Capitolo I: The Heroes and the Storm (parte la XIII, El'ena Tinysia)
Capitolo I, parte XIII
Maggiore El'ena Alexandrinne Mirìam Sophia-Vanessa della Nobile Casata dei Tinysia di Elysia
"Nazioni e Domini dell'Imperivm, cantate le Sue lodi!
Nato sui campi di tante sanguinose stragi cadute sul santificato suolo dell'Antica Terra, saldato al di là delle frange di Sol e dei Cancelli di Orione, oltre Reach e Trappistarys, fortificato nella vendetta e votato a persistere."
-Estratto dai Salmi del Gran-Patriòs Eminente lord Dutria di Aurventvm, che li scrisse secondo divina ispirazione nello M30.Y821.
(Nonostante le molte richieste di canonizzazione circa il Gran-Patriòs, tutt'oggi l'Ecclesiarchia Opheliana è poco incline a ritenere che fosse davvero guidato dalla saggezza dell'Imperatore-Dio.
Diversi stralci dei suoi Salmi affondano in riferimenti tardo-altocatherici, dei quali non sono riuscita ad ottenere un quadro preciso né una dettagliata spiegazione per mancanza di fonti.)
"Una grande guerra erutterà da leviae di martian-sthallivm e dalle pance di volanti carri di fuoco.
Il sangue dei combattenti sarà sparso tra boschi e paludi, sulle pietre delle piazze e lungo le vie delle nostre città.
Non sarà finita quando questa generazione sarà già morta."
-Citazione attribuita ad Alpharedo Ysacco Men-Nostradia, sedicente profeta del Divino Verbo nonché imbrattacarte di gran poco conto. È morto nello M41.Y998, durante il terremoto che colpì la città di Moyona in Cadia Ocearìs Betalia.
(Ho come la sensazione che non l'avesse previsto...)
Imperivm del Genere Umano
Ultima Segmentvm, Frangia Orientale
Nord del Reame di Ultramar, Mar Finalìs Regio
Gladius Astralìs Sector
Svb-Sector Gladius Central, Sistema stellare di Gladius
Gladius III, Mondo-Fortezza.
Formicaio Cerberus, Glenna-Granta Castrvm
Relocatores di Praeslì-Memfis, Aelvis Cortyarda
M42.Y005, decimo-septimo giorno del mese di martes.
«Quindi, Hardaenn...»
El'ena lasciò il boccolae di Ignìs Bellicosa a raffreddarsi sul bancone. Il vecchio regvlatores, alla fine, si era fatto una famiglia.
Immaginarlo proprietario di un modvles abitativo con tanto di steccato bianco, una cassetta mailorvma per la posta locale, un bel alberello di albik-pvmilia nel giardino, un paio di cani e poi un ragazzino a cui badare la fecero ridere.
Shymms lo notò e sembrò indispettirsi, così El'ena strinse un falso colpo di tosse. In tutta onestà non voleva offenderlo.
Trentasette anni erano tanti, a pensarci bene; qualcosa in più di una generazione intera, del tempo che serviva a dei bambini per crescere e sostituire i propri genitori. Per chi non aveva un organismo troppo ostinato per invecchiare, poi, erano ancora di più.
Due decenni, quasi. Una vita intera. Tornando con i ricordi all'avventura che avevano condiviso, El'ena prese come un complimento il fatto che comunque si era ricordato di lei. Poiché non tutto era una terra di miele e latte, aveva dovuto rintuzzare un pochino la sua memoria.
Poteva accettarlo.
Perlomeno lui poteva ricordarsi di me...
Gli rivolse un segno con la mano. «Scusami», disse l'elysiana occhieggiando al bancone. Il legno era di stampo d'importazione, marroncino chiaro e lucidato con molto olio di gomito. Sarebbe stato interessante scoprire la sua provenienza.
Sicuro sicurissimo, non è di Gladius. Non cresce granché da queste parti. Anche volendogli bene, in sé una sfida già notevole, Gladius era un pianeta rovinato. Non abbondava di legno né di campi coltivati, i suoi spazi aperti erano pochi e di parca natura, in pratica pioveva sempre e le uniche cose di cui disponeva in solide quantità erano fortificazioni e uomini.
Le seconde erano spesso più simpatiche delle prime, per giunta, anche se non per un qualche pregio strutturale voluto dagli architetti.
Riuscire ad essere un pochino in più del minimo termine possibile non chiedeva grandi sforzi.
Guardando poi alle sedie e tutti i tavoli del bar, El'ena espirò dalle narici. «È solo... sono contenta per te. Dico davvero.»
«Ti ringrazio.»
«E di cosa?» gli rivolse un sorriso sghembo. «Non mi costa niente esserlo e, soprattutto, se fossi falsa non ci guadagnerei niente. Perché darmi da fare senza un ritorno?»
Shymms soffocò un accenno di risata. «Sì, in effetti. Ora so che sei tu.»
«Cos'è, una battuta sul fatto che sono haraemita?»
«Mi sono ricordato di quanto sei taccagna. Siccome mi hai offerto una cosa, devo temere qualche richiesta assurda da parte tua?»
A bocca aperta, El'ena si toccò il petto con la mano: «Pensi questo di me? Oh, l'offesa!»
«Ma piantala...»
Lasciato cadere il suo teatrino, El'ena curvò le labbra con un finto disappunto. «Ed io che credevo fossimo amici» bofonchiò. «Si ricorda che sono taccagna invece che una qualsiasi delle mie qualità!»
Sul viso di Shymms vide l'emergere di un che di confuso. Si volse a cercare il viso di John per trovare del sostegno. Noncurante, lui strinse le spalle e poi bevve un sorso della sua Ignìs Bellicosa. «Ah, no! Non guardare me. Le ho dette prima le tue qualità.»
«Ach, potresti fare un po' di più!»
«Se lo faccio» commentò John sollevando le sopracciglia, «tu me lo rinfaccerai per tutta la campagna. Posso sopportare le granate dei t'au, El', ma non ho animo per sopportare mesi e mesi di che ti pavoneggi ogni volta che mi vedi.»
«Oh, pavoneggi! Una gran bella parola per...» El'ena troncò quel che stava dicendo e schioccò la lingua, interdetta. «L'ho già fatta questa battuta, vero?»
John assentì. «Sì.»
«Ne devo fare un'altra?»
«Sì, magari è il caso.»
«E deve essere divertente?»
John occhieggiò la sua birra e se ne prese un lunghissimo sorso. Si pulì il mento con un passaggio della manica, proprio come aveva visto fare in una plurimotion-pictographa videata pubblicitaria. «Ah, 'soh vaile...»
«Una birra non può essere vile, shelòs. Rispondimi invece di fuggire.»
«Non stavo scappando. Il mio animo aveva bisogno di carburante per sopportarti.»
«Grazie!»
«Comunque, posso dirti una cosa?»
El'ena gli fece cenno d'accomodarsi indicandogli il locale attorno a loro.
«Se questa tua battuta fosse divertente, sarebbe una gran bella prima volta.»
«No, no, no. Volevi dire» lo beccò lei, aggrottando la fronte. «che se fosse divertente sarebbe la prova che un chronometròn rotto segna l'ora giusta almeno una volta al giorno.»
«Sì, in effetti sì» disse lui carezzandosi il mento. «Così suona meglio. Cos'è, devo rifarla da capo?»
Gli comandò di fermarsi, aprendogli la mano davanti. «No, non aprire bocca. Ora che l'hai chiesto l'hai rovinata. L'hai rovinata per sempre. Vergogna a te, John. Vergogna alla tua famiglia, alla tua casa, alla tua mucca...»
«Cosa diavolo è una mucca?»
El'ena alzò gli occhi al cielo e decise di non rispondergli.
Shymms aveva un marmocchio suo erede! Era proprio una bella novità, a modo suo. «Allora, Shym'... dimmi un po': com'è essere padre?»
«Ah, sei curiosa. Di che si tratta: lo vuoi sapere per poi provarlo da te?»
«Oy, non credo di possedere i requisiti biologici richiesti, ma...» fu lei a stringere le spalle, recuperando in seguito il boccale dal bancone. «Se proprio lo volessi, penso che potrei scoprirlo. Un qualche tecno-prete biologos radiato dal suo ordine lo si può trovare, basta sapere dove cercarlo...»
«E ti faresti operare da un 'tecnòs del genere?»
«No! Volevo però sottolineare che il fatto che se è stato radiato, non vuol dire che non sia bravo con i ferri del suo mestiere, onore all'Omnissiah e tutte le sue litanie.»
Shymms non le apparve molto convinto. Incassato il suo sguardo, El'ena appoggiò una mano al bancone, occhieggiando la ciotola delle maeni-shyps. «Vedi, Shym', una volta in Caligari Capitalia ho incontrato questa mishré, biologos medicvs. Una vera e propria artista in materia d'impianti bionici, soprattutto braccia sostitutive. Ti dico, era così brava da sapere ricreare le mappe dei post-segnali percettivi perfino dei polpastrelli.»
«E questo che cosa centra con l'essere bravi anche se radiati?»
Ah, che domanda sciocca! «Vey, la povera era stata radiata dal suo ordine ed era alla ricerca di un lavoro con cui sbarcare il lunario.»
Shymms era perplesso, ma annuì per lasciarla proseguire. «Va bene. Una tecno-prete illegale, capisco. Sarebbe un affare del Mechanicvm, questo, non mio. Comunque sia, per quale ragione l'avevano radiata?»
«Sperimentava le sue tecniche su cavie umane.»
«Oh. Prigionieri di guerra, di grazia?»
«Persone rapite a casaccio dalla strada...» rispose El'ena, coprendosi la bocca con le nocche. «E poi aveva il piccolissimo vizio di, sì, vendere gli arti dei feriti del suo reggimento sul mercato nero per arrotondare il salario.»
«Questo sono crimini, lo sai?»
«Sì, lo so!» Oh, povera Metrodora. Che cosa doveva fare una tecno-prete biologos per guadagnarsi il suo panem quotidiano? «Ma lei è una donna in carriera!»
«Non vuol dire niente! Spero che tu l'abbia uccisa. Un momento, hai detto che è...»
Ops! El'ena si concesse un sorso di Ignìs e poi sorrise: «Veramente l'ho assoldata per Valor.»
«El'ena!»
«È brava nel suo lavoro e io premio l'abilità.» E poi scegliere il proprio staff di supporto, esercitando ogni oncia di quell'indipendente potere selettivo di cui disponeva come ufficiale in comando del Battaglione Valor, le assicurava di arruolare soggetti con effettive abilità. Affidarsi alle giudiziose e precise scelte del locale Departemento Mvnitorvm di Elysia, invece...
Quello era un terno alla lottomatikea, sperando di vincere il premio sulla Ruota della Sacra Terra.
Potevano capitare soggetti bravi così come arrivare individui a malapena sufficienti, indegni della storia del reparto e dei suoi onori.
Valor era un reparto elitario per la preparazione, gli equipaggiamenti e le modalità operative nelle quali doveva essere impiegato, al di là dell'essere il suo Battaglione; aveva bisogni specifici che richiedevano un personale, tanto combattente quanto di supporto, selezionato e capace.
Spiegarglielo, però, sarebbe stato come parlare di colori ad un cieco. Shymms non era un elemento propriamente detto dell'Astra Militarvm Gladiana.
Non era aperto a certi discorsi e non gli si richiedeva di conoscere determinati argomenti estranei al suo statvs di regvlatores. Come tale, anzi, lui era una sorta di ponte tra gli Adeptvs Arbites e le polizie militari interne agli eserciti gladiani.
Questioni dottrinali, necessità di reggimento e specifiche esigenze operative erano, forse, un po' troppo per lui e la sua visione di fondo.
«E poi il suo essere stata radiata era una questione da niente, qualche arto venduto in giro. Ho parlato con qualcuno che conosceva qualcuno che poi ha mandato una notifica a certe persone e, per fare corta una storia molto lunga, l'hanno riabilitata.»
Con l'indice disegnò un circolo sul bordo del boccale, svirgolando poi verso l'alto. «Insomma, quel che è bene finisce bene, ey?»
Shymms non fu d'accordo. «Me l'hai raccontato, sapendo che non posso farci niente, solo per farmi arrovellare su questa vicenda. Dimmi: ho ragione?»
«Sì! Così impari a farmi domande stupide, vecchio mio.»
Il regvlatores si concesse un sorso di joliq e scosse la testa: «D'accordo. Ti dico: non sai mai se stai facendo la cosa giusta, ma credo che questo valga per tutti i genitori...» Strizzò un mezzo sorriso dopo la sua ammissione, come se avesse avuto un pensiero a cui, d'improvviso, erano mancate le parole.
Lo vide carezzarsi il mento con un che di distratto, l'atteggiamento di chi stava pensando ad altro piuttosto che alla conservazione.
Era comprensibile.
«È un padre saggio quello che conosce il proprio figlio.» Gli propose un brindisi e lui l'accettò di buon grado, apparendole ancora assorto nei suoi pensieri.
«Speri di conoscerlo» fu il suo commento, che le parve oscurato da una qualche incertezza. Dubitava di quanto lui stesso stava dicendo. «Ti auguri di averlo capito, di potergli dare un buon esempio.»
E quale poteva essere l'esempio di un regvlatores, se non essere retto e obbiettivo? Limitato, certo, ma preciso nel campo del suo dovere. Poco prima aveva detto che Hardaenn stava seguendo le sue orme; non era una prova del suo successo come padre?
«Se sei simile a come ti ricordo» lo volle confortare, «allora sono certa che tu stia facendo un buon lavoro con lui. Dopotutto vuole essere un regvlatores, no?»
«Si, sì... ma io vorrei una vita diversa per lui.»
«Quella di un adepto con un baccalaureato appeso sopra al camino?»
«Perché no?» avanzò lui. ÈIl mio bis-nonno era un regvlatores. Mio nonno era un regvlatores. Io sono un regvlatores... non abbiamo dato abbastanza a questa Frangia Orientale?»
Che lui si fosse censurato, omettendo un qualche insulto prima di Frangia, era a dir poco ovvio. Non le servivano i poteri sovrannaturali di Calcantès per dedurlo. Fottuta Frangia? Dannata?
Maledetta, magari?
Tutto andava bene.
Le rivolse un paio d'occhi a mezz'asta, stretti come per scrutare qualcosa posto in lontananza, lasciando in pace la barba ingrigita. Aveva delle belle iridi marroni, del tipo che celavano una pepita di genuino calore dietro un'apparenza truce, arrochita dalle rughe. «E tu sei qui per la guerra...»
El'ena picchiettò il tacco degli stivali da paracadutista contro il pavimento. Non senza una stilla di piacere udì il netto ticchettio dell'irrobustita suola chiodata, così familiare a dispetto degli anni trascorsi.
Si doveva interrogare su quella parte di lei che voleva la guerra?
Era trascorso del tempo dall'ultima volta in cui li aveva calzati come l'ufficiale comandante di Valor. Se le avessero chiesto in merito avrebbe confessato, probabilmente con candore, che le erano mancati. Indossarli, calzarli stretti contro il tallone...
Quante volte l'aveva già fatto?
«Vorrei dirti che sono qui per fare del turismo, Shymms, ma sai una cosa?» Se Decaius fosse stato lì le avrebbe senz'altro detto che prendersi gioco degli amici era sbagliato. Il bacchettone non si era nemmeno degnato di farle compagnia!
Da un lato l'aveva lasciata da sola in compagnia di John, un punto che in orari più tardi avrebbe potuto sfoderare dei risvolti molto piacevoli, ma dall'altro canto voleva dire che il vecchio aveva abbassato la testa e si era lasciato coinvolgere da August in qualche stupidaggine.
Povero Decaius.
«Cosa?»
«Non credo che mi crederesti.»
«A buona ragione, anche.» L'uomo finì il suo joliq e posò il bicchiere vuoto sul bancone. Il suo sorriso si era riscaldato. «Cos'ha Gladius per i turisti?»
«Il bel clima?» azzardò John. «A paragone con altri, s'intende.»
L'uomo di Orionìs Secvndìs si era seduto su di uno sgabello, che per sfortuna era appena un po' troppo basso per le sue gambe lunghe. Che per lui fosse scomodo era evidente da come continuava a cambiare posizione e regolare l'alzo della sedia.
Al contempo cercava di non staccare troppo i suoi occhi verdognoli dalle colorate pictographie che stavano scorrendo, con l'audio impostato a basso volume da quella malefica tappa della proprietaria, su di un largo, lungo e piatto monitor-novitarìs. Dirimpettaio all'angolo destro del locale, l'apparecchio colse anche la sua attenzione.
«Si può alzare il volume?» chiese John, rivolto alla mezzuomo.
Assentendo, la proprietaria prese il regvlvm-controller da una mensola bassa e schiacciò una runa-bottone. In centro alla videata, ora, c'era la figura a mezzo busto di una rimembrante dall'incarnato pallido e gli occhi stretti, dal taglio alla horual-adanea oppure alla nathanina. El'ena la squadrò in rapidità, trovando sulla fronte della sua tunica a doppiopetto le insegne dell'Institvto Avrea Lvx.
Com'era esilarante! Il Mvnitorvm era un lento, incompetente, poderoso ritardatario nella sua labirintica struttura dove le informazioni finivano per perdersi e invecchiare più spesso di quanto servisse, ma l'Avrea Lvx era sempre puntuale.
Fastidioso. Era fastidioso!
«Salpate cinque mesi or sono dalle magnifiche banchine degli astral-anchoragion di Spathja e di Mostar Trevnìkka...» la chronistoria rimembrante si volse alla strada maestra cui fino a quel momento aveva dato le spalle, arretrando d'un passo per lasciare l'inquadratura sgombra.
Un gran trambusto, il combinato dello scalpiccio degli zoccoli e il sussulto di molte ruote blindate, faceva da sottofondo al vociferare esaltato delle persone sullo sfondo. «Le forze del Primo Corpo di Spedizione del Tetrarcato di Spathian sono sbarcate stamani agli Approdi di Sanctvs Brutus! Centinaia di migliaia di persone sono venute a mostrare il loro sostegno alle truppe!»
Qualche memoria passata riemerse alla vista delle Torri Vardianikee, svettanti bianche ed azzurre su di un ampio orizzonte attraversato da un grande numero di libertatìs.
A farle sembrare delle mosche dei frutti c'erano alcune navis-nobilites vere e proprie, da battaglia in spazio aperto. La Sanctvs Itzvàn e la Sancta Oliwa le saltarono all'occhio.
Erano impegnate a compiere una virata di mostra dei colori, alte sopra alla linea dell'orizzonte. La prua della Sancta Oliwa, segnata da una polena dell'omonima Santa che reggeva una grande anfora di stampo alto-terraneo, scintillava sopra al mare scuro.
La sua ombra era scomposta dall'avvicendarsi delle onde di marea, spumose ed agitate.
La macchina picto-registratrix avanzò verso la strada, aprendosi con lentezza un varco tra le frange della folla riunita ai margini pedonali.
Al di là del cordone di sicurezza, montato e presieduto dagli armigeri cittadini, un serpentone di fanterie inquadrate incrociava la viae a mezza marcia. Era bombardato dai cacofonici festeggiamenti della gente.
Un gran numero di bandiere spathiane sbatteva contro il vento agitato dalle Libertatìs, sventolate da uomini e donne sparpagliati nella folla. Battuto da una luce ancora pomeridiana e brillante, il teschio in quattro parti del Tetrarcato ghignava con piena confidenza.
Su di un drappo vide il Gigante Spathiano, l'origine del teschio ghignante, ritratto mentre usava il calcio del suo las-fucile per scacciare da una collana di mondi una masnada di tre filibustieri; il primo da sinistra era un t'au, calvo e di pelle blu, con storti denti giallognoli e piccoli occhi rossi.
Il secondo, al centro esatto della risma, raffigurava un tarsunt dal muso lungo, giallo e bieco, circondato da lunghi peli bianchi.
Sulla testa portava un lungo, alto cilindro scuro, blasonato in centro dall'astralbyrd della Nuova Repubblica, blu rampante su di un sole sorgente d'oro chiaro.
In mano aveva una pergamena della quale il titolo, Ultimatum et Embargo, era visibile in una tintura rossa, simile a sangue che scorreva.
Sangue umana, rifletté El'ena sentendo un guizzo di rabbia pungerle lo stomaco.
Il terzo ed ultimo era un anonimo soldato Gallente dalla mano rapace, allungata a prendere possesso di quei mondi.
Con l'altra offriva un sacco di banconote al tarsunt ed al t'au, in riferimento all'acquisto territoriale che i vili, edonisti traditori gallente stavano facendo di terre imperiali occupate dal falso impero di Aun'Va. I blueìs volevano vendere dei mondi dell'Imperivm, occupati da popolazioni leali al Trono d'Oro, a false potenze straniere.
In carica dall'angolo sinistro del drappo, il Gigante Spathiano era rappresentato... decentemente, considerando la distanza tra Spathian e quei mondi. Pensandoci, ottenere un modello di riferimento doveva essere stata un'avventura a se stante.
I suoi colori non erano dei toni ufficiali, ma ci si avvicinavano parecchio. Abbastanza, ponderò l'elysiana, per non disturbare i milites-astra spathiani.
Se non altro, erano riusciti a rendere bene gli inspessiti baffi a manubrio e la fascia stretta in vita con l'ikonea di Sancta Oliwa.
L'inquadratura si appoggiò alle transenne, catturando la marcia dei soldati: le loro uniformi erano in una solida tinta di verde scuro con bordi dorati sul colletto e vermigli orli cuciti sulle maniche strette. Tenevano gli elmetti a calotta larga agganciati alle cinture, preferendo vestire sul capo bustine da guarnigione inscritte con la sigla PEXCOATS.
Primarys Expeditionar Corpvs Armatii Tetrarchie Spathiane.
Molti stringevano fasce rosse in vita, lasciando che un preciso, lembo cadesse lungo il fianco destro fino al ginocchio. L'ikonea di Sancta Oliwa era centrata, uguale di sciarpa in sciarpa. Le loro armature anti-schegge erano state tirate a lucido, così come gli stivali coperti per metà da rotoli di fasce indurite.
Il reparto inquadrato teneva i las-fucili, dei lunghi modelli Zvornìk-Spatha Mk.41-87 con daga baionetta e calcio in syntho-legno, in spalla, agganciati agli zaini da campagna. Davanti a sé procedeva un rettangolo di grosse artiglierie campali, con ruote rivestite di martian-ferrvm brunito, trainate da grandi cavalli scuri che trottavano a muso basso.
Pezzi da cento-e-novantadue millimetri, da bombardamento pesante. Sparavano granate da settanta chili, ottantuno se auto-propulse, fino ad undici chilometri di distanza. Potevano essere ordigni al phospex bianco, con esplosivi ad alta capacità oppure al promethivm per scopi incendiari.
Una voce di corridoio che aveva sentito asseriva che i pezzi capitanati dai veterani potevano esplodere preziosi krak-rounth e melta-granate.
Non erano le Magne Bombarde di Urbànn, ma il loro tiro era un colpo di martello che scuoteva la terra e lasciava un cratere annerito.
I fusti erano tappati con i morsi di sicurezza e lunghe incisioni in Lingva-Technìs decoravano i raggi delle ruote, chiedendo protezione al Dio-Macchina per svolgere il loro delicato compito. Dietro alla fanteria scorreva uno squadrone di ulani con las-carabine Tintagel drappeggiate sulle spalle, lunghe sciabole semi-potenziate ai fianchi e las-picche da cavalleria che facevano sbattere al vento piccole bandiere triangolari, tutte riportanti i colori di Spathian e le insegne di compagnia e reggimentali dell'unità.
I loro elmi conici erano lucidati e scintillavano, ma El'ena sapeva che in battaglia li avrebbero coperti con bustine mimetiche per non essere avvistati anzitempo dal nemico.
«Che baffi ridicoli» commentò la mezzuomo quando la macchina picto-registratrix fece una carrellata dai fanti agli ulani, aumentando il focvs magnificante della visuale.
Sono così giovani... Una fila intera di milites-astra era pressoché glabra sul mento, con le bustine da guarnigione schiacciate sulla testa.
Alcuni sorridevano alla 'registratrix, scoprendo denti che variavano dall'essere bianchi al mostrare segni di alimentazione povera. Stimò che quel rango non contava una sola persona sopra i diciotto anni, anzi!
Con ogni probabilità lì nessuno ne aveva più di diciassette.
«Per gli spathiani e le genti di Vostroya sono molto importanti» disse El'ena senza staccare gli occhi dalla processione dei fanti. La mezzuomo doveva essersi concentrata sugli ulani, dentro le cui fila abbondavano i baffi lunghi e spessi.
Sì, un gran numero, dentro quello schieramento a venti uomini per rango, era molto giovane. In minor numero erano i veterani, le cui sciarpe da vita erano verdi anziché rosse e segnate con un campanello che riproduceva la Bicefala Aquila Imperiale nell'atto di beccare lo stemma dei T'au. Anziani della prima linea, rimasti sotto le armi oppure richiamati dopo la campagna di Basilius Der Magyar.
«Già due milioni e mezzo di anime sono sbarcate quest'oggi.» Riprese a narrare la rimembrante mentre, dopo gli ulani, una compagnia di adepti alle armi pesanti passava mettendo in mostra le mitragliatrici pesanti, i las-cannoni, i fucili termici e i piccoli avto-cannoni ruotati.
«Una dichiarazione dell'augustissimo lord generale Basìl Nikola Der Tyllis, tuttavia, conferma che le speranze delle fedeli popolazioni sulla costa di Vissaca Damoclea non sono state deluse. Altri tre milioni di milites-astra sono attesi entro il mese corrente dai valorosi mondi di Spathian, questa volta al comando del Tetrarca Strahìl Der Magyar...»
Shymms si appoggiò al bancone, interessato alla trasmissione. «Non ho mai visto gli spathian da queste parti. Avevo sentito storie della vecchia guerra.»
«Quella di Basilius Der Magyar, sì.»
«Non passarono per Gladius, mi pare.»
Aveva ragione. Si rivolse a lui e prese un sorso dall'ignìs Bellicosa. «No, passarono per Moracre.»
«Se questa guerra dovesse davvero scoppiare... non so se augurarmi che venga o che si risolva prima» borbottò il regvlatores, apparendole più vecchio di quel che doveva essere. «Quest'attesa è snervante.»
«Verrà, purtroppo.» Verrà. Presto, me lo sento.
«Tu dici?»
Illudersi che non scoppiasse davvero era stupido, con tutto quello che era in ballo od in movimento verso Gladius, Garon, la sponda imperiale del Golfo di Damocle, il Reame di Ultramar ed il vicino Principato di Koenig. I t'au stavano tergiversando, mentre i gallente e la Nuova Repubblica tacevano dopo le loro ultime dichiarazioni.
«Non invochi le borse del Senatorvm e i rinforzi dagli altri dominion dell'Imperivm se non hai la maledetta sicurezza che poi farai tuonare i tuoi cannoni.»
«Ma che pensiero incoraggiante!»
Non doveva esserlo. Era meramente realistico. Ciò che restava da vedere era se la Federationae Gallente e la Nuova Repubblica, dopo le loro paventate intenzioni, sarebbero state intelligenti abbastanza da tirarsi indietro e lasciare da solo l'Impero T'au. In tutta onestà, El'ena si augurava che quei due sciocchi prendessero la decisione giusta.
Non era affare loro cosa accadeva nella Viae Lacta tra l'Imperivm e gli infiniti Nemici dell'Uomo, né sarebbe stato saggio impegnarsi in un impossibile conflitto contro l'Imperivm.
C'erano buone possibilità che se fossero rimasti in disparte a vedere lo svolgersi dell'inevitabile conflitto con i T'au, i loro signori, quali che questi fossero, avrebbero realizzato il costo di un'azione militare e ritirato le mani dal piatto. Quegli staterelli da poco si erano ringalluzziti nell'ultimo secolo, ma i sogni dovevano finire.
L'Imperivm era eterno ed indiscutibile.
«Gladius perderebbe la faccia se la guerra non scoppiasse.»
Quante altre navis-nobilites stavano veleggiando incontro ai punti di raccolta? L'offensiva sarebbe partita dai porti di quei quattro domini per scavalcare il Golfo di Damocle e travolgere i blueìs, sfondando su ogni fronte.
Nel corso delle ultime settimane varie circvlares informative si erano susseguite, tutte paventando l'imminenza dell'offensiva. Una data risolutiva e fissata, ancora, non era pervenuta a nessun reparto. Gli sbarchi continuavano, però.
Ogni reparto presente in terra di Gladius doveva tenersi pronto all'azione e capace di essere in completo assetto di combattimento entro trenta ore dall'arrivo del comando di mobilitazione totale. «A questo punto è vedere quanto possiamo tirare la corda prima che i dannati blueìs capiscano il gioco e si accorgano che accontentarci è più costoso di combatterci. Gli altri due insulsi seguiranno a ruota.»
Shymms annuì, borbottando qualcosa che lei non comprese. «Girano un sacco di notizie, sì. Ma presumo che le si guardi diversamente quando sei un padre. Hai sentito di Veeichas?»
«Il formicaio?» chiese El'ena.
«Proprio lui, in Cyrenia Aurelica. Un servizio dell'Avrea Lvx ha detto che sta ammassando armamenti presso i suoi bastioni occidentali. Devono temere un'invasione da parte dei 'blu.»
«Dal loro punto di vista è comprensibile.» Cyrenia era appena oltre le sponde meridionali del Golfo, nell'Istmvs Cambariano. A portata di tiro delle navi T'au.
Chiunque sedesse sugli alti scranni del Senato dell'Aurelia Orientale, leine era certa, era certamente in guardia. Dal punto di vista degli xenos, l'Istvms era una preda troppo succulenta per non provare un colpo di mano nei suoi confronti.
«Discorsi troppo grandi per un vecchio sheryff della frontiaerlantha» borbottò Shymms. «Datemi banditi e pirati e sono contento, ma questo?»
«Su, alla guerra ci penseremo noi.»
«Non è di conforto.»
«Non lo è mai niente per te.»
La vita di un regvlatores era fatta di selle e pattuglie a lungo raggio,battendo gli ultimi lembi orientali di un Imperivm impegnato e distratto, Sette volte su otto riservava alla Frangia Orientale un pensiero distante e freddo.
Cos'erano quegli anni-luce, alla fine dei conti? Quali possedimenti di valore annoveravano? Da Sol a Gladius era una strada sempre dritta in vertex nord-nordest, oltre Gladius e il suo limes, fino al mattino congelato di Ultima Imperivm.
Due stelle a destra, per così dire, si apriva il vuoto che separava la Viae Lactea dalle sue vicine del Gruppo Locale.
Antiche mitologie risalenti all'Era Oscura della Tecnologia si riferivano al Reame di Ultramar come ad un punto di passaggio per la Galassia del Sagittarivs se le più distanti sponde del Magno Nimbvs di Maghellanik, ma tante voci autorevoli contestavano la presunta veridicità di quelle teorie.
Secondo un panegirico del Santo Arkhan Land, Primo Lord dei Tecno-Archeologidel Cvltvs Mechanicvm del Padre-Pianeta Marte, una catena di tecno-stregoneschi, meravigliosi "Troni della Veggenza" aveva concatenato Sol ad Ultramar attraverso Eiron Lorn di Aurelia, il mondo di Vigilus e la terra di Sotha.
La distanza che giaceva tra Sotha e Maccrage era breve, a malapena quella di un hop nelle correnti dell'Empyreo Warp, tuttavia era uno scritto di dodicimila anni prima basato su fonti rappezzate assieme e prone ad iperboli.
Dov'erano finiti quei Troni della Veggenza? Perché le leggende avevano sempre il vizio di menzionare artefatti introvabili?
«Sono passati... che cosa, quarant'anni?»
Le pale dei ventilatores roteavano a medio regime, diffondendo una leggera brezza viziata dal sapore di legno invecchiato. Un fresco e pungente odore di pulito si batteva contro gli aromi espansi da una dozzina di bevande alcoliche.
«Trentasette» lo corresse El'ena ticchettando noncurante l'aria con le dita. Allungò la mano alla ciotola di maeni-shyps, raspando contro la superficie prima di alzarne una manciata. Se ne lanciò una in bocca e l'addentò cercando di essere il più rumorosa possibile.
Era croccante.
«Oy, sono perfino buone!» Squadrò la barista da sopra la spalla, appoggiandosi al bancone con un gomito. «È sorprendente, una cosa decente da queste parti! Sono al caseivm?»
Impegnata a lavare un boccale, la peste rossiccia annuì con vigore. «Caseivm, sì. Con un fondo di raecaff e di pancetta affumicata, per dare quel tocco di speziato che ci sta sempre.»
El'ena strinse i denti.
Coperta la bocca con la mano, scoccò alla nanerottola un'occhiata contratta, punta da quella scoperta. «Carne e latte! Avvelenatrice!»
«Così impara a fare la splendida con le sue gambe lunghe.»
Non aveva fatto la splendida, per il Trono d'Oro! Si era solo limitata a constatare un dato vero, innegabile al primo sguardo! Era una mezzuomo, era ovvio che fosse una nanerottola! Che cosa c'era di sbagliato nel giocarsi un po'? «Figlia di put...»
«Ringrazi che sono gratis!»
«Semmai sono incluse nel prezzo...» obbiettò El'ena. L'ultima parola sarebbe stata sua, perlomeno. Era una vittoria limitata, sì, tuttavia era pur sempre una vittoria. Sciacquatasi la bocca con un sorso di Ignìs Bellicosa, l'elysiana espirò per calmarsi.
Shymms dondolò il bicchierino di joliq. «Sei ancora presa con queste stupide leggi alimentari? Non le capisco, sarò onesto.»
https://youtu.be/JgVWJkc5gXE
You haven't a leg
and you haven't an arm
The enemy
nearly slew 'ye...
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