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°L'INCONTRO°

Il suonare incessante del campanello di casa mia mi fa svegliare da un sonno in cui ero caduta da solo qualche ora. Con il viso assonnato e i piedi scalzi scendo dal letto, butto un occhio verso la finestra e noto che piove ancora.

Si prospetta una giornata favolosa.

Quasi mi trascino fino in cucina per poter aprire colei o colui che sta bussando, anche se sono più che sicura si tratti di Jasmine.

Sento la sua voce da dietro la porta e mi viene da ridere nel sentirla così arrabbiata, accelero i passi ma d'un tratto sono io ad urlare come una forsennata.

Mi sono fatta male al piede, cazzo. Abbasso il viso e vedo del sangue sulla pianta, ma come è possibile. Mi guardo in giro e il vetro rotto a terra mi ricorda ciò che è successo questa notte. Non ho neanche pulito, sono andata direttamente a letto.

Zoppicando apro e mi appoggio al muro accasciandomi poi a terra.

«Che fai?» Jasmine mi guarda con le mani appoggiate sui fianchi.

«Non vedi che sto sanguinando?» le dico sconvolta portando il mio piede verso la sua faccia.

«Kira che schifo, sai che odio i piedi» mi ignora inoltrandosi in casa ma si ferma non appena nota il vetro per terra.

«Ma cosa diamine è successo qui?»

«Stavo bevendo e mi è caduto di mano» provo ad alzarmi e su una gamba sola mi avvicino allo sgabello in cucina.

«Sì certo, come no» le sento dire sottovoce ma faccio finta di nulla.

Come se fosse a casa sua, apre i mobiletti della cucina e prende una garza, dell'acqua ossigenata e una pinzetta, si siede di fronte a me e alza la mia gamba, fa un lungo respiro e prende il mio piede tra le sue mani.

Ammiro ogni suo movimento e rido quando la vedo guardare il mio bellissimo piede con un espressione schifata.

«Se ti fa così schifo, non farlo» sbuffo.

«Stai zitta» toglie il pezzo di vetro che si era conficcato sottopelle ed io chiudo gli occhi per il dolore, poi disinfetta la ferita e la ricopre con la garza «Ecco fatto» sorride fiera di sé.

«Grazie Jas» le dico sincera.

«Non è niente» sventola una mano alzandosi.

«Io dicevo per tutto» i nostri occhi si incontrano.

Non risponde ma si avvia ai fornelli e inizia a preparare la colazione, come sua abitudine negli ultimi due mesi.

Io e lei siamo amiche dall'inizio del liceo, sin da subito siamo andate d'accordo, ma da quando i miei genitori sono morti, siamo diventate ancora più unite. Io non ho nessuno e, siccome sono maggiorenne non avevo bisogno di un adulto, quindi vivo da sola da allora. Sempre nella stessa casa, ho cambiato solo camera, mi sono trasferita in quella dei miei genitori, l'ho fatto per sentirli più vicini.

Ovviamente Jasmine è sempre qui, non solo lei, anche suo fratello Tyler e il suo migliore amico Dylan. Passano quasi tutti i giorni con me, provando a farmi ridere, a farmi distrarre, per non parlare dei genitori di Jasmine, sono diventati la mia seconda famiglia e li ringrazierò infinitamente per questo. Ma nulla può eguagliare l'amore di una mamma e di un padre. Anche se loro fanno il possibile.

«Kira vai a preparati, oggi è il primo giorno di scuola. Ricorda che siamo all'ultimo anno e dobbiamo spaccare tutto» Jasmine esulta felice ma a me viene da pensare solo una cosa.

«È la prima volta che torno a scuola dopo la morte dei miei» dico con sguardo basso.

Già so come andrà a finire questa giornata, i professori che mi faranno le condoglianze esprimendo il loro finto dispiacere, per non parlare degli amici di classe, mi guarderanno tutti con quello sguardo compassionevole. Ed io non so se riuscirò a sopportarlo.

«Forse dovrei restare a casa.»

«Non dire sciocchezze, tu andrai a scuola e andrà tutto bene, perché ci sarò io con te» si volta verso me e mi regala un sorriso, ricambio debolmente e senza dire più nulla mi avvio in bagno per una doccia.

Dopo essermi lavata per bene, mi vesto mettendo dei semplici jeans neri e, un maglione dello stesso colore sopra, alzo i capelli rosso fuoco in una coda alta e passo un filo di trucco sul viso, solo per ricoprire le grandi occhiaie che ho.

Io e Jasmine facciamo colazione, ha preparato i pancake, entrambe stiamo in silenzio, lei probabilmente starà pensando alla scuola, io come sempre al mio dolore.

Non riesco a pensare ad altro, come posso? I miei genitori non ci sono più, le uniche persone su cui potevo contare sempre, non ci sono e non torneranno mai più da me. Come posso distrarmi e pensare ad altro?

Eravamo tutti e tre in quella maledetta macchina e, quello che mi chiedo da allora è perché loro sono morti ed io sono ancora viva?

Un clacson mi fa risvegliare dai miei pensieri, sbatto le palpebre e sento le lacrime pronte ad uscire ma ormai esperta le caccio all'indietro.

«È Tyler» Jas prende la sua borsa ed io faccio lo stesso, chiudo la porta a chiavi e mi avvicino alla jeep di Tyler.

Io mi accomodo sui sedili posteriori mentre Jasmine davanti, saluto suo fratello e poi lo vedo partire a tutto gas.

Guardo fuori dal finestrino e mi accorgo che la pioggia è cessata, speriamo per tutta la giornata. Odio la pioggia, odio il rumore che fa e odio i ricordi che mi porta.

Guardo i palazzi, la gente, vorrei poter ammirare Los Angeles come l'ammiravo un tempo, ma purtroppo nulla ha più senso per me.

Arriviamo finalmente a scuola, Ty parcheggia e noi scendiamo salutandolo, ci addentriamo per il grande corridoio e già riesco a sentire gli occhi di tutto puntati su di me.

"È lei la ragazza alla quale sono morti i genitori" "Poverina chissà come starà soffrendo" "Guarda il suo viso si vede che è nell'oblio più totale"

Riesco a sentire i loro commenti, il loro vocerio e vorrei poterli prendere tutti a schiaffi.

«Non ascoltarli» Jasmine mi sorride ed io faccio come mi dice. Mi avvicino al mio armadietto e poso i libri che non mi servono prendendo poi quelli per la prima ora.

Cammino con lo sguardo basso sulle mani, non ho voglia di incontrare quegli sguardi, soprattutto sapendo che sono finti.

«Kira» una voce femminile blocca i miei passi, alzo gli occhi castano scuro e li punto su Miranda, è una brava ragazza, l'anno scorso avevamo il corso di filosofia insieme.

La guardo attendendo che parli «Ho saputo dei tuoi genitori e volevo farti le mie più sentite condoglianze, mi dispiace tanto» so che è sincera, lo leggo nei suoi occhi. Le sorrido ma non rispondo, dovrei essere abituata a tutto questo, tante sono state le persone che mi hanno fatto le condoglianze negli ultimi due mesi, ma ogni volta è sempre la stessa storia, non so come rispondere e scappo via con il cuore a pezzi.

Cammino il più veloce possibile, provo ad allontanarmi da tutti solo perché non voglio mi vedano piangere, ma avendo lo sguardo basso non vedo che davanti a me c'è un ragazzo e sbatto contro al suo petto cadendo poi con il sedere per terra.

«Cazzo» dico per via del dolore.

«Ti sei fatta male?» la sua voce arriva alle mie orecchie e la sua mano è a un palmo da me, alzo gli occhi ed incontro un azzurro così profondo e intenso.

Il tipo mi guarda in modo preoccupato, le sopracciglia sono incurvate e con i denti si morde il labbro inferiore attendendo una mia risposta.

Ma io non riesco a parlare sono rimasta senza parole, sarà colpa dei suoi capelli troppo biondi per i miei gusti.

«Ci sei?» mi chiede e un sorriso accompagna il suo viso, mi concentro anche su di esso e noto che ha un piercing nero sul labbro.

«Sì, sto bene» mi risveglio e mi alzo in un balzo, mi liscio i jeans e poi senza più calcolarlo mi allontano da lui entrando nell'aula di chimica.

Mi siedo accanto a Jasmine e lei mi guarda stranita «Va tutto bene?» chiede preoccupata.

«Sì perché me l'ho chiedete tutti?!» dico pensando al biondo di poco fa.

Lei fa una strana smorfia e poi si concentra sul professore e decido di fare lo stesso anche io.

La lezione passa in modo lento e, una volta finita sento il professore chiamarmi a sé, mi fa le sue condoglianze ed io vorrei solo sprofondare, lo ringrazio ed esco dall'aula dirigendomi in quella di psicologia.

Dopo essere stata il centro di conversazione delle ultime tre ore, decido di non andare all'ultima lezione. Non sopporterei ancora parlare dei miei genitori e di quanto siano dispiaciuti, come possono parlare così se neanche li conoscono?!

Siccome devo aspettare Jasmine per tornare a casa, mi siedo ai piedi di un albero nel giardino della scuola e mi accendo una sigaretta sperando che quest'ora passi il più veloce possibile.

Il cielo è grigio, credo pioverà ancora e l'aria è fresca, mi stringo nel mio maglione ed ispiro il fumo dalla mia sigaretta.

Devo farcela, devo provare ad andare avanti, non a dimenticare, perché mai potrei dimenticarmi di loro ma almeno ad andare avanti e ritornare quella di sempre, la ragazza solare e spensierata. Posso iniziare a distrarmi concentrandomi sullo studio, anche se io odio lo studio, ma chiederò aiuto a Jasmine su quel fronte. In ogni caso devo fare qualcosa, qualsiasi cosa, basta che porti i miei pensieri lontani da quel maledetto giorno.

«Ehi, tu sei la tipa strana che mi è venuta addosso e che poi è scappata via senza neanche chiedermi scusa giusto?» una voce maschile mi fa alzare lo sguardo e i miei occhi incontrano il ragazzo di questa mattina.

«Chiederti scusa?» è l'unica cosa che riesco a dire.

Lui si getta al mio fianco e fissa gli occhi sulla mia sigaretta «Ne hai una anche per me?»

Annuisco anche se un po' incerta, perché cavolo si è seduto al mio fianco? Gli passo il pacchetto, ne prende una per poi appoggiarlo sulle mie gambe, la accende e butta fuori il fumo puntando gli occhi davanti a sé.

Non so per quale assurdo motivo ma mi incanto a guardarlo, indossa dei semplici skinny jeans neri strappati sulle ginocchia "che a parer mio, troppo stretti per un ragazzo" e una maglia bianca con scritto Nirvana al centro, mentre ai piedi delle semplici vans sempre nere, i capelli sono scompigliati, non hanno una forma precisa, credo sia una specie di ciuffo ma disordinato, i miei occhi si posano sulle sue labbra, il modo in cui porta la sigaretta verso sé, come la mascella si contrae ad ogni tiro ma, poi mi schiarisco la gola riprendendomi, ma cosa mi è preso?

«Perché stavi scappando?» mi chiede d'un tratto ed io non so davvero a cosa si stia riferendo.

«Non capisco.»

«Questa mattina, quando mi sei venuta addosso» porta i suoi occhi su di me «Stavi correndo, perché?»

«Ero in ritardo» mento spostando il mio sguardo da quel oceano che temo possa inghiottirmi.

«Sarà, ma i tuoi occhi sembravano dire tutt'altro» lo guardo in malo modo.

Ma chi si crede di essere? Ma cosa si aspetta che gli dica? Che gli racconti i problemi della mia vita?

«Cosa te lo fa pensare?» mi ritrovo a chiedere.

«Te l'ho detto, i tuoi occhi parlano molto più di quanto tu creda» sorride e getta il mozzicone di sigaretta per terra, poi si alza ma non si allontana da me.

«Tu sei fuori. E tutto questo l'hai capito guardandomi mezzo secondo?» rispondo acida.

«Più o meno» sorride ancora, ma è deficiente?

«Senti non so chi sei, non so come ti chiami e sinceramente neanche mi interessa, ma cosa più importante non sei il mio psicologo quindi perché dovrei parlare con te di quello che è successo questa mattina?» inarco lo sguardo e lui trattiene un sorriso.

Ma cosa?

«Quindi c'è davvero qualcosa che non va?!»

«Sì» scatto alzandomi «Tu» urlo incamminandomi e provando ad allontanarmi dall'ossigenato il più possibile.

Ma che imbecille, non mi conosce, non sa nulla della mia vita e mi vorrebbe anche psicanalizzare?!

«Comunque io sono Luke» gli sento dire con voce alta e profonda.

«Comunque a me non frega un cazzo» mi volto facendogli un sorriso innocente.

Lui abbassa il capo, nonostante la distanza tra noi riesco a vedere un sorriso sulle sue labbra «Non ho ben capito, come hai detto di chiamarti?» dice una volta vicino a me.

«Veramente non ho detto il mio nome ma che non me ne frega un cazzo del tuo» sono confusa, quindi ha riso ma non ha sentito un emerito cazzo?!

«Bene» un altro passo verso di me e a questa vicinanza mi rendo conto che è davvero molto alto, mi tocca alzare di poco il capo per guardarlo bene in viso «Come ti chiami?»

Sento la campanella suonare e capisco che anche l'ultima lezione è finita, butto un occhio verso l'ingresso e riesco a vedere Jasmine con Tyler e Dylan uscire.

«Ci si vede Luke» lo saluto e mi avvio verso la jeep di Tyler, loro mi raggiungono ed io prima di entrare in essa guardo un'ultima volta il biondo ossigenato e lo becco a fissarmi.

Io guardo lui e lui guarda me.

Occhi negli occhi, fino a quando Dylan non mi finisce addosso ed io sbatto con la testa contro la portiera della macchina.

Cazzo, che male.

Non è la mia giornata, mi ritrovo a pensare strofinando una mano sul punto dolente.

🚬🚬🚬

SCIAO!

È entrato in scena Luke, ovviamente essendo una Fanfiction su di lui era giusto introdurlo sin da subito.

Ancora non si sa nulla su di lui. Comunque cosa ne pensate di Kira?

Non ha cacciato ancora tutto il suo carattere di fuori ma penso che avete già capito com'è la sua vita.

Ovviamente all'inizio può sembrare un po' antipatica o sulle sue, ma posso assicurarvi che andando avanti mostrerà il suo lato divertente e solare.

L'incontro dei due come vi è sembrato?
Lo avete apprezzato oppure non lo immaginavate così?
Vorrei una risposta sincera, se fa cagare ditemelo per favore.


I love you girls❤

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