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16. 𝑫𝒐𝒓𝒎𝒊𝒓𝒆 𝒅𝒂 𝑺𝒐𝒍𝒂. (1/2)

𝑬ntrai di soppiatto a casa, aspettandomi di non trovare nessuno dentro.

Finché nella fretta, sparendo verso il corridoio della mia camera non vidi Tradis seduto sul divano. Stava guardando il televisore nuovo appena comprato, sessanta pollici, sottile proprio come piaceva a quel precisone del biondo.

«Ehi!» mi urlò per ricordarmi della sua presenza non vista.

Indietreggiai fino ad arrivare al salone, per guardare i suoi occhi sul telecomando serrati in una smorfia per cercare il tasto di spegnimento.

«Trad...», avevo il fiatone, «non ti avevo visto scusami», camminai verso di lui per dargli un bacio sulla fronte mentre lui aveva una smorfia ancora colta dalla confusione o, forse dallo stupore della mia frettolosità.

«Dove vai?» domandò.

«Ho un appuntamento con un ragazzo, alle sette e sono le sei a mezza» inclinai la testa allontandomi e guardando l'orologio appeso alla parete.

«Mh, non pensavo...», rispose deluso, «fammi vedere chi è» continuò deciso.

Gli lasciai il cellulare tra le mani andando verso la mia camera per lanciare vestiti in giro. Era troppo presto ancora per gridare a squarciagola come una gallina strozzata: "NON HO NIENTE DA METTERE!".

Mi accovacciai sull'armadio per vedere un vestitino attillato nero, un tubino a maniche lunghe con uno scollo a V. Non era volgare, anzi, molto elegante per la serata di quel giorno.

Vidi spuntare Tradis dietro la mia schiena, aveva le sopracciglie chiare contratte e una smorfia di disgusto dipinta in volto, si avvicinò per darmi il telefono nella mano.

«Non è per niente il tuo prototipo ideale...» mi avvertì, facendo un passo verso di me. Lo guardai sorpresa.

«Come fai a sapere tu, qual'è il mio tipo ideale?» risi rimanendo ferma immobile nella mia posizione, tenuta in posa dallo sguardo glaciale del mio amico.

«È palese, a te piace biondo...», fece un altro pericoloso passo verso di me, «alto...», ed un altro fino ad abbassare la testa verso di me mentre i nostri sguardi si intrecciarono. «Occhi chiari...», scostò una mia ciocca di capelli, con l'aiuto delle sue dita affusolate, dietro il mio orecchio.

Non riuscivo a levarmi dalla testa il desiderio di baciare quelle labbra piene e rosse. Non riuscivo neanche a staccare le mie pupille dalle sue che mi stavano mangiando con lo sguardo. Non volevo neppure allontanarlo, ma, lo avrei fatto lo stesso.

«Ok» sbattei le palpebre più volte, girandomi di schiena una seconda volta per riposizionare nella tasca dei pantaloni neri il telefono e con un'altra mano, prendere il vestito.

«Ok?», corrugò la fronte Tradis che mi fece voltare con una mossa veloce del braccio. Io sorpresa dalla sua forza, allargai gli occhi di tutta risposta.

«Trad cosa pensavi che succedesse? Che ti zompassi addosso per fare baciarti e fare l'amore un'altra volta?» alzai la voce.

Avevo così tanto panni tra le mani che decisi di buttarli tutti insieme nell'armadio disordinatamente. Iniziai a vedere il biondo agitarsi di più.

Mi guardò senza parlare per secondi interi per poi andarsene arrabbiato.

Finché, lo vidi sull'uscio della porta, girato verso di me. Il cappuccio della felpa gli arrivava quasi fino agli occhi e, incupiva il suo colore chiaro in un verde bosco.

«Almeno un po' puoi rimanere, però...» disse facendomi sciogliere.

Lasciai cadere i vestiti al suolo e presi la rincorsa per saltargli in braccio. Sorridendo mi portò con lui nell'altra stanza.

Lo stesso ragazzo, ora, era avanti a me, sbattuto al muro dal mio ex migliore amico.

Le sue spalle sono attaccate alla parete, ha gli occhi sbarrati tenuto con una mano da Daniele.

Mi cerco di rimettere i capi addosso velocemente mentre il moro inizia a parlare.

Alessio è inerme, mi guarda cercando di farmi sentire in colpa.

«Che cosa avevi in mente, esattamente?» chiede Daniele corrugando le sopracciglia. Sento quel rimprovero farmi cadere il cuore nel vuoto, una voragine lo stringe fino a risucchiarlo del tutto. «Pensavi di venire qui e scopartela senza che lo venissimo a scoprire?» continua mentre io riprendo la situazione in pugno e decido di spingere, allontare il mio amico e di mettermi avanti al biondo.

Alessio cerca di tenere il suo collega a bada, prendendolo per le spalle, mentre io metto una mano avanti per bloccarlo.

«Va tutto bene, Ale... mi so difendere da sola».

Daniele ha il respiro affannato dalla rabbia e Tradis non smette di fissarlo, cinico e torvo. Si passa una mano sulla testa tirando indietro i capelli.

«Andavene» dico ai due.

Seguo con lo sguardo Daniele fino all'uscita fino a ritrovarmi sola con il mio - ormai - ex coinquilino.

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ᴅᴀɴɪᴇʟᴇ
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Raggiungendo l'altra parte del privé, io e Alessio riportiamo le bottiglie nell'atrio al bancone del bar.

«Cosa cazzo ti è saltato in testa?»

Alessio dà le spalle allo stanzino, la sua altezza mi copre la visuale nel frattempo che con ansia aspetto che qualcuno esca da quella dannata camera scura.

Abbasso lo sguardo. Vorrei solo cercare di schiarirmi le idee.

Infatti non rispondo subito al mio amico.

I sentimenti che provo son così contrastanti che neanche lui mi avrebbe biasimato. Avevano deciso tutti e due di ostacolare una probabile rissa, Aurora e Alessio intendo. Si stavano coalizzando troppo...

«Senti, Dani. È il nostro primo giorno, e, vuoi o non vuoi, Aurora nonostante possa essere una priorità, è una dipendente di questo locale» conclude Alessio.

Io rimango in silenzio, fermo nella posizione davanti al computer delle consumazioni.

Vedo Aurora arrivare, uscire dal privé e tenere i suoi occhi incollati ai miei.

Il cuore fa un tuffo mi si stringe in una morsa vedendo che dietro di lei, il biondino la supera. Mi dannassero per aver fatto serata con lui, che si fanculizzassero lui e quel batterista di merda.

Aurora nonostante paia un angelo, sono indeciso se odiarla o, dar ragione ad Alessio.

Cerco comunque di dileguarmi, prima che possa venirmi ad insultare.

La consumazione di Lolita è appena terminata.

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ᴀᴜʀᴏʀᴀ
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Raggiungo Alessio con un passo lievemente veloce.

Tradis si è diretto - senza neanche salutarmi - a pagare.

«Che cosa gli è preso? Si può sapere?» chiedo innervosita mentre mi aggiusto le scarpe appoggiandomi al tavolo nero del bar.

Faccio cenno ad Amelius di lasciarmi un drink.

«Non lo so ma, vedi di controllarti» mi indica con il mento, anche lui con tono freddo e impassibile, per poi sparire come il suo inquilino.

Cosa vuoldire "vedi di controllarti?"

È il loro primo giorno e sono arrivati già al punto di darmi ordini? Non esiste.

Io ho sotto controllo ciò che faccio, nonostante mi stesse sfuggendo di mano la situazione. È stata colpa di Daniele e la sua impulsività.

Non si può permettere di attaccare così un cliente, nemmeno se è Tradis.

Facile così, Aurora, dare la colpa agli altri non va mai bene.

Sospiro, la serata non può andare peggio a questo punto.

Anche se, Tradis l'aveva migliorata, ora sono tornata punto e a capo.

Prendo il mio drink, prima di essere portata nuovamente in consumazione.

Anche se in realtà tutta la situazione, non riesce ad uscirmi fuori dai pensieri: non sembrava possibile; era successo tutto così in fretta, erano arrivati persino a lavorare con me, non mi sembrava vero.

Avrei voluto delle spiegazioni e anche ben chiare.

Insomma sapevo che Daniele fosse molto protettivo con me, e, anche se, alessio resta un punto interrogativo gigante... doveva capire che la tregua che gli avevo dato, era temporanea. C'è l'avevo con lui comunque, nonostante il bacio... e vabbè, il resto.

Non voglio essere la solita ragazzetta che dopo aver perdonato il fattaccio dimentica tutto. In più, chiariamo una cosa:

Non l'avevo perdonato.

Con ciò, stava solo peggiorando la situazione.

Insomma se qualcuno l'avesse scoperto? Avrebbe avuto la denuncia, l'aggravante poteva esserci se Tradis insisteva sul fatto che il ragazzo era un campione internazionale di MMA. Fortunatamente, Tradis essendo pacato e forse anche troppo arrabbiato con la sottoscritta, non ci aveva neanche pensato.

Forse l'unica cosa che gli frullava in testa era il fatto che il giorno dopo sarebbe ufficialmente partito per il suo tour.

«Aurora», mi richiama Amelius alla cassa, ha i soldi in mano e porgendomeli continua, «oggi hai fatto 1400» conclude sorridendo.

Se solo sapesse...

Lungo l'atrio vedo Daniele e Alessio parlottare mentre sistemano e puliscono il locale, mi guardano sparire verso i camerini.

Non ho visto quasi per niente Lolita e non la incontro nemmeno quando inizio a cambiarmi. Deve essere andata via con qualche cliente.

Vedo Heaven però tirarmi qualche occhiataccia. La sua pelle abbronzata riflette i brillantini che si è sparsa ovunque mentre si cambia per sparire poco dopo. Non fa parola con anima viva, fin quando alla sua uscita lancia un'occhiata ad Alessio, poi a Daniele ed infine sparisce con Amelius che la invita a portarla a casa.

Prendo le chiavi di casa per rigirarle tra le mani.

Il fatto è strano: non mi sono mai accorta fino ad ora che avrei abitato da sola.

L'altro punto era che non ci volevo abitare sola.

Non riuscivo a dormire, figuriamoci abitare con me, me stessa ed io.

Sospiro ancora e decido di seguire il profumo di Heaven, fino ad uscire dal locale.

Ritrovandomi nell'aria gelida delle quattro del mattino. Avrei dovuto prevederlo, nessun anima viva e nemmeno Amelius che era sparito con la mia collega.

Finché sento qualcuno schiarirsi la gola.

La luce bianca della luna illumina la macchina di Daniele. Alessio si rigira le chiavi tra le dita come poco prima facevo io, ma questa volta, richiama la mia attenzione.

Ok, devo andare con loro.

Lo raggiungo a testa bassa, come se mi vergognassi.

Alzo il cappuccio fin sopra la testa a coprirmi i capelli ricci.

Alessio mi segue con lo sguardo fino a quando non entro dentro l'autovettura, avanti al mio sedile, Daniele è in silenzio mentre l'altro accende il motore della macchina.

«Dormi da noi?», un sussurro a metà strada di un viaggio contornato solo dal rumore dei grilli.

«No...» rispondo seccamente. Già è tanto se a casa non ci sono arrivata a piedi.

Mi distendo sul sedile poco prima di arrivare, guardo fuori dal finestrino mentre il cielo si colora di stelle e di nuvoloni scuri che coprono la luna lievemente sfocata.

Quando scendo dalla macchina, in contemporanea vedo anche Daniele farlo.

Spegnendo il motore e togliendo la cintura, Alessio mi vede sorpassare la macchina nei parcheggi. Sto per entrare prima che lui mi possa salutare.

Non so come sentirmi stasera, sinceramente ho solo voglia di dormire. E, forse tra melatonina, camomilla e una canna che chiederò a loro due, ci riuscirò.

Alessio mi prende per il polso. «Sicura che vuoi dormire sola stanotte, insomma non lo dico per qualcosa ma so che-» lo interrompo ricevendo una sua prima occhiata dispiaciuta.

«Tranquillo Ale, me la caverò. Ho bisogno solo di un po' di fumo, se c'è l'hai...»

«Abbiamo l'erba sù», indica il piano di sopra con il dito, «va bene lo stesso?» annuisco senza farmi troppe domande, forse è anche meglio.

Daniele ci supera la sua schiena larga stasera è coperta da una giacca di pelle rossa e bianca, che libera il tatuaggio che ha sul retro del collo, delle ali si aprono per avere al centro un microfono dipinto di bianco e nero. Solo io mi immagino il pizzico di colore che gli metterei.

In silenzio sale le scale, per arrivare davanti alla porta ed aprirla, supera il divano prendendo metà del mozzicone di canna che gli restava, mentre Alessio si avvicina alla cucina per prendere un barattolo dal quale tira fuori un nuova grossa cartina ben chiusa attorno alla droga leggera.

Alzo lo sguardo sull'armadietto aperto, lasciando un sorriso premuroso al mio amico che me la dà tra le mani. Poi, scorgo un bilancino argentato.

Lo guardo a lungo prima che Daniele possa distendendersi sul divano, con lo sguardo sembra invitarmi a sdraiarmi con lui, ma mi allontano da quel pensiero e varco la porta d'ingresso per sparire verso il mio di appartamento.

Voglio dimenticare questa serata così particolare e accendermi la canna.

Trovo subito l'accendino spostandomi sul divano.

L'unica cosa fortunata di non avere i ragazzi intorno e, poter fumare all'interno dell'appartamento.

Tradis odiava la puzza di fumo, le sigarette e tutto ciò che riguardava quel mondo.

Era sempre stato uno sportivo, insieme a Nate. I due andavano a correre quasi tutti i giorni alle sei del mattino. Si erano azzardati una volta a svegliarmi per invitarmi a seguirli.

Li avrei sputato in un occhio se solo non li avessi conosciuti.

Scaccio i pensieri, spostandomi verso la terrazza.

Quanto amo la notte.

Mi immergo nel fissare il cielo intensamente, pensando a come sarebbe cambiata la mia vita da quel momento in poi.

D'ora in avanti vivrò da sola e gli unici amici che posso avere a disposizione sempre, sono i miei vicini di casa.

Ovvero quelli che conosco da una vita: Alessio e Daniele.

Avrebbero dato oro secondo me pur di farmi trasferire con loro.

Inghiotto un nodo alla gola che si ferma quando mi immagino di abitare con Daniele e Alessio.

Non mi sarebbe dispiaciuto sicuramente ma non era nelle mie idee, volevo mantenermi da sola ed ora era il tempo di farlo vedere.

I miei sarebbero stati fieri e si sarebbero sentiti in colpa di avermi spedito - tipo pacchetto regalo - un aiuto come Daniele.

Cerco di stendermi nel divano man mano che la canna finisce, insieme alla camomilla, che mi faccio nel mentre che fumo.

Sento un fastidioso pensiero bussarmi continuamente al fronte del cervello.

Va a dormire da quei due.

No.

Sono le cinque del mattino ed ancora, non vi è una vaga idea che i miei occhi si chiudano, o così tanto sonno che non potrei nemmeno alzarmi dal letto di Tradis.

La canna è finita, la camomilla uguale.

Ho così tanto il desiderio di addormentarmi che, mi potrei cavare gli occhi dalle orbite.

Tutti i pensieri dapprima negativi, si racchiudono in uno: voglio solo dormire, ti prego Dio, se esisti...

Giungono le sei, prima di accorgermi che la luna è sparita lasciando spazio all'alba.

Il cielo si sta colorando di un giallo che sfuma in un rosso acceso e rosa. L'aria fresca inizia ad entrare dalla finestra aperta.

Mi inizio a coprire fino al collo dal freddo. Il piumone morbido mi ripara e mi coccola senza però darmi la possibilità di poter dormire.

Fin quando dopo esser stata le ore al cellulare e ad ascoltare musica rilassante, sono le sette e, mi voglio solo sparare in bocca.

Decido di smettere di scacciare anche il pensiero di dormire.

Mi vesto con una felpa nera e una tuta del medesimo colore e scendo al piano sotto al mio.

Busso, davanti mi sembra di trovarmi Morfeo quando Alessio, mi apre.

Il suo petto fa ritratto ad una scena in bianco e nero di cavalli, in guerra avanti al colosseo. Un dipinto realistico che non stona con il suo fisico asciutto. Ha un cannone tra le labbra nascosto dai baffi scuri, mentre si accarezza i capelli rasati mi fissa dritto.

I suoi occhi sempre contornati dalle occhiaie ben visibili che mi invitano finalmente ad entrare.

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