Quando alla fine Deku si addormentò esausto da quella specie di attacco che aveva provato, Katsuki lo prese in braccio per farlo sdraiare sul materasso sopra cui aveva steso una delle giacche rubate a Dabi.

Poteva solo immaginare cosa il verdino avesse visto in quei flash che lo avevano fatto urlare fino a quasi perdere la voce.

Lo aveva capito perché Izuku non glielo aveva voluto dire e dopo quello che l'eroe gli aveva accennato con quelle poche parole che si erano scambiati, aveva capito che aveva visto lui, o almeno quello che gli era capitato in quel mondo in cui aveva coronato il suo sogno insieme allo stesso ragazzo che giaceva semi svenuto nella stanza accanto.

Quante volte si era maledetto per quello che aveva fatto. Quante volte aveva implorato il perdono per ciò che aveva detto e quante volte si era ritrovato quasi ad annullarsi per concedere a sé stesso di perdonarsi, ma non riuscendo mai a farsi perdonare dall'unica persona che avrebbe potuto salvarlo.

Per un istante pensò che Deku poteva essere la sua soluzione per risolvere quella situazione che non voleva sbloccarsi, poteva chiedere a lui di essere perdonato e allora respirare di nuovo come non faceva da molti anni.

Senza neanche pensarci, scostò un poco il corpo esausto del verdino per adagiarsi accanto a lui, stringendolo contro il suo petto come avrebbe sempre voluto fare, respirando il suo odore e beandosi di quella sensazione nonostante sapesse perfettamente quanto fosse falsa e sbagliata.

Perché Deku non era il suo Izuku e lui ovviamente non era il suo Kacchan.

«Tomura?» lo chiamò Dabi ancora seduto su una delle panche attaccate al muro della zona bar del loro covo, «Dici che funzionerà questo piano? A me sembra parecchio assurdo.»

«All For One ha detto che funzionerà e io ho fiducia nel maestro.» rispose l'albino togliendosi di dosso la mano che gli copriva il volto per bere un lungo sorso di tequila che gli incendiò la gola al suo passaggio.

«Lo so che hai fiducia in lui, ma hai visto la faccia del coniglietto quando è arrivato con l'altro. Non sembrava bello quello che aveva visto dall'altra parte.» continuò il corvino alzandosi e affiancando il collega, il bicchiere vuoto stretto in mano.

«Io so già quello che è successo dall'altra parte, non mi ha sorpreso sapere che siamo tutti morti. Dopotutto è quello che gli eroi fanno, rimediano ai propri errori uccidendo il problema alla radice, ma questa volta toccherà a noi fargli pagare i loro crimini, ora più che mai.»

«Potevamo semplicemente scappare, nasconderci in un altro stato o nazione dove non ci avrebbero mai cercato. Avremmo potuto essere una famiglia finalmente.» disse Dabi alzandosi e avviandosi.

«No. Non avremmo potuto perché tu hai ottenuto la tua vendetta, ma noi no. Spinner è morto, altri di noi non ce l'hanno fatta.» rispose Tomura avvicinandosi al maggiore per fronteggiarlo, «Dobbiamo sistemare questa faccenda ora che ne abbiamo la possibilità.» e poi con uno spintone lo sorpassò per dirigersi verso le camere dove ignorò anche le urla del nuovo arrivato per andare a chiudere gli occhi, esausto di quella vita difficile.