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4. Prima gita ad Hogsmeade







4. Prima gita ad Hogsmeade



I wanna make you hungry

Then I wanna feed ya

(Måneskin, "I wanna be your slave")



Blaise Zabini utilizzò un banale incantesimo per incollare, accanto al portone della Sala Grande, la pergamena che conteneva il nuovo racconto erotico.

Con un incantesimo meno banale fece in modo che la pergamena potesse essere vista unicamente da Hermione Granger, poi, stiracchiandosi, attraversò la soglia della Sala Grande e si diresse al tavolo Serpeverde, quasi completamente deserto.

Erano le sei e mezza del mattino dell'ultimo sabato di Settembre e Blaise aveva dovuto sacrificare il suo sonno di bellezza per anticipare ampiamente il risveglio di Draco Malfoy ed Hermione Granger.

Il piano tutto sommato era semplice.

I Capiscuola di sarebbero svegliati, vestiti e con passo sicuro si sarebbero diretti verso la Sala Grande per colazione. Draco Malfoy si sarebbe fermato alla vista della pergamena che si trovava incollata al piedritto dell'arco che conduceva ai sotterranei; Hermione Granger invece avrebbe trovato la sua copia del racconto accanto al portone della Sala Grande.

Blaise non poteva prevedere con assoluta precisione come si sarebbero comportati i due Capiscuola alla vista della pergamena, con l'inconfondibile scritta "Leggimi", ben visibile, ma aveva delle supposizioni.

Se c'era una cosa che accumunava Draco Malfoy ed Hermione Granger era la curiosità; per questo Zabini era abbastanza certo che entrambi avrebbero preferito saltare la colazione per leggere il racconto, piuttosto che ignorare la pergamena e mangiare uova e bacon, come se niente fosse.

I Capiscuola avrebbero trovato un posto tranquillo in cui leggere, senza rischiare di essere disturbati da nessuno, poi con vistoso turbamento sarebbero entrati in Sala Grande per colazione o, in alternativa, si sarebbero diretti con largo anticipo al portone d'ingresso del castello, dove dovevano accertarsi che solo i ragazzi che avevano presentato in tempo il permesso, firmato da un genitore o tutore legale, accedessero al sentiero che conduceva ad Hogsmeade.

Solo in quel momento, quando si sarebbero trovati a stretto contatto per svolgere quella mansione obbligatoria, Blaise avrebbe potuto effettivamente raccogliere i frutti del suo operato.

Un conto era assistere all'espressione sconvolta di Draco Malfoy, dopo aver letto un racconto erotico in cui lui ed Hermione Granger erano i protagonisti; tutta un'altra cosa sarebbe stata vedere coi propri occhi il modo in cui avrebbero reagito i due Capiscuola alla reciproca vicinanza, dopo aver letto una storia che li vedeva in atteggiamenti intimi.

In quell'istante comparve di fronte a Blaise la tazzina di caffè ristretto, all'italiana, che aveva istruito gli elfi domestici a servirgli per colazione, da qualche anno ormai — invece del "caffè" americano, troppo annacquato e insapore per i suoi standard — e il sorriso gli si allargò in volto.

Si servì un uovo alla coque e un paio di fette di pane tostato e iniziò a mangiare con soddisfazione e un po' d'impazienza, continuando ad osservare l'orologio da taschino — che aveva sempre con sé — per non rischiare di arrivare in ritardo all'ingresso del castello, dove dalle otto in poi i Capiscuola e i Prefetti avrebbero iniziato a controllare i permessi per Hogsmeade.

Sollevando lo sguardo, vide all'ingresso della Sala Grande Pansy Parkinson, intenta a conversare animatamente con Daphne Greengrass.

Gli occhi di Blaise scorsero con lentezza la figura dell'amica.

Iniziò dal caschetto scuro maniacalmente curato, passando poi per le sopracciglia sottili, il piccolo naso alla francese, le labbra ben delineate — con un delicato arco di cupido e il labbro superiore più sottile rispetto a quello inferiore — il volto pallido, il collo da cigno, adornato da piccoli nei, la corporatura minuta e sottile, i piccoli seni, i fianchi stretti e le mani dalle dita sottili, con le unghie corte sempre coperte da uno strato di smalto nero.

Pansy Parkinson era l'unica ragazza dell'intera scuola che, dopo otto anni ad Hogwarts, non riusciva a fare il nodo Windsor alla sua cravatta e si limitava a raffazzonare un nodo semplice ogni mattina.

Blaise ricordava la mattina del quarto anno, quando l'aveva presa in giro per la sua incapacità di legarsi correttamente la cravatta; Pansy aveva scrollato le spalle e aveva commentato che lei poteva non essere capace a fare il nodo Windsor, ma almento era in grado di uccidere un ragno senza urlare in falsetto.

Un sorrisetto comparve sulle labbra di Blaise a quel ricordo, che conservava con gran cura in un angolino del proprio cuore.

Con la coda dell'occhio vide Pansy ricevere da Daphne alcuni galeoni, poi le due ragazze si separarono, la bionda raggiunse il posto vuoto accanto alla sorella minore, mentre Pansy puntava lo spazio libero vicino a Blaise.

Nell'arco di una manciata di secondi il profumo di Pansy penetrò nelle narici di Blaise e il ragazzo si dimenticò il commento che voleva fare alla compagna di casa, riguardo al vendere compiti sotto gli occhi di tutti, in Sala Grande.

«Ho visto Draco nascondersi nell'aula ventisei, sono abbastanza certa che stringesse tra le mani la pergamena», disse Pansy, avvicinando appena le labbra all'orecchio del compagno di casa.

Il sorriso sul volto di Blaise si allargò: tutto stava procedendo secondo i piani.


°◊°◊°◊°


Hermione Granger non poteva crederci; anzi, non voleva crederci.

Quando vide la pergamena, con l'inconfondibile scritta "Leggimi" appesa al muro, accanto al portone della Sala Grande, la ragazza si sentì raggelare sul posto.

Fu costretta ad inventarsi una sciocca scusa con Ginny e Neville, così da rimanere indietro e poter aspettare che il flusso di studenti diretto alla Sala Grande terminasse, prima di strappare con un gesto nervoso la pergamena dalla parete e nasconderla nella tasca interna del proprio mantello.

Per qualche secondo, la Grifondoro prese in considerazione l'idea di non leggere subito il contenuto del foglio e di entrare in Sala Grande per colazione come se niente fosse, ma l'idea di aspettare, anche solo un minuto, prima di scoprire il contenuto della pergamena era insopportabile.

Le ci vollero una decina di secondi per considerare la situazione, un paio per decidere dove nascondersi e una trentina per raggiungere lo stanzino delle scope del pianterreno.

Hermione accese la punta della propria bacchetta con un incantesimo Lumos e, con il cuore che le batteva furiosamente in gola, aprì la pergamena, iniziando a leggere, con occhi avidi e dita tremanti.


Nell'aria si sentiva un odore dolce, tutto merito della torta di mele che stava cuocendo nel forno; e i raggi del sole bagnavano ogni oggetto con la propria luce dorata.

Il salotto era delizioso nella sua semplicità; un divano, una poltrona, un tavolino da tè, un mappamondo dall'aria antica, alcuni quadri raffiguranti paesaggi ameni alle pareti e una libreria piena di volumi dalle coste variopinte.

L'unico occupante della stanza era un giovane uomo, che stava riordinando con veloci gesti di bacchetta; attento che ogni dettaglio, anche minimo, fosse al proprio posto.

Appena l'orologio a pendolo suonò le sei di sera, il giovane si diresse in cucina, dove controllò lo stato della torta, che estrasse con un incantesimo dal forno, prima di disporla in un piatto di fine porcellana variopinta, su cui erano disegnate quelle che somigliavano ad eleganti piume di pavone.

Sì sentì un crack in salotto, seguito, quasi istantaneamente, dalla dolce voce di una donna: «Draco, sono a casa».

Sul viso dell'uomo si aprì un sorriso: «Sono in cucina».

Quando Hermione Granger mise piede nella stanza in cui l'odore di torta di mele era più forte, Draco sentì il proprio cuore battergli scompostamente in petto.

La giovane donna indossava un completo da ufficio color lavanda e i voluminosi capelli scuri le accarezzavano le spalle.

Draco notò con un pizzico di divertimento i piedi nudi di Hermione; sapeva che la giovane odiava le scarpe col tacco che era costretta a portare al lavoro e sapeva anche che erano la prima cosa che si sfilava, quando tornava a casa.

«Com'è andata al lavoro?», chiese Draco, ma la donna non gli rispose, gli occhi fissi sul dolce, ancora fumante, posto al centro del tavolo della cucina.

«Hai fatto la torta di mele», constatò Hermione e Draco notò con fin troppa chiarezza il modo affamato con cui la donna si leccò il labbro inferiore.

I loro occhi s'incontrarono e Draco sentì il proprio cuore battergli in gola.

Hermione lasciò cadere a terra le scarpe che stringeva tra le dita e prese un profondo respiro, prima di chiedere: «Hai fame?»

Draco si trovò con la gola costretta dalle emozioni, incapace di parlare, e tutto quello che potè fare fu annuire.

Hermione osservò con occhio critico ogni superficie, poi si voltò a controllare con altrettanta minuzia il salotto in cui si era materializzata poco prima e un sorriso compiaciuto le accarezzò i lineamenti: «Vedo che hai fatto pulizia».

Draco annuì nuovamente.

«Lo apprezzo molto, apprezzo anche la torta che hai preparato, ha un'aria semplicemente deliziosa», disse Hermione, muovendo qualche passo verso l'uomo.

«Anche tu».

Hermione si fermò e assottigliò appena gli occhi: «Anche io, cosa

«Anche tu hai un'aria deliziosa», riuscì a dire Draco, con la voce che gli tremava appena per l'emozione.

Una risata — che a Draco sembrò imbarazzata — emerse dalle labbra di Hermione, poi la ragazza raggiunse il tavolo e spostò la torta sul bancone della cucina con un incantesimo, prima di sedersi sul tavolo, proprio nel posto precedentemente occupato dal dolce.

«Vuoi forse mangiarmi, Draco?»

L'uomo sentì le ginocchia tremargli appena, mentre dalle labbra socchiuse gli fuoirusciva un gemito quasi sofferente.

Ancora una volta, tutto quello che potè fare fu annuire.

Hermione si sfilò il blazer del competo lavanda, rimanendo con una semplice camicia bianca e gonna stretta.

«Hai fame?»

Per qualche secondo Draco si chiese se Hermione stesse ancora parlando di sesso, o se per caso avesse deciso di cambiare bruscamente argomento, poi notò le mani — dalle dita affusolate ed eleganti — della donna iniziare a sollevare la gonna color lavanda lungo le proprie gambe sode, e ogni dubbio scemò.

Hermione stava ancora parlando di sesso.

Draco non perse ulteriore tempo e annuì.

L'uomo conosceva quel gioco, non era la prima volta che accoglieva la strega con una torta di mele fumante e la casa impeccabilmente ordinata, eppure provava sempre le vertiginose emozioni della prima volta.

Hermione finì di sollevare la gonna, così da mostrare le semplici mutande nere che indossava sotto, e il cuore di Draco fece le capriole.

Per qualche secondo nessuno dei due disse niente, poi l'uomo, impazienta, spezzò il silenzio: «Posso?»

Hermione sorrise: «Puoi, cosa

Il mago sentì un brivido — che non aveva nulla a che fare con il freddo — attraversargli la schiena.

«Posso mangiarti?», chiese, per poi aggiungere con un filo di voce: «Per favore?»

Hermione si morse il labbro inferiore e con un gesto fluido si sfilò le mutande, esponendo il proprio sesso agli occhi avidi dell'uomo: «Sì, ma solo perché me l'hai chiesto così gentilmente».

Draco non perse tempo e fece sdraiare la ragazza sul tavolo, per poi sollevarle le gambe e posizionarsele sulle spalle.

Banchettò come un affamato che non toccava cibo da giorni e s'inebriò dell'odore e del sapore, per lui tanto familiari, di quella parte del copro della donna.

I gemiti che sfuggivano dalle labbra socchiuse di Hermione lo incitavano a non fermarsi e le dita della donna, avvolte tra le ciocche bionde della sua chioma, lo guidavano nella mappa di pelle fremente e umida che era il suo sesso.

Appena Hermione iniziò a muovere i fianchi e a proncunciare frasi sconnesse, Draco capì che doveva essere vicina all'orgasmo e cercò di mantenere il ritmo serrato della propria lingua sul nodo di nervi che più le causava piacere.

Nell'istante in cui il corpo della donna si tese e un gemito particolarmente profondo abbandonava la sua gola, Draco provò una soddisfazione indescrivibile.

Le gambe di Hermione tremarono per qualche secondo, mentre cercava di calmare il proprio cuore impazzito e respirare meno affannosamente.

Draco le accarezzò i polpacci e le cosce, poi passò le mani forti sui suoi fianchi nudi e la vita ancora coperta dalla camicia bianca, dopodichè saggiò la curva dei seni e la pelle morbida della gola della donna.

Appena Hermione sentì il languore dell'orgasmo abbandonarle le membra, si sollevò a sedere e premette la propria bocca contro quella di Draco, in un bacio famelico.

Prima che il mago potesse protestare o incoraggiarla, Hermione era scesa dal tavolo e aveva appoggiato a terra il proprio blazer, sul quale si era poi inginocchiata.

Draco osservò dalla propria posizione eretta i grandi occhi scuri, le guance rosate e le labbra gonfie e rosse — per i morsi che si era autoinflitta pur di non urlare, poco prima — di Hermione e con gesti sicuri iniziò a slacciare e abbassare i pantaloni scuri che indossava.

«Hai fame?»

Hermione si morse il labbro inferiore e annuì: «Muoio di fame, Draco».

Con un gemito colmo d'impazienza, il mago si abbassò anche le mutande, esponendo agli occhi lucidi di desiderio di Hermione il proprio sesso eretto.

«Mangiami, allora».

La strega non se lo fece ripetere una seconda volta e iniziò a somministrare le attenzioni che sapeva essere maggiormente apprezzate, con la propria lingua e la propria bocca.

Una delle mani di Draco si avvolse fin da subito tra i capelli indomabili — come lei — di Hermione, con l'altra invece iniziò ad accarezzarle la guancia, mentre mormorava con voce strozzata quanto gli piacessero quelle attenzioni.

«La tua bocca è divina».

«Così, Hermione, non ti fermare».

Dopo che Draco raggiunse il picco massimo di piacere, urlando il nome della donna, calò quasi totalmente il silenzio nella cucina, dove poteva essere udito solo il respiro affannoso di Draco e il suono lieve dei baci che Hermione lasciava sulle cosce e la pancia del mago.

Si aiutarono a rivestirsi con gesti languidi e leggeri, poi si baciarono.

«Dovresti preparare la torta di mele più spesso», suggerì Hermione, con un sorriso malizioso sulle labbra, facendo l'occhiolino a Draco.


Le mani di Hermione tremavano violentemente, mentre ripiegava la pergamena che aveva appena letto e cercava di calmare il battito impazzito del proprio cuore, prendendo lunghi respiri profondi.

Si era illusa, prima di scoprire l'effettivo contenuto del racconto, che dopo la pergamena della settimana prima, un'altra storia su lei e Malfoy non avrebbe potuto causarle altro che rinnovato ribrezzo e turbamento.

Fu destabilizzante rendersi conto che non si era mai sbagliata tanto in vita sua.


°◊°◊°◊°


«Matthias Connely, Corvonero».

Draco osservò il volto del ragazzino che aveva di fronte, poi ispezionò con attenzione la lista di studenti che aveva tra le mani, alla ricerca del nominativo che gli era appena stato comunicato.

«Sì, puoi andare», disse con tono annoiato, segnando con la matita un trattino accanto al nome "Matthias Connely".

Il volto appuntito del ragazzo venne sostituito da quello tondo e radioso di un'altra studentessa.

«Elisabeth Craig, Grifondoro».

Malfoy prese un profondo respiro e riportò lo sguardo sulla lista, per poi fare un altro segnetto con la matita.

«Trovata, puoi andare».

«Blaise Zabini, Serpeverde».

Draco osservò l'amico con uno sguardo colmo di fastidio: «Sei maggiorenne, Blaise, non hai bisogno del permesso dei tuoi genitori per andare ad Hogsmeade».

«Davvero? Non lo sapevo... non ti ho visto a colazione questa mattina, stai bene?»

Draco prese un profondo respiro: «Sì, ora levati».

Quando Blaise Zabini si allontanò, seguito da Pansy Parkinson e Goyle, verso il sentiero che conduceva ad Hogsmeade, i sospetti che da una settimana Draco aveva su di lui si amplificarono.

Blaise Zabini era proprio il tipo di mago che Draco poteva facilmente immaginare intento a scrivere racconti erotici su lui ed Hermione Granger, solo per il gusto di infastidirlo.

Infastidire...

Poteve essere solo quello lo scopo? O forse c'era qualcos'altro che Draco ancora non riusciva a vedere?

«Malfoy!»

La voce di Hermione Granger lo riscosse dai propri pensieri e il Serpeverde portò lo sguardo sul viso pallido, dove le guance e il naso erano arrossati dal freddo, della Grifondoro.

Per qualche secondo la mente del Caposcuola si svuotò di ogni pensiero coerente e razionale.

«Muoio di fame, Draco».

«La tua bocca è divina».

Le immagini, che il racconto erotico di quella mattina aveva evocato nella sua mente, ritornarono prepotentemente a invadere ogni anfratto del suo cervello, lasciandolo spaesato, senza fiato e con gli occhi puntati sulle labbra accattivanti di Hermione Granger.

Gli era già capitato, molto prima che arrivassero quelle pergamene ad acuire quei pensieri, di immaginare Hermione Granger in ginocchio, di fronte a sé, pronta a supplicarlo e a compiacerlo.

Quelli erano stati per anni i sogni di un ragazzino egoista, pienamente schiavo dei propri ormoni e segretamente invaghito della Grifondoro orgogliosa e fiera, che riusciva con facilità a tenergli testa.

Con il passare del tempo non era poi cambiato molto; Draco continuava a provare un'attrazione morbosa per Hermione Granger, oltre ad un profondo senso di colpa — che gli disturbava il sonno — e la sempre presente sensazione di non essere abbastanza.

E mentre Draco pensava a tutto ciò, Hermione continuava a blaterare di quanto fosse fondamentale il loro lavoro e che era loro dovere dare il buon esempio e che non avevano tempo da perdere.

«Ho capito, Granger, smettila di torturare i miei poveri timpani con la tua voce stridula».

Draco non aveva mai pensato che Hermione Granger avesse la voce stridula, anzi, malvolentieri era costretto ad ammettere a se stesso che il suono della voce della Caposcuola poteva anche essere piacevole, ma si era sentito in dovere di insultarla in qualche modo, così da ricordare a entrambi — ma soprattutto a se stesso — le enormi differenze che c'erano tra di loro.

Da quel momento in poi lui e la Grifondoro tornarono a lavorare in silenzio, accertandosi che solo gli studenti, i cui nomi erano presenti nelle loro liste, avessero accesso al sentiero che conduceva ad Hogsmeade.

Ogni tanto Draco lanciava un'occhiata al profilo di Hermione Granger, oppure osservava le sue mani dalle dita sottili ed eleganti — proprio come aveva letto nel racconto di quella mattina — oppure prendeva un profondo respiro per cercare di cogliere nell'aria pungente di inizio autunno il debole profumo, che emanava la chioma scura e indomabile della ragazza.

Draco avrebbe voluto affondare il volto tra quei capelli.

Quando l'orda impaziente di studenti di fronte a loro diminuì drasticamente, Draco iniziò a sentire con chiarezza i morsi della fame.

Non era riuscito ad entrare in Sala Grande per colazione quella mattina.

Il solo pensiero di sedersi al tavolo Serpeverde e mangiare, dopo il racconto che aveva letto, gli era parso insostenibile.

«Non è vero che hai la voce stridula».

Le parole sfuggirono dalle labbra di Draco, prima che lui potesse ragionare attentamente su quanto stesse dicendo e ben presto gli occhi scuri e profondi di Hermione Granger erano puntati sul suo volto.

«Come, scusa?»

Draco fece schioccare la lingua contro il palato e mentre s'insultava aspramente per quel suo gesto impulsivo, puntò i propri occhi chiari in quelli della Caposcuola.

«Ho detto: non è vero che hai la voce stridula».

Hermione rimase in silenzio per qualche secondo, poi aprì nuovamente bocca: «Perché l'hai detto allora?»

A Draco non piaceva la domanda che gli era appena stata posta, forse perché lo metteva nella scomoda posizione di dover confessare qualcosa che non era pronto ad ammetere ad alta volce.

«Non esiste un motivo per ogni cosa, Granger».

La Caposcuola sbuffò infastidita e distolse lo sguardo dal volto di Malfoy, così da mostrargli nuovamente il profilo.

«Quello che stai cercando di dirmi è che sei talmente abituato ad insultarmi, da non far più neanche caso a quello che ti esce dalla bocca in mia presenza?»

Draco sollevò gli occhi al cielo, incerto su come ribattere.

In quel momento un paio di ragazzi si avvicinarono ai due Capiscuola, enunciando a gran voce i loro nomi e la casa di appartenenza.

Draco e la Granger percorsero con occhi stanchi l'elenco dei nominativi, trovando facilmente i due Tassorosso.

Appena i due studenti scomparvero lungo il sentiero che portava ad Hogsmeade, Draco si costrinse a parlare: «Non sempre si dice quello che si pensa, Granger».

Gli occhi grigi di Draco incontrarono facilmente quelli castani della Grifondoro: «A volte mi lascio influenzare da chi ho davanti e dall'idea che quella persona ha di me, piuttosto che essere semplicemente me stesso».

La Caposcuola rimase in silenzio per qualche secondo, con la fronte aggrottata e le labbra atteggiate in una smorfia pensierosa.

Draco conosceva quell'espressione; l'aveva vista molte volte in aula, nel corso degli anni, quando veniva spiegato un argomento particolarmente complicato.

«Questa mi sembra soltanto una giustificazione ben cosrtuita per non chiedere scusa».

Draco non riuscì a trattenersi e sorrise: «Vuoi delle scuse perché ho detto che hai la voce stridula, Granger?»

La strega scrollò le spalle: «Se pensi di dover chiedere scusa solo per quello, certo, perchè no».

L'espressione sul volto di Draco s'irrigidì; non ci voleva un intelletto superiore per capire a cosa si stesse riferendo la Grifondoro, ma Draco non era pronto a chiedere scusa per anni d'insulti e prese in giro, così decise di cambiare argomento: «Quanto ancora dovremo rimanere qui?»

La Caposcuola scrollò le spalle: «Vai pure, se vuoi, posso farcela anche senza di te».

Draco si morse il labbro, pensieroso, poi avvicinò le labbra all'orecchio della Granger e sussurrò: «Scusa», prima di allontanarsi con passi veloci — passi da codardo — verso i sotterranei, lasciandosi alle spalle lo sguardo colmo di stupore di Hermione Granger.





***

Buonsalve popolo di Wattpad!

È di nuovo mercoledì, e come ben sapete è il giorno in cui (quando riesco) pubblico un nuovo capitolo, in questo caso ho deciso di dedicare l'aggiornamento di questa settimana a "Be my sin", dato che con "Amori Segreti" sono in pausa di riflessione.

Cosa ne pensate di questo quarto capitolo? Vi aspettavate il nuovo racconto erotico? Cosa pensate che succederà nei prossimi capitoli?

Sto cercando di sviluppare con i giusti tempi la storia, senza affrettare troppo i tempi, ecco perché Blaise sarà piuttosto deluso nel prossimo capitolo; la vicinanza dei due Capiscuola, malgrado la lettura del racconto, non ha portato a nulla di particolarmente entusiasmante.

Le misere scuse di Draco verrano riprese più avanti, anche perché non penso che Hermione possa accontentarsi di così poco... oppure sì?

Voi cosa ne dite?

Cosa pensate della conversazione tra Draco ed Hermione?

Anche a voi capita, a volte, di lasciarvi influenzare da chi avete di fronte e l'opinione che ha di voi, piuttosto che essere semplicemente voi stessi?

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp, e pure su Ko-fi (trovate il link per la ia pagina nella bio)!

Un bacio,

LazySoul_EFP

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