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CAPITOLO 60

"Ogni tua piccola lacrima, è oceano
sopra il mio viso".
-Måneskin

Aveva cominciato a piovigginare e così il freddo a salire.
Mi avvolsi nella mia felpa grigia, cercando di scaldarmi; riconoscendo di aver sbagliato a lasciare la stanza del motel. Perché ora non sapevo nemmeno dov'ero finita.
Avevo creduto di potermi orientare, convinta di ricordare il tragitto che avevo fatto con Nicholas.
Solamente per ritrovarmi in un vicolo che portava da tutt'altra parte.
Avevo sicuramente imboccato un incrocio sbagliato. E di solito, quando calava la notte, ero sempre solita a dimenticare i sentieri o riconoscere le abitazioni.

-Cacchio!-


Sei una deficente! Senza eguali!

Frugai nelle tasche della felpa nel vano tentativo di trovare il mio cellulare, che giustamente non trovai.
L'avevo lasciato nella borsa, precisamente nella macchina di Jace.
E ora non c'era alcun modo di poter rintracciare né Jace e nemmeno i suoi amici.

L'unico telefono disponibile era quello nel motel, di cui però non ricordavo la strada.

Non mi restava che chiedere aiuto a qualche passante o trovare una cabina funzionante.

-Stupida al cubo!-

Cavolo Beatrice! Perché non puoi farne una giusta?!

Sospirai, oltrepassando un gruppo di ragazzi seduti su un alto muretto.
Notai le occhiate maliziose e i sorrisi lusinghieri, ma decisi di tirare dritto; scrutando i dintorni nella speranza di trovare qualcun'altro con l'aspetto più raccomandabile. Doveva essere ormai mezzanotte, perché le strade stavano cominciando a svuotarsi. Se non per i pochi soggetti che governavano la notte e le strade di Manchester.

Mi feci strada tra un posto all'altro, chiedendo indicazioni ogni tanto, fino a quando non fui in grado di scorgere l'hotel a cinque stelle.
Il luogo della festa.
Lasciai andare un sospiro di sollievo, felice di aver ritrovato la strada.
E frettolosa mi avviai verso la struttura. L'evento era quasi giunto a suo termine, per via delle coppie che stavano abbandonando l'edificio. Le svariate macchine parcheggiate e i taxi in fila nel parcheggio.
Cercai di tenere un profilo basso, oltrepassando le donne lussuose e gli uomini eleganti. Le mani ancora infilate nelle tasche della felpa.
Il venticello sferzante contro il viso e su i miei capelli leggermente umidi.

Ora il dilemma era trovare Jace e gli altri... Non avevo la più pallida idea di dove fossero andati.

-Hey tu!-

Sussultai sul posto, voltandomi verso il proprietario di quell'esclamazione, insicura se stessero parlando con me o con qualcun'altro.
Tuttavia, i loro occhi erano proprio puntati su di me e fui un pochino presa alla sprovvista.

Ignorali...

I due uomini stavano contro la parete dell'ingresso con fare spavaldo. L'attitudine di chi aspettava qualcuno da diverso tempo.
Erano entrambi vestiti in modo formale.
Ghigni divertiti sulle labbra carnose.

- Cerchi qualcuno, bella? -

Gli ignorai camminando spedita verso l'entrata solo per venir fermata inaspettatamente.

-Hey! Dove vai Beatrice? Stiamo parlando con te!-

Sgranai gli occhi, fissandoli senza emettere parola. Le pupille dilatate alla consapevolezza che vi era qualcosa di storto, qualcosa di cui non ero al corrente.

Come cavolo conoscevano il mio nome?
Chi diavolo erano?

-Chi... Chi siete? Siete amici di Jace?-

Loro sorrisero ancor di più, forse divertiti.
Come se fosse abbastanza esilarante vedermi così turbata.
Mi fissarono per un paio di minuti dall'alto al basso, parlando fra di loro. A momenti come se non fossi lì e non mi avessero sbarrato la strada.
Però stavolta, le loro espressioni erano cambiate.
Il ghigno aveva lasciato i loro volti in favore di una seria e minacciosa.

-Prendiamola. È lei.-

Ci misi un attimo per processare le loro parole, la mente completamente scossa dell'improvvisa botta di adrenalina nel corpo.

Corri. Beatrice scappa.

Ancor prima che uno di loro potesse acciuffarmi, mi scansai facendo dietro front, imboccando la strada da dove ero venuta, correndo verso le strade desolate.

Che cosa volevano da me?
Era per questo che Nicholas mi aveva detto di rimanere nella stanza?

Non capivo che stesse succedendo, né in che guaio mi ero cacciata.
L'ansia trapelava dal mio respiro, i veloci passi di loro dietro di me.
Cominciai a gridare nel tentativo di cogliere l'attenzione di chiunque, eppure non c'era nessuno, o almeno nessuno così interessato a immischiarsi. E i pochi passanti per strada non fecero una piega.


🔸️🔸️🔸️

JACE

-Beatrice?-

Bussai contro la porta della stanza del motel, aspettando di sentire la sua voce, di sapere che almeno lei stava al sicuro.

-Beatrice? Sei lì?-

Non ricevetti alcuna risposta.

-Sta per caso dormendo?-
Nicholas si affiancò alla mia figura stressata. Un sopracciglio sollevato, l'espressione perplessa.
-Hai una copia delle chiavi?- chiesi,
non sapendo che fare, né dove sbattare la testa.

Un battito frenetico nelle orecchie.
Pervaso da una forte scarica d'ansia, un brutto presentimento nello stomaco.

Nicholas frugò nelle sue tasche profonde, estraendo una piccola chiave argentata.
-Sì, sono andato allo reception a chiederne una nel caso...-
Gliela sfilai dalla mano aprendo la porta con impazienza, solo per essere accolto dal vuoto più assoluto. Il letto era ben ordinato e la stanza era nelle condizioni di chi non era nemmeno riuscito a soggionarci per un giorno.

Beatrice non aveva praticamente fatto nulla. E gli indizi mostravano che non era rimasta neanche per un ora soltanto.
-Merda! Dove cazzo è andata?!- sboccai adirato, frenando il forte impulso di prendere ogni cosa a pugni.

-Non dirmi che è scappata...!- Nickolas si sporse per esaminare la stanza. Il volto interdetto.
-Ma perché è scappata? Non capisco...-
Mi portai le dita tra i capelli, tirando le ciocche indietro. Gli occhi chiusi per un secondo, il tempo di digerire cosa la paura mi stava sussurrando.
-Vi avevo chiesto di sorvegliarla...! -

Nick si difese subito, alzando le mani in segno di resa. Ora profondamente mortificato.
-Jace! Era già agitata, non volevamo farla sentire come se fosse in gabbia, abbiamo pensato che se le davamo lo spazio necessario non si sarebbe allarmata...!-

Sospirai fortemente, invaso da un senso di malessere soffocante.
-Merda! Dobbiamo trovarla prima che la trovino loro!-
Scattai verso l'esterno senza perdere tempo, inseguito da un Nicholas che cercava di espiare le sue colpe.
-Seriamente Bro! Mi dispiace! Di solito quando minacci la gente di non fare un cazzo, lo fanno lo stesso. Quindi ho pensato se glielo chiedo in modo civile, forse mi presterà ascolto e invece, mi sa che non fa differenza...-

Alzai gli occhi al cielo. Avevo troppo per la testa per ascoltare le sue giustificazioni.
-Tranquillo Nick! Ho capito che non l'hai fatto apposta, aiutami solo a trovarla...-

I ragazzi erano già al piano terra quando arrivammo, gli sguardi confusi e le sopracciglia aggrottate.
Il primo a venire da me fu Charlie, coprendo la mia visuale.
-Jace! Jace! Per caso hai ordinato a Damien di andarsene via?-

-No, perché...?-

Fissai le pupille incerte di Charlie e poi mi spostai sul resto del gruppo. Sulle loro facce avvilite.
I segnali silenziosi dei loro corpi, di persone che non sapevano come introdurre uno spiacevole avvenimento

-Che diamine è successo ora...?-

Mi caddero le braccia nel vero senso della parola. La mente totalmente in tilt. E a quel punto non fui più in grado di nascondere la forte agitazione. Stavo letteralmente impazzendo

-No, per favore... Ditemi che non ha fatto una cazzata- parlai più tra me che con loro.

Yale si fece avanti, deglutendo, quasi amareggiato all'idea di dover essere lui a portare cattive notizie. Un ipotetico scenario che mi ero già costruito, di cui speravo con tutto me stesso di non dover affrontare.
Eppure, non fui abbastanza preparato quando Yale decise di parlare...

-Damien non è nella stanza, credo che l'hanno preso. E hanno preso anche Beatrice. Ho avvistato uno dei suoi uomini lasciare l'hotel con molta fretta. Un furgone nero parcheggiato non molto lontano dall'hotel-

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