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Epilogo



Il freddo si versava nell'aria più lesto del vino nei boccali delle osterie. Era stata un'annata tribolata per i vignaioli. L'inverno, invece, aveva trovato una strada in discesa, tanto da essersi presentato in anticipo.

Entrambi gli eventi però la lasciavano del tutto indifferente.

Stessa cosa non poteva dirsi dell'uomo che avanzava a stento sul vecchio sentiero. Stretto in un tabarro di lana grezza, fili di ghiaccio confusi sugli insistenti capelli grigi, naso paonazzo privo ormai di sensibilità, camminava imprecando le divinità e sognando liquore draconico. Ma le fatiche di quel viaggio non parevano scalfire la sua determinazione, sapeva che la meta era vicina.

E anche lei ne era consapevole.

La casa apparve dietro un'altura. Il camino fumava generoso e cespugli d'erica spruzzavano di viola l'ingresso. Il volto dell'uomo riprese vita e il suo corpo energia: finalmente l'aveva trovato. Con redivivo vigore si mise in marcia; scalando pietre, aprendosi varchi tra i rovi ed evitando escrementi di disumana natura, arrivò infine sull'uscio agognato.

Lei si accese una sigaretta: voleva gustarsi la scena fino in fondo.

Il campanaccio vibrò nell'atmosfera gelida. Seguirono dei passi, un brontolio catarroso e un cigolio di porta. Gli occhi dell'uomo incrociarono le cataratte del vecchio. La sua bocca, riconoscendolo, piegò in un sorriso: «Salve, Teomondo.»

«Salve a te Leuterio, ti stavo aspettando» lo accolse il vecchio.

«Come si aspetta la morte» replicò lui congiungendo le mani.

Lei, sentendosi chiamata in causa, spense la sigaretta e afferrò la falce: mancava poco.

Le dita di Leuterio si mossero veloci e parvero diventare lama mentre il pugnale usciva dalla manica per scagliarsi sul corpo del vecchio. Corpo però che era già sparito, per materializzarsi alle sue spalle.

Morte assunse la postura: si poteva dire che aspettasse quel momento da anni, anche se per lei il tempo era privo di significato.

«È ancora presto.»

Quella voce la fece trasalire. E non era cosa da tutti farla trasalire. Si voltò: un alone informe d'oscurità le si fece incontro, perforandola con occhi di brace.

«Malachia, cosa fai qui?»

«Sono venuto per lo spettacolo, sono gli ultimi depositari della mia magia, quelli.»

«So bene chi sono: stregoni!»

L'ombra al suo fianco rise e l'aria si fece ancora più gelida: «Apprendisti, direi...»

In risposta a quella affermazione un boato venne dalla casa. Attraverso una nuvola di fumo emersero due figure: l'uomo pareva affaticato, il vecchio sorrideva.

«Questa cos'era, polvere di fuoco? Leuterio, amico mio, le tue capacità magiche erano già povere quando ci siamo conosciuti, come pensi di battermi ora che da venticinque anni coltivo le arti del maestro?»

«Quelle arti erano destinate a me!» reagì rabbioso ma impotente l'uomo.

L'anziano stregone scoppiò in una sonora risata.

L'ombra fece altrettanto.

«Cosa ci trovi di così divertente?»

«Inutile chiederlo Morte, tu non puoi comprendere l'ironia della situazione.»

Morte mise le sue orbite vuote nelle braci del viso fumoso: «Spiegami.»

«Capirai, un attimo di pazienza.»

Laggiù, nel mondo dei vivi, l'uomo parve irritato da tanta ironia, i suoi occhi si fecero torvi e un alone di rabbia circondò il suo corpo mentre bisbigliava parole inintelligibili.

«Scusami, ora devo proprio lasciarti,» ringhiò in saluto l'ombra di Malachia, prima di lanciarsi verso i due contendenti.

Avvenne in un attimo: l'oscurità avvinghiò il corpo di Leuterio fino a diventarne parte. Teomondo, paralizzato dal terrore, non riuscì a muovere un muscolo e inerme subì i colpi fatali scagliati dal suo nemico.

Un soffio dopo si trovò al cospetto di Morte: «Merda... Cos'è successo?»

«Ha evocato il vostro maestro.»

«Pazzo, lo distruggerà!»

«Non so se augurarmelo o meno.» Ma un istante dopo un altro spirito apparve al suo fianco: era quel Leuterio che da cinque lustri attendeva.

L'involucro dell'uomo, ora occupato da colui che fu Malachia l'Ombroso, si rivolse ai tre abitanti dell'oltretomba e strizzò loro l'occhio, poi si allontanò fischiettando nell'atmosfera gelida.

Morte scosse il capo, affranta: «Odio gli stregoni!»

FINE


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