4 L'incontro, Bucarest, giugno 2016
'Non siamo stati furbi ad accettare questo incarico, un anno fa, Pettirosso...' Ray, laconico, si lamentava, nella camera dell'albergo di terz'ordine di Bucarest dove erano finiti sulle tracce dell'ultima segnalazione pervenuta sul Soldato d'Inverno, interloquendo la collega col nome in codice affibbiatole da Fury.
'Io e te non siamo mai stati scaltri, Rondine. Dotati ed intelligenti, quello sì!' Robin rispose, d'istinto, contraccambiandolo con la stessa moneta.
'Che idea ti sei fatta...di lui? È tanto che gli stiamo addosso' indicò un paio di immagini sfocate di Barnes, recuperate da satelliti americani col programma di riconoscimento facciale di sua creazione; una scattata fuori dallo Smithsonian Institution di Washington, l'altra alla stazione ferroviaria di Lione, in Francia.
'Di una persona sola, confusa e disperata che sta cercando di capire chi sia e cosa sia. È andato al Museo della Capitale poiché lì ci sono le sue foto con il Capitano Rogers ed i filmati del suo passato. E Lione...potrebbe essere una tappa di avvicinamento alla Germania nella quale ha combattuto oppure il proseguo di una lunga fuga iniziata da tempo. È una città poco controllata, il riconoscimento è stato fortuito. È abile e addestrato, una macchina da guerra' lei riassunse, quasi ammirata.
'Di questo passo, non lo troveremo mai, mi sto scocciando...e nel nostro tugurio non c'è l'aria condizionata' West sbuffò, scoraggiato, addentando un panino unto preso al McDonald's, il cui enorme boccone gli andò di traverso, udendo un suono allarmato provenire dal sofisticato palmare che aveva impostato per rintracciare Bucky.
'Credo il contrario, socio...ehm...Rondine!' Robin gli sorrise, arcuando le labbra.
***
'Cambiare albergo era il minimo! Il nuovo è di tuo gradimento?' West, fomentato dalla congiuntura di informazioni che li avevano messi sulla strada giusta per il Soldato d'Inverno, aveva pagato per due stanze attigue in un hotel situato nel centro storico di Bucarest, non particolarmente lussuoso ma nel complesso grazioso, pulito e comodo per la loro organizzazione più pratica.
Per ciascuno, una camera da letto nei toni chiari del bianco e del grigio, con un salottino annesso, un paio di divani, un tavolinetto, una scrivania e un bagno decoroso, funzionale e moderno.
'Come lo agganciamo?' commentava ancora, dall'alto del palazzo accanto a quello abbandonato in cui Barnes dormiva, scrutando il suo appartamento, ora vuoto, con un binocolo a infrarossi.
'Deve sembrare casuale al massimo e non deve temerci. Se mangia la foglia ed ha un minimo dubbio, non solo scapperà, ma potrebbe fare del male a noi e ad altri civili nelle vicinanze...perché vorrei incrociarlo in un luogo pubblico' commentò la donna.
'Alla chiusura del mercato, mentre raccoglie gli scarti di frutta e verdura da terra oppure sotto la metropolitana, dove controlla se hanno lasciato per sbaglio monete ai telefoni?' il collega fu ironico 'ha un braccio micidiale. Potrebbe spaccare uno di quegli apparecchi o disintegrare un bancomat e avrebbe soldi a palate per mantenersi, invece sta in una topaia e si nutre di frutta marcita...'.
'Innanzitutto, un'azione di forza potrebbe essere notata e lui necessita di un profilo basso e poi...' Robin sospirò' è una persona onesta e non vuole rubare, equivarrebbe a commettere un reato. È un eroe di guerra e un uomo integerrimo, così lo hanno descritto i suoi amici e commilitoni, Rogers in testa. Ho riletto gli appunti migliaia di volte...'.
Centinaia di migliaia, lo conosceva alla perfezione, almeno sulla carta.
'E quindi? Prima hai detto vorrei...sarai tu a tentare un contatto? Ne sei certa?' West non era convinto, sarebbe voluto andare lui; Robin avrebbe avuto più chances, era poco ma sicuro.
'Sì...e ho avuto un'idea...' mormorò, iniziando a spiegare, avendo scoperto a cosa servissero i soldi raccolti ai telefoni da James.
***
'Perché ha dato via il giornale che le avevo chiesto di tenermi da parte?' Maledizione, pensò Bucky, davanti l'edicola del quartiere Lipscani...l'unica copia del New York Times in tutta Bucarest. La comperava ogni mattina, puntuale.
'La signorina che lo ha prenotato è passata ieri sera e mi ha lasciato già i soldi, pagandomi in anticipo' l'anziano gestore non poteva mica dirgli che l'americana affascinante che si era presentata il giorno precedente lo avesse ammaliato e di aver abdicato in un secondo 'ah eccola, sta arrivando! Se la sbrighi da solo'. Gli indicò una giovane donna coi capelli scuri lunghi in jeans, polo bianca e scarpe da ginnastica, che veniva verso di loro.
La moretta aveva un piccolo zaino dai colori vivaci Eastpak in spalla e l'aria da turista. Statunitense, pensò James...ma non fu la sua prima riflessione...la prima fu che fosse particolarmente carina e che avesse gli occhi dolci...dolcissimi. Era vestita in modo semplice e sportivo, niente gioielli o fronzoli, neanche l'orologio... tuttavia pareva avvolta da un'aura di grazia e armonia.
Sentì uno strano formicolio diffondersi dai lombi fino a tutto il proprio essere; dissimulò il turbamento per concentrarsi sul recupero del maltolto.
'Buongiorno...' Robin lo guardò solo un attimo, di sbieco, rivolgendosi all'edicolante in inglese 'il mio quotidiano?'.
Barnes, capelli castani all'orecchio, occhi azzurri, intensi, tendenti al ghiaccio, barba incolta sulle labbra sensuali, indossava una maglia rossa scura a maniche lunghe maleodorante, una giacca marrone ed un cappellino con visiera a nascondere i tratti del viso oltre a un guanto di pelle nera a coprire la mano metallica, che mise in tasca alla comparsa della donna. Era teso e sudato, e non soltanto per gli abiti eccessivamente pesanti per la stagione rumena.
'Senti, scusa' le parlò, nella loro lingua 'vengo a comprare il Times ogni giorno...è l'unica copia in città...te lo pago il doppio...' provò, contando le monete nella tasca destra e sperando che la sua connazionale cedesse.
La Reynolds sorrise, sistemando, languida, una ciocca ribelle dei suoi lunghi capelli dietro l'orecchio 'Tieni...' gli porse il giornale e lui sgranò gli occhi cerulei...era stato troppo facile...la ragazza continuò 'però ho bisogno di leggerlo pure io, per cui ti propongo...' si voltò e fece un cenno, con la testa, ad un bar con tavolini interni 'di prendere un caffè, così posso farlo insieme a te...ci metterò pochissimo e poi ti lascerò il Times!'.
Lo disse cortese e Barnes si trovò a annuire. Come gli era saltato in testa di accettare? Poteva essere un un'agente, una spia, un killer...non aveva l'aria di una minaccia, di un pericolo, e non era armata...non se ne curò troppo...la preoccupazione principale fu la certezza di non poterle offrire la colazione, coi pochi spicci di cui disponeva, e di essere poco presentabile.
Si lavava sotto l'acqua gelida dei bagni pubblici, per lo più senza sapone, i suoi abiti erano usati e logori, proprio non aveva un aspetto gradevole. Niente più divisa linda e stirata dell'Esercito che attirava le ragazzine come mosche, insieme al volto sbarbato, l'aria arrogante ed ingenua che lo aveva caratterizzato in passato, come un marchio di fabbrica...vincente, con l'altro sesso!
'Sono Robin Reynolds' passeggiando, scandì nome e cognome, non aveva nulla da nascondere.
'Bucky!' rispose di getto. Non gli era venuto in mente altro; la donna aggrottò le sopracciglia e si ritrovò a specificarle 'James Buchanan...Bucky per gli amici!'.
'Bucky sia!' intanto che si sedevano ad un tavolino che lei scelse piuttosto appartato ma non nascosto, gli spiegò 'Sono a Bucarest da una settimana, accompagno Ray, il mio amico più caro che è qui per lavoro, è programmatore informatico. Sto facendo la turista giacche è impegnato l'intera giornata'.
Era ovvio si aspettasse una contropartita di informazioni e Barnes, togliendosi il berretto, non si fece pregare 'Come te. Turista per caso'.
'Purtroppo, la città offre poco da visitare a lungo termine' Robin ordinò un caffellatte e due cornetti, il suo dirimpettaio solo un caffè nero.
'Perché volevi il giornale?' la interpellò James.
Lei lo aprì e lo sfogliò, ricercava un articolo preciso che trovò nella pagina della cultura. La recensione di un romanzo di successo 'Sono una scopritrice di talenti letterari. La casa editrice per cui lavoro mi manda decine di testi da leggere...l'anno scorso ho intercettato un elaborato che mi ha colpito molto...è diventato il best-seller del momento! Puoi tenere il resto del Times!'.
Piegò il foglio e, con il coltello reperito sul tavolo, tagliò la sola parte relativa all'articolo che la interessava, riponendolo nello zaino, da cui estrasse un plico di fogli con degli appunti scritti a matita da un lato 'Il mio lavoro...lo porto sempre con me!' rise, bevendo un sorso di caffellatte appena lasciato dalla cameriera, con il resto dell'ordine. Aveva utilizzato ciò che le piaceva di più al mondo per un contatto, leggere e...scrivere!
Bucky pure poggiò la tazza alle labbra. Il caffè era caldo, con un aroma intenso. Notò che Robin non avesse ancora assaggiato i croissant 'Non ti vanno?'.
'Ho fatto una colazione abbondante in albergo...li ho chiesti per te...sei mio ospite...mangia, per favore, caldi sono più buoni' era arrossita, come una scolaretta, confessandolo, ed aveva spostato il cestino di vimini che li conteneva nella sua parte del tavolo.
Era evidente che Barnes non se la passasse per niente bene, anche dal modo in cui guardava il cibo consumato dagli altri avventori del bar. Gli aveva fatto tenerezza e si era scordata immediatamente che fosse il Soldato d'Inverno.
Era solo un ragazzo della sua età in difficoltà...beh, più o meno della sua età, come aveva sottolineato il Segretario Ross, almeno per l'anagrafe. E nel mirino del fucile di precisione imbracciato dal suo collega West, che lo avrebbe avuto sotto tiro per tutto il tempo in cui fossero rimasti assieme.
Attese la risposta di Bucky, le guance purpuree più delle proprie, auspicando non si fosse offeso; per fortuna, si espresse con un grazie sussurrato che le riempì l'anima.
Da moltissimo qualcuno non si dimostrava gentile con lui, rifletté l'uomo. La Reynolds era bellissima e cortese. Cercò di masticare lentamente e non ingurgitare i cornetti, come un animale affamato. Non ricordava nemmeno quando avesse fatto l'ultimo pasto decente, forse mai. Gli parvero così gustosi da fargli salire le lacrime agli occhi 'Robin, non ho soldi e non potrò ridarteli né ricambiare l'invito per un bel pezzo' si scusò, con il viso rivolto verso il pavimento, colto da un estremo imbarazzo. Mai in vita sua si era fatto pagare qualcosa da una donna!
La mora controbatte', a voce bassa, timidamente 'Non voglio nulla in cambio, mi faceva piacere, solo questo'. Lo osservò sorriderle, era la prima volta da che si erano incontrati...un sorriso il cui effetto su di sé la spiazzò. Si poggiò al bordo del tavolo di legno con il ventre, sentendosi mancare per l'accelerazione improvvisa del battito del proprio cuore.
James era un uomo a pezzi, il fascino dello sbruffone degli anni Quaranta era stato appannato dalla tragedia che lo aveva investito come un tir in corsa; percepiva, tuttavia, con chiarezza, la profondità della sua anima, dei principi ispiratori della sua esistenza, come in uno specchio.
Era ciò che restava del Sergente Barnes ed era...moltissimo!
Non gli fece domande, di alcun tipo, nemmeno sulla mano nascosta in tasca per la maggior parte della conversazione, che il Soldato si decise a tirare fuori verso la fine, commentando 'Ho avuto un incidente al braccio...ora porto una protesi...' sparò una mezza verità, non poteva confessarle che l'arto in vibranio fosse attaccato alla spalla e come lo avesse avuto in dono. Si trattava, poi, di evitare di mettere in pericolo una persona che aveva appena incontrato...una persona carina!
'Mi spiace...' commentò Robin, comprensiva, per alzarsi un attimo dopo 'vado alla toilette, aspettami!'.
L'uomo avrebbe potuto dileguarsi e approfittare del breakfast e del quotidiano avuti gratis, ma rimase al suo posto; aveva il posteriore appiccicato alla seggiola, calamitato dalla presenza della Reynolds, nell'aria le note di muschio e tuberosa del profumo femminile, un odore morbido e delicato...che d'ora in avanti il suo cervello avrebbe potuto decodificare al primo contatto, il più alto tasso erotico da cent'anni a questa parte, dovette ammettere con se stesso.
Lei ci mise più del previsto, stranamente.
'Tutto bene?' le domandò, al suo ritorno.
'Sì...tieni...il pranzo e la cena ...' gli poggiò in grembo una busta di carta bianca, in cui aveva fatto mettere dei panini ed un paio di bottigliette d'acqua, ciò che aveva reperito nella caffetteria, non particolarmente fornita.
'Non posso accettare...' bisbigliò, paralizzato dalla propria evidente indigenza e colpito dalla sua sincera generosità; era una ragazza magnifica e si percepiva da ogni suo gesto.
'Devi, Bucky, per piacere. Facciamo in questo modo...in cambio, mi aiuterai col mio lavoro' propose, seria.
'Come sarebbe?' si incuriosì.
'Leggi il romanzo che ho già approfondito e dammi il tuo parere, scrivendo i commenti sul lato opposto a dove sono i miei' aprì di nuovo lo zainetto e gli porse il voluminoso pacco di fogli 'è una storia d'amore, ambientata durante la Guerra in Vietnam ed è destinato idealmente ad un pubblico maschile e femminile. Racconta di una coppia, un soldato americano e la sua ragazza e delle difficoltà del loro amore di sopravvivere ad un insieme di problemi, non ultima la distanza.
La tua opinione mi farebbe comodo...mi pareva un buon compromesso, in cambio della colazione e della mia compagnia. Ammetto che stare da sola per l'intera giornata sia molto noioso...ci incontriamo qui domani alla stessa ora, se ti va' le era venuta in mente quell'idea per agganciarlo ed aveva visto giusto.
'D'accordo, si può fare' senza riflettere sulle conseguenze della sua proposta, esclusivamente con la speranza di rivederla e trascorrere anche un solo altro minuto con lei, accettò di buon grado.
Sentiva non fosse un nemico da temere, nonostante la strana casualità del loro incontro; era una manna piovuta dal cielo, una luce nel buio interiore che lo avvolgeva. Bucky, oggi è la tua giornata fortunata, rifletté, osservando la figura snella ed armoniosa di lei che, di spalle, si allontanava, continuando a salutarlo con la mano, i lunghi capelli scuri svolazzanti che seguivano i movimenti del suo corpo, il sorriso solare che illuminava lo spazio circostante.
Le sorrise, a sua volta, stringendo in una mano il romanzo che gli aveva lasciato, ancora senza titolo, nell'altra la bustina bianca con il suo prossimo pasto.
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