20. 𝑳𝒂 𝑺𝒄𝒆𝒏𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂 𝑫𝒊𝒔𝒑𝒆𝒓𝒔𝒂. (2/2)
«𝑻i serve un passaggio?» domanda davanti a me, Kliment Duskin, attraverso il finestrino.
Il cappuccio della sua felpa è sollevato sopra i capelli. Lo vedo di tre quarti osservarmi mentre ormai sono zuppa.
Non passa mezzo secondo che accetto, catapultandomi sul sedile della macchina, aprendo lo sportello in gesto veloce.
Prendo come segno del destino aver incontrato Kliment.
La fortuna di conoscerlo, non mi è sembrata mai così tanta e la sua vicinanza sembra sviscermarmi da dentro.
Un fuoco mi si accende al centro del petto, un senso strano di timidezza mi congela appena me lo ritrovo di fianco.
«Dove ti devo portare, bimba?» chiede dolcemente mentre mi lancia un sguardo furtivo, senza accorgersi che già lo sto osservando.
Posiziona le sue mani grandi tra la marcia e il volante.
Il suo abbigliamento sportivo del EFC, mi dice che sicuramente si sta andando ad allenare.
«Va bene alla palestra, 'sta mattina ho lezione» rispondo contraccambiando un sorriso e, tirando sopra le mie ginocchia lo zainetto nero che lui nota.
La strada non è tanta ma sembra infinita.
Mi stringo nuovamente nella giacca, raffreddata da quella breve passeggiata.
Sembra notarlo, quando fa per accendere i riscaldamenti ma vedendo l'insegna della palestra brillare sotto i nostri occhi, sposta la mano sul volante.
«È da un po', che non ti vedo... te lo stavo per dire», mormora iniziando un parcheggio ad L.
Io osservo le sue dita sfiorare il volante verso la sinistra mentre le ruote rientrano sulle strisce del parcheggio.
Ne sono ingenuamente attirata.
«Oggi sei stato la mia fortuna, giuro!», rido guardando le gocce cadere violentemente sui finestrini, mentre l'auto si ferma, «Ho litigato con Daniele...» continuo poi, i suoi occhi grigi brillano quando il suo volto si posa sorpreso sul mio.
«Questo vuoldire che non ti posso più vedere a provare a tirare i pugni da bimba con Hati, in palestra?» scherza, aprendo lo sportello come faccio io.
Sorrido alla solarità con cui prende il fatto, sicuramente sa quanto io e Daniele siamo legati e, pensa anche che io non ne voglia parlare.
«Probabilmente invece di tirare i pugni, sarò qua, a dare esami» rido subito dopo indicando l'accademia.
Ci incamminiamo sotto il tettuccio della the Eagles Krl Gym.
Sembra essere dieci volte più grosso e alto di me, ci separano quasi trenta centimetri di differenza.
«Io son sempre qua... e posso insegnarti a tirare pugni e calci veri», alza le sopracciglia scure mettendo in discussione il lavoro di Hati, sorrido ancora.
Tutta l'ansia che avevo accumulato prima sembra svanire grazie a quell'incontro, mi sta facendo dimenticare perfino della mia lezione.
Cazzo! La lezione!
Saluto Kliment cominciando a correre verso l'accademia. Ancora sento il suo sguardo direttamente proiettato verso di me.
Quando poi, mi giro verso di lui mentre sono all'entrata, lo vedo sparire, anche lui apre le porte della palestra.
Comincio a salire le scale della mia università in fretta e furia, sono le dieci e dieci.
Spero il professor Cinder non mi uccida. E, quando entro, sta verificando ogni sceneggiatura leggendola.
«Ci sono! Sono presente!» esclamo facendo girare ogni persona presente nell'aula chilometrica verso di me, compresa Natalia che si rinchiude nella sua felpa blu.
«Sono contento signorina Sarnano, che lei sia presente... ha la sceneggiatura?».
La mia sceneggiatura viene verificata con uno del massimo dei voti.
Sono sorpresa ma, finalmente ho ottenuto ciò che volevo.
I miei pensieri però sono rivolti ad altro. All'incontro di un'ora prima.
Non mi limito solo a pensare a lui, Kliment, ma anche la combriccola che Kiril Morein allena.
Non combattendo più ha creato una vera e propria strada di giovani promesse, prendendo in considerazione anche Daniele a cui è sempre stato affezionato.
Riflettendoci avrei potuto chiedere per curiosità a quale campionato Daniele abbia partecipato, non sono stata informata nemmeno da Nate.
Continuo a pensare ai ragazzi della palestra per non soffermarmi troppo sull'incontro casuale che c'è stato tra me e i miei ex coinquilini.
Anche se non credo sia del tutto casuale... qualche scelta del destino, ci deve essere stata per farmi dimenticare le chiavi, per fare piovere a dirotto e farmi ritrovare Daniele che mi aprisse.
Come penso che ci sia stata per aver incontrato Kliment Duskin per puro caso e che, mi abbia dato questo passaggio...
Rinnegando queste domande che mi tormentano la testa arriva l'ora che possa levare i tacchi dall'accademia.
Non trovo ancora modo per farmi consigliare da Natalia qualcosa sulle mie preoccupazioni.
Nonostante sia la mia migliore amica, voglio aspettare di farmi un'idea mia di tutta la situazione.
Nonostante l'abbia già informata dell'iconica attrazione che ho per i tre ragazzi conosciuti alla palestra, grazie a Daniele.
Quando scendo per allontanarmi dall'accademia, la pioggia ha terminato di allagare Glaskin, lasciando lo spazio ad un gelido freddo quasi invernale.
Mi accendo una Camel, prima di accingermi a camminare verso casa.
Natalia mi saluta, spostandosi in caffetteria con Jake, sicuramente più tardi entrambi lavoreranno al bar di famiglia.
Appena passo davanti alla The Eagles, vedo Kiril e Daniele parlare.
I due sembrano intenti a voler uscire dall'edificio, sono vestiti sicuramente per andare a correre.
I cappellini di lana e giubbotti leggeri parlano da sé.
Abbandono lo sguardo appena incontro quello del primo, i suoi occhi mi seguono senza richiamare l'amico, fino a quando sparisco dal suo raggio di vista.
Tornando a casa, mi aspetta un bel lavoro da fare.
Fortunatamente so che Trad e Nate, mi raggiungeranno per cena.
Il che vuoldire che per un po' di tempo potrò perfezionare la sceneggiatura con i consigli del professore.
Ho anche preso il caffé per i miei due coinquilini...
Dopodiché potrò preparare da mangiare per tutti e tre e, scegliere qualcosa per il lavoro di sta sera.
Ho così pochi clienti che dovrò utilizzare la tecnica della gatta morta.
Una tecnica inventata da me e Heaven ai tempi in cui, i clienti, scarseggiavano al Moulin Rouge quando ancora io e lei eravamo amiche.
Consisteva nel mettere il più lurido dei nostri outfit e cercare di flirtare con qualunque cliente entrasse dall'ingresso del locale.
Aveva funzionato per parecchio tempo, più per me che per lei, per questo si era allontanata.
Le avevo "rubato" i clienti, secondo lei.
Quando arrivo a casa, sento ancora l'odore di vaniglia riempirla.
Sicuramente Nate si è spruzzato il profumo prima di andare via, mi manca passare dei momenti felici con loro soprattutto da quando sono diventati famosi, ne sono pochi.
Ogni volta che siamo insieme, migliaia di giornalisti compaiono a fare foto, interviste con domande create sul posto.
Chiedono spesso chi sia io e perché una come me, ovvero "non famosa" sia con loro.
È una fortuna che ancora non abbiano scoperto dove i due abitino.
Con tutti i soldi che hanno fatto mi domando perché ancora abitino con me, in un condomino quallido di uno dei quartieri più poveri di Loomore.
Al contrario di prendersi una bella casa in centro, hanno deciso di rimanere con me.
Soprattutto dopo aver saputo del litigio con Alessio e Daniele, si son fatti avanti.
Se ne sono accorti anche loro, che non è più lo stesso rapporto.
Insomma non sono quasi mai a casa, ed io, tra lavoro e università ho poco tempo da spartirmi secondo i ritmi del loro, di lavoro.
Continuo a camminare verso la mia stanza per togliermi i vestiti e congedarmi in un'altra bella doccia calda.
Mi preparo l'intimo sensuale che metterò stasera ed i vestiti comodi che, mi faranno compagnia fino a quando non mi cambierò stasera.
Mentre il getto caldo colpisce il mio corpo e i miei capelli, decido di allungare il braccio fuori per digitare con un dito il nome della canzone: the Italian Bull, di Daniele su YouTube.
Le parole, insieme alla voce di Daniele, arrivano come lame taglienti che mi aprono il petto e ne strappano il cuore dalla cassa toracica.
Non riesco a rilassarmi decidendo così a metà canzone, di ritornare ad una canzone di The Weeknd: One of the Girls, lasciandomi rilassare.
Appena esco, metto la felpa di Tradis marrone scuro intrisa di profumo.
Mi ficco il cappuccio fin sopra la fronte e decido dopo essermi asciugata i capelli con tutta la calma, e pazienza del mondo, di mettermi sulla scrivania della mia camera.
Metto gli occhiali da vista rotondi, per vedere meglio le lettere stampate sui fogli plastificati.
Li abbiamo stampati io e Natalia, senza alcun permesso di alcun professore, dentro un aula riservata a loro in accademia.
Sfioro le pagine della dispensa leggendola, pagina per pagina e frase per frase, per poi prendere il computer e riportare gli errori.
Correggendoli poi, automaticamente.
Non passa molto tempo che Tradis e Nate fanno il loro rientro.
Qualcuno bussa alla porta della mia camera, i riccioli biondi di Nate spuntano subito facendomi alzare il volto dalla tastiera del PC.
«Ehi,» si fa avanti mettendosi sul bordo del mio letto seduto, mi osserva digitare parole con la schiena chinata, «abbiamo parlato con il nostro manager...»
Chiudo lo schermo immediatamente, seduta con le gambe incrociate, mi volto sulla sedia girevole verso di lui.
Lui sorride, ma si mette le mani sul viso per la stanchezza di quella giornata stravolgendosi il volto e, stropicciandosi gli occhi blu.
«Abbiamo fatto un colloquio», mi alzo prontamente lanciando le braccia al cielo per ricevere un abbraccio, «ma», le abbasso subito. «Non è detto che ti prenda» conclude subito dopo.
Rialzo le braccia andando verso di lui per travolgerlo e buttarmi sopra il suo corpo, entrambi cadiamo sul letto ridendo.
Dopo cena i ragazzi sembrano sconvolti dalla fatica, motivo per cui mi preparo, lasciandoli in pace.
Da quello che so, sarebbe dovuto venirmi a prendere Tradis verso le quattro del mattino, quando il Naked Legs sarebbe stato in chiusura.
Quando entro nel locale, ormai abituata all'aria che tira in questo tipo di lavoro: gelosia e invidia tra le ragazze.
Mi preparo senza fare una parola con alcuna ragazza.
Nessuna mi ha ispirato a fare amicizia, in realtà, nemmeno una ha la simpatia che mi poteva trasmettere Lola o, Heaven, quando all'inizio l'avevo conosciuta.
Ho bisogno di fare un esibizione ma alcune delle ragazze mi precedono, ragion per cui ho l'opportunità di lavorare con calma.
Qui, la parola d'ordine: è niente brillantini.
La maggior parte degli uomini che arriva in questo locale, sono sposati con una vita "segreta" in cui devono abborrare ragazze nei night club, molto più giovani di loro.
Non ho mai giudicato nessun mio cliente, sopratutto dopo aver conosciuto sia Marius che Lucky.
Il loro lavoro è al di fuori del mio.
Come non avrei dovuto giudicare Alessio e Daniele dopo quello che hanno fatto.
Io sono tenuta a fare il mio lavoro di ragazza immagine e ballerina - se così possiamo chiamarlo - e, fine dei giochi.
Comincio a spogliarmi, avanti alle mie colleghe che fanno lo stesso, rivelando il mio intimo che alcune osservano con complicità.
Prendendo poi, dallo zaino, una tutina striminzita che infilo.
È incrociata sul petto e si allaccia al collo, è rosso fuoco.
Lascia intravedere grazie alla sua trasparenza ogni mia curva e, quasi ogni mia intimità.
Stringendomi i tacchi ai piedi ben curati, sono pronta per truccarmi.
Lo spogliatoio del Naked Legs, è ancora più piccolo di quello del Moulin Rouge.
Non vi sono specchi, tranne per quanto riguarda uno lungo e rettangolare appeso a una delle pareti in cui ogni ragazza si sta specchiando.
Decido quindi, mentre son seduta di afferarne uno dallo zainetto, di quelli tascabili.
Passando al trucco, guardo le mie mani.
Avrei dovuto dare una bella aggiustata alle unghie, una ricostruzione avrebbe potuto fargli solo che bene, data il semi-permante ormai sbeccato.
Le mie ciglia, grazie alle extension, sono a posto motivo per cui passo alla base.
Coprendo le occhiaie e, le imperfezioni che mi solcano il viso.
Guardo il mio volto allo specchio mentre i miei occhi grandi cadono sulla guancia, una piccola cicatrice bianca si allunga sullo zigomo.
Sfiorandola mi ritorna in mente uno dei miei primi incontri con Daniele e Alessio, quando erano venuti ad abitare qua.
Mi ero ferita con i pezzi dei piatti caduti al vecchio lavoro di Nate.
Non la copro.
Settando ogni cosa con la cipria, mi ritrovo pronta.
Andando fuori dai camerini del locale, mi ritrovo subito un lungo tavolino rettangolare, più lungo che largo, su cui alcune mie colleghe si sono già appollaiate.
Il dj ha già messo una musica tranquilla.
Questo locale non mi ricorda per nulla il vecchio che, in realtà mi manca assai.
Quando mi siedo, una cameriera viene subito a prendermi.
Mi ero accucciata a guardare in segreto il cellulare, coprendomi con l'avrambraccio.
È la prima volta che vedo una donna fare la cameriera in questi locali.
È anche bella, sulla quarantina.
I lunghi capelli biondi le ricadono sulle spalle con la divisa nera sulla quale, vi è scritto a caratteri cubitali rosa "Naked Legs".
«Anastasia, giusto?», annuisco immediatamente, con uno sguardo un po' preoccupato, «vieni con me... un cliente ti aspetta» mi dice, ricordandomi solo dopo quanto io odi i clienti di questo tipo.
Non hanno la minima idea del fastidio che mi crea non sapere chi avrò davanti.
L'ansia inizia a salire nel petto, a congelarmi le mani.
Cammino affiancata dalla cameriera che ad aver capito si chiami Ray, un diminutivo usato per Rachel.
Seguendola passo per tra i tavoli, voltandomi, mi ritrovo il mio, nascosto dalla folla come altri cinque.
Essendo più piccolo, il Naked Legs, ospita meno ragazze, ciò vuoldire anche meno clienti.
Appena alzò gli occhi, mi ritrovo due di uomini che, mi fanno sorprendere immediatamente.
Avanti a me c'è Marius Crawford insieme a Lucky.
Il volto di Marius ha un sorriso stampato addosso, la sua pelle olivastra è priva di rughe di espressione, colgo dalla luminescenza dei suoi occhi che sia felice di vedermi, quanto lo sono io.
Speravo rimanesse con tutto il mio cuore, perché al contrario di Lucky, lui mi trasmetteva solo tranquillità e sicurezza.
Era comunque troppo presto per pensarlo, perché nel frattempo che Ray chiede le nostre consumazioni, ordiniamo e si allontana, Marius mi sfiora i fianchi con una mano.
Gli lancio uno sguardo fulminante che lui coglie perfettamente per poi sedermi.
Vederlo andare via era stato come una coltellata al cuore, erano mesi che non lo vedevo, pensavo fosse arrabbiato con me per qualsivoglia motivo a me sconosciuto.
Non aveva parlato, non mi aveva salutato, sicuramente dopo la consumazione con Lucky, l'avrei voluto rimorchiare io.
Quando la donna dal fisico slanciato e alto, sparisce per portarci da bere mi giro subito verso di Lucky.
Un brivido lungo la schiena mi percorre tutto il corpo.
I suoi occhi grandi rivelano l'assenza di un'anima.
Uno sgaurdo spento che non riesco ad accendere neppure io, quando con le labbra fini agguanta un sigaro.
«Come hai fatto a sapere che ero qui?» domando cercando di mantenere la calma, ringraziando la cameriera cortesemente di averci portato una birra e un calice di vino bianco.
Lui non posa gli occhi direttamente su di me, ma vaga sulle luci fioche di questa topaia.
«Tutto a un prezzo, mia cara, il tuo vecchio capo lo sa bene».
La sua voce è così tranquilla che mi gela il sangue con quella frase.
Mi mette un'ansia tale alla quale riesco solo a deglutire insistentemente.
Cosa vuoldire il mio vecchio capo? Audren Riley? Cosa gli è capitato?
Audren non era un uomo cattivo, era solamente molto serio nel suo lavoro.
Pretendeva che facessimo tutto alla perfezione e che ci comportassimo da donne dei bassi fondi, ma sempre sensuali e gentili.
Non gli volevo male, anzi, a tratti mi sembrava meglio di alcuni altri capi che avevo potuto incontrare.
Sicuramente migliore di quello del Naked Legs, che sembrava sputarti addosso ogni volta che ti vedeva.
«Cosa intendi?» domando incuriosita.
So poco di Lucky, so che è famoso per la sua famiglia che da anni ha sotto il suo controllo Loomore.
Ma dopo la departita di suo padre, ho saputo poco di quanto riguardava la famiglia Locchese.
«Intendo che ora al Moulin Rouge, c'è un altro capo, che ti piacerebbe molto» ride, una risata che in realtà, mi disgusta.
Non ho idea della fine che abbia fatto Audren Riley, e se lui me ne parla così...
Mi spaventa, se anche avessi voluto decidere di ritornare al Moulin Rouge, mi sarei trovata a scontrarmi con qualcun altro che comandava.
Già Audren Riley, era uno difficile da convincere per farti avere il giorno libero, figuriamoci altri.
«Non parliamo più di quel posto, perfavore...», cerco di sviare il discorso, sperando che i ricordi non mi assalgano un'altra volta.
Separandomi dall'uomo, di pochi centimetri.
Percepisco la sua mano viscida e liscia che si appoggia sopra il mio ginocchio.
«Tranquilla... solo che», volta il viso a destra e a sinistra, «qua hai già pochi clienti, dopo quanto? Un mese, due? Che sei qui?», abbassa la voce.
La sua mano sale massanggiandomi la coscia.
Ha ragione d'altronde da quando sono al Naked Legs, di clienti ne ho avuti veramente pochi.
Quelle che ci sono da di più, son famose per fare le "porche".
Cosa che io non mi permetto di fare, a meno che non ci sia la tensione tale che si crea dalla passione data insieme al cliente, come è successo con Marius... o, come è successo anche con Daniele, o... Alessio...
«Beh-» mi interrompe, facendomi rimanere a bocca aperta.
Il suo volto incontra direttamente i miei occhi, mentre è intento a prendere e stringere la mia coscia, ignoro la tensione, intenta ad ascoltarlo.
«Io e Crawford siamo innamorati, soprattutto da quando ti sei liberata di quegl'altri due che avevano appena iniziato a fare i camerieri ma, purtroppo non tutti gli uomini sono come noi.»
La conversazione sta entrando su degli aspetti che io non avevo calcolato.
Non ci avevo mai pensato che Marius era sparito dopo l'avvenuta di Alessio e Daniele, come camerieri.
«Marius aveva smesso di venire per loro due?» domando, interessata.
Magari anche la maggior parte degli altri miei clienti, avevano smesso di prendermi per lo stesso motivo.
Ero disturbata da questa domanda, fino a quando vedo Ray, la cameriera, ritornare verso di noi.
«So di qualche minaccia lanciata, qualcosa così» la sua smorfia mi dice veramente poco.
Sembra quasi lui sappia tutto, ma non mi dica niente.
Il che mi fa insospettire ancora di più.
La sua mano si leva appena gentilmente donna, sorridente, viene a chiederci se vogliamo continuare a chiacchierare.
Non sembra interessato, a rispondere, si alza senza dire altro.
Mi lancia uno sguardo privo di emozione, prima di sorridere e allontanarsi.
Lo osservo andarsene, facendo cenno a Marius di seguirlo.
Il più giovane ha uno sguardo dispiaciuto dipinto sul volto, mi osserva qualche secondo.
Io scendo gli scalini che mi separano dall'atrio in cui le esibizioni sono cominciate.
«Un po' antipatico eh...» commenta Rachel, che non sembra conoscerlo mentre mi segue.
I due scompaiono dopo aver pagato, lasciandomi un vuoto al quale non faccio subito caso.
Quella conversazione non aveva il minimo senso.
Era venuto a convincermi di ritornare nel mio vecchio locale a lavorare? Per poi andarsene senza nemmeno dire altro?
Era così strano.
Non mi sembrava vero, d'altronde sembrava più interessato al fatto che io cambiassi locale. Invece di - come tutte le altre volte - tentare di saltarmi addosso e basta.
Mi rimetto accanto alle mie colleghe.
Osservo le esibizioni di queste insieme al palo che, fa da esca alla maggior parte di uomini che entrano dal portone d'ingresso.
Nessuno mi guarda, nessuno sembra interessato a me.
Sono le tre di notte.
Fin quando, il dj annuncia il mio nome, prima della mia esibizione.
I miei occhi incontrano qualcuno che non avrei mai pensato di vedere lì.
Alessio se ne sta immobile.
Appoggiato al bancone con un drink stretto tra le dita.
Il mio cuore salta un battito.
Mi congelo per qualche secondo mentre un gruppo di clienti ubriachi in prima fila esulta.
Salgo lentamente con i tacchi sulla piattaforma.
I suoi occhi incontrano i miei, sul suo volto si dipinge l'odio che ha nei confronti di quegli uomini e, si avvicina con una camminata, alla piattaforma del palco.
La musica parte e il mio sguardo nel frattempo, rimane su quelle pietre nere che avvolgono le sue pupille luminose.
Lo vedo avvicinarsi a Rachel, sussurrargli qualcosa nell'orecchio indicandomi con un braccio.
I suoi tatuaggi disegnati su questo si illuminano grazie alle luci.
Mi avvicino al palo, danzando.
Prendo con gran forza il palo tra le dita inizio a volteggiare insieme ai miei capelli.
Gli urli si fanno più incitanti, alcuni dollari volano appiccicandosi al palco.
Mi appendo al contrario, incrociando le gambe e lasciandone dritta una.
Mi libero con un'altra mano.
Lo sguardo di Alessio, mi ispeziona il corpo.
I muscoli dei miei addominali vengono contratti e le mie cosce si allargano in spaccata mentre mi muovo.
Mi lascio cadere a cavalcioni del pavimento, muovendomi a gattoni per il palco.
La mia bocca è schiusa a cercare l'aria che mi manca nell'afa che, si è creata.
Mi libero in pochi attimi del completo, rimanendo in intimo.
Qualcuno si alza dal posto a sedere per sfiorarmi, Alessio si fa più avanti lo vedo.
Vuole sicuramente fermare ma non lo fa.
Solo un impulso che subito blocca.
Fin quando le luci si spengono alla fine della mia esibizione.
Il mio viso si abbassa e, me lo ritrovo sotto il palco con la mano tesa a farmi scendere.
Altri uomini si complimentano.
In tutto avranno lanciato duecento dollari sul palco.
Veramente pochi a confronti del Moulin Rouge.
Stringendola analizzo il suo viso.
Non ha alcuna espressione, i suoi occhi sono spenti e i capelli liberi dal solito cappellino rovinato.
La collana d'oro si muove sul petto.
I suoi movimenti accurati mi fanno scendere accanto a lui.
Mi supera di una ventina di centimetri.
Mi vorrei avvinghiare al suo petto e successivamente alle sue labbra che, analizzo con uno sguardo quasi innamorato.
Il desiderio però si spegne.
Quando il ricordo si fa vivo tra i miei pensieri, grazie alla cameriera che ci accompagna ad un tavolo.
«Non so come iniziare la conversazione...», sembra titubante.
Io riprendo fiato.
Rachel ci porta i nostri bicchieri, a gocci piccoli, me lo scolo.
«Non la iniziare» biascico io.
Analizzo gli uomini ubriachi che ad ogni esibizione urlano e sbraitano tirando dieci dollari sul palco.
«Senti riguardo a quello, Aurora-»
«Appena avrò i soldi, ve li ridarò» lo interrompo, violentemente.
Lui sembra spazientirsi, cerca di sfiorarmi una mano che mi lega al bicchiere del drink.
«Non mi importa dei soldi, voglio solo che ritorni da noi...» dice dolcemente.
I miei occhi incontrano nuovamente i suoi.
Questa volta non ho neanche la forza di staccarmi da quello sguardo che, sembra durare secoli.
«Solo perché così mi avreste sotto controllo, no?» continuo a provocarlo io ma, lui non sembra cedere anzi, mantiene la calma.
Il suo drink non è stato toccato nemmeno per il verso dalle sue labbra. Nemmeno per bagnarle durante la conversazione.
«No... Daniele non sa nemmeno che sono qui, è stata una lotta trovarti. Non credo dovrebbe sapere che sono qui...» risponde.
Le sue parole mi sembrano così veritiere che, mi viene quasi da intenerirmi.
«Voglio solo che torni perché mi manchi». Un tuffo al petto mi fa sembrare che il cuore mi si stacchi dalla cassa toracica e cada. «Odio vederti circondata da questi uomini, in più, facevi dei bei soldi al Moulin Rouge... qui, sembra che tu faccia massimo duecento dollari al giorno...» continua.
E, effettivamente ha ragione, non riesco a lavorare.
Non riesco ad esprimere me stessa, sono lontana anche da casa provocando dispiacere anche a Tradis e Nathan nel venirmi ogni sera a prendermi e portarmi.
«Ale... dopo quello che è successo-»
«Aurora scusa se ti continuo ad interrompere ma, questo è il mio giorno libero. L'ho dedicato tutto a cercarti. Non voglio accettare un "no" come risposta. So che cosa abbiamo fatto e me ne pento, hai ragione a pensare ciò che pensi ma ti chiedo solo di riprovarci, poi se non ti troverai come prima... potrai ritornare», si interrompe per guardarsi in giro e alzare le mani verso l'ambiente, «in questa topaia.» conclude.
Non voglio legarmi completamente ad ogni sua parola che, nel mio cuore in realtà, lui ha sciolto completamente ogni cosa.
Non sono una che dà il perdono facile, ma qua, non si tratta di perdonare delle persone.
Si tratta di mantenermi e pagare la retta universitaria.
Al Naked Legs non ho speranze, e, devo dare per forza un'altra possibilità al Moulin Rouge.
Pure se c'è un nuovo capo.
Pure se le raccomandazioni del cliente prima di Alessio, Lucky, mi hanno messo paura.
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