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Capitolo 3

Con il passare del tempo, dopo molti momenti trascorsi con una persona, puoi pensare di capirla, di conoscerla come le tue tasche, puoi credere di sapere cosa sarebbe in grado di fare, ma nella maggior parte dei casi non è così.

Se dici conoscere qualcuno come il palmo della tua mano, è vero solo se non conosci veramente la tua mano. Probabilmente, nemmeno quella persona consce se stessa, magari può credere di sapere chi è, può pensare di sapere cosa vuole, non è vero.

Io ancora non so chi sono, anche se la mia vita è cambiata, dopo tutto quello che ho passato, ancora non credo di conoscermi veramente. Conosco solo la parte che ogni giorno mostro al mondo, solo la facciata principale del grande palazzo che sono.

Pensavo di sapere cosa non sarebbero state capaci di fare le persone care che avevo attorno a me, a quanto pare mi sbagliavo.

-Di cosa stai parlando?- Non capivo il senso delle parole del ragazzo che mi stava davanti. -Spiegati meglio.-

Tyler, inizialmente, non sapeva se parlare o meno, era sul punto di restare in silenzio, quando un mare di emozioni lo sopraffarono. -Dopo la scomparsa dei tuoi genitori, tutto è cambiato, dal modo di vedere le cose all'atteggiamento che avevo verso gli altri, le mie aspirazioni, i miei scopi, niente aveva più senso. Ogni certezza nella mia vita è diventata solo una pura illusione, un miraggio. Ero piccolo allora, ti hanno portato via da me, dicevano che era per il tuo bene, per farti crescere al sicuro, senza alcuna preoccupazione sui tuoi genitori. Non credetti ad una singola parola, volevo che restassi con me, ero convinto che sarei riuscito ad aiutarti sempre e comunque, ma come ho già detto ero piccolo, non capivo niente della vita, e non ho potuto fare nulla per evitare che ci separassero, mi sentivo così impotente.

Una volta che quella donna venne a prenderti non ti rividi più, mi mandarono in un orfanotrofio, ma nel giro di qualche mese riuscii a fuggire. L'ultima volta che ti avevo visto avevi solo due anni, sapevo che era impossibile riuscire a trovarti, ma non potevo darmi per vinto, eri l'unica cosa che mi rimaneva. Provai a rintracciare la donna che ti aveva portato via, ma sembrava sparita nel nulla.

Col passare degli anni cominciai a perdere la speranze, ma non tutto era perduto, perché un vecchio amico di tuo padre mi rintracciò, dicendomi che aveva delle novità per me. Inizialmente non avevo capito che si riferisse a te, ma appena lo scoprii stai pur certa che non riuscivo a credere di avere un'altra possibilità di rivederti. Ho seguito tutte le piste fino a qui. E adesso che sei davanti a me, non riesco ad accettare che sia vero, non dopo tutto quello che ho dovuto passare per trovarti.-

Stavo per scattare, come si permetteva questo sconosciuto a rovinarmi il giorno più importante della mia vita con una stupida storiella?

Non potevo credere a quello che mi aveva detto, era troppo assurdo, eccessivamente inattendibile. Probabilmente si era anche premurato di inventare la storia prima di venirmi a parlare, perché era troppo fantasiosa per essere stata concepita sul momento. Una cosa simile non poteva essere vera, allora perché quel ragazzo pretendeva che gli credessi?

-Complimenti, sei davvero bravo ad inventare storie, dovresti farlo come mestiere.- Dissi io in modo acido.

-Che cosa stai insinuando? Tutto quello che ti ho detto è vero.- Ribadì lui sicuro.

Per un attimo ebbi un momento di cedimento, il suo sguardo, la sua voce, la sua convinzione erano quasi riusciti a convincermi, poi la mia mente tornò ad essere lucida.

-Innanzitutto i miei genitori sono ancora vivi, io non ti ho mai visto in vita mia, e credo che se i miei ti avessero conosciuto, come minimo mi avrebbero parlato di te almeno una volta.-

Tyler sembrava non capire era confuso, ma soprattutto dubbioso, come poteva pensare che dopo tutta la fatica, aveva trovato la persona sbagliata. -C'è un modo per sapere se tu sei la persona che sto cercando.- Fece il misterioso per qualche secondo, come se non fosse sicuro di quello che stava per dire. -Voltati.-

-Cosa?- Non riuscivo a capire il senso delle tue parole.

-Se io ho ragione, e tu sei la persona che cerco da più di quindici anni, allora nella parte sinistra della tua spalla, ci deve essere una piccola e chiara voglia a forma di mezzaluna.- Era evidente che Tyler si stesse aggrappando alla sua ultima speranza, non aveva altre piste, ne altri modi per dimostrare che fossi proprio io la ragazza che stava cercando.

Una strana sensazione passò nella mia testa, inconsciamente, speravo che la ragazza che cercava Tyler fossi io, non so perché, volevo solo scappare dalla mia realtà, per rifugiarmi in un posto, nuovo. Quello sconosciuto, in quel momento, era l'unica persona che potesse aiutarmi a realizzare questo mio desiderio inconscio. Non capivo perché volessi fuggire dal mondo in cui avevo vissuto fino ad allora, semplicemente non me la sentivo più di vivere in quel luogo con quelle persone. A volte capita di voler fare qualcosa che non riesci a spiegarti, che non ne capisci il motivo o l'utilità ma lo vuoi fare ugualmente, anche se potrebbe metterti nei guai, lo fai e basta.

Io, in quel momento volevo solo allontanarmi da tutto e da tutti, estraniarmi da quella che fino ad allora avevo creduto fosse la mia casa, non mi sentivo più me stessa, ero un'altra.

Con un'inconsueta speranza che nasceva dentro di me, cominciai a dare la spalle a Tyler. Sentivo la sua presenza dietro di me, il suo corpo caldo e muscoloso che lentamente si avvicinava a me. Il suo braccio iniziò, in modo cauto, a sollevarsi, fino ad arrivare alla spallina del mio vestitino bianco, e con delicatezza la spostò leggermente. Il modo in cui tutto stava accadendo faceva sembrare che fosse un rito d'iniziazione, o qualcosa di molto importante e che valeva la pena di aspettare, di fare con calma.

La tragicità di quel momento era palpabile, potevo sentire la pressione e l'ansia di Tyler, che ormai apparteneva anche a me. Non riuscivo a non sperare che trovasse quella piccola voglia. Io non potevo sapere cosa avevo nella mia spalla, non riuscivo a vedere fino in là, e solitamente non è che cercassi dei segni nelle mi spalle, quindi non sapevo cosa aspettarmi.

La mano calda ti Tyler cominciò ad allontanarsi. L'assenza di quel tocco mi fece quasi sentire vuota, era una sensazione familiare, ma quello che avevo provato da quando quello strano sconosciuto si era avvicinato sempre di più a me, quello era insolito.

Non sapevo se parlare, qualunque cosa avessi detto non sarebbe stata quella giusta. Fu lui il primo a parlare. -Sarah, magari tu non potrai credere a tutto quello che finora ti ho detto, ma la voglia che hai sulla spalla sta a testimonianza che non posso essermi inventato tutto. So che non posso convincerti a credermi quindi..- Fece un pausa nella quale, cercò un pezzo di carta e una penna, dopo aver scritto qualcosa riprese a parlare. -Se cambiassi idea, se avessi bisogno di me, se avessi solo voglia di parlare, di saperne di più o di sfogarti, puoi contare su di me. Ci sarò sempre per qualunque ragione e in qualunque momento potrai fidarti di me.-

Allungò il suo braccio verso di me, prese la mia mano, e dopo avergli messo il foglietto la strinse. Quel tocco, come quello di qualche minuto prima, mi fece sentir bene, in un modo inconsueto certo, ma non era questo ciò che contava.

Poi, senza nemmeno darmi il tempo di reagire, si allontanò da me, così velocemente, che non lo vidi nemmeno sparire dietro un angolo.

Aprii la mano e vidi il biglietto. Una serie di cifre si alternavano, numeri che sarebbero stati la mia ancora di salvezza ogni volta che ne avrei avuto bisogno, me lo sentivo dentro, sapevo di poter credere a quello che mi aveva promesso. Il pezzo di carta finì in un angolo della mia borsa, a quel punto capii che quella sarebbe stata la mia ultima sera, la mia ultima possibilità di dire addio alla mia vecchia vita, per far spazio a quella nuova.

Qualche ora più tardi, più o meno verso le quattro del mattino, quando le persone cominciavano ad andarsene, chiamai Mike. Probabilmente era rimasto nei paraggi perché, nel giro di qualche minuto mi disse che potevo cominciare ad uscire.

Dopo l'incontro con Tyler avevo smarrito la borsa da qualche parte, e non potevo lasciare che qualcun altro la trovasse prima di me, non potevo rischiare di perdere la mia unica speranza di contattare colui che possedeva il biglietto verso la mia nuova vita.

Non so se a convincermi fosse stato il segno che c'era nelle mie spalle, o semplicemente il fatto che non avevo intenzione di continuare con questa vita, comunque, una volta arrivata a casa, magari la mattina successiva, avrei fatto una chiacchierata con "i miei genitori", dovevo essere sicura al cento per cento.

Mentre cercavo la borsa, vidi Paige di sfuggita e la chiamai.

-Paige, sta arrivando mio fratello.- Feci fatica a pronunciare quell'ultima parola, ma la mia amica non diede a vedere di essersene accorta. -Esci, e quando arriva dì a Mike che vi raggiungo non appena ritrovo la borsa.-

-D'accordo.- Fece lei normalmente, non poteva sapere quello che c'era nella mia testa in quel momento.

-Piuttosto,- la fermai prima che sparisse, -non è che hai visto la mia borsa?-

-Se non sbaglio l'hai lasciata da qualche parte vicino la cucina.- Rispose Paige dubbiosa.

-Grazie,- non potevo pensare di doverla abbandonare. Lei era l'unica sincera nella mia vita, l'unica che mi volesse bene per quello che ero e non perché era costretta.

Mi incamminai velocemente verso la cucina, sapevo di non avere fretta, ma qualcosa mi diceva che non avevo altro tempo da perdere, forse volevo passare più tempo con Paige, e magari cominciare a spiegarle quello che mi era successo prima dell'arrivo di Mike, o forse, semplicemente, dovevo vedere quella scena..

Vidi da lontano la borsa, ma non appena la raggiunsi, qualcosa fece fermare il mio cuore. Jeremy stava baciando una ragazza, che appoggiata al muro, sembrava volere di più. Era una vista oscena, lei che alzava la gonna sempre più, e lui che non le si staccava un attimo, come se fossero in un posto appartato. Quando capii che la ragazza era Kelly, pensai che da un momento all'altro sarei potuta esplodere, non riuscivo a reggere quella situazione, non dopo tutto quello che era successo quella sera. Dovevo andarmene, fare qualcosa. No, dovevo andare dritto da lei e darle un pugno in faccia, era quello che si meritava, e questo quello che devono subire le stronze, non un trattamento migliore.

Ero incazzata, con Kelly perché lo aveva baciato, con Jeremy per aver scelto proprio lei, con me stessa per avere invitato quella stronzetta. La cosa che più mi scandalizzava era che non ero così delusa e affranta come avrei dovuto essere, dopo aver fatto quella chiacchierata con Tyler tutto era cambiato, e a quanto pareva, anche i miei sentimenti verso Jeremy.

Adesso potevo lasciarlo andare, anzi potevo andarmene io. Con la borsa tra le mani uscii di corsa dal Dreamlike, mi voltai per guardarlo un'ultima volta, poi proseguii dritta verso l'auto di Mike.

Nonostante tutto, però, non riuscivo a non essere incavolata, anche se il motivo principale era il fatto di essere delusa perché i miei cari mi avevano mentito per tutta la vita.

Paige si accorse della tensione, evidentemente sbattere la portiera dell'auto non era proprio stata un'ottima idea. -Sarah, c'è qualcosa che non va?- Sussurrò nel mio orecchio per non far sentire nulla a Mike. Odiavo il fatto di doverle mentire, di dovermi separare da lei, ma questo posto non mi apparteneva più, non potevo fare nient'altro.

-No, non preoccuparti, è tutto apposto.- Cercai di fare il sorriso più innocente che riuscissi a fare, ma ingannare Paige ero un compito troppo arduo per me.

Peccato che non ebbi più il tempo di preoccuparmi di lei, perché fu Mike a parlare. -Allora, com'è andata?-

-Di certo non come me l'ho aspettavo.-

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