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Parte 10


Izuku si svegliò distrutto dopo la nottata passata a sentire tutto il dolore che provava la sua contro parte.

Al risveglio si aspettava di trovare Katsuki che come al solito lo svegliava o che solo si accertava che fosse in stanza, ma quella mattina non arrivò e con un leggero fastidio a premergli sullo stomaco, poté anche capire il motivo di ciò.

Evidentemente era in camera con l'eroe.

Ora che aveva qualcuno che potesse ricambiare i suoi sentimenti e che in una certa misura era lui, un po' lo capiva, ma comunque non riuscì a trattenere quella fastidiosa sensazione di gelosia che lo attanagliava.

Deku non era lui, aveva scelto la via per diventare un eroe, non aveva sofferto come aveva sofferto lui.

Deku era Deku, non Izuku, pensò il villain alzandosi dal letto e andando a controllare nella stanza accanto se i suoi sospetti fossero reali.

Si mosse piano, cercando di non fare rumore aprendo la porta della camera dell'eroe.

E lo trovò lì.

Katsuki era steso a letto con il corpo di Deku ben stretto tra le sue braccia il volto del minore sul suo petto.

Avrebbe voluto urlare, allontanare i due e riprendersi il biondo, ma alla fine non ne aveva alcun diritto.

Lo aveva allontanato per così tanti anni, ignorando le sue suppliche e i suoi sentimenti. Aveva impedito che quel ragazzo gli si avvicinasse per fargli di nuovo del male, nonostante sapesse perfettamente che non sarebbe accaduto di nuovo. Aveva impedito al suo cuore di aprirsi a lui e ora che lo vedeva con qualcun altro tra le sue braccia non riusciva a tollerarlo.

Stava per scagliarsi nella stanza, attivare il black wip e scaraventare via l'eroe, quando la voce di Katsuki lo richiamò alla realtà.

«Cosa ci fai qui nerd? È successo qualcosa?» domandò sollevando appena il capo per guardare il villain che nascose immediatamente la sua espressione rabbiosa dietro una maschera indifferente.

«Sono venuto a svegliarti, è tardi. Sveglia anche l'eroe, è ora di colazione.» disse pronunciando quella parola come se fosse un insulto per poi lasciare la stanza sbattendo l'uscio con un po' troppa foga.

Deku che era stato svegliato dalla voce di Katsuki, si scostò da lui guardandolo bene in volto, ricordando a sé stesso quale fosse la realtà dei fatti.

«Scusa, devo aver avuto uno dei miei attacchi la scorsa notte.» sussurrò il verdino alzandosi e voltando la schiena al villain che si mise seduto sul letto, la mano protesa in avanti a sfiorare quella dell'eroe con un tocco delicato.

«Non importa.» rispose il biondo accarezzando la mano dell'altro con il pollice, creando dei piccoli cerchi che provocarono dei brividi all'eroe, tentato di ignorare quella che la sua mente gli stava comunicando, per andare a tuffarsi tra le braccia di quell'uomo troppo simile al suo amore perduto.

«Katsuki...dovremmo andare a mangiare qualcosa.» disse Deku fissando le loro mani unite.

«Non chiamarmi Katsuki, almeno non tu.» disse il maggiore alzandosi e avvicinandosi all'eroe per accarezzargli una guancia, «Almeno tu chiamami Kacchan. Non sai quanto ho desiderato che il mio Deku mi chiamasse di nuovo così.»

«Io non sono il tuo Deku. Lui è fuori da questa stanza. È lui che ti dovrebbe chiamare così, io non sono la persona giusta. Non posso essere il suo sostituto.» le lacrime presero a scorrere sul volto del verdino mentre le mani di Katsuki gliele cancellavano.

«Non voglio un sostituto, ma posso essere io il sostituto del tuo Kacchan.»

Izuku fuori dalla porta impallidì a sentir pronunciare quelle parole.

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