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5 Il primo battito, Bucarest, giugno 2016

Ray West, in una stanza di un palazzo in pieno centro storico di Bucarest, aveva il Soldato d'Inverno nel mirino del suo fucile di precisione.

Se avesse sfiorato Robin anche solo con un dito, gli avrebbe fatto saltare la testa; era una precauzione inutile, a suo parere, ma aveva preferito non rischiare. Barnes non le avrebbe fatto alcun male, si era fidato della sua partner da subito, era stato un aggancio perfetto, in piena regola.

Ora che li osservava conversare, al tavolo della caffetteria dove si erano dati appuntamento, gli parvero...avrebbe voluto dire a se stesso due amici di nuova data, ma non poté.

Sembravano ciò che erano, una coppia in tensione ai primi approcci amorosi. Maledizione! E lui, che conosceva perfettamente la collega, aveva intuito che Bucky le piacesse, come persona, forse da prima di incontrarlo, da quando aveva iniziato a studiarlo.

La moretta non lo temeva, il che per la missione era l'ideale ed era rimasta tranquilla persino alla visione della mano guantata.

Strinse l'arma, agitato, mantenendo la posizione di tiro. In attesa.

'Il romanzo è interessante, sono serio. Mi sta appassionando e vorrei sbirciare la fine, sapere se i protagonisti rimarranno insieme!' evitando, inaspettatamente, di assaggiare i cornetti ordinati dalla Reynolds, James espresse la propria opinione.

'Non farlo, sii paziente. È un buon metro per giudicare un lavoro, comunque' gli spiegò, guardandolo di sottecchi: sorrideva, parlando del libro, tuttavia aveva il viso teso e la fronte sudata.

Nel dialogare, strizzava gli occhi in continuazione, come colpito da una luce accecante che, tuttavia, non era presente all'interno del locale. Ipotizzò potessero essere carrellate di immagini che scorrevano nella sua testa, il regalino del condizionamento mentale che aveva subito.

Lo vide prendersi il capo fra le mani, confuso 'Robin, ho una terribile emicrania. Non dovevo venire...desideravo incontrarti e...' non terminò, per il dolore intenso che provava e da cui era stato colpito già dalle prime ore del mattino.

Lei fu istinto puro e zero razionalità: si alzò di scatto, tirando fuori dal portafoglio una banconota e mettendola sul tavolo, a saldo del conto, e lo sollevò dalla seggiola, tenendolo per la vita 'Andiamo al mio albergo. È proprio qui di fronte e potrai stenderti'.

Barnes non riuscì a opporsi, era troppo provato. Si poggiò alla ragazza, che lo aveva cinto, garbata, dal lato destro del corpo e lo aveva sorretto fino al suo hotel, dove erano entrati per salire di filato in ascensore ed arrivare alla sua camera.

Se ne era fregato che potesse sfiorare il braccio metallico, che potesse provare disgusto per l'abbigliamento usato e sporco, era un naufrago e Robin l'unica ancora a disposizione.

La Reynolds lo aveva depositato direttamente sul letto, gli aveva tolto le scarpe ed il giubbotto liso, aveva abbassato le tapparelle per rendere buia la stanza, per alleviare i sintomi della cefalea.

'Metto su un po' di musica, forse può giovarti' accese la tv su un canale dedicato e gli tamponò la fronte, con un asciugamano bagnato, come ad un bambino febbricitante, sfiorandogli i capelli, con una carezza.

Non le parve molto migliorato, però, era evidente non fosse una comune emicrania. Spense il televisore, preoccupata.

'Robin, devo andare via, non voglio darti disturbo' lui balbettò, realizzando di non avere la forza nemmeno di alzarsi dal letto e che la testa stesse per esplodergli 'non credo di riuscirci, scusami!'.

'Stai tranquillo' lo ammonì, stendendosi al suo fianco, il viso sul cuscino accanto al suo.

Lo abbracciò, delicatamente, facendolo posizionare di fianco e gli prese la mano destra, poggiandosela sul seno, all'altezza del cuore.

Le venne in mente di averne letto in un romanzo, forse poteva funzionare pure per James, si trattava spostare la sua attenzione su altro che non fosse la cefalea.

Aveva sentito un trasporto per il Soldato, dal primo attimo davanti l'edicola in cui si erano incontrati, un pugno nello stomaco, un aggrovigliarsi di sentimenti e di fisicità, che l'aveva colpita come un treno in corsa. Lo stesso nodo che la stava spingendo ora verso di lui, senza remora alcuna.

'Che fai?' l'uomo tentò di allontanare la mano ma Robin la trattenne ferma, salda.

'Ascolta il battito del mio cuore e concentrati solo su quello...il dolore passerà...' lo invitò e lui obbedì, emozionato del contatto col calore del suo corpo attraverso il cotone della canotta color senape che indossava ed il pizzo del reggiseno sottostante oltre che dell'intimità creatasi in poco tempo fra loro, come mai con un'altra donna in precedenza, nemmeno quando era più giovane.

Si distrasse dalla propria sofferenza, avvertendo il profumo della pelle della femmina incastrata fra le sue braccia, fissando i suoi occhi scuri e profondi nella penombra.

Unì il ritmo del proprio cuore e dei propri respiri a quello dei battiti di lei...ed in effetti l'emicrania svanì...divenne un ricordo ovattato e lontano...solo un leggero malessere.

Di solito ci volevano ore perché si riprendesse e tornasse in sé. Con lei, sulle lenzuola fresche di bucato, in quella stanza, erano stati sufficienti...pochi battiti del cuore! Incredibilmente!

'Grazie, meglio di due aspirine ed un bicchiere di vodka...' sussurrò Bucky, udendo un forte colpo alla porta ed una voce maschile.

'Robin?' West, che aveva visto la collega rientrare di corsa in albergo col Soldato al seguito, senza afferrarne il vero motivo, si era precipitato e aveva deciso di mantenere la sua copertura, il ruolo dell'amico fraterno, per capire cosa fosse accaduto.

La ragazza si alzò, accendendo la luce, per aprire il battente, serena 'Ray, ciao' lo fece accomodare 'lui è Bucky...non si è sentito bene...' indicò James e il suo partner si avvicinò, per tendergli la destra, dedicando poca attenzione alla sinistra guantata dell'altro, sedutosi sul letto, educato.

'Piacere' Barnes contraccambiò il sorriso aperto del giovane alto e magro, occhi verdi e capelli castani, che indossava jeans e maglia di un noto gruppo rock irlandese e che lo salutò, cordiale.

'Posso fare qualcosa?' il quesito dell'agente fu per entrambi. James Buchanan Barnes non era, per West, il Soldato d'Inverno, in quel momento, un assassino spietato e inconsapevole, bensì un coetaneo non troppo fortunato, con gli occhi tristi e pallido come un fantasma. Avevano visto giusto i loro due mandanti, Fury e Ross, per tale aspetto.

'Portagli un cambio di tuoi abiti, così potrà rinfrescarsi' Robin carezzò il braccio destro di Bucky, che indossava i vestiti del giorno precedente 'avete la stessa taglia'.

'No, non voglio creare problemi' si oppose il moro, incredulo.

'Vado e torno!' Ray si volatilizzò verso la propria camera, strizzando l'occhiolino a Barnes, non dandogli modo di replicare, in un'immediata e reciproca simpatia.

'Lo hai capito...che non mi lavo come si deve da tanto...ed il resto...' James fissò la propria maglia scolorita, prima e gli occhioni scuri e profondi della ragazza, poi. Non fu una domanda.

'Sì e che avessi molta fame, ieri. Bucky...non devi raccontarmi nulla. So che sei una brava persona e mi basta. Il bagno è a tua disposizione e c'è la vasca con una tenda, per cui puoi fare anche la doccia. Dentro troverai i prodotti dell'hotel e gli asciugamani, usali' lo pregò.

Barnes si convinse e si mosse verso la toilette, senza parole. Aveva una voglia pazza di darsi una ripulita, per sé e per farle la miglior impressione possibile, ed approfittò.

Riempì la vasca di acqua calda e bagnoschiuma e - liberatosi dei propri abiti rimasti sul pavimento - ci si immerse completamente, testa e capelli compresi. Si strofinò ogni pezzo di carne e passò lo shampoo tre volte.

Rimase immobile, gustando l'odore di buono del sapone, finché l'acqua non si raffreddò.

Alla fine era più pulito di un neonato post bagnetto. Si asciugò e aprì la porta di qualche centimetro, un asciugamano sui fianchi, affacciandosi e rivolgendosi al federale 'Ehm...per favore, puoi darmi i vestiti?'.

Ray, prontamente, glieli passò 'Non ho magliette a manica lunga, solo una giacca jeans. Per uscire, potrai indossarla, per coprire il tuo braccio, ma qui è caldo...vedi tu' West era caloroso e Bucarest in estate molto umida; l'agente aveva indicato, con la testa, l'arto metallico, sconfortato di non poter essere di ulteriore aiuto.

Barnes, che neanche si era reso conto di averlo a vista, era rientrato alla svelta in bagno e aveva indossato gli indumenti, che gli calzavano a pennello, come previsto dalla moretta: jeans blu scuro, t-shirt azzurra, boxer, calzini bianchi, e persino delle scarpe da ginnastica, Adidas beige, del proprio numero.

Allo specchio, sbarbato con la lametta usa e getta dell'hotel, gli parve di rivedere il Bucky dei vecchi tempi, per il poco che ricordava, braccio a parte, ovviamente. Quello era mostruoso e la stella rossa spiccava proprio dove terminava la manica della maglia, da cui sbucava.

Trascorsi cinque minuti di riflessione sterile, si decise ad uscire, sdoganando pudori, ritrosie e vergogne: che altro poteva fare? E per la prima volta, non infilando il guanto, oramai inutile persino ai propri occhi, avendo compreso che sarebbe stato a suo agio, che non lo avrebbero fissato con disgusto né fatto sentire diverso.

'Stai bene...davvero' Robin, al divano del piccolo soggiorno annesso alla sua camera, rimirandolo, lo incoraggiò a sedersi con lei e West 'ho ordinato il pranzo' carinamente, si era fatta portare, dalla cucina dell'albergo, tre club sandwich enormi con patate fritte e tre fette di torta di tipi diversi.

Nei pochi attimi in cui erano rimasti soli, i due agenti avevano concordato di proseguire a cercare la relazione amichevole auspicata da Nick Fury.

'Alla nostra!' Ray estrasse dal frigo bar due lattine di birra, una per sé ed una per Barnes, ed una di Coca Cola per la sua collega.

'Non so che dire...' Bucky si sentiva così grato da non riuscire ad esprimersi.

'Mangia, va, sennò mi metti in imbarazzo, ho un appetito micidiale!' il federale addentò il suo tramezzino, stendendo le gambe sul tavolino fra i divani e parlando del più e del meno, ininterrottamente, fino al caffè, che preparò con la macchinetta Nespresso in dotazione agli ospiti dell'hotel, in mezzo a loro i tre piattini coi dessert da cui attingevano l'un l'altro, già in estrema confidenza, passandoseli.

'Il pasto più buono da che ho memoria, per il cibo e per la compagnia! ' James commentò ad alta voce. Si era tradito, o forse no.

Scelse la linea della sincerità e non sbagliò, seguendo solo ciò che sentiva. Gli doveva una spiegazione per lo strano pezzo di metallo che si portava dietro come una funesta appendice, su cui i suoi nuovi due amici non avevano posto alcuna domanda.

Respirò a pieni polmoni, come per prendere fiato e farsi coraggio allo stesso tempo 'Mi chiamo James Buchanan Barnes e sono nato nel 1917 a New York...' iniziò il racconto frammentario dei dettagli della propria vita che rammentava davvero, mischiato a ciò che di sé aveva letto in biblioteca o al Museo a Washington.

Robin rimase immobile a quelle rivelazioni inaspettate, sospesa tra la narrazione e quanto di lui già conosceva, probabilmente meglio del diretto interessato.

Fu quando Bucky giunse alla parte dell'impianto del braccio bionico, del lavaggio del cervello continuo subito ogniqualvolta veniva 'scongelato' per una nuova missione e dovette interrompersi, in difficoltà.

'Continua' la moretta pose la destra sulla sua sinistra, con estrema naturalezza, per dargli conforto, vogliosa di un contatto.

Lui percepì il calore e la morbidezza della sua pelle dalle squame del metallo ed incrociò le proprie dita con le sue...l'unica donna che lo avesse toccato dal secolo precedente, la donna dolce e gentile che lo stava salvando dal buio reale e mentale in cui si ritrovava.

Comprese che stessero incrociando ben altro che le dita...

Sospirò, terminando con la nota vicenda degli Helicarrier e del suo allontanamento volontario dagli Stati Uniti, a cui era stato obbligato per sfuggire alla cattura da parte dei Servizi 'ora sapete l'intera storia, detesto i segreti anche se non avrei dovuto rendervene partecipi; avere a che fare con me potrebbe mettervi in pericolo.

Sto tentando di comporre il puzzle della mia memoria, le cefalee di cui soffro sono il prezzo che devo pagare per riuscirci. Ho scelto Bucarest per fermarmi perché la Romania è scarsamente controllata dalle agenzie americane e non troppo lontano dai paesi dove ho combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, casomai avessi la possibilità concreta di recarmici per un aiuto allo scorrere del flusso dei ricordi.

Oltre alle ricerche sugli eventi storici del passato che mi riguardano, compro il Times quotidianamente per leggere eventuali notizie utili, e, per mera casualità, ho incontrato Robin all'edicola di Lipscani!'.

'Grazie per avercelo raccontato, invece, hai fatto bene' West, davvero colpito, si avvicinò alla finestra 'noi non ti tradiremo, stanne certo' sperò di non mentire soprattutto a se stesso, con la certezza, tuttavia, che fosse l'affermazione più sincera mai uscitagli di bocca.

'Ray, so che sei un asso in informatica...potresti aiutarmi a recuperare ogni informazione accessibile su di me, su Steve...Steve Rogers e gli Avengers? Incontrare il mio amico d'infanzia è il più grande desiderio che ho, forse l'unico' lo interpellò, accorato, stringendo più forte la mano della Reynolds, che scrutò il collega, in attesa di un suo cenno da interpretare.

Non si sarebbero immaginati una simile richiesta, che avrebbe complicato la missione.

Cavolo, si stavano invischiando in un triplo gioco, se il doppio già non fosse stato sufficiente!

'Posso provare!' il giovane si offrì: in fondo era una risposta aperta e utile per prendere tempo, ciò che gli serviva in quel momento. Qualcosa si sarebbe inventato, era un genietto!

Robin fissò West, più grata di Bucky, certa che avesse espresso il pensiero di entrambi.

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