6. In fuga col mazzo
Pareti umide di muffa, aria densa come una scorreggia di vacca, una sola luce proveniente dalla stanza oltre lo specchio, quella dove si trovavano fino a pochi istanti prima. «Che diavolo è successo?» chiese al prete.
L'uomo abbassò la testa e si lasciò cadere tra le ossa. «Malachia era diabolico. Per difendere le carte ha escogitato una trappola micidiale: chiavi umane per aprire la porta.»
«Sì, ma perché siamo intrappolati qui?»
«Ho solo seguito le istruzioni magiche» piagnucolò, «abbiamo appoggiato le mani sullo specchio e ci siamo scambiati di posto con le carte» e indicò il mazzo nel quale il topo stava sguazzando più d'un maiale nel letame.
«E come usciamo?»
«Come i nostri predecessori» sentenziò sollevando un teschio.
Allora Bana capì. Il cuore fece una pausa, valutando se valesse la pena battere ancora, il respiro si fermò, con un nodo di disperazione incastrato in gola, gli occhi pieni di lacrime annebbiarono l'immagine della libidinosa danza del ratto. Quindi fece ciò che ogni donna saggia fa in situazioni disperate: urlò.
Smise solo quando vide il topo cadere stecchito giù dal piedistallo.
«Sono stata io?» chiese incredula.
«N...non credo...» balbettò il prete. «Ha strappato una carta e poi...»
«Forse era quella sbagliata!»
Teomondo alzò le spalle. Ormai aveva poca importanza: gli altri ignoravano dove fossero e la fine del topo peggiorava solo la situazione. Nessuno avrebbe mai più fatto capolino da quel buco.
Ma poco dopo la sorte parve arrivare in loro aiuto nelle sembianze d'un ciuffo di capelli rossi. Ne seguì però un corpo il cui aspetto malsano smontò il loro entusiasmo.
«Chi è questo? È più morto che vivo!» sospirò Bana.
«Quel cadavere pieno di frecce che era nel corridoio. Leuterio ha cambiato ancora corpo» dichiarò affranto il prelato.
«Che schifo! Certo però che ne capisci di magia...»
Ma padre Teomondo non l'ascoltava, concentrato sui movimenti del nuovo Leuterio. Il morto vivente stava frugando, con la stessa foga del topo ma peggiore manualità, tra le carte del mazzo. Quando scovò l'effetto magico che cercava, un sorriso attraversò quel viso marcio, letteralmente da orecchio a orecchio.
La carta fu strappata e un bagliore avvolse il corpo animato, spazzando via come un alito di vento polvere e tarocchi.
Quando il lampo magico si disperse, la nuova custodia di Leuterio riapparve rosea di vita, mentre la cera di padre Teomondo s'era fatta terrea.
«Che c'è?»
«Se avessimo quella carta...» sussurrò l'uomo, lo sguardo fisso s'una carta raffigurante due città sovrapposte, che era volata sin contro lo specchio.
«Sai cosa fa? Ma come...»
«Non ha importanza, ormai.»
Bana sbuffò, sciolse i capelli e armeggiò con il fermaglio. «Prete, hai mai cacciato ragni?» chiese mettendosi faccia a terra. «Spingi forte un bastoncino nel buco dove sta il nido...» e lo stesso fece con il pezzo di metallo nello spiffero sotto lo specchio.
«Sbrigati, le sta raccogliendo!» gridò il prete redivivo.
Bana, tenendo un occhio sul ferro, alzò l'altro verso lo stregone: frettolosamente stava rimettendo insieme il mazzo. Lei diede un abile colpo di polso, arpionò la carta con la punta del fermaglio e cominciò a trascinarla a sé.
Per un istante lo sguardo del mago fu in quello della prostituta, quindi lui si tuffò sull'ultimo arcano proprio mentre stava scomparendo al di là dello specchio. Troppo tardi: ormai era in mano a Teomondo.
Leuterio capì immediatamente e scappò a gambe levate.
«Stringiti a me» gridò il prete.
Bana non osò obiettare e ubbidì. Un attimo dopo erano in una fogna maleodorante echeggiante di passi.
«È lui, inseguiamolo!» scattò con incredibile agilità il prete.
Lei lo imitò, corse disorientata senza rendersi conto di ricoprire al contrario il tragitto che l'aveva portata alle carte. Il nuovo corpo di Leuterio, però, era giovane e scattante, stargli dietro era impossibile.
Tutto sembrava perduto, ma un urlo e un tonfo ribaltarono la situazione.
Quando Bana raggiunse Leuterio, lui era disteso a terra, le carte sparpagliate nella polvere e Melina si tastava dolorante il sedere, lo strumento che aveva posto fine alla fuga del mago.
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