Capitolo I: The Heroes and the Storm (parte la XIV, Mariskea Nuryeva)
Capitolo I, parte la XIV
Navis secondar-leutenantìs mishrè Mariskea Nuryeva, in servizio a bordo della Trono di Spade
I di II
"Se ti trovi ad ascoltare un lord-ministro straniero o un suo qualche equivalente xenos che sostiene una conferenza di pace e, dice di credere nelle sue potenzialità fino alla morte, tu sii saggio: non ti fidare delle sue parole, nemmeno se ne andasse della tua stessa vita.
Puoi stare sicuro, anzi, che il suo governo ha già disposto gli ordini alle industrie e i manifactorvm per la realizzazione di nuove corazzate e velivoli da guerra. E tu sei il loro obbiettivo prossimo venturo."
-Estratto dall'Arestotelian, Volume II, scritto filosofico del Sommo Signore della Terra -poi dichiarato Traitores Excommvnicatìs in seguito agli eventi della Decapitazione- lord Drakan Vangorich, M32.Y622.
(Secondo la Magna Historìa Imperialìs di Vàn Paulinus, lord Vangorich pronunciò queste parole per sincerare il Senatorvm Imperialìs della rettitudine morale e le necessità materiali sulle quali poggiava il suo ordine di attacco preventivo al Gancio di Menazoid nel Segmentvm Pacificvs...)
"Se proprio vuole sapere come la penso, le dirò che il miglior ambasciatore possibile è rappresentato da una navis-nobilite armata, pronta alla guerra e maneggiata da un equipaggio competente, leale e pio.
Uomini e donne possono assopirsi perché stanchi e sfibrati e sì, le artiglierie senza cura possono fare la ruggine, ma quella dei cannoni è una voce che non offre spazio alle repliche e non ne richiede."
-Cato l'Aurelico, senatore di Korianìs, estratto dai suoi "Comizi Hastati", M37.Y383.
(Era uso chiudere tutti i suoi discorsi asserendo che Celtania dovesse essere distrutta, ma lo si ricorda anche per l'episodio in cui lanciò fichi marci ai diplomatici di Trikelia...)
"Se riesci ad installare un fronte che concentra un migliaio di cannoni per ogni singolo chilometro quadrato di terreno, non chiedere dove si trovi il nemico e non chiedere rapporti ai tuoi sottufficiali.
Non occorre."
-Citazione attribuita al lord Solar Macharius, ma manca un accordo in merito.
Imperivm del Genere Umano
Segmentvm Solar, Astralìs Sector di Armageddon
Svb-Sector Armageddon Koenighaìn
Sistema stellare di Armageddon Polarìs
Armageddon Polarìs V, continente di Arthemlüka, costa nord-est della Peninsvla di Syltra
Altecca Karr-Dùn
M42.Y005, quinto giorno del mese di Janarivs
Mariskea lisciò i propri pantaloni con un passaggio delle mani, sincerandosi che le vermiglie righe laterali fossero dritte.
L'Esaltante, Saggissimo Vademecvm della Navis-Nobilite dell'Over-Archia di Armageddon dettava delle precise linee-guida in merito alla loro condotta, tanto nel caso della tunica-dressae di servizio quanto in quella dell'uniforme di rappresentanza: per essere ordinate, le linee dovevano seguire un tracciato preciso che cominciava dalla stretta della cintura d'ordinanza e terminava nel collo degli stivali da fatica, dal taglio a mezzo stinco.
E dovevano essere dritte.
Una curva o una gobba spuntata sul loro percorso davano adito a sciatteria e malversazione dell'imperiale uniforme. Le sanzioni che calavano sulle teste di coloro che infangavano l'aspetto dell'uniforme della Navis-Nobilite con la propria sciatteria potevano essere molto salate.
Venivano comminate, con tanto di rapporto, dai maestri d'unità oppure dai commissari politici di bordo. Quale delle due ipotesi era la peggiore?
Dirlo con certezza era... difficile. Forse impossibile.
Da entrambe si chiedeva una scrupolosa professionalità e una sanctionae per la riga storta non era qualcosa di gradevole da avere sul proprio record di servizio. V'erano infrazioni molto più gravi, senz'ombra di dubbio, ma non era una buona ragione per andare a cercarsi i guai. Semmai era uno di quei rari casi in cui l'assenza, nel complesso, rappresentava una condizione migliore dell'abbondanza.
Strattonò con ferma delicatezza le maniche della giubba a doppio petto, irrigidendo le spalle contro il suo animo coriaceo. Abbassò gli occhi, controllando un'ultima volta che gli oboli gemelli fossero lucidi e precisi, infissi nel risvolto.
Il freddo di quel mattino pungeva le dita, strisciando al di sotto dei guanti. Quando la corrente alzava uno dei suoi lunghi sospiri, portando con sé dal mare un vago sapore salmastro, tra i suoi pensieri si faceva strada la sensazione che qualcuno le stesse pungendo i polpastrelli.
Una folata di vento carico del sapore del sale attraversò la piazza d'armi, sibilando sui quadri del rivestimento in syntho-marmorsthal. Sollevò un mulinello di foglie di acer arancioni e rosse che rotolarono e si stropicciarono.
Alcune deviarono per l'arrivo di una seconda folata, sbattendo contro il piedistallo della statua del lord ammiraglio Cornelius Von Ravensburg. L'Eroe della Dodicesima Fallita Crociata Nera dell'Arci-Traditore rimase imperturbabile, fermo nell'essere il litho-ritratto di un'augusta personalità, onorata perfino dai Sommi Signori del Senatorvm Imperialìs.
La Magna Innerv Historìa di Altecca Karr-Dùn affermava che quella statua era stata eretta ventiquattro mesi dopo la conferma dell'assoluta vittoria imperiale nella grande Battaglia di Schindlegeist, di cui aveva letto molto a lezione. Sapeva che si trovava nell' Astralìs Sector Gotico e che era avvenuta ottocento-e-cinquantadue anni prima.
Era stato lì ed allora che Santo Abridal si era sacrificato nel nome dell'Imperivm tutto e della vittoria, assurgendo ai ranghi delle leggende della Bellvm-Flotta Gotichea. Tirò di nuovo le maniche, scoprendosi punta alla nuca da un pensiero.
Il suo arrivo era stato passeggero, come un fulmine local-estivo.
Sette giorni prima, una notifica era pervenuta alla sua classe. L'origine, come attestato dal post-scriptvm del Coro Astropatico di Armageddon Polarìs V, era il Navis-Comando di Port Maw, che l'aveva spedita con media priorità.
Ne aveva richiesto la ripetizione e il rimbalzo a corto, medio e lungo raggio, ma quella era una pertinenza degli astropati.
Letto ad alta voce nell'Aula Magna, il comunicato aveva confermato che entro un mese si sarebbe tenuto il novecentesimo anniversario di nascita dell'anziano lord ammiraglio Spire, il successore di lord Von Ravensburg nell'amministrazione della Bellvm-Flotta Gotichea.
Lui era uno degli ultimi veterani della Dodicesima Crociata Nera ad essere ancora in vita. Tra coloro che erano stati benedetti da operazioni di ringiovanimento e vitae-extensionii ne restavano ancora pochi. Molti di loro erano defunti nei tre secoli precedenti.
L'anno scorso erano stati celebrati i funerali di stato del generale Armandaryas Ludoigo di Syron. Se ne era parlato molto, sottolineando sempre il valore con cui aveva combattuto come sotto-tenente, tenente e poi capitano del Cento-e-Decimo Reggimento di Syron nelle sanguinose campagne di Goticha Trommenl e di Luxor Azrean.
Due mesi prima di quel giorno, invece, lady Hejkathra Ashlav era pacificamente deceduta nel suo letto all'età di novecento-e-dodici anni, secondo la missiva per complicazioni respiratorie durante la notte. Aveva servito nella Guerra Gotichea come maggiore e poi colonnello del Novantacinquesimo Reggimento dei Primigeni di Vostroya.
Non sapeva di molti altri vecchi che erano stati in servizio attivo durante quel conflitto. Il reggente over-lord Altarior Torian di Xion? No, non le sembrava. Lord Dyron? Forse, ma lui era uno elendì. Aveva combattuto, però?
Non ne era certa.
Si disse che avrebbe dovuto consultare qualche testo per scoprirlo, ma passò ad altri nomi. A memoria, pensò a lord Von Kemlot. Lui aveva vissuto la Dodicesima Crociata Nera? Era stato prima dell'ultimo Grande Inverno, ma di quanto? Decenni? Secoli?
Tutti i veterani di quella guerra lontana, rifletté lasciando in pace le maniche, stavano svanendo dalla memoria vivente dell'Imperivm...
Il tramestio delle foglie sparì qualche istante dopo, trasportato al di là del basamento nero da un ritorno di vento che fischiò contro la scorza dura della syntho-marmorsthal.
Mariskea allungò le dita, in lotta contro il freddo. Aprì, chiuse e poi aprì di nuovo le mani così da riottenere un po' di sensibilità.
A tormentarla ancora di più era il rigore di quei maledetti guanti; erano bianchi, stretti da un bottone all'altezza del polso, proprio come imposto dai prescriptivm ordinativi dell'Esaltante Vademecvm, e tiravano sulla radice delle dita con ostinazione.
Udì uno scalpiccio.
«Ranghi!» esordì a voce alta e chiara il navis-primar capitano Tarnen, piantandosi per primo sull'attenti. Il suo scatto quasi non risuonò affatto, soffocato da quello che risuonò ad opera di altri novecento-e-novantanove paia di stivali.
Prima a partire dal secondo rostro sinistro, Mariskea lasciò cadere i suoi propositi di controllare la presa del cappello in tinta blu regale da secondar-leutenantìs. Portò invece la mano sinistra dietro la schiena, chiusa e con le nocche che le puntellavano la spina dorsale.
Espirò, appoggiando la destra, già chiusa a pugno, tra il primo e il secondo ordine dei bottoni della giubba.
Era un gran giorno.
Sollevò il mento incontro alla picto-capturatrix, guardando con attenzione il pittore rimembrante che armeggiava con la sua scatola nera.
Dardeggiò alla posizione del capitano Tarnen, lì all'inizio del primo rostro sinistro, e lo trovò ordinato e dritto come un proiettile. L'ufficiale aveva chiuso tutti i bottoni della giacca da crociera, sistemando il cappello bianco con visiera nera perché gli stesse alla perfezione.
Un giorno avrò quella stessa divisa. E poi vestirò quella di commodoro di squadra navale.
I suoi gradi apparivano chiari e nitide sulle spalline a toppa foderata, circondati dalla Bicefala Aquila Imperiale e dalla Bicefala Dayre-Aquila di Hive Regial in volo attorno agli allori blu della Bellvm-Flotta Armageddon-Polarìs II.
Guardando i propri, Mariskea sentì un'ombra di calore scaldarle il petto. Erano in bella vista anche sulla sua uniforme, curati proprio come voleva l'Esaltante Vademcvm. Delle tante ramanzine che il capitano aveva fatto durante la presentazione, nessuna era stata rivolta a lei.
La riteneva una buona media.
Il lampo della macchina picto-capturatrix irruppe e scacciò le sue considerazioni. L'abbaglio visse per un momento, ma non se ne fece distrarre. S'impuntò lì dov'era e non distolse lo sguardo, guardando dritta in 'camera.
«Buona la prima!» esclamò il rimembrante, sottraendosi al velo nero sotto al quale aveva cacciato la testa al momento di prendere lo scatto. Mariskea lo guardò sistemarsi la giacca a panciotto stringendo l'attaccatura del primo dei sei nodi. Invece di un cilindro da mishrere, calzava un cappello reghialneo da escursione, di quelli verdi con la penna infilata oppure stretta al risvolto sinistro.
Al braccio aveva un trillante artius-cogitator dalla cassa in tinta bronzea e calzava delle scarpe con le ghette bianche, strette attorno al collo dei larghi pantaloni vermigli.
Il modello sembrava ispirato a quelli che vestivano i tiratori chazaric-zàhv e i milites-astra quabel-zuùv di Liberitèr. Poteva darsi che fosse uno di loro? Dall'accento non l'avrebbe detto, però era un rimembrante. Quella gente sapeva tante nozioni, più di quante facessero bene. Sapevano come parlare, incantare le folle ed argomentare le loro convinzioni.
Il navis-primar si allontanò dallo schieramento e marciò incontro proprio al rimembrante, che nel frattempo aveva dato un'occhiata al suo artius-cogitator.
Si fermò qualche passo prima, voltandosi ad abbracciare tutto lo schieramento con uno sguardo. Lo vide passarlo in rassegna da un fianco all'altro, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena.
Trascorse un attimo di silenzio, dopo il quale lui annuì soddisfatto.
«Mishreì e mishreri della Sezione D-II!» esordì a voce alta, riempiendo la piazza. «È mio dovere, nonché onore e piacere, informarvi seduta stante che le licenze del fine-settimana, previamente concesse da lady Ulricha, sono state tutte annullate.»
Non si levò un singolo suono dallo schieramento dei secondar. Come lei, rimasero tutti silenziosi e dritti. Mariskea strinse i denti, optando per non mostrarlo e tenere le labbra serrate in un'espressione amorfa, che non diceva niente.
Qualcuno aveva fatto uno sbaglio gigantesco e ora tutti ne pagavano le conseguenze, in consegna?! Chi era stato?
Chi era quel cane?!
«Questo perché le vostre preghiere sono state ascoltate dal nostro grande Dio-Imperatore» continuò Tarnen, alzando un dito ad enfatizzare. «L'avete pregato, mishrei miei. Ha visto e provveduto a soddisfarvi. Davvero, il buon Signore ha un riguardo speciale per le Sue Navis-Nobilite!»
Il vento fendette la piazza dell'adunata, sottolineando le sue parole con un sospiro che faceva rotolare via le foglie.
«Dunque la Trono di Spade, Lui-sulla-Sacra-Terra abbia sempre in gloria la nostra dannatissima Vecchia Signora Combattente, è da questa mattina, per decretvm firmato dalla Sua Grazia l'Over-Lord Fabritiòs Von Gianellen, in statvs di mobilitazione e attività bellica.»
Sentì, sopra al bianco del silenzio che venne, un paio di colpi di tosse ansiosi. Qualcuno che se ne stava due gradini sopra al suo, a giudicare dalla provenienza dei suoni.
Chi fosse stato, però...
«Salpiamo per la Frangia Orientale, mishreì e mishreri miei.» Riportò le mani dietro la schiena e s'impettì, fiero al punto da sorridere. «E andiamo laggiù per insegnare le vie della Navis-Nobilite di Armageddon a quei musi blu dei t'au e la loro combriccola di amici e briganti. Sì, mi avete sentito bene!»
Lo vide chiudere gli occhi.
Stava assaporando il momento. Lo gustava un secondo alla volta, lasciandoli a pendere dalle sue labbra.
Tornò a fissarli tutti, un ghigno sardonico copia-et-riportato sul viso.
«La Trono andrà in guerra e voi avrete la vostra prima missione bellica. Non sappiamo ancora quando ci perverrà dal comando l'ordine di mobilitazione per Gladius, ma le indiscrezioni lo danno imminente. È per questo che le vostre licenze sono state revocate: divertitevi oggi!»
Domani, lo anticipò Mariskea senza distogliere gli occhi da lui, potreste...
«Domani potreste essere chiamati d'urgenza a maneggiare le vostre postazioni ed approntare la nave per la traversata nell'Empyreo.»
Soffocò un colpo di tosse e poi intrecciò di nuovo le mani contro la schiena, impuntandosi per bene contro il pavimento. «Le notizie della cronaca recente le avete seguite anche voi e come ben sapete...»
Mariskea non vide chi per primo, tra tutti i mille della sezione, cominciò l'ondata. Intuì il suo eruttare e, dimentica del resto, si unì ad esso. Strinse il proprio copricapo per la visiera e lo scaglio in alto, assieme a tutti gli altri. Un migliaio di cappelli presero il volo, quasi se ne stessero andando incontro alle nuvole bianche lasciate lì, cariche di piogge o di nevischi, dal passare della notte.
«Huzzàh!» esclamò Dheanna. La riconobbe, un gradino sopra al suo, verso destra. «Si va a bombardare i t'au, gente! Andiamo a bombardare i t'au!» Mariskea salì il gradino e l'apostrofò con un cenno del mento, attirando la sua attenzione.
«Sentiranno i calibri della vecchia Trono!» esclamò Emelg, scoccando un pugno verso il cielo. Uno dei cappelli gli cadde vicino ai piedi e lui si chinò a raccoglierlo, pronto a lanciarlo di nuovo.
«La Trono va in guerra!» Esultò Marcus, la sua voce piena di felicità. «Sia resa grazia al Dio-Imperatore, finalmente ci muoviamo!»
«Bombardiamo i t'au, Nuryeva!» la caricò Dheanna, stringendole le braccia. Il suo entusiasmo la contagiò, serpeggiandole nelle vene come un calore liquido. «Si va a bombardare quei fetidi blueìs! Questa è la volta buona che li facciamo correre a casa con il culo in fiamme! Gli rompiamo il muso in quattro giorni e quattro notti, vedrai!»
«Evviva l'Imperatore-Dio! Evviva la Sacra Dea-Madre Terra! Siamo in guerra!» Rincarò Emelg, la sua voce soffocata da tre suoi amici che lo abbracciarono. «Evviva l'Over-Lord! La Trono si muove, finalmente!»
«Huzzàh! Huzzàh per la Trono! Huzzàh per l'Imperatore-Dio!»
All'inizio si celebra sempre.
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