avere tempo per un ragazzo era vera e non l'aveva utilizzata solo per rifilarmi un due di picche. Se avessi sfoderato il mio solito fascino sarei riuscito a strapparle un'uscita.

- E se ti risparmiassi la fatica di pensare a cosa fare e ti passassi a prendere? –

Questa volta l'espressione che le attraversò il viso fu sinceramente divertita e mi chiesi se non stesse pensando di accettare. Forse tutto si sarebbe rivelato molto più semplice del previsto e avrei vinto quella sfida con largo anticipo.

- Vuoi portare fuori me, Connor e buona parte dei ragazzi della Gladiators? Perché sono quasi del tutto sicura che loro avrebbero qualcosa da ridire. –

Ecco qual era il problema dell'uscire con le lottatrici, attendevano il momento migliore per metterti ko con un colpo devastante. E con quell'ultima considerazione Eve c'era riuscita alla grande.

Così dirottai nuovamente il discorso altrove, deciso a prolungare la nostra conversazione il più possibile.

- Quindi tu e Connor uscite spesso insieme? –

Annuì prendendo un lungo sorso di Coca Cola gelata. Non potei fare a meno di soffermarmi sulle labbra chiuse attorno alla cannuccia; erano carnose, ma non tanto da risultare eccessive, e da che ricordassi non l'avevo mai vista mettere del rossetto. Approvavo quella scelta, quando baciavo una ragazza mi piaceva sentire il suo sapore e non quella roba appiccicosa destinata a sbavare e fare un casino.

- Noi due e il resto dei ragazzi -, precisò, - un po' come fate voi della Combat con Ash. Siamo tutti una grande famiglia felice. –

- E Connor lo sa che lo consideri parte della famiglia? –

Perché a giudicare da come la guardava sembrava più che disposto a farsi quella sottospecie di sorella acquisita.

Evelyn sbuffò e si lasciò ricadere nuovamente contro lo schienale sfoggiando un'espressione innervosita che mi fece capire che non dovevo essere certo il primo a farle presente una cosa del genere.

- Adesso non ti ci metterai anche tu con questa storia. Sono stufa di sentire tutti ripetere che Connor ha una cotta per me. Siamo amici, punto e basta. –

Peccato solo che il tossico non la vedesse allo stesso modo. Accennai verso il tavolo della Gladiators, lì dove Connor se ne stava in piedi e si muoveva avanti e indietro come un animale in gabbia. Suo fratello maggiore, Andrew, gli parlava con il tono rassicurante che avrebbe usato con un animale feroce. Le iridi castane tuttavia non perdevano di vista il nostro tavolo nemmeno per un secondo mentre annuiva assecondando le esortazioni del fratello.

Non potei fare a meno di sorridere guadagnandomi un'occhiataccia dalla splendida ragazza imbronciata seduta di fronte a me.

- E lui lo sa? Perché quella è proprio la scenata che mi aspetterei da un fidanzato geloso. –

- Piantala di provocarlo, Jax. Abbiamo un accordo o sbaglio? –

Annuii tornando a osservare lei. Era una vista decisamente più attraente di Connor.

- Una tregua in cambio della bozza per il mio prossimo tatuaggio. Ma io non ho ancora ricevuto nessuna bozza e la pausa pranzo sta per terminare. –

Evelyn lanciò un'occhiata all'orologio nell'angolo.

Mancavano cinque minuti alla fine della pausa pranzo, non sarebbe mai riuscita a lavorare al disegno nemmeno se fosse stata la disegnatrice più veloce sulla faccia della terra.

- Mi hai distratta e ho perso di vista il motivo del nostro pranzo, l'hai fatto di proposito. –

Le rivolsi il migliore dei miei sorrisi irriverenti.

- Puoi scommetterci che l'ho fatto apposta, bellezza. –

La replica che ricevetti fu un calcio ben assestato che s'infranse poco sotto la mia rotula provocandomi un gemito strozzato.

- Ahia, questo per cos'era? –

- Perché nessuno mi chiama "bellezza" ... mai e per nessuna ragione al mondo – replicò lentamente, quasi volesse essere certa che me lo mettessi bene in testa.

- Quindi preferisci "dolcezza", "bambolina" oppure "tesoro"? –

- Il prossimo calcio te lo tiro una ventina di centimetri più su -, replicò con un sorrisetto minaccioso, - va bene tesoro? –

Gettai la testa all'indietro e scoppiai a ridere di cuore. Improvvisamente mi era chiaro perché Ashley ci andasse tanto d'accordo: Evelyn Wilson aveva tutte le carte in regola per rimettere al suo posto praticamente chiunque.

Dannazione, persino io ero rimasto senza parole. 

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