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CAPITOLO 3: In Trappola

Annie correva nel bosco tranquillamente. Come ogni mattina correva prima di andare a scuola, l'aria fredda era l'ideale per svegliarsi dal torpore mattutino, inoltre il silenzio surreale che si creava, per lei era sinonimo di pace. Aveva saputo dell'incidente avvenuto nello stesso bosco a due ragazzi la sera prima, ma non aveva paura. Saranno solo stati sfortunati, si tratterà di un lupo, si diceva.
Continuava il suo giro tranquillamente, con le cuffie alle orecchie e quando vide che era ora di rientrare per poi andare a scuola sbuffò rumorosamente, si risistemò i capelli lunghi e scuri in una coda e si avviò.
Mentre la musica rimbombava nelle sue orecchie, non sentì un piccolo rumore poco lontano da lei. Qualcuno la stava osservando, la seguiva da ore e Annie non si era ancora accorta di nulla.
Un ramoscello si spezzò a poca distanza da lei e finalmente la ragazza si voltò in quella direzione con una strana sensazione nel petto. Si tolse le cuffiette per capire se davvero avesse sentito qualcosa oppure se se lo fosse solo immaginato. Silenzio, solo un inquietante silenzio. Un po' titubante si rimise le cuffie alle orecchie e riprese a correre, eppure quella brutta sensazione di essere osservata non scomparve. Si sentiva come braccata, come...come un preda. Annie si guardò di nuovo intorno, ma non riuscì a scorgere nulla tra la fitta vegetazione. Si fermò a riprendere fiato, il suo battito cardiaco era accelerato a dismisura e quell'essere, qualsiasi cosa fosse, lo percepiva distintamente e ne traeva solo soddisfazione. Stava giocando con lei, prima in modo cauto, poi facendole percepire la sua presenza, senza però poterlo individuare, un vero cacciatore.
Annie sentì qualcosa ringhiare alle sue spalle. Si voltò lentamente terrorizzata, ma non perse troppo tempo ad analizzare l'essere che le stava davanti. Tutto ciò che la convinse a girarsi e scappare via furono quelle zanne affilate e gli artigli in bella vista sulle mani di quel...che cos'era esattamente quell'essere!?
Corse urlando e chiedendo aiuto, ma a quell'ora del mattino non c'era nessuno. Più correva e più sentiva che non ce l'avrebbe fatta, eppure continuava a correre in un disperato tentativo di salvezza. Inciampò e sentì una forte fitta alla caviglia, non voleva guardare com'era ridotta o avrebbe perso le speranze. Strisciò fino ad un albero lì vicino, coperto alla base da cespugli, si accucciò e scoppiò a piangere, come poteva essere successa una cosa simile? Non esistevano mostri del genere. Con tutta se stessa sperava si trattasse di uno scherzo, ma in fondo sapeva che era tutto stramaledettamente vero.
Smise di piangere e sussultò sentendo un rumore a poca distanza da lei.
Trattenne il fiato, nella sua testa continuava a ripetere incessantemente la stessa frase: "Non è reale! Non è reale!".
Senti un improvviso silenzio e si chiese se fosse un segno positivo o, al contrario, assolutamente negativo.
Aveva ancora i suoi grandi occhi marroni bagnati dalle lacrime. Rimase immobile senza fare rumore, ma non appena trasse un sospiro di sollievo, qualcosa le artigliò la spalla.
Urlare non servì a nulla...

[POV Melanie]
Oggi non ho proprio voglia di andare a scuola. Anzi credo che sia all'ultimo posto della lista di cose che vorrei fare e forse non c'è neppure.
Quando sento suonare la sveglia quasi salto in aria. Boffonchio qualche imprecazione a chi sa chi e la spengo sbuffando. Basta, ho deciso, torno a dormire.
< Mel!!! Alzati! È tardi! > grida Anna dalla cucina e dal suo tono intuisco che mi scuoierebbe viva se arrivassi tardi a lezione. < Arrivo! > urlo in risposta. Peccato, almeno ci ho provato.
Vado in bagno e mi preparo il più velocemente possibile, nonostante abbia il morale sotto terra. Questa notte non ho dormito per niente bene; non riuscivo a smettere di pensare al ragazzo che è stato ucciso ieri notte. Era stato sicuramente un licantropo e questo fatto mi mette addosso non poca paura. I casi sono due; o è un Omega uscito di testa, oppure fa parte di un branco capitanato da un Alpha sanguinario.
Nel primo caso potrei sperare di portarlo dalla mia parte. Anche io sono un Omega, un lupo solitario, sono rimasta senza un branco e sono in continuo pericolo dato che quando siamo da soli siamo più vulnerabili.
Mentre questi pensieri mi assillano la mente, scendo e raggiungo Anna in cucina.
< Ce ne hai messo di tempo! > mi rimprovera, anche se il suo tono sembra vagamente divertito e non arrabbiato. Le sorrido e mi siedo a tavola silenziosa. Forse avrei fatto meglio a dirle qualcosa, perché ora la vedo molto preoccupata.
< Tesoro va tutto bene? Ieri hai avuto una brutta giornata? > mi chiede accarezzandomi i capelli.
< Sto bene, Anna, tranquilla > dico sfoderando il mio miglior sorriso. Di certo non posso rivelarle che c'è un lupo impazzito che ammazza ragazzi senza motivo in giro per la città.
Anna non sembra cascarci e mi guarda con un misto di preoccupazione e rimprovero per averle appena mentito.
< So che non ti piace aprirti con me, ma mi hai chiesto tu di venire qui e non mi hai ancora spiegato il motivo. Perciò se c'è qualcosa che non va devi dirmelo > Ha ragione, ha stramaledettamente ragione. Mi sono comportata malissimo con lei, ma non sapevo cos'altro fare, lei non deve sapere nulla o si caccerebbe nei guai e io devo proteggerla, non posso perdere anche lei.
< Lo so, hai ragione scusami. È che non immaginavo che tornare mi avrebbe fatto così male. Sta notte ho sognato i miei genitori...sono solo incubi, Anna, sto bene > dico sperando di risultare convincente. Non amo usare i miei genitori come scusa, ma non ho scelta, Anna non capirebbe. Mi sento avvolgere dalle sue braccia < Perdonami. Non avrei dovuto pressarti > mi dice coccolandomi con dolcezza. < Non importa. Tranquilla > sussurro in risposta.
Alla fine riesco a chiarire con Anna, dopo aver fatto colazione e finito di sistemarmi, usciamo e raggiungiamo la macchina.
Il viaggio è piuttosto breve e restiamo in silenzio tutto il tempo, brutto segno, nonostante abbiamo appena risolto c'è comunque una strana tensione nell'aria.
Saluto Anna e mi avvio verso la classe. Vedo Brett da lontano che mi fa cenno e si avvicina, gli sorrido.
< Ciao zuccherino > mi dice e io alzo gli occhi al cielo.
< Chiamami ancora una volta... > provo a dire minacciosamente, ma lui mi interrompe subito < Lo so, lo so mi uccidi > ridacchia strappandomi un sorriso.
< Allora che cos'hai alla prima ora? > chiede con uno strano sorrisetto sulle labbra, non riesco mai a capire che cosa gli passi per la testa, alzo un sopracciglio vagamente confusa. Perché quel sorrisetto?
< Letteratura inglese. Perché? > domando e lo vedo ridacchiare soddisfatto.
< Niente > dice semplicemente e io rimango sbigottita. Ancora non capisco cosa ci sia di divertente. Mi sto dirigendo verso l'aula, quando mi accorgo che Brett mi è ancora accanto.
< Non devi andare in classe? > domando scortese e subito me ne pento, ma fortunatamente il sorriso non sparisce dalla sua bocca.
< Ci sto andando. Anch'io ho letteratura inglese > dice e finalmente capisco il suo sorrisetto fastidioso; abbiamo la stessa lezione, nella stessa aula, ma probabilmente lui lo sapeva già...
< Ma...non eri in un'altra classe? > chiedo sperando che non confermi la mia ipotesi. Non può aver cambiato classe per me.
< Lo ero, ma ho cambiato classe per te zuccherino > lo guardo male per il nomignolo e anche incursiosita per il suo gesto. Brett scoppia a ridere vedendo la mia espressione sconvolta.
< Ma sei pazzo!? > più che una domanda è un'affermazione.
< No. Semplicemente mi incuriosisci e poi volevo allontanarmi dalla mia ex. L'essere più fastidioso dell'universo > ammette.
< Esiste qualcuno più rompi scatole di te? > chiedo ridacchiando e lui ride con me.
< Si. A quanto pare. Non so come ho fatto a fidanzarmi con quella sottospecie di bambola fatta male > dice acido, quasi che quelle parole gli provochino il voltastomaco. Deve essere davvero insopportabile quella ragazza. D'altronde uno bello e popolare come Brett, lo vedresti bene solo accanto ad un'arpia altrettanto popolare. Che poi lui ne sia felice o meno, non importa a nessuno, purtroppo.
< Be' allora hai fatto la scelta sbagliata > ridacchio e lui mi guarda senza capire < Sei scappato da una come la tua ex per sopportare una come me > gli spiego divertita.
< Oh fidati. Di sicuro non sei peggio di lei > ridacchia e mi mette il braccio intorno alle spalle beccandosi un mio sguardo assassino, perciò se lo porta lungo il fianco in un batter d'occhio. Molto meglio.
Entriamo in classe e decido di sedermi nel banco dove mi ero messa il giorno prima, accanto a Taro che esattamente come ieri è in ritardo per somma gioia di Brett che si posiziona al suo posto. Scuoto la testa divertita.
< Dunque vediamo. Sono qui solo da ieri e tu hai già trovato non so come il mio numero e ora ti strasferisci nella mia stessa classe. Sei una specie di stolker? > chiedo ridacchiando, ma proprio mentre sta per ribattere viene interrotto da qualcuno.
< Più che altro un ladro di posti > dice Taro acidamente. Un tono che non mi sarei mai aspettata da uno come lui.
< Non credo che il banco sia tuo. Oppure l'hai comprato? > la battuta di Brett fa infuriare Taro, eppure lui non mi sembrava un ragazzo così suscettibile...che mi sono persa?
< Brett levati di torno > dice piuttosto seriamente.
< Tranquillo giappo. Non voglio rogne. Me ne vado > risponde Brett ridacchiando e si alza aggiungendo < A dopo zuccherino > sia io che Taro alziamo gli occhi al cielo.
< Sono coreano non giapponese > lo sento borbottare, mentre si siede accanto a me.
< Che è successo tra voi due? > chiedo confusa.
< Niente > taglia corto lui e dal battito del suo cuore capisco che questo argomento lo fa infuriare. Brett deve averla proprio fatta grossa.
< Sei sicuro? Poco fa lo hai quasi ucciso con lo sguardo > insisto.
< Mel. Basta > dice scortesemente.
< Calmati volevo solo aiutarti > dico sorpresa. È lo stesso Taro di ieri?
< Scusa > il suo tono si addolcisce, ma non mi guarda, scarabocchia su un foglio per sfogarsi, o forse distrarsi. < Non mi piace parlarne > mormora e giurerei di avergli visto gli occhi lucidi.
Decido di non insistere e ascolto passivamente la lezione. Per tutto il tempo Taro rimane in silenzio e guarda distrattamente o il suo foglio o un punto indefinito dell'aula. Non sopporto vederlo così. È vero, l'ho appena conosciuto, è vero, ho detto di non volere distrazioni, ma mi dispiace.
< Taro? > lo chiamo sottovoce, però non mi sente. Gli sfioro una mano con la mia e lui sobbalza. < Tutto bene? > domando gentilmente.
< Si. Tranquilla > mormora facendo un sorriso forzato. Non ho bisogno di sentire il suo battito irregolare per capire che mente palesemente.
< Non mi sembra > dico senza lasciare la sua mano.
< Hai ragione > sorride < Ma non puoi comunque fare nulla >
< Che ne sai? Magari si > gli sorrido incoraggiante e lo sento sospirare. Forse si aprirà...
< Fidati. Non posso perdonarlo, perciò non puoi fare nulla >
Come non detto...
Passo il resto della giornata a cercare di distrarlo e farlo ridere e, come ogni volta che sono nervosa, gioco con il ciondolo della mia collana.
< Bello quel ciondolo > dice lui ridacchiando vedendomi molto interessata.
< Eh? Questo? Oh...me lo ha regalato mia madre. Il suo ultimo regalo... > dico tristemente.
< Mi dispiace > dice intuendo i miei pensieri < Anche la mia è... si insomma hai capito > annuisco e lo guardo.
< È per questo che non posso perdonare Brett > si lascia sfuggire. Sgrano gli occhi.
< Brett ha ucciso tua madre!? > sussurro stupidamente, Taro fa uno sguardo sconvolto e divertito allo stesso tempo.
< Dio, No! > esclama < Ma ha fatto atti vandalici alla sua tomba > ammette e io rimango stupita. Non posso crederci.
< Dici sul serio? >
< Si...era ubriaco, non lo ha fatto apposta, ma non mi importa > dice stringendo i pugni.
< Ok cambiamo argomento, va bene? > chiedo sorridendogli per calmarlo.
< D'accordo. Parliamo del tuo ciondolo. È particolare, sembra una sorta di ingranaggio > finalmente fa un sorriso
< È vero. Grazie > rispondo.
Dopo un po' che parliamo del mio "interessantissimo " ciondolo, Taro mi chiede di Cassie.
< Non l'ho vista oggi. Perché me lo chiedi? > domando
< Perché ho provato a contattarla, ma non mi ha risposto. Magari sapevi qualcosa > dice e io scuoto la testa. D'altronde non ho nemmeno il suo numero.
< Non eri tu il suo migliore amico? > ridacchio e lui concorda imbarazzato.
< Hai ragione > ridiamo entrambi, ma Taro sembra nervoso.
< Ma dai tranquillo. Cosa vuoi che sia successo? Avrà un po' di febbre > dico dandogli una pacca sul braccio per tranquillizzarlo.
< Sarà... > proprio mentre stiamo uscendo dalla scuola ci ferma Thomas < Ciao ragazzi > dice con voce trafelata e affannata come se avesse appena corso.
< Ciao Thom. Dov'eri finito? > chiede Taro all'amico.
< Cercavo Cassie. Non mi risponde neanche al telefono e oggi non era a scuola > dice preoccupato e entrambi lo guardiamo apprensivi. Dov'è finita Cassie!?

[ Nello stesso momento. Casa di Cassie ]
< È sparita una ragazza questa mattina > disse la signora Ducane, zia di Cassie < Non possiamo tollerarlo. Avevamo un patto; noi vi garantiamo la protezione dai cacciatori e voi evitate di massacrare persone innocenti > aggiunse seria, con un tono che non ammetteva repliche, quella vena accusatoria faceva innervosire Iobart fino all'inverosimile. < Ho già detto che non siamo stati noi. Il mio branco è costretto a rintanarsi come topi! A causa di uomini come Lee e streghe come te! > disse con rabbia sbattendo un pugno sul tavolo che fece trasalire Cassie, seduta accanto alla zia che cercava di seguire la conversazione.
< Sarà...ma non ci sono altri lupi oltre a voi > il sorriso sprezzante sul volto della donna non fece che peggiorare la situazione, soprattutto ora che Cassie rimuginava tra se per decidere se rivelare o no cosa aveva scoperto.
< Non è stato un membro del mio branco. Tessa! > ripeté Iobart stringendo i pugni.
< Non scaldarti. Mi scoccerebbe proprio ucciderti perché ti sei trasformato nel mio salotto > la zia battè nervosamente le dita laccate di smalto rosso sul tavolo. Bleffava, Cassie sapeva perfettamente che uccidere un Alpha come Iobart era molto difficile.
< Cassie, cara. Puoi preparare un po' di tè per favore? > domandò Tessa alla nipote che annuì e si diresse velocemente in cucina, era assolutamente palese che quella frase era solo una mera scusa per mandarla via e non farle ascoltare le questioni più serie.
< Allora. Cosa vuoi che faccia perché tu mi creda? > chiese il lupo sospirando, si passò una mano tra i capelli marrone chiaro, gli occhi azzurri fissi sul pavimento.
< Devi interrogare ciascun membro del tuo branco e se effettivamente non siete stati voi vedremo cosa fare. Saprò se mentirai o cercherai di nascondermi qualcosa. Tienilo a mente > Iobart annuì alle sue parole, il branco non avrebbe approvato, ma doveva farlo, nonostante si fidasse ciecamente di tutti.
< E voglio sapere dove si trovano quei ragazzini. Ti do una settimana e se non li avrai trovati il nostro accordo salterà > aggiunse Tessa con sguardo duro, l'Alpha fece appello a tutte le proprie forze per calmarsi.
< Due settimane > replicò serio.
< No. Una > la donna non avrebbe ceduto, Iobart lo sapeva e non poteva protestare.
< D'accordo > cedette in fine e un sorriso vittorioso si dipinse sul volto di Tessa.
< Molto bene > disse proprio mentre Cassie stava entrando in salotto con un vassoio di te.
< Zia > mormorò insicura < In realtà...forse un altro lupo c'è > Cassie sentì lo sguardo di Iobart su di se, insieme a quello della zia.
< Di chi si tratta!? > chiese lui con agitazione e Cassie si sentì profondamente a disagio.
< Su cara, parla > la invitò a proseguire sua zia. La ragazza prese un respiro profondo e decise finalmente di parlare.
< Ok...È una mia compagna di classe. Si è trasferita da poco in città. Potrebbe essere lei il lupo che cercate > disse timidamente, consapevole di aver appena tradito una ragazza che non le aveva fatto nulla.
Iobart sorrise < Avevo ragione, Tessa > la donna lo zittì con un gesto della mano stizzita < Non è ancora detto... Bene Cassie, mi sembra un'ottima occhiasione per te. Ci penserai tu a catturarla > stabilì e ovviamente la nipote non poté rifiutarsi.
< Quando l'avrete presa, voglio interrogarla io stesso. E non le verrà torto un capello. Chiaro? > disse Iobart serio, era pur sempre un membro della sua razza.
< Posso concedertelo, ma se è colpevole, morirà per mano delle streghe > detto ciò Tessa allungò un mano verso il lupo e lui la strinse.
< Siamo d'accordo? > chiese.
< Siamo d'accordo > rispose lui.

[ POV Melanie ]
Sono passati due giorni dalla morte di quel ragazzo nel bosco. In realtà per quanto ne sa la polizia potrebbe essere ancora vivo, il corpo non è stato trovato e così anche quelli degli altri due ragazzi scomparsi; Annie Evans e Martin Stuart, tutti e tre studenti della mia stessa scuola. In questa città sparisce un ragazzo al giorno...che sta succedendo?
Inoltre ogni volta che incrocio Cassie nei corridoi della scuola mi tratta sempre in modo strano, quasi avesse...paura, a volte però mi guarda con astio e non capisco per quale motivo. Che le ho fatto?
Sto per andare a casa quando mi accorgo di aver perso il telefono. Impreco sotto voce e vado a cercarlo nel mio armadietto, ma non lo trovo. Vedo Brett poco lontano e lo fermo, da bravo stolker potrebbe averlo visto.
< Hey Brett >
< Hey Zuccherino > mi dice ridacchiando. Lo ignoro e gli chiedo del telefono.
< Bo. Non ne ho idea. Forse lo hai lasciato in palestra, oggi avevamo ginnastica no? > la sua risposta mi sembra vaga e non capisco perché, ma mi sembra nervoso.
< Be' grazie lo stesso. Andrò a controllare lì > dico cominciando già a riflettere su dove potrei averlo lasciato.
< Figurati > mi dice e ci salutiamo.
Mi incammino verso la palestra e comincio a cercare. Niente. Ma dove cavolo è finito!?
Decido di guardare in spoiatoio, dove è più probabile che lo abbia lasciato. Dato che non è neanche lì mi arrendo, ma non appena faccio per uscire vengo sbattuta a terra da un campo di forze.
< Ma cosa... ? > mormoro e riprovo allungando una mano. Vengo subito bloccata da una barriera azzurrina. Guardo a terra convinta di trovare sorbo degli uccellatori, la polvere che usano i cacciatori per intrappolare gli esseri sovrannaturali. Invece la situazione è persino peggio di quanto pensassi. Quello non è sorbo...è sale e il sale lo usano le streghe. Comincio a tremare per la paura.
< Cercavi questo? > dice una voce alle mie spalle. Mi volto e vedo una ragazza dai capelli scuri e alcune ciocche colorate che tiene tra le mani il mio telefono.
< Cassie... ? > dico incredula.
< Brett è stato utile. È bastato un semplice incantesimo e l'ho convinto a portarti qui > dice con non curanza.
< Ma che stai dicendo!? Lasciami uscire > dico in preda alla confusione e al panico.
< Mi dispiace. Non posso farlo > mi guarda intensamente e io sento un dolore fortissimo alla testa. Me la prendo tra le mani gridando e il dolore è talmente forte che mi fa accasciare a terra. I miei occhi diventano gialli e mi spuntano gli artigli e le zanne. Non riesco a controllarmi. Scatto in avanti verso di lei, ma il dolore mi sta quasi accecando, devo fermarla.
< Non rendere tutto più difficile > dice e aumenta la forza del suo incantesimo fino a ché non casco a terra e tutto scivola nel buio.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qua con il quarto capitolo! :) Non vedevo l'ora di aggiornare e ho trovato finalmente un attimo di tempo tra l'inferno di verifiche e interrogazioni. Comunque che ne pensate di questo capitolo? Vi aspettavate che la dolce Cassie fosse una strega? E che Brett avesse fatto un grave torto a Taro?
Spero vi sia piaciuto ;)
Bacioni e alla prossima :3

PS: la ragazza nella foto è Cassie.

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