25-𝓘𝓵 𝓹𝓲𝓪𝓷𝓸 𝓰𝓮𝓷𝓲𝓪𝓵𝓮
⚠️QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITO
Clelia (un'ora prima)
«Ares!» urlai a squarcia gola contro quell'uomo inutile per cercare di placare il mio stato di agitazione.
Portai le mani alla tempia, mi scoppiava la testa.
La ragazzina era riuscita a fermare la magia a distanza. Avevo fallito nel mio intento di spaventarla, stringendo, dalla mia camera, con il potere che mi apparteneva, le mani al collo per provocarle un dolore che non avrebbe mai dimenticato. L'avevo sentita, era durato solo qualche secondo e, senza conoscerne i motivi, mi aveva scacciata con facilità. Un potere più debole del suo, il mio?
Mi continuavo a domandare come fosse possibile. Avevo fatto installare ai suoi polsi dei braccialetti di blocco, avrebbero dovuto fermare la magia, era una neonata, non poteva, per nessuna ragione al mondo, sovrastare la mia.
Doveva esserci qualcosa che l'aiutava a far uscire fuori quel che rimaneva delle sue arti. Qualcosa che la proteggeva.
«Ares!» gridai ancora contro quell'essere indegno di stare al mio fianco.
Lo avevo riempito di qualunque intruglio per fa sì che stesse solo al mio fianco.
Durante una notte a dir poco memorabile, gli avevo dato delle erbe aromatiche, nascoste in un soffice dolce che lo legarono a me, come un cagnolino fedele, ma quello non mi bastò. La mia vanità mi portò a volere che lui si concedesse, ogni volta che lo desideravo, perché lo desiderava anche lui e non per pretesa. Decisi di mischiare il nostro sangue.
Un incantesimo antico quanto potente e pericoloso, permetteva a due anime che non erano destinate a incontrarsi, di innamorarsi, per davvero.
Non aveva mai funzionato per quanto riguardava me, forse avevo venduto la mia anima agli inferi molto tempo indietro, quando mi era stato estirpato dalle braccia il mio unico, vero, amore.
Il dolore che mi provocò fu tanto intenso da strapparmi il cuore, renderlo polvere e spazzarlo via per ogni alito che la mia bocca abbia mai accolto nel mio letto. Non batteva più, da tempo immemore ormai, ma avevo bisogno di sentirmi amata, di sentirmi l'unica al mondo, quella per il quale non ci si nasconde, ma si fa di tutto per compiacerla.
Ares era quello, per me. Un burattino nelle mani di una strega. Potevo fargli fare qualunque cosa fino a quando avrebbe avuto il mio sangue in circolo. Ogni notte ci legavamo di nuovo in un impeto di passione che mi portava a volere ogni lembo della sua pelle. Ci mordevamo, scambiando la nostra linfa vitale, il sangue, e restevamo legati, per un altro giorno e un'altra notte, ancora e ancora.
Non era proprio inutile, in fondo, lui era il mio sfogo personale.
«Oh, Ares, sei arrivato» dissi, cambiando il tono della voce, non appena lo vidi.
Avevo in mente qualcosa di molto divertente quanto pericoloso.
«Sì, mia Signora. Ero nella camera della ragazza, le stavo spiegando...» Il mio sguardo andò a posarsi sul rigonfiamento che aveva tra le gambe, ero eccitata e arrabbiata allo stesso tempo.
Come osava pensare di sollazzarsi con lei, senza il mio consenso? «Mia Signora, ti chiedo perdono per questo sfogo, ma la ragazza ha un corpo che io desidero prendere con tutte le mie forze. Amo te, mia Signora e desidero ogni fibra del tuo essere.» Si avvicinò sensuale e lo lasciai fare. La rabbia e la gelosia che provai in quel momento si trasformarono in pura eccitazione.
Ares tentennava nell'approccio, aspettava una mia mossa, il mio consenso. Non avrebbe mai fatto nulla senza un mio cenno di resa.
Ascoltai l'istinto puramente sessuale e mostrai il collo, punto debole ed estremamente erotico, per me.
Il ragazzo spostò la mia matassa di capelli e posò un bacio di pura passione nell'incavo, si lasciò andare. Sentivo la sua possenza sotto le vesti.
«Ares, ho un'idea. Tu potrai avere il corpo di quella ragazza, vi legherò, attraverso il mio sangue e, quando ti darò modo, potrai fare di lei ciò che vuoi» Mentre cercavo di spiegarmi, Ares continuava, impetuoso a mordermi, baciarmi, lasciare che le mie membra si rilassassero con la sua lingua.
Non sembrava interessato al discorso, ma la realtà era che non lo avevo mai visto voluttuoso come in quel momento.
Mi strappò i vestiti di dosso con la veemenza di una bestia in calore. Le sue dita si intrufolarono nel mio intimo, mentre con la lingua perlustrava ogni zona conosciuta. Movimenti magistrali delle mani alimentavano quel fuoco che, ormai acceso, divampava, ardendo nel mio corpo. I seni divorati dalla sua bocca supplicavano dei morsi in una pretesa dolorosa.
«Bevi il mio sangue da lì, te ne prego» Il sibilo uscì fuori come una preghiera accorata. Avevo bisogno che lui si nutrisse da quei capezzoli ormai turgidi, che li graffiasse con i denti e ne pretendesse il sapore ferroso della linfa che serviva tenerci uniti.
Non sentii dolore quando lo fece, ma solo godimento. La mia voce risuonava sporca tra le mura della stanza. Ansimavo, mentre toglieva le dita dalla mia fessura bagnata. Tolse ciò che rimaneva delle sue vesti, con una sola mano, mentre ancora succhiava il sangue dai miei seni. Con l'altra, stringeva una natica e fece pressione per fa sì che mi avvinghiassi al busto marmoreo con le gambe. Il suo membro eretto si strusciava dove l'eccitazione diveniva sempre più umida. Con un colpo di reni deciso, infilò prepotente l'erezione che pareva voler scoppiare dentro le mie carni.
Lasciò andare i seni per incastrarsi nei miei occhi. Quelle smancerie mi disgustavano, ma ero talmente presa da volerne ancora e ancora. Mostrò il collo, perchè io cogliessi da lì il suo di sangue. Non lo avevo mai baciato e, per la prima volta, lo feci. Girai il viso nella sua direzione, lo guardai ancora una volta, mentre lo cavalcavo. Gli feci cenno di andare sul letto, mi capì nell'immediato. Senza mai staccarci, si catapultò sul morbido materasso, mantenendomi salda per non perdere quel ritmo violento e colmo di pura passione.
I movimenti si fecero più sinuosi e meno volgari, cercai, invano, di non toccarmi, lì, dove si era appena nutrito del mio essere liquido ma, accarezzarmi il seno, divenne un momento necessario e voluto per il piacere di un apice che stava arrivando inesorabile.
Anche lui la stava vedendo quella luce infernale di lussuria. I suoi colpi andavano al passo con i miei e, nello stesso momento in cui il corpo di entrambi arrivò ad esplodere, mi chinai per mordere la lingua e bere il suo nettare. Un bacio che suggellava quel delirio sessuale causato dalla presenza di una ragazzina che avrei dovuto fare a pezzi.
Ares non era mai stato così bramoso e io mai così gelosa. Un connubio che aveva giovato entrambi, giocando a nostro favore.
Ancora distesi sul letto, non gli rivolsi neanche uno sguardo, prima di spiegargli il mio piano.
«Tu ed io, mio caro, berremo il sangue della ragazza e faremo in modo che lei si leghi a noi, ma non noi a lei. Bevi il mio sangue da mesi, una goccia del suo non ti farà nulla in quel senso, io, come ben sai, sono immune all'incantesimo, ma lei... lei cadrà ai nostri piedi e, una volta raggiunto l'obbiettivo, Killian ne sarà talmente distrutto da concedermi la sua anima e volere che io stessa la faccia a pezzi.» dissi in un moto di orgoglio per il piano geniale che mi stava frullando in testa.
«Cos'hai intenzione di fare, mia amata?»
«Farla innamorare di te, sciocco, e spezzare il cuore di quella bestia una volta per sempre.»
«Come?» chiese sempre più confuso.
«Le darò il permesso di tornare qualche giorno da lui, appena scoprirà la verità, nascosta in quella stanza che lui tiene ben segreta, non avrà più dubbi sulla scelta giusta da fare. Tornerà da noi, di sua spontanea volontà, perché ci sarai tu ad aspettarla e Killian diventerà un lontano ricordo.»
«E dopo? Io amo te, non potrei mai amare anche lei.»
«Ares, mio concubino prediletto , non lo permetterei mai» ammisi, sfiorandogli il volto per lasciare che le mie unghie affilate lo graffiassero delicate. «Tu sei di mia proprietà, devi solo distruggerli, facendo credere che lei abbia scelto te per poi trasformarla in carta straccia. Entrambi devono patire le pene dell'inferno, le stesse che lui ha voluto che io vivessi. Lei ha solo avuto la sfortuna di appartenere a quell'essere disgustoso. Non è stata una sua scelta, vero, ma dovrà subire le conseguenze di ciò che quell'uomo mi ha tolto.»
«Potrebbe andare tutto in malora, mia diletta, lo sai questo, vero?»
«È un rischio, non ho mai giocato con il destino, ma sono una donna potente con un potere devastante e non farò trionfare l'amore, non per Killian, non lo merita.»
Che il mio piano avesse dei buchi era ovvio anche per me. Non sapevo se quel legame fosse veramente tanto forte da sovrastarmi. Speravo, avevo fede, credevo in me...
Sarebbe bastato?
"Mie adorate", ecco a voi, un piccolo capitolo esplicativo delle azioni della regina Clelia. Spero siano gradite le spiegazioni del suo piano "geniale". Andrà in malora, ne sono abbastanza certa, ma quando? Perché? Ancora è presto per saperlo, ma sono sicura che non potrete mai immaginarlo...
Alla prossima, cuori ❤️❤️❤️
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