Capitolo 2
Appena entrai rimasi sorpresa dalla quantità di persone che erano già arrivate. Non so se a qualcuno sia mai capitato di andare alla propria festa in ritardo, è una sensazione indescrivibile. Trovarsi lì che già c'è un mucchio di gente, invece se arrivi prima passi tutto il tempo nell'ansia di sapere se verranno tutti, o se andrà tutto bene.
Quella serata era cominciata bene, ma non tutto ciò che comincia nel modo giusto finisce come si deve. Pensavo fosse così, adesso non lo penso più.
Entrando molte persone si fermavano a parlare con me, chi per farmi gli auguri, chi per complimentarsi della riuscita eccellente del party. Mi sentivo davvero realizzata adesso, non come quando pensavo di aver preparato tutto, e tutto sembrava andare nel verso giusto. In quel momento ero soddisfatta che i miei sforzi erano serviti a qualcosa, dopotutto.
La prima cosa che feci fu andare alla ricerca di Jeremy, ma non lo vedevo da nessuna parte. Ad un certo punto ho anche perso Paige da qualche parte, non ero certo preoccupata, magari parlava con qualche bel ragazzo, non so, comunque non potevo perdere tempo a cercare anche lei.
Mi stavo arrendendo quando sentii qualcuno chiamarmi, non riuscii a riconoscere la voce a causa della confusione e della musica alta, così mi voltai. Qualche metro più in là c'era Jeremy che mi sorrideva, non potevo credere che fosse stato lui a trovare me. Senza attendere alcun indugio, passo dopo passo lo raggiunsi. Il suo sorriso si fece più grande.
-Grazie di avermi invitato, ci tenevo.-
-E io sono contenta che tu sia venuto.- La voce mi tremava, ma, forse, non si notava molto in quella situazione.
-Grazie.- E così dicendo mi diede un bacio sulla guancia. Dolce, flebile, romantico. Non era il solito bacio di quando ci si saluta, ma non era nemmeno un vero bacio, era solo una via di mezzo.
Arrossii, non so se ne accorse. -Ci vediamo, allora.- Non sapevo cosa fare, e in questi momenti l'unica alternativa possibile è tagliare la corda.
Cominciai, allora, a girare per le sale. Credevo che fosse quello che desideravo, e all'inizio avevo anche pensato che questo strano sentimento che mi stava nascendo fosse per l'incontro con Jeremy, ma la verità era un'altra. Infatti, il sentimento che provavo non era di amore o felicità, improvvisamente non mi sentivo più come sempre, mi sentivo fuori posto, e non capivo il perché.
Andai alla ricerca di Paige, magari parlarne con qualcuno mi avrebbe fatto bene, fu in quel momento che vidi uno strano ragazzo. Aveva i capelli castani e ricci, come se non fossero curati abbastanza, gli occhi, anche quelli castani, lasciavano trasparire il suo turbamento. Inizialmente non fui sicura di averlo visto per davvero, perché fu solo per un attimo, credetti addirittura di averlo immaginato.
Qualche minuto dopo, mentre ero ancora nel mio stato di incredulità-confusione, Paige mi sorprese e mi trascinò via. Camminavamo attraverso le sale, verso non so dove, mi disse che aveva qualcosa di importante da dirmi, da farmi vedere. Sinceramente, ero un po' tra il preoccupata e l'eccitata, non sapevo cosa aspettarmi.
D'un tratto apparve una sagoma, fu così veloce che non ebbi il tempo di scansarla, ci andai a sbattere contro. Noah Parker, uno dei ragazzi più carini della scuola, si stagliava imponente di fronte a me. Nel breve attimo della colluttazione, ero riuscita a sentire i suoi muscoli poderosi sotto i palmi delle mani, una sensazione effimera ma intensa.
Vedendomi mi sorrise, come se fosse stato tutto uno stratagemma architettato da lui. Non c'era da meravigliarsi, in fondo, lui poteva fare di tutto. Nessuno riusciva a ipotizzare cosa diavolo passasse per la sua testa. Era sempre stato un ragazzo dalle mille sorprese, e pieno di inventiva. Riusciva sempre a trovare un modo per ammaliare una povera ragazza, soprattutto se era una sfigata. Con la sua fama da cattivo ragazzo, che tra l'altro non poteva nemmeno essere considerata erronea, riusciva a conquistare chiunque.
Anch'io, una volta ero cascata nei suoi trucchi. Mi era lasciata convincere, credendo di riuscire a cambiarlo, dando evidentemente troppa fiducia nelle mie capacità e in quelle di Noah. Alla fine era stato lui a trascinarla nel suo mondo, avevo già provato a fumare una banale sigaretta, e non mi era per niente piaciuto. Il fatto è che lui mi diede una canna.
Non volevo accettarla, la mia testa si rifiutava, ma il mio cuore, si fidava di Noah, sentiva il bisogno di dargli la fiducia che non era stata riposta in me. In quel periodo, infatti, avevo litigato proprio per questo motivo con Paige, ci eravamo allontanate a causa delle aspettative che riponevo nelle persone che mi stavano attorno. Da ultimo, nonostante tutta la mia incertezza, e i modi per cercare di convincere Noah che non era una buona idea, l'avevo fatto, avevo deciso di non seguire il mio istinto. Il problema era che mi piaceva, mi faceva sentire bene, tranquilla, non avevo più alcuna preoccupazione. Ogni responsabilità sembrava sollevarsi dalle mie spalle, erano attimi di incanto, quelli, momenti di pace, che però, poi, si trasformavano in incubo. Non mi sentivo più io, ero diventata un'altra, quell'esperienza mi aveva cambiata, non ragionavo, mi comportavo seguendo l'istinto, che non centrava mai un colpo in quel periodo. Ero sempre fatta, a casa non stavo quasi mai, e questo solo per dare ascolto a Noah, per avergli dato la mia completa fiducia.
Per questo periodo limitato aveva continuato con la via della droga, ma nel giro di poco, riuscii ad uscirne completamente, dimenticando così Noah e la sua bella faccia.
Ora, mi si ripresentava davanti, con la sua espressione sfacciata, di chi ha fatto qualcosa, ma che non ne paga mai le conseguenze. Qualcosa di diverso, però, c'era quella sera, Noah non sembrava aver voglia di vendicarsi, o di fare qualcosa di male.
-Un ballo? In memoria dei vecchi tempi?- Disse all'improvviso, la sua voce non accettava mai un no.
-Non so se sia una buona idea.. dopo quello che è successo l'ultima volta.- In realtà non mi era mai piaciuto veramente Noah, era carino sì, e aveva un fascino unico, ma l'unico per me era Jeremy.
-Hai davvero intenzione di pensarci adesso, dovresti lasciarti tutto alle spalle in questo momento. Ora il tuo passato non conta più, solo il tuo futuro e il tuo presente.- Pronunciò l'ultima parola con una certa enfasi, non aveva intenzione di rinunciare alla prima difficoltà, aveva sempre amato le sfide, più erano irraggiungibile e irrealizzabili, più si concentrava per vincerle.
-D'accordo, solo uno però.- Non ero così dispiaciuta, in fin dei conti.
-Mi basterà.- Disse lui, e mi portò lontano da Paige, dove c'erano tutte le persone che ballavano.
Ballare con lui mi fece ricordare, all'improvviso, tutto quello che avevo provato quando ci eravamo frequentati. I momenti in cui non sapevo mai cosa aspettarmi, quelli in cui mi sorprendeva, e quelli in cui sapevo perfettamente cosa aveva intenzione di fare, e anche se quei momenti erano stati pochi erano rimassi impressi nella mia mente. Noah faceva quest'effetto, con tutte, da quanto avevo sentito.
Quando arrivammo sulla pista, ci toccò una canzone lenta, così, lui prese le mie braccia, e le mise attorno al suo collo. Sfiorarlo di nuovo scatenò in me una sensazione indescrivibile, letteralmente, non sapevo se sentirmi rassicurata dal fatto che fosse tutto finito, contenta che mi avesse chiesto di ballare, o delusa perché non provavo quello che avrei dovuto provare. In fondo, ogni volta che stavo con lui, non potevo fare a meno di pensare a Jeremy.
Tutti gli altri ragazzi che avevo avuto, poi, con loro era anche peggio. Mi sentivo come se stessi facendo qualcosa di sbagliato, come se stessi tradendo il mio cuore, infatti, non duravano mai molto le mie reazioni. A volte capitava che preferivo non cominciarle affatto, perché sapevo già come sarebbe andata a finire.
Con Noah, invece, non sono riuscita a non provare, pensavo che con lui sarebbe stato diverso, e infatti lo fu, perché anche se fui io a lasciarlo, non era perché non mi attraesse abbastanza, ma perché non intendevo essere un'altra pur di piacergli.
Nel momento in cui la canzone terminò, una parte di me avrebbe voluto continuare a ballare con lui per tutta la notte, l'altra, direi quella più importante, voleva farlo con Jeremy, ma non ero abbastanza coraggiosa da chiederglielo.
Con riluttanza mi allontanai, lui sembrava non volerlo, stava cercando di trattenermi, ma non potevo lasciarmi incantare un'altra volta, da questo punto di vista ero stata abbastanza forte. Mi sciolsi dal suo "abbraccio", adesso l'unica cosa che ci teneva uniti era la sua presa sulle mie mani, ma in breve anche quella cominciò a farsi meno. Mi avvicinai un'ultima volta per salutarlo definitivamente, per dargli un bacio come quello che avevo dato poco prima a Jeremy, anche se non avrebbe avuto lo stesso significato. Lui approfittò dell'occasione per baciarmi veramente, come non facevamo da troppo tempo. Il suo tocco, prima delicato e passionale, poi forte e deciso, mi aveva sempre fatto impazzire, e quel momento non era diverso. Inizialmente volevo resistergli, impedendo alla sua lingua di entrare nella mia bocca, ma non ero mai riuscita a resistere a Noah, e nemmeno in quell'occasione ne fui capace. Fu un bacio carico di messaggi, potevo sentire il suo desiderio, il suo bisogno di dirmi che non voleva lasciarmi andare, ma quello che volevo trasmettergli io ero tutt'altro, finalmente gli stavo dicendo addio. Volevo voltare pagina.
Noah, dopo che ci fummo separati, sembrò capire le mie intenzioni, fece un sorriso, uno di quelli che lasciano trasparire la tristezza e la rassegnazione. Mi sentii un po' in colpa, almeno finché..
Finché non rividi il ragazzo di prima, quello strano, quello che non avevo mai visto. A quel punto ogni pensiero che mi passava per la testa sparì, lasciando posto alla curiosità, dovevo scoprire chi era quel ragazzo, e perché fosse alla mia festa.
Lo vidi, ad un certo punto, guardarsi intorno in modo furtivo, e poi sparire dietro un angolo. Non potevo lasciarmelo sfuggire, così lo seguii.
Girato l'angolo lo intravidi, parlare con una ragazza, lei scuoteva la testa sollevando le spalle. Cosa stava cercando quello strano ragazzo, o chi? Questa era la domanda che continuavo a farmi, senza riuscire a darmi una risposta. Quando si allontanò, pensai di andare da quella ragazza per chiederle cosa voleva quello, ma poi capii che non era una buona idea, in realtà non lo capii, semplicemente lo supposi. Comunque, continuai a seguirlo, ponendomi, ovviamente, ad una certa distanza da lui, non avevo intenzione di farmi scoprire finché non avessi smascherato quello strano ragazzo.
Mi sentivo diversa in quel momento, come se mi stessi muovendo nel mio habitat naturale, era così facile pedinare lo sconosciuto, mi faceva provare delle emozioni nuove, che erano davvero fantastiche. Sembrava che stessi facendo la cosa più naturale del mondo, come se c'è lo avessi nel sangue. Non riuscivo a comprendere il motivo di questo mio comportamento, ma sentivo il bisogno di sapere chi era quel ragazzo, era come se lo conoscessi, se l'avessi già visto da qualche parte.
Si diresse verso un altro ragazzo, quello si guardò intorno, e quando mi vide mi indicò, io terrorizzata di essere stata scoperta, cercai di inventare subito una scusa per depistarlo. Mi voltai verso la direzione opposta, e feci qualche passo, vidi Kelly tutta sola, era sul punto di andare da qualche parte, ma la precedetti. -Ehi Kelly, alla fine c'è l'hai fatta a venire, sono contenta.-
-Anch'io,- disse lei stranizzata, non eravamo poi così amiche, - è una festa davvero bella, sono felice di non essermela persa.- Sorrise compiaciuta.
Non sapevo se il trucco stava funzionando, ero troppo turbata per voltarmi a controllare. -Allora, come va con Ryan?- Non avevo molte argomentazioni, presto sarei rimasta a corto.
-Veramente,- disse con un tono calmo ma sconsolato, -ci siamo lasciati qualche mese fa.-
-Oh, mi dispiace, non ne sapevo niente, io..- sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Mi voltai sconcertata, non potevo pensare di essere stata smascherata. Il ragazzo sconosciuto era dietro di me, e mi scrutava con uno sguardo allibito. -Sarah? Sei davvero tu?-
A quel punto mi dimenticai di Kelly. Ero sbalordita, come faceva a conoscermi, ma soprattutto, cosa voleva da me?
-Sì,- dissi, -sono io, ma tu chi sei?- Dovevo fare luce su quella storia.
-Ma come? Non ti ricordi più di me?- Era deluso, poi sembrò ricordare. -Ma certo, come potresti? Non avevi nemmeno un anno. Non sei cambiata, cioè, si sei diversa, ma sei bella come prima.-
Non riuscivo a capire le sue parole, né il suo comportamento. -Vuoi dirmi chi sei, o devo indovinare?-
-Sono Tyler, un vecchio amico dei tuoi, anzi, ero troppo piccolo allora per essere loro amico, diciamo solo che devo tutto a loro.-
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