Best of me
Le ore trascorrono tranquille come ogni giorno nel mio istituto, e per la fortuna mia e dei miei compagni arriva finalmente l'ultima ora, in cui abbiamo educazione fisica.
La classe e i suoi membri come al solito si dividono in due gruppi: da una parte noi ragazzi, che tentiamo di giocare seriamente a pallavolo, non dimenticandoci di osservare ogni tanto le ragazze, che non fanno altro che spettegolare o parlare di capelli e unghie.
Maria, Rosa, Vittoria, Sara, Carolina e Anastasia, nomino mentalmente ognuna di loro, ma non trovo la settima ragazza, che non è nient'altro che la mia peggiore nemica.
"Dov'è Lucia?" Domando alle ragazze, ed è Anastasia a rispondermi: "Se n'è andata in quella direzione" Mi indica la sua destra, dove c'è un piccolo giardino costituito semplicemente da un antico ciliegio. Durante l'anno è un luogo dove si può stare in pace o dove si può ripetere per l'interrogazione dell'ora successiva, ma durante la primavera, quando fiorisce, quel ciliegio diventa un luogo in cui le coppie trascorrono qualche minuto da soli e le persone si riparano dal sole.
Mi giro ed osservo l'albero e la sua chioma rosea, poi mi incammino verso esso.
"Cosa fai? Vuoi recuperare il litigio che oggi non avete avuto?" Mi chiede Sara mentre il mio amico Dante scoppia a ridere e si avvicina alla ragazza, non prima di aver urlato: "Mi raccomando: non farti uccidere!" E aver ricevuto uno schiaffo in testa da parte di Carolina.
Mi allontano ridendo e a poco a poco mi avvicino alla mia acerrima nemica: a dire la verità, non ho idea del perché abbiamo questo rapporto, penso che sia nato tutto fin dal primo giorno di scuola, durante il quale abbiamo subito iniziato a scontrarci, come se tra noi ci fosse sempre stato un odio reciproco a cui nessuno dei due ha mai voluto dare un rimedio.
Arrivo davanti al ciliegio e la trovo seduta ai suoi piedi: le lunghe gambe fasciate da dei jeans strappati sul ginocchio sono piegate, le braccia coperte dalle maniche della sua maglia bordeaux sono appoggiate su di esse, come se stesse mantenendo qualcosa, e il suo viso è coperto da alcune ciocche castane sfuggite dalla coda bassa in cui ha raccolto i capelli, a quanto pare in questo momento è molto concentrata.
"Cosa stai facendo? " Le domando mettendomi di fronte a lei.
"Niente che ti riguardi." Risponde con freddezza, senza neanche degnarmi di uno sguardo; mi sporgo in avanti e noto che sta scrivendo delle cose su un taccuino, così mi avvicino e le prendo il taccuino dalle mani, scatenando immediatamente la sua reazione: infatti alza subito lo sguardo su di me e con uno scatto riprende il taccuino, ma sfortunatamente per lei ho già letto qualcosa.
"Cosa vuoi? " Il suo tono è palesemente irritato, e la cosa non può far altro che divertirmi.
"Solo vedere cosa stai facendo, anche se non ho capito che cosa tu stia scrivendo."
"Nulla che ti riguardi." Risponde secca, mentre i suoi occhi neri e pieni di rabbia mi fissano attraverso la spessa montatura nera dei suoi occhiali.
Conosco già da molto tempo il suo desiderio di diventare una scrittrice e in passato mi è capitato di leggere qualche suo scritto, aumentando inesorabilmente il suo odio nei miei confronti.
"Invece mi interessa" Mi ritornano in mente alcune delle parole che ho letto, quindi le faccio una domanda: "Cos'è l'hanahaki? "
"È la malattia dell'amore non corrisposto, che fa crescere un fiore nei polmoni. A poco a poco l'ammalato sputa i petali del fiore che sta nel suo petto mentre esso continua a crescere. Ci sono solo due rimedi a questa malattia: un intervento o fare in modo che la persona di cui si è innamorati ricambi, altrimenti si muore soffocati dal fiore stesso." La osservo stupefatto e lei se ne accorge: "Tranquillo, non esiste veramente."
"Come ti è venuta in mente? " La faccenda mi incuriosisce sempre più. "L'ho letto da una parte, niente di importante. Ora puoi andare." Il suo sguardo ritorna sul taccuino.
"Ma cosa stai scrivendo? È una poesia dedicata ad un ragazzo? Ma soprattutto, a chi?"
"Non sono cose che ti riguardano! Vai via e lasciami scrivere in pace!" Il suo tono di voce aumenta di colpo, anche se cerca di trattenersi.
"Allora per chi è ?" Le chiedo un'altra volta.
"Se te lo dico, nonostante sappia che te ne importa ben poco, te ne andrai ?" Sta provando a trovare un compromesso: non è da lei, quindi la cosa dev'essere veramente importante.
Annuisco con convinzione mentre nascondo due dita incrociate dietro la schiena: purtroppo oggi ho intenzione di tormentarla per un po', quindi la sento sbuffare prima che inizi a parlare:
"È una canzone dedicata ad un ragazzo, ma serve ad una mia amica; ora puoi andare."
"Lucia, pensi che con un'affermazione del genere io possa andarmene così tranquillamente? Non pensarci proprio." Do voce ai miei pensieri e lei scuote la testa, "Inoltre c'è ancora una cosa che non capisco: ma se la canzone è per una tua amica, cosa c'entri tu in questa storia?"
"Io scrivo la canzone, un suo amico si occupa della musica e lei la canterà."
"Ma come fai a scrivere qualcosa del genere quando non è da parte tua?"
"Semplice: uso questa" si indica la tempia con l'indice "e una lettera che mi ha dato la mia amica. Ora però sono io quella che non capisce una cosa: perché ti interessa tutto questo?"
"Perché mi piace leggere ciò che scrivi, o ti irrita? " Rimane inespressiva, ma i suoi occhi parlano per lei: preferirebbe che chiunque, all'infuori di me, leggesse le sue storie." In ogni caso dubito che quella non sia da parte tua."
"Dubiti delle mie parole?" Annuisco "Allora fai come vuoi, ma vattene." Abbassa di nuovo lo sguardo e io mi giro per andarmene, ma un pensiero mi fa tornare di nuovo da lei:
"Perché mostri il meglio di te solo quando scrivi? "
Lucia alza di nuovo il volto verso di me e mostra un'espressione confusa.
"Perché non mi mostri mai il meglio di te?"
"Semplicemente perché non te lo meriti, e tutti i nostri litigi in cinque anni lo dimostrano meglio di qualsiasi altra cosa."
"Ma perché lo fai solo quando scrivi? "
"Perché ti interessa? Non è da te." Su questo ha ragione, ma ovviamente non posso dargliela vinta.
"Mi interessa e basta, non c'è bisogno di dare una spiegazione a tutto; comunque stai cercando di sviare il discorso."
"Non devo rendere conto di niente a nessuno, soprattutto a te, quindi smettila."
"Non dire cavolate: l'unica cosa su cui andiamo d'accordo è il fatto che crediamo che per scoprire com'è veramente una persona bisogna ascoltare la musica che ascolta e leggere ciò che scrive, quindi finiscila e dimmi perché non mi mostri mai il meglio di te, al contrario delle tue storie."
"Non te lo mostro per due motivi: non te lo meriti e inoltre tu non hai mai fatto una cosa del genere con me, quindi non tentare di farmi la predica, perché non puoi riuscirci."
Questo è troppo! Bene, allora, siccome sta facendo vedere uno dei lati più antipatici del suo carattere, voglio proprio vedere cosa farà ora...
Mi avvicino a lei e afferro con uno scatto il famoso taccuino, per poi iniziare a cantare il ritornello di quella bellissima canzone:
"Nel mio cuore è cresciuto un fiore,
è come se avessi l'hanahaki,
ed ogni petalo che sputo è
un po' del mio amore per te..."
Se il mio scatto è veloce, quello che fa Lucia per riprendersi ciò che le ho rubato lo è ancora di più: infatti si alza, prende il collo della felpa e mi trascina con forza verso di sé, fino a farci ritrovare con il viso a pochissima distanza l'uno dall'altra.
"Dato che ci tieni così tanto, sappi che non esiste una parte migliore in me, ma solo quella meno peggiore! Ora restituiscimi ciò che è mio! "
Spalanco gli occhi di fronte alla sua furia: avevo immaginato la sua reazione, ma non pensavo che potesse essere così, e tutto ciò è ancora più sorprendente perché per la prima volta non si sta trattenendo.
Si allontana da me e, nonostante lo faccia controvoglia, decido di restituirle il taccuino. Vuole sicuramente che me ne vada, ma questo non è proprio il momento.
"Perché ti ostini a non volermi mostrare il meglio di te? " Le chiedo esasperato.
"Massimo, io mi comporto come uno specchio, quindi non faccio altro che rispondere alle tue provocazioni. Mostrami il meglio di te e di conseguenza io ti mostrerò il meglio di me".
"Perché ho la sensazione che tu sia sarcastica?"
"Perché lo sono veramente". Un sorriso diabolico e divertito illumina il suo viso.
Suona la campanella, quindi si allontana per recuperare le sue cose ma la fermo: "Concedimi una possibilità."
"Va bene: sabato alle otto e mezza, al pub in piazza."
Se ne va con un piccolo sorriso e le guance arrossate, mentre io rimango incredulo: la mia peggiore nemica ha fatto breccia nel mio cuore.
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