8-𝓝𝓸𝓷 𝓼𝓮𝓲 𝓶𝓪𝓲 𝓼𝓽𝓪𝓽𝓪 𝓼𝓸𝓵𝓪.
I giorni trascorrevano lenti, mentre curavo il maledetto. Lantus stava sempre meglio e si divertiva così tanto a prendermi in giro che ormai ci avevo fatto il callo. Non mi era sembrato neanche per un secondo in fin di vita, ma solamente un burbero lupo con la lingua lunga e i denti affilati.
Passavo molte ore con lui, cercavo di evitare gli allenamenti con Raith. Era ovvio anche a me stessa il motivo che mi portava a farlo. Orgoglio! Stupido, doloroso, malefico orgoglio. Mi pungeva in quel punto esatto dove credevo mi si fosse spezzato qualcosa, mentre lo immaginavo come un folle, bugiardo e ignobile ratto incantatore.
Ancora non ero del tutto sicura che non lo fosse.
Killian mi aveva spiegato tutto in maniera pulita ed elementare, ma io mi ostinavo a non voler vedere la realtà.
Qualcosa in me era cambiata, e lo aveva fatto quel pomeriggio, nella foresta quando, persi i sensi, al risveglio ero riuscita a sentire una nuova forza scorrermi nelle vene. Doveva essere stato proprio quel momento a modificare in me qualcosa. Quegli istanti in cui la natura pareva inchinarsi al mio passaggio. Raith... il Killiuk.
Non ne avevo mai visto uno, ma tante leggende narravano della loro malvagità. Quando me lo ritrovai dietro le spalle, in casa mia, non riuscii ad avere neanche un po' di timore mentre, fino a qualche istante prima, sarei potuta anche svenire al solo pensiero della loro reale esistenza.
Guardai Lantus con tenerezza quando riuscì ad alzarsi per scuotere il pelo. Erano stati giorni massacranti quelli passati a fargli compagnia, a curarlo, lavarlo e nutrirlo. E pensare che non volevo figli. Lui riusciva ad essere più estenuante di un bimbo in fasce. "Portami questo, portami quello. Mi prudono le chiappette. Mi gratti dietro l'orecchio? Devo fare i bisognini." Le tasse? Le avrei subite meno.
«Mi porteresti a fare una passeggiata nel bosco, piccola pazza?» Sobbalzai.
Non riuscivo ancora a capacitarmi di essere in grado di sentire quell'animale.
Mi parlava attraverso la mente, riempiendomi di parole non sempre gentili, anzi... quasi mai.
«Non posso addentrarmi nel bosco, lo sai, Lantus! Non mi è permesso. Vossia mio Signore mi ha vietato l'uscita. Non sia mai io disubbidisca a un suo ordine, la punizione potrebbe essere indicibile» dissi imitando la voce di Killian, facendogli il verso. «Come si esce da qua?» continuai, strizzando l'occhio alla bestiola.
«Seguimi, uragano. Ti farò vedere il mio posto preferito!» rispose scodinzolando, come fosse il cane più felice del mondo.
Cercammo di essere il più silenziosi e trasparenti possibile, mentre passavamo la grande fontana proprio al centro del giardino, un'immensa struttura, della dimensione di almeno cinquanta vasche da bagno, con zampilli di acqua che uscivano da statue raffiguranti volti mitologici, poteva essere vista da ogni finestra presente nella facciata principale del palazzo.
Passammo quel tratto, come due ladri in fuga. Lantus, ancora convalescente, ma fuori pericolo di vita, si assicurava guardingo che nei dintorni non ci fosse nessuno. Lo seguii a ruota, scrutando i dintorni.
Non avevo idea di cosa sarebbe potuto accadere disobbedendo a Killian. Non m'importava. Avrei accettato qualunque punizione pur di continuare a provare quel brivido sulla pelle dovuto all'adrenalina che avevo in corpo. Il pensiero di trasgredire alle regole di quell'idiota, mi avvolgeva in un ghigno di soddisfazione.
Passato il cancello, sentimmo un rumore dietro le nostre spalle. Per un attimo rimanemmo impietriti, terrorizzati di essere stati scoperti prima del tempo.
Mi voltai, lenta...
«Ma che diamine! Puoi girarti, Lantus, era solo un piccolo leprotto.» Lo osservai mentre balzava felice nella foresta.
«Uh, potevi prenderlo, avevo fame, egoista!»
«Ma se hai mangiato come un bue fino a dieci minuti fa. Lo hai fatto a oltranza, per giorni» lamentai, stufa di aver accanto un pozzo senza fondo. «Se continui a strafogarti senza muoverti, come stai facendo, molto presto ti scambieranno per uno di quei maiali pronti per essere macellati.»
«Con questi occhi magnifici e un pelo da favola? Ne dubito. Anche con qualche chiletto in più, continuerei ad essere un pezzo di manzo» rispose con un moto di orgoglio... e due di vanità.
«Sì, un pezzo di manzo da portare in tavola» dissi di rimando, prima di continuare a inoltrarmi nella radura, con il lupo al mio fianco.
Rimasi strabiliata dalla magnificenza della natura che si apriva in una varietà di colori che avevo imparato a conoscere solo da quando ero in quei posti.
Bellissima e affascinante, aveva il potere di agganciarti il respiro, mozzandolo. Strani animali curiosi si affacciavano tra i cespugli, nascosti per timore d'incontrare lo sguardo del possente batuffolo di pelo candido che seguiva il mio passo.
Farfalle dalle tinte sgargianti mi solleticavano il naso, sfiorandolo con un battito d'ali davanti ai miei occhi.
Gli alberi si univano ad arco, donando l'impressione di chinarsi al nostro passaggio, in una riverenza di ombre che ci proteggevano anche dal sole lungo tutto il viale.
Più ci inoltravamo, più avevo la sensazione di essere seguita.
«Lantus, ma siamo sicuri di essere soli? Tu non senti niente? Il tuo istinto, non ti sta parlando, o che ne so, facendo rizzare il pelo?» chiesi, mentre i brividi viaggiavano lungo la schiena.
«Certo che non siamo soli, piccolo uragano! Qui dentro è pieno di animali, ma tutti mi temono... o quasi» rispose fiero di sé, provocadomi uno scossone.
«Quasi? Oh per tutti gli dei, perché mi sono lasciata convincere a seguirti in questa follia? Non ho pensato a tutte quelle creature strane tipo i Sospiri. Se ne dovessimo incontrare uno, come diavolo ci potremmo difendere?» domandai agitata, rendendomi conto, solo in quel momento, dell'idiozia che avevo deciso di avallare.
«Oh diamine, sei una piaga, fai troppe domande e ti preoccupi in maniera esagerata. Dov'è andata a finire la tizia che fronteggia, senza alcuna paura, il mio padrone? Di lui, sì, dovresti aver paura.»
«Paura? Di quel pomposo? Follia!» azzardai a rispondere, pur essendo conscia che, se anche un Killiuk come Raith lo temeva, era vero, Killian doveva essere davvero molto potente, pericoloso e... affascinante.
«Sento i tuoi pensieri, mocciosa! Mi stanno facendo rabbrividire» rivelò, destandomi dal mio viaggio mentale.
«Tu cosa!? E quando avevi intenzione di dirmelo, bestiaccia malefica?!»
«Non me lo hai chiesto!»
«Potevi avvisarmi invece d'invadere la mia privacy! Mi sento nuda, ora.»
«Ti ho dato il permesso di leggere nei miei pensieri, ho creduto che la cosa fosse reciproca. Non posso leggere nella mente senza che l'altro accetti la mia presenza, non ho questo tipo di potere, o almeno, non ce l'ho con la gente di questo posto. Forse per voi umani è diverso» disse colmo di dubbi. «Vabbè, poco importa, ormai il danno è fatto.»
Ormai il danno era fatto, vero. Lantus aveva letto i miei pensieri contrastanti su Killian. Mi fermai, concentrandomi sullo scroscio di una cascata in lontananza, portai le dita alla bocca mangiucchiandomi le unghie, nervosa.
«Non andrai a riferirglielo, vero?»
«Di cosa stai parlando?» si voltò strizzandomi l'occhio di ghiaccio. «Andiamo, cucciolotta, siamo arrivati!» disse, sparendo subito dopo dietro un cespuglio.
Oltrepassandolo, potei godere di una vista paradisiaca. Un grande lago di acqua limpidissima con il fondo che rifletteva i colori dai toni che andavano dal blu elettrico all'azzurro cielo. Era uno spettacolo naturale senza paragoni. Quegli effetti che parevano artefatti, brillavano donando alla superfice un'aria incantata, magica.
Lantus, con qualche balzo, si tuffò in quella meraviglia, nuotando a più non posso come il più tenero dei cuccioli, eppure, era almeno cinque volte più grande di un lupo normale.
«E io che dovrei fare? Guardarti?» chiesi imbronciata, gridando in lontananza.
«No, buttati, non è fredda» rispose ingenuo.
«Ma non posso bagnare i vestiti, rimarrei nuda.»
«Non hai uno di quei cosi che tranciano il respiro a voi donne?»
Risi per la sua perspicacia. Dove aveva visto qualcuna allacciarsi un bustino? Non ci pensai molto. Mi tolsi in fretta tutto ciò che era di troppo, rimanendo con il corpetto fasciato in vita e delle mutande strane, molto più succinte rispetto a quelle a cui ero abituata. S'infilavano tra le chiappe. Che robe curiose che usavano, scomode anche. Lasciai tutto sul prato che circondava quelle acque magiche e corsi verso la riva, spensierata.
«Uh, uh... Abbiamo un fiorellino felice qui.» Quella voce rauca, cantilenante, terribile... era lui, il Sospiro. E non era solo. Sentivo le risate maligne di qualcuno di diverso.
Mi voltai, guardando la figura ancora inconsistente del mostro. Accanto a lui, un ragazzo, più grande di me. Gli occhi dell'ultimo, mi fissavano sbiechi e nefasti.
Non toglieva dal viso quel sorriso pericoloso capace di rimanere in testa e riuscire a scovarti nei peggiori dei tuoi incubi, dei miei.
I suoi capelli, corti e biondi, si spostarono in un soffio di vento. Gli occhi, penetranti e profondi come un pozzo nero, si accesero di una luce ambrata non appena incrociarono i miei.
«E così è lei il nuovo fiorellino di Killian...» disse avvicinandosi, un passo dopo l'altro, sempre meno distante dalla mia persona.
«Sì, Signore, è proprio lei.»
Cercai Lantus con lo sguardo, volevo gridare di avvicinarsi, ma era distratto. Nuotava verso la cascata, e io non riuscivo a emettere fiato. La voce bloccata in gola, forse per il terrore o forse, mi stavano facendo qualcosa.
«Ciao, Fiorellino» disse bloccandomi con una morsa intorno alla vita, lanciando un'occhiata ai miei seni schiacciati nel corpetto. «Posso sapere il tuo nome, senza costrizioni?» soffiò sulle labbra, troppo vicino e troppo forte per poter mostrare la mia indole combattiva.
Non sapevo con chi avessi a che fare. Pensai fosse meglio non reagire, per una volta. Lantus si sarebbe accorto del pericolo, prima o poi.
«A-Aledis, il mio nome è Aledis» risposi con un filo di voce.
«Ok, Aledis. Io sono Malakay» disse sensuale spostandomi una ciocca di capelli dietro le spalle, mentre con l'altra mano stringeva sempre più il mio bacino contro di sé.
"Malakay: l'angelo messaggero" pensai. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo. Era come un vortice che mi scaraventava dentro ai suoi occhi di pece che, ogni tanto, s'illuminavano di ambra. Qualcosa di ipnotico che m'impediva di muovermi.
Continuava a sfiorarmi il collo, con delicatezza, una silente passione che non sarei riuscita ad arrestare, non avrei voluto. Ancorata, in fondo i suoi occhi, mi sarei donata, concessa. La mia volontà era diventata nulla, non avrei potuto resistergli.
«E ora dimmi, Aledis» sussurrò nel mio orecchio. «Lo farai con le buone o con le cattive?»
Avrei voluto dire di poter fare qualunque cosa mi chiedesse, senza neanche l'attesa della pretesa, ma il ringhio brutale di Lantus mi sganciò da quell'incanto.
Uscito dall'acqua, con il pelo zuppo e l'aria più minacciosa che mai, avanzava a passo pericoloso verso di noi, con le zanne in attesa di sfibrare le carni del malcapitato.
Riuscii, finalmente, a liberarmi dalla presa possente di quell'uomo uscito direttamente dagl'inferi. Lo stesso che, per un attimo, mi aveva lasciato cedere al desiderio di incendiare nelle fiamme dell'inferno, con lui.
Cosa diavolo era successo?
«Corri più lontana che puoi, Aledis!» urlò nella mia testa, prima di scaraventarsi, senza timore, sul ragazzo.
Non fece neanche in tempo ad arrivare alla meta, Malakay, con un gesto pigro delle dita, lo scaraventò al di là dei cespugli che dividevano il lago dalla foresta.
«Lantus!» gridai il suo nome che mi rimase intrappolato in gola.
«Non hai capito, signorina!» sputò fra i denti, mentre il Sospiro sogghignava in lontananza, malefico. «Tu, verrai con noi.»
La sua non era una richiesta, ma un vero e proprio ordine che mi lasciò con l'amaro in bocca e il terrore nel cuore.
«Sei tu che non hai capito...»
La voce che ringhiò da dietro le spalle di Malakay non era quella di Lantus.
Raith fece la sua comparsa dalla siepe, il lupo lo seguiva fiero. Le loro falcate, lente e minacciose, riuscirono a rabbrividire il Sospiro, solo per un attimo.
«Eccolo... il nostro Raith.» I due mostri si scambiarono uno sguardo d'intesa. «Dunque, dunque. Hai una nuova concubina!? È la tua? Mi è stato riferito, da non so chi, che la signorina in questione è di tua proprietà. Ottima scelta, Killiuk! Ho notato le sue forme, desidero anche io provarle. Mettiamo da parte i vecchi rancori e... condividiamo, amico. Forse preferisci che sveli il tuo piccolo segreto?» disse con un riso beffardo
«Lei no, non puoi toccarla. Se solo ci provi, credimi, non sarò magnanimo» rispose provocandomi un sussulto.
«Bene, bene, allora dovrò cantare, mi spiace.»
«Non lo farai, Malakay. Non puoi farlo.»
«Oh! Sì che lo farò, mio caro-»
Il Killiuk, con una velocità innaturale, passò accanto al suo corpo, trafiggendolo con gli artigli, dalle parti del cuore. Malakay cadde a terra e il suo respiro cessò di esistere in un istante.
«È meglio che vai, se non vuoi subire lo stesso trattamento» sbraitò, rivolgendosi al Sospiro che, continuando a sogghignare, sparì senza ribattere, senza emettere alcun altro tipo di suono oltre le risate che continuavano a riecheggiare nei dintorni.
«Lo hai ucciso!? Senza nessuna pietà!» dissi in un moto di disperazione e delusione.
«I Drasoul non muoiono così facilmente. Si riprenderà tra un paio di ore. Non sono un assassino, almeno non così freddo.»
«I Drasoul non muoiono, bene.» Mi soffermai per metabolizzare la nuova informazione. «Quante altre creature spietate vivono da queste parti? No, chiedo così, per pura curiosità» domandai con sarcasmo. «No, non devi rispondere. Potevi dirmelo che siete tutti fuori di testa in questo mondo! Potevi dirmelo che avete la smania di uccidere o pretendere proprietà che non vi spettano. Potevi dirmelo che mi avresti lasciata sola. Non ti permettere di farlo mai più!» urlai contro il Killiuk, nella mia disperazione.
Lui si avvicinò, asciugò una mia lacrima prima di stringermi nell'abbraccio più caldo che avessi mai sentito. L'abbraccio che mi era mancato, quello che aveva il sapore di casa.
«Va bene, capretta, ma voglio dirti una cosa della quale non ti sei resa conto. Io non ti ho mai lasciata sola.»
E io ero semi nuda... di nuovo, cazzo!
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