17. 𝑷𝒊𝒄𝒌-𝑴𝒆 𝑮𝒊𝒓𝒍. (2/2)
𝑻utti e tre.
«Cosa?» chiedo corrugando il viso mentre usciamo dalla palestra. Il cantiere inizia a frastornarmi le orecchie, ruspe e trapani, disturbano le mie orecchie delicate.
«Ho visto che facevi gli occhietti dolci a tutti» mi imita Daniele.
Il suo viso tenero viene immediatamente interrotto da un mio piccolo schiaffo sulla sua spalla.
«Ma se sei tu che parli a tutti di quanto io sia bella?»
Daniele si ammutolisce per qualche istante, fin quando non raggiungiamo la macchina a pochi passi dalla facciata principale dell' Eagles Krl Gym.
«Ti ho portato una volta in palestra è già ti sei innamorata» sospira. La frase detta a bassa voce la sento mentre entra per sedersi comodamente sul sedile.
Mi scosto anche io, il motore della macchina di accende e lui inizia un altro discorso.
«Comunque, Alessio ha preso la moto nuova, quindi questa macchina la possiamo usare io e te prima che anche io non la faccio nuova... mi sono stufato di 'sto rottame» inserisce la prima marcia appena la macchina si accende, per indietreggiare e uscire da quel faticoso parcheggio.
«Dani... io non ho la patente...» rispondo, lui si gira immediatamente, il semaforo che da sull'incrocio a fine strada dopo l'accademia e i vari bar, ci fa fermare una seconda volta.
«Come non hai la patente?» chiede scioccato.
«No... mi sono mossa da Boella a diciott'anni, in Italia da maggiorenne si prende-» mi interrompe, le mie scuse secondo la sua mentalità non sono sicuramente valide.
«Si ma-» lo interrompo a mia volta.
«Ma qua, ho avuto sempre lavoro e, l'accademia da pagare... quindi non ci sono mai riuscita...» spiego.
Il semaforo diventa nuovamente verde dandoci modo di ripartire, dopo tutta la carreggiata di macchine avanti a noi. Il sole sta tramontando su Glaskin, abbiamo passato il pomeriggio all'interno della palestra e, con calma si sono fatte le sei.
Avevo imparato qualcosa grazie a quando Tradis e Nate insistevano sul farmi vedere come mettere le marce, come tenere il manubrio, mi facevano domande sui segnali stradali. Qualcosa avevo iniziato a saper masticare, ma non potevo avere tempo da perdere. L'avrei rimandata finita l'accademia, alla fine mancava solo un altro anno...
In più in questi giorni, si stava parlando di andare a una Premiére piuttosto famosa, in centro a Loomore, per darci la possibilità di ambientarci e fare conoscenze, oltre che studiare e giudicare il film che saremmo andati a vedere.
«Aurora qua costerà cinquecento dollari, fare la patente» ribatte a sua volta mentre le sue mani stringono con decisione il volante, cambiando marcia a seconda della velocità che spetta la strada.
«Sì, Dani ma io non ho tempo».
Intanto il viaggio in macchina fa pista ai primi campi di pini che assottigliano la strada mentre inizia ad esserci una pioggia fina e prolungata. Daniele accende i tergicristalli, mentre il verde fa compagnia alla nostra conversazione.
Mi sta accompagnando al bar dove Natalia sta per staccare per prenderci un benedetto aperitivo e, verso le nove quando a detta del meteo, smetterà di piovere Alessio sarà pronto a venirmi a prendere.
«Bastava non fare quel lavoro del cazzo ed il tempo lo trovi».
Sbuffo, gira la frittata continuamente, lo sapevo che l'avrebbe detto ma non l'ho voluto prevedere.
I suoi occhi mi stuzzicano lanciandomi uno sguardo fulminante che subito ricambio.
«Quel lavoro ora lo fai pure tu...» rispondo a mia volta, alzando la voce. Non possiamo stare più di cinque minuti chiusi nello stesso abitacolo da soli, che scoppia la guerra.
Comincio a vedere il bar dopo aver superato la foresta di pini che, occupano la carreggiata limintandola ad una corsia.
Arrivando all'altro quartiere di Loomore: Friesk, il quartiere più umido.
A Friesk non esistono gli alberi di magnolia ed è più lontano dal centro, quasi al confine con la città dopo. Al contrario però ha diversi laghi e confina con un bosco in cui, diverse volte, il padre di Natalia e lei stessa a quanto pare fanno diverse battute di caccia.
Non potrei mai permettermi, amo gli animali. Anche vedere un uccellino con l'ala rotta mi farebbe venire da piangere e pensarci per giorni. Ed ho pensato più volte di diventare vegetariana. Senza mai riuscirci.
«Io non faccio compagnia ai vecchi, ti proteggo dai vecchi viscidi e puzzolenti». Daniele mi continua a guardare quando la macchina si ferma. La barba sta cominciando a crescergli segnarli ulteriolmente la mandibola già definita, scura quanto i suoi capelli mori.
«A me Marius non mi sembra un vecchio puzzolente, viscido a volte si... ma non puzza assolutamente.» rispondo provocando ancora di più la sua ira, che però non sembra scatenarsi. Tiene una mano sul volante, mettendo il freno a mano mentre io mi giro verso il bar "Cinque minuti", che nome originale.
Il bar della madre di Natalia è sempre abbastanza affollato soprattutto per la maggior parte da gente anziana, che durante questo periodo si mette anche a giocare a carte all'interno insieme ad un caffè o un bicchiere di vino. Ma, la madre di Natalia offre anche una tavola calda per fare un pranzo veloce e molto buono, come se fossi a casa. Ci tiene molto a questo.
«Dai, ciao Dani» lo saluto avvicinandomi alla sua guancia ma mi scosta, fermandomi.
Alzo le sopracciglia e socchiudo gli occhi in cerca di spiegazioni.
«Scendo a prendere un caffé, che io e Ale dobbiamo registrare. Voglio stare concentrato». Apre lo sportello come faccio io ma, prima che possa scendere lui mi raggiunge al mio lato.
Si toglie la giacca per metterla sopra il suo capo e proteggersi i capelli dall'acquazzone.
«Muoviti Auri!»
Mi incita mentre scendo subito aggrappandomi al suo petto, all'unisono corriamo dentro il locale che si presenta con tutte le luci accese in un tempo scuro.
Dalle finestre appena entro inizio a vedere le montagne che fanno da quadro alla zona. Finché con la coda degli occhi vedo dei capelli muoversi acconciati in una coda morbida, girandomi saluto con una mano Natalia.
I suoi occhi si alzano al cielo, sembra ringraziare che con la mia avvenuta il suo turno è concluso. Faccio qualche passo mentre Daniele mi supera, si è rimesso subito il giaccone nero sulle spalle grandi.
«Ogni giorno ti vedo con uno diverso», mi strizza un occhiolino, raggiungendomi mentre si toglie il grembiule nero dai fianchi.
Rido a quella sua battuta, forse è Daniele che ogni giorno cambia faccia. Tanto son sempre o con lui, o con Alessio da diversi mesi.
«È sempre lo stesso, Nat» rido ancora, non gliel'ho mai presentato ufficialmente. Forse perché non ne ho mai trovato il bisogno, o perché non aveva senso...
O magari perché sei gelosa?
«Ehi,» ci raggiunge Daniele mettendosi il portafoglio nella tasca dei jeans neri, «te la posso lasciare per qualche ora? Non la posso tenere. Spero che non sia così dispettosa anche con te» scherza poi, come fossi una bambina e come se volesse flirtare per stuzzicarmi. Non credo che però una come Natalia ci cadrebbe mai.
«La bambina è con me, non ti devi preoccupare» sorride premurosamente lei, facendomi corrugare le sopracciglia quando vedo i suoi occhi diventare improvvisamente più dolci.
Le sue gote arrossano lievemente, dall'altra parte l'altra ragazzo abbassando lo sguardo sorride anche lui.
Le pesto un piede per farla ritornare sul pianeta Terra.
«Ouch!»
«Oh! Perdonami! Ti ho fatto male!?» dico io facendola ritornare in sé stessa. Lei sparisce a prendere due calici di vino bianco dietro al bancone.
«Uh... sei gelosa ora?» chiede Daniele guardando la ragazza andare via.
«Gelosa di te?», sorpresa mi accingo alla porta per accompagnarlo fuori, «magari una volta, ora mai.» rispondo poi decisa mentre la apro.
«Mh», sorride mentre si mette sulla soglia appoggiato con una spalla a questa e, facendo incontrare le sue iridi più scure del solito con le mie, «allora è single la tua amica?» domanda.
Una rabbia incontrollata mi penetra nelle vene e risale fino a una che mi si potrebbe solcare sulla fronte. Potrei subito fargli ciò che gli ha fatto anche Hati Nurvadegov oggi, per l'adrenalina che corre per tutto il corpo ma mi limito a cacciarlo.
«Daniele giuro che se non te ne vai-»
«Okay, okay», ride, stampandomi un bacio sulla guancia mentre io roteo gli occhi al cielo che sembra rabbuiarsi sempre di più. «Alessio dovrebbe arrivare verso le otto e mezza o le nove».
Lascia il locale dopo aver preso il caffé e, lo vedo entrare in macchina. Sospiro finalmente posso passare un po' di tempo da sola con Nat.
Era da molto che non succedeva, soprattutto da quando entrambe eravamo rientrate in sessione. Era diventato terribile studiare, tra appunti di cose che servivano tanto e altre che non servivano a niente, ma dopo gli esami eravamo rimaste contente dell'annuncio che il professor Hawk e il professor Murray avevano fatto.
Avevano deciso di portarci al Loomore Film Festival, dove diversi registi si prestavano a farsi intervistare da noi.
Natalia è di ritorno, ha sciolto i capelli lasciandoli lungo le spalle. È più alta di me e, se non fosse per il suo ambizioso sogno di rimanere nei paraggi, avrebbe potuto chiedere ad un agenzia di assumerla come modella. Sapevo che Friesk comunque gli ricordava la Svezia, le sue origini non erano neanche troppo lontane. Il padre l'aveva portata più volte, ma lei era affezionata a questo pezzo di terra piccolo dal qualche con le unghie e con i denti si teneva.
Si siede come faccio io al primo tavolino rotondo che incontro, porgendomi il mio calice. Un sonoro battito di bicchieri da inizio alle conversazioni più disparate tra cui il racconto di oggi.
«Ai così tanto maschi che ti girano intorno, fortuna che Jake è innamorato di me...» dice scherzando mentre il vino è arrivato a quasi la fine del primo calice.
«Vabbé ma in realtà per me son tutti amici...» rido, mettendomi una mano tra i ricci lunghi. Lei alza le sopracciglia chiare, scoppiando in una fragorosa risata.
«Sei proprio una pick-me girl, Rory!» inizia a sghignazzare la mia amica, colta dal mio non sapere domando che cosa sia.
«Quelle che fanno tutte le gatte morte! Che dicono, io sono meglio di te, lui sceglierebbe sicuramente me al posto tuo!» risponde Nat con delle smorfie imitando una nostra probabile conoscenza.
«Marie-Angela?». lei annuisce. Avevo inteso stesse parlando di lei, era una delle nostre più vecchie amicizie che, faceva di tutto per passare in mostra davanti ai bei ragazzi della nostra accademia. Soprattutto al nostro primo anno, quando eravamo tutti appena usciti dalle scuole superiori, lei si voleva atteggiare per forza come una del "senior year" di quell'università. Questi ricordi mi fanno buttare giù subito un altro goccio, che improvvisamente finisce il bicchiere.
«Io non sono Marie-Angela! Non cerco di farmi vedere da tutti. Forse magari è solo che con i ragazzi rispetto alle ragazze vado più d'accordo? Se dovessi fare amicizia, sceglierei dieci volte un ragazzo piuttosto che una ragazza ma poi dipende anche dal-»
«Basta sei una pick-me, Rory», la ragazza mi prende in giro ancora facendomi ridere anche a me per questa convinzione che ha che io sia una ragazza che cerchi le attenzioni.
Un tuono ci fa saltare dalla sedia interrompendo le nostre risate, dietro di me, girandoci a nostra volta vediamo una moto arrivare rombante.
La pioggia non ha attecchito più al suolo da almeno un'ora, e Alessio è in anticipo.
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