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Capitolo 3 - Jax



La Dodge Challenger di Dante aveva attirato le occhiate incuriosite di una buona parte della scuola; da quelle parti macchine del genere erano difficili da vedere e quando ciò avveniva nella maggior parte dei casi si trattava di persone con una fedina penale lunga un chilometro. Tuttavia nel suo caso oltre alla curiosità c'era anche un pizzico d'ammirazione. Dante era una leggenda, la prova che anche dalla nostra parte della città era possibile inseguire un sogno e riuscire a realizzarlo. Lo sportello venne spalancato e una ragazza dai lunghi capelli castano scuro si allungò verso il sedile del guidatore per scoccargli un bacio sulla guancia fresca di rasatura; un paio di gambe lunghe lasciate scoperte dagli shorts in jeans calamitarono l'attenzione maschile nel momento stesso in cui uscì dalla macchina e richiuse lo sportello dietro di sé. Le iridi verdi vagarono nel cortile alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Quando si soffermarono sul gruppo dei combattenti della Gladiators le labbra si stirarono in un sorriso smagliante e allungò il passo per raggiungerli. Si fermò davanti a Connor Davies, che sfoggiava un sorriso ebete che lo faceva sembrare ancora più idiota di quanto già non fosse solitamente, e si alzò in punta di piedi per passargli le braccia intorno al collo e avvolgerlo in un breve abbraccio affettuoso.

- Come faccia una tipa come quella a essere amica di quel tossico di Connor è un vero e proprio mistero – mormorò qualcuno dei ragazzi della Combat alle mie spalle.

- Esattamente come noi continuiamo a essere tuoi amici anche se è evidente che ti faresti qualsiasi cosa ti passi davanti – replicò Ashley facendo scoppiare a ridere l'intero gruppo.

Graham replicò con un sorrisetto che era di per sé un'implicita ammissione.

- Ehy, non è colpa mia, e dopotutto sono un uomo. –

- Sei un puttaniere da battaglia, non un uomo. –

Altre risa li circondarono mentre Ash continuava a rifilare frecciatine e Graham le incassava replicando a tono. Conoscendoli sarebbero andati avanti a battibeccare fino all'inizio delle lezioni se qualcuno non avesse dato loro un freno. E a quanto sembrava quel qualcuno dovevo essere proprio io.

- Bambini, smettetela di bisticciare. –

Presi sottobraccio mia cugina, attirandola a me per scompigliarle i capelli. Per tutta risposta ottenni un pestone sul piede che incassai con un sorrisetto ironico.

- Dovrei dire "ahia"? –

Mi rivolse una buffa smorfia che accompagnò con una linguaccia.

- Molto matura, Ash. –

Tuttavia non resistetti alla tentazione e gliene rivolsi una a mia volta. Tra me e Ash c'era sempre stato un rapporto molto saldo, con lei parlavo di cose che con Kieran e il resto dei ragazzi non affrontavo. Era un porto sicuro, l'unica che avesse mai assistito ai miei momenti di cedimento. Nell'ultimo periodo però ci eravamo allontanati un po', lei aveva cominciato a uscire con un tipo che aveva sempre tenuto accuratamente lontano dalla palestra e persino la sua amicizia con Evelyn Wilson si era abbattuta su di noi come un fulmine a ciel sereno.

- Non dovresti andare a raggiungere Adam? –

- Non direi proprio, ci siamo lasciati due giorni fa. –

Lo sguardo sorpreso di Kieran mi rivelò che neanche lui sapeva nulla della cosa. Era vero che quando si trattava di questioni amorose non eravamo le persone più adatte a elargire consigli, Kier era troppo concentrato sulla palestra e sul suo futuro da professionista per preoccuparsi delle ragazze e io ... beh, diciamo solo che il mio carnet era piuttosto pieno ma non ero mai andato al di là della pura attrazione fisica. Ci si divertiva, mettevo in chiaro tutto fin dal principio, e poi ognuno per la sua strada come se niente fosse. Comunque restava il fatto che dopo averci fatto una testa enorme decantando quanto fosse fantastico Adam non mi aspettavo che finisse con il mollarlo dopo nemmeno un mese.

- Come mai vi siete lasciati? –

- In realtà sono stata io a scaricarlo, era un po' troppo apprensivo. Non ho bisogno di un ragazzo che voglia farmi da guardiano, ho già te e Kier che giocate a fare gli angeli custodi. –

Avrei voluto approfondire la questione, era bello tornare ad ascoltare le confidenze di Ash, ma la campanella giunse a interrompere la nostra conversazione. Così le feci la prima domanda che mi passò per la testa mentre ci incamminavamo lungo il corridoio, lei diretta a biologia avanzata e io a letteratura.

- Perché non ce l'hai detto? Sai che puoi confidarti. –

- Ve l'avrei detto -, giocherellò distrattamente con una ciocca di capelli biondi, - e comunque mi sono confidata con Eve. Sai certi argomenti tra ragazze sono molto più semplici da affrontare. –

- Ah, certo, se l'hai detto a lei. –

Sbuffò, allungando il passo per oltrepassarmi e sbarrarmi il passaggio.

- Lo so che tu e Kier avete una storica rivalità con la sua palestra e alcuni dei suoi amici, ma lei è mia amica e credevo che aveste imparato ad accettare la cosa. –

Ash non era una combattente, ma passava comunque la maggior parte del tempo in palestra con noi e alla Combat non c'era nessuna ragazza con cui potesse fare conversazione. Perciò quando aveva annunciato di aver trovato una nuova amica era così felice che nessuno di noi si era sentito di demolirle l'umore.

- Non ho alcun problema con la vostra amicizia -, chiarii, - è solo che una volta parlavi con me di queste cose e io facevo lo stesso. Quando abbiamo smesso di farlo? –

Finse di pensarci su, stirando le labbra in un sorriso divertito.

- Probabilmente tra l'inizio dell'adolescenza e il tuo improvviso smodato impulso di infilarti nel letto di quante più ragazze possibili. –

Ridacchiai.

- Stai dicendo che sono come Graham? –

- No -, scosse il capo facendo ondeggiare i capelli, - lui è un caso a parte perché si accontenta semplicemente che respirino invece tu se non altro operi un po' di selezione. –

Giunsi le mani in segno di preghiera e alzai lo sguardo al cielo, o meglio al soffitto dalla scarsa illuminazione al neon ma l'effetto fu comunque abbastanza melodrammatico, - Oh Signore, ti ringrazio di avermi reso diverso dal nostro Graham. –

- Resterei tutto il giorno a osservarti in modalità fedele devoto, ma ho un compito che mi aspetta. –

Sgattaiolò via facendosi largo tra gli studenti che s'incamminavano verso le rispettive aule e a me non rimase altro da fare che imitarla facendomi largo fino all'aula di letteratura.

- Signor Miller, oggi è puntuale? –

Il tono sorpreso della signorina Andrews avrebbe dovuto seccarmi, ma non potevo certo biasimarla. Non ero esattamente il prototipo dello studente modello e i miei ritardi erano ormai all'ordine del giorno.

- Sono sorpreso tanto quanto lei -, replicai suscitando un attacco di risatine in giro per l'aula, - ma a quanto pare c'è davvero una prima volta per ogni cosa. –

Oltrepassai la prima fila di banchi e feci altrettanto con la seconda. D'accordo l'arrivare in orario a lezione, ma non avevo alcuna intenzione di trasformarmi improvvisamente nello studente perfetto. Scelsi il banco dietro a quello di Evelyn, soffermandomi appena su di lei mentre le passavo accanto. Aveva la penna blu in mano e stava disegnando distrattamente su un pezzo di carta. Seguii le linee rapito osservando come davano lentamente forma a un complicato intreccio di tribali. Un lupo che ululava alla luna.

- Ti serve qualcosa Miller? –

La voce bassa e leggermente roca di Connor mi giunse in modo inaspettato alle orecchie. Era il compagno di banco di Evelyn in quasi tutte le lezioni che condividevamo, ad eccezione di quelle in cui lasciava il posto ad Ashley, e in quel momento i suoi occhi castani mi scrutavano con aria palesemente ostile. L'antipatia era reciproca e del tutto istintiva, era bastato trovarci faccia a faccia la prima volta durante le elementari per decidere che non saremmo mai andati d'accordo. Ressi il suo sguardo con sfida.

- A dire il vero sì, mi serve che impari a farti i cazzi tuoi e stai lontano dai miei. –

Connor strinse la mascella, irrigidendo i muscoli, e scostò la sedia all'indietro come se fosse pronto a scattare.

Serrai i pugni di riflesso, ero pronto allo scontro se era quello che cercava.

- Perché non vieni più vicino a ripetermelo? –

- Intendi vicino come durante l'incontro della scorsa settimana? Quello in cui ti ho fatto finire con il culo per terra al secondo round? –

Sapevo dove andarlo a stuzzicare e che quella sconfitta gli bruciava ancora. L'idea di darcele di santa ragione mi piaceva, era un modo come un altro per sfogare la rabbia che mi sentivo dentro da ieri sera e che premeva per uscire. Eppure Evelyn intervenne a spazzare via qualsiasi possibilità di una bella scazzottata.

Posò una mano sull'avambraccio di Connor, un gesto delicato che ebbe il potere di catturare la sua attenzione e scacciare via un po' della furia che gli balenava negli occhi.

- Non puoi permetterti un'altra sospensione, Con -, voltò lo sguardo verso di me e quelle penetranti iridi verdi mi folgorarono con la loro disapprovazione, - e poi non ne vale la pena. –

Connor tornò a sedersi compostamente e l'intera aula sembrò capire che non ci sarebbe stata nessuna rissa. Rimasi in piedi per un'altra manciata di secondi, poi presi posto in silenzio e tirai fuori il libro per seguire la lezione.

A quanto sembrava avrei dovuto aspettare l'allenamento pomeridiano per liberarmi di quella sensazione spiacevole che mi attanagliava.

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