Baratro
[Premessa - consiglio la lettura con questa musica: Silence Beethoven, eccovi il link per chi volesse ascoltarlo
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detto ciò, buona lettura]
***
«Aiuto!» gridò una voce.
Nico di Angelo si guardò attorno: l'aveva trovata, dopo ore di ricerca aveva trovato Annabeth Chase, partita nemmeno una settimana prima per un'impresa e di cui si erano perse le tracce il giorno precedente. Forse il figlio di Ade avrebbe fatto meglio ad avvisare Percy o Jason, i due stavano infatti perlustrando il boschetto lì vicino, ma non lo fece.
La missione di ritrovare la figlia di Atena aveva coinvolto tutti: Hazel e Frank si erano diretti verso Nord, mentre Leo e Piper si erano spinti a Sud del Campo Mezzosangue. Percy aveva assicurato loro che nell'Oceano Atlantico sul quale si affacciava New York e di conseguenza il Campo, non c'era traccia della ragazza; così ai figli dei Tre pezzi grossi era toccato perlustrare la zona ad Ovest del Campo.
«Aiuto! C'è qualcuno? Vi prego aiutatemi!» il tono della ragazza pareva distrutto ed esausto.
Nico sperò in cuor suo che il figlio di Poseidone non avesse udito Annabeth, così si affrettò a seguire la voce. Uscito dal boschetto, notò un precipizio a una decina di metri da sé; decise di avvicinarsi e iniziò ad intravedere le dita pallide della ragazza aggrappate al bordo.
Il Re degli Spettri si chinò e guardò verso il fondo, sotto di sé Annabeth si reggeva a fatica con una mano. Aveva i capelli dorati raccolti in una disordinata coda, che lasciava intravedere il ciuffo grigio; gli occhi dello stesso colore erano impauriti e scrutavano con rapidità i lineamenti pallidi del ragazzo. Nico osservò ancora qualche istante la ragazza: indossava la maglia del campo, anche se era tutta stropicciata e sporca, non riusciva però a vederla dalla vita in giù perché era completamene avvolta nell'oscurità.
«Nico, grazie agli dei, tirami su!» esclamò la ragazza in un sospiro di sollievo.
L'altro inclinò leggermente il capo e guardò intensamente la figlia di Atena: «Non posso» le rispose.
«Come sarebbe a dire che non puoi?» domandò lei turbata da quella risposta «Va a chiamare Percy o gli altri allora!»
«No Annabeth, non hai capito, non posso» replicò con tono duro il ragazzo.
«Nico, non è il momento di scherzare: tirami su e non dire che non puoi perché fino a prova contraria hai ancora le braccia!» esclamò spazientita Annabeth.
Il ragazzo non le rispose subito, si sporse in avanti affondando i piedi nel terreno e guardò in faccia la figlia di Atena, la dicitura un tempo severa e pensierosa sempre presente sul volto della ragazza aveva lasciato spazio al terrore puro: il suo viso era dipinto con colori tetri, il grigio dei suoi occhi era più scuro e le labbra erano incurvate in un'espressione di sgomento.
L'ultima volta che l'aveva vista così erano nella medesima posizione, solo che c'era anche Percy con loro. Il figlio di Poseidone aveva preso appena in tempo Annabeth prima che la ragazza cadesse nel Tartaro; Nico gli aveva offerto una mano per tirarlo su, ma lui aveva scelto di cadere con la figlia di Atena.
L'aveva rifiutato, non che fosse la prima volta, ma quel giorno nella tana di Aracne era stato peggio, forse il culmine di tutto. Quello di Percy era stato un rifiuto fisico, netto, chiaro e schietto; e la leggerezza del ragazzo aveva ferito Nico, tanto che una coltellata in pieno petto gli avrebbe fatto meno male.
Scegliendo di salvare Annabeth, Perseus Jackson aveva infranto tutte le poche speranze che gli erano rimaste; e se la speranza era l'ultima a morire, allora in quel momento Nico era morto. Non quando suo padre l'aveva abbandonato nel Casino Lotus, non quando Bianca se n'era andata, non quando era caduto da solo nel Tartaro; no, Nico di Angelo era morto nell'esatto momento in cui Percy aveva pronunciato la fatidica frase:
«Guidali là, promettimelo»
«Lo- lo prometto»
Gliel'aveva promesso e aveva mantenuto la parola.
Aveva pronunciato quelle lettere sconnesse senza nemmeno pensarci, l'aveva fatto per lui, solo ed esclusivamente per il suo Percy. Gli era sembrato quasi naturale, o meglio doveroso: insomma finalmente il ragazzo dagli occhi verdi si sarebbe accorto di lui, di ciò che provava sin da quando l'aveva salvato dalle grinfie di quel mostro, la prima volta che l'aveva incontrato.
Ma anche in quell'occasione Percy era troppo occupato a pensare ad Annabeth che per l'ennesima volta era caduta da un precipizio, il ragazzo sarebbe addirittura andato con lei se Artemide non l'avesse fermato.
Alla fine, il figlio di Poseidone era sempre stato pronto a salvare Annabeth, d'altronde l'amava; eppure l'amore acceca, Percy sarebbe morto pur di tenere in vita la figlia di Atena.
Nico odiava l'eroismo, da un lato forse perché non si era mai sentito un eroe, come quelli greci, lui non era nessuno in confronto ad Achille, Odisseo, Giasone, Orfeo. Percy era un eroe, come il suo omonimo, lui era quello coraggioso e perché no, spavaldo; il più leale e temerario eroe che Nico avesse mai conosciuto.
E sapere che la figlia di Atena glielo aveva portato via, faceva male.
Faceva tanto male.
Ogni giorno lo squarcio nero nel suo petto si ingrandiva, senza che Nico potesse farci niente. Il suo cuore si sfilacciava e ogni singolo brandello di anima si disintegrava nell'aria; il suo spirito ardeva e diventava fumo senza che nessuno vedesse niente: la maschera che ogni giorno indossava era sufficiente a nascondere ciò che il ragazzo provava e nessuno era capace di scavare abbastanza a fondo per cogliere una sola sfumatura nelle sue espressioni vuote.
Ogni gesto d'amore che Percy e Annabeth si scambiavano non sfuggiva a Nico, ogni occhiata, carezza o bacio era una pugnalata in pieno petto. Dei, quanto lo amava, perché si: Nico di Angelo era follemente innamorato di Percy Jackson.
Non c'era giorno negli Inferi nel quale non pensasse a lui, ai suoi capelli neri come la notte, ai suoi occhi verde smeraldo, alle sue buffe espressioni, al modo in cui arrossiva quando si sentiva in imbarazzo, allo stile che aveva nel combattere i mostri, semplicemente a lui, al suo Percy.
«Nico, per favore tirami su!» la voce supplichevole di Annabeth riportò il figlio di Ade alla realtà, scrollò il capo e le rispose: «Non posso, tu l'hai portato via da me»
«Di che parli?» domandò corrucciata la bionda.
«Lo amavo con tutto me stesso e tu me l'hai portato via» disse in un sussurro il ragazzo. Abbassò poi lo sguardo verso l'altra e le disse, mentre tenui lacrime gli rigavano il volto e cadevano leggiadre al suolo: «Mi hai portato via Percy»
«Cosa? Nico tu?»
«Si» tagliò corto lui.
«Non lo sapevo, mi dispiace, ma uccidermi non sistemerà le cose: tirami su e risolveremo tutto»
Nico scosse il capo: «No Annabeth, non possiamo risolvere tutto» rispose il ragazzo, marcando le parole che la figlia di Atena aveva usato.
«Possiamo provarci, Nico aiutami per favore, tirami su! Se ami Percy come dici, tirami su, non vuoi vederlo soffrire, vero?»
«Cosa ti importa di ciò che voglio, figlia di Atena?!» sbraitò lui agitando le braccia, dopo qualche istante si calmò e la guardò: «Forse hai ragione, Percy soffrirà, ma avrà una spalla su cui piangere»
«Nico, no! Ti prego, amo anche io Percy: non vogliamo vederlo soffrire! Uccidermi non è la soluzione» replicò la ragazza, oramai in lacrime.
«Le tue ultime parole Chase?» domandò Nico avvicinando il piede verso le dita della ragazza.
«No! Ti supplico: aiutami! Non uccidermi!» gridò in preda al panico Annabeth.
La ragazza guardò verso il precipizio, poi fissò gli occhi di Nico, il volto straziato dal dolore e dalla paura. Il figlio di Ade, d'altro canto, scoppiò in lacrime: «Mi dispiace, Annabeth, ma devo farlo»
«No, non devi! Non macchiarti di questo peccato, di assassinio!» gridò la ragazza.
«Non c'è altro modo, mi dispiace» mormorò Nico scosso dai singhiozzi.
«Per favore, sto scivolando, ti scongiuro aiutami!» urlò un'ultima volta Annabeth.
Il ragazzo la guardò, respirò a fondo e avvicinò pericolosamente il piede verso le dita dell'altra; la figlia di Atena chiuse gli occhi con la consapevolezza che questa volta non ci sarebbe stato Percy a prenderla.
Nico affondò il piede, schiacciando le dita della ragazza che urlò di dolore, soffocando un: «Ti amo Percy», il ragazzo disgustato scostò la scarpa e la presa di Annabeth cedette.
La ragazza precipitò nel baratro e si schiantò al suolo: Annabeth Chase era morta.
Il figlio di Ade si sporse guardando in fondo al precipizio, cercando di scorgere la figura della ragazza, ma era troppo buio e profondo. Sospirò e mormorò: «L'ho uccisa»
Sbatté un paio di volte le palpebre e si alzò da terra, diede le spalle al precipizio e guardò il boschetto. Percy sarebbe stato distrutto, certo, ma Nico sarebbe stato lì, pronto a confortarlo: era un prezzo che poteva permettersi di pagare.
Gli avrebbe detto che l'aveva trovata sull'orlo del precipizio, che non ce l'aveva fatta ad arrivare in tempo e che era caduta prima che potesse intervenire. Percy avrebbe pianto, Jason e gli altri avrebbero pianto, i ragazzi della cabina numero 6 avrebbero pianto, tutto il Campo Mezzosangue avrebbe pianto, persino Chirone.
Nico no, lui non avrebbe pianto, lui sarebbe stato il sostegno di Percy: aiutandolo a superare quel momento difficile, cosicché il figlio del dio del mare si accorgesse di lui. Tutto sarebbe andato secondo i piani: il ragazzo avrebbe ricominciato a sorridere e sarebbero stati felici insieme.
Le lacrime con il tempo sarebbero svanite e le espressioni cupe avrebbero lasciato il posto a volti allegri, il Campo Mezzosangue non sarebbe più risuonato di echi e lamenti portatori del nome di Annabeth Chase; il tempo avrebbe aggiustato le cose, così credeva Nico.
Eppure ora a distanza di cinque anni dell'accaduto, Nico si ritrovava seduto sul bordo di quel burrone. Lui e Percy stavano insieme da circa tre anni, vivevano a Nuova Roma, erano di nuovo felici: tutto era andato secondo i piani.
Il figlio di Ade, però, viveva con il rimorso da troppo tempo; detestava il fatto che Annabeth avesse avuto ragione: «Non macchiarti di questo peccato, di assassinio!» gli aveva detto. Lui non l'aveva ascoltata, l'amore lo aveva accecato proprio come aveva fatto con Percy e Nico l'aveva uccisa. Ogni notte rivedeva gli occhi grigi della figlia di Atena chiudersi per sempre e il suo corpo cadere nell'oscurità.
Con i piedi a penzoloni, proprio nel punto in cui cinque anni prima si trovava Annabeth, Nico guardò verso il basso e prese un profondo respiro.
Ucciderla aveva cambiato le cose, ma non aveva migliorato la soluzione.
Aveva ottenuto ciò che voleva, ma a che prezzo? Uccidendo la persona che Percy amava veramente? E Nico lo sapeva, sapeva perfettamente che lui era solo un rimpiazzo, un fantoccio.
Perseus Jackson non lo amava.
Questa era la verità, la crudele e pura verità. Niente e nessuno sarebbero stati in grado di mutare questa condizione, Nico ci aveva provato. Aveva tentato di deviare il destino, ma le Parche non sentivano ragioni e gliel'avevano fatta pagare, il prezzo che prima sembrava sostenibile ora era diventato impossibile da tenere sulle spalle.
"Ti nasconderai tra i morti, come fai sempre?"
Queste erano state le parole che Cupido gli aveva rivolto molti anni prima, il dio le aveva dette solo per provocarlo, ma Dei se erano vere. Quando Bianca era morta lui si era rifugiato negli Inferi e così aveva fatto quando le cose erano andate male, non era forte, sapeva solo nascondersi dai problemi.
E anche ora stava per rifarlo, perché quando aveva a mala pena dieci anni aveva già capito che "I morti sono più facili da capire rispetto ai vivi" e non solo perché era figlio di Ade. Anche adesso, voleva sfuggire al peso che lo opprimeva da anni, dal fardello che si era scelto di portare, al quale aveva quasi riso in faccia, ma che ora lo soggiogava.
Il ragazzo spalancò le braccia, pronto per il suo ultimo "folle volo", si sporse in avanti, non si voltò verso il boschetto per paura di essere codardo; perché per una volta voleva fare l'eroe, come fosse una sorta di riscatto nei confronti di Bianca, di Percy, di Annabeth, di tutti.
Chiuse gli occhi e soffocò un grido di dolore e rabbia, lo stesso urlato da Annabeth cinque anni prima:
«Ti amo Percy»
Non c'erano parole più vere e voleva che fossero le ultime da lui pronunciate in quel mondo di vivi.
Il figlio di Ade precipitò nel baratro e cadde schiantandosi al suolo avvolto dalle tenebre in cui tanto amava celarsi agli occhi di tutti: Nico di Angelo era morto, questa volta per davvero.
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