Scontrarsi con le fragilità- Capitolo 11
"Ma ci sei tu, mi rimani tu
e perdo l'equilibrio solo
a dire il tuo nome.
Una ninna-nanna, sei la prima
cosa che mi ha fatto stare bene.
Ma tanto tutto questo un
giorno passerà. Comunque
vadano le cose, qui con te
va tutto bene".
-Giulia Molino-
Povs Serena
Esco dallo spoiatoio a testa bassa, da ultima e seguo il mio gruppo in sala: la maestra Veronica ha chiesto a noi ragazze di indossare le culottes e un top, che sarà il nostro abbigliamento sul palco la sera del Galà.
Mi sento a disagio a mostrare il mio corpo, ma ho cercato di fare uno sforzo per non passare come quella che fa storie per l'abbigliamento.
Veronica ci saluta con un gran sorriso e prepara la postazione. Nel frattempo commetto l'errore di guardarmi allo specchio: il top nero scopre la pancia e con le culottes le mie gambe sono completamente in mostra.
Sento un brivido freddo, mentre la mia mente viene risucchiata in un déjà-vu, non mi rendo conto neanche le voci dei miei compagni, che vengono sovrastate dal battito del mio cuore, che diventa man mano più forte, risuonando nelle orecchie come un tamburo.
"Ti sei messa in mostra per me".
Risento nel cervello la voce di Leonardo e la sua risata, ho la sensazione delle sue mani sul mio corpo e le gambe iniziano a tremarmi, quasi non riuscissero a reggermi.
Succede tutto così in fretta che non riesco a prevenirlo: sento come se mi mancasse l'aria, mentre le lacrime iniziamo a scendere giù e lotto per cercare di riprendere fiato, ma sembra tutto impossibile.
Mi lascio scivolare a terra, rannicchiandomi in posizione fetale. Qualcuno prova a venirmi vicino, impaurito, ma lo allontano. Non voglio la pietà di nessuno, mentre cerco di lottare contro l'attacco di panico che ha invaso ogni mia fibra.
Una mano si posa sul mio fianco, faccio per allontanarla, ma una voce profonda squarcia le tenebre che mi hanno risucchiato.
<< Serena va tutto bene, fai dei respiri>>. So a chi appartiene questa voce e mi spiazza il fatto di riuscire a riconoscerla in questo momento tanto delicato.
Annuisco appena, ancora tremante. Faccio dei profondi respiri, imponendomi di calmarmi. La sua mano non mi lascia per tutto il tempo, mentre riprendo piano piano il controllo di me stessa.
Cerco di mettermi a sedere, Nunzio mi osserva ma non leggo pietà nei suoi occhi, solo preoccupazione. D'istinto mi lancio tra le sue braccia, rimane spiazzato da questo mio gesto, ma poi inizia ad accarezzarmi piano la schiena. Appoggio la testa contro il suo petto, il battito regolare del suo cuore e quel profumo al muschio, che è ormai parte di lui, finiscono per cullarmi.
<<È meglio che ti porti a casa, sei troppo sconvolta per restare>> sentenzia. La sua voce è ancora incrinata dalla preoccupazione.
Riluttante mi sciolgo dall'abbraccio e cerco di rimettermi in piedi, testando il mio equilibrio. Fortunatamente le gambe hanno smesso di tremare, questo è un buon segno.
Dovrei andarmi a cambiare, ma Nunzio si rifiuta di lasciarmi da sola: ha paura che possa avere un'altra crisi. Per fortuna una ragazza del mio corso, Olivia, mossa dalla solidarietà, decide di accompagnarmi.
Per tutto il tempo non dice neanche una parola e le sono grata, non saprei proprio come spiegarle quello che mi è accaduto. Finito di rivestirmi la ringrazio ed usciamo dallo spoiatoio. Lancio uno sguardo in sala e mi scambio un'occhiata di intesa con la maestra, anche lei provata da quello che mi è successo.
Seguo ubbidiente Nunzio fuori dalla scuola, fino alla sua macchina. Apro la portiera dal lato passeggiero e mi infilo sul sedile, appoggio il borsone ai miei piedi e allaccio la cintura.
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Nunzio
Serena mi ha fatto prendere un bello spavento, vederla in quel momento così fragile, mi ha portato indietro ad un ricordo triste del passato.
Accosto sotto il suo palazzo e le chiedo se in casa c'è qualcuno. Lei risponde che i suoi prima delle 18 non tornano mai. Sospiro, ma poi decido di accompagnarla su, non me la sento di lasciarla sola.
Mi guarda con espressione titubante, ma non replica, così mi limito a seguirla dentro il palazzo. Mentre prendiamo l'ascensore stiamo in silenzio, che si protrae fin dentro casa.
L'appartamento dove vive è modesto, ma ben curato: c'è ordine ovunque si guardi. Salta subito all'occhio una grande tenda azzurra posta davanti alla portafinestra che dà sul balcone. Il pavimento del salotto è in cotto, dove su un lato è posto un tavolo in legno e quattro sedie. Fa da Openspace con la cucina, dall'arredamento semplice.
Serena prende fuori da una mensola un bollitore, lo riempie d'acqua e lo adagia sul fornello.
Con un cenno mi chiede se voglio qualcosa e le dico di prepararmi un caffè. Osservo mentre infila la capsula dentro la macchinetta, prende una tazzina e fa scorrere il caffè fino a riempirla quasi tutta.
Me la porge insieme a una zuccheriera in ceramica, con stampa a cuori. Il fischio del bollitore richiama la sua attenzione, lo spegne e immerge un filtro di camomilla.
<< Ti va di parlare di quello che è successo?>> Decido di spezzare il silenzio, mentre zucchero il caffè.
La vedo stringersi nelle spalle, mentre cerca una tazza.
<< Non c'è molto da dire>>. È scostante, come se parlare di questa cosa la mettesse a disagio.
<< Non direi, hai avuto una crisi di panico>>.
Alza lo sguardo e le nostre iridi si incastrano, soppesando le mie parole.
<< Non amo mettere in mostra il mio corpo>> mormora, poi si morde il labbro inferiore. Un gesto che compie sempre quando è a disagio.
<< Ti farebbe bene parlarne con qualcuno>> la incalzo.
Ma chi sono io per chiederle di aprirsi, se sono il primo a non fidarsi degli altri?
Solo che mi chiedo se non abbia problemi di autostima. Ci conosciamo pochissimo, ma quelle poche volte che ci siamo visti al di là della danza, l'ho sempre vista nascondersi nei suoi vestiti, come se temesse di farsi notare dagli altri.
<< Te invece cosa ci facevi alla Dream?>> Svia la conversazione, poi prende la camomilla e beve un sorso.
<< Stavo provando con Luca la coreografia per il Keep-Dance. Mi ero preso una pausa, quando Veronica è venuta a cercarmi per dirmi dell'accaduto>> finisco il caffè e poso la tazzina davanti a me.
Sgrana gli occhi: probabilmente non si era accorta di niente, presa dalla sua crisi profonda.
<< Anche mia madre per un periodo soffrì di attacchi di panico: Luca ti avrà detto sicuramente che prima della sua adozione, lei rimase incinta, ma al momento del parto per via di complicazioni il bambino morì. Ero piccolo, ma una volta la vidi avere una crisi tipo la tua>>. Confesso.
<< Mi dispiace>> mormora, alzando il viso dalla tazza.
Scrollo le spalle << Va tutto bene. Con l'arrivo di Luca le cose sono cambiate, mamma ha iniziato a concentrarsi su di lui e aveva poco tempo per rimuginare>>.
Finisce la camomilla e porta via anche la mia tazzina, le lava sotto il lavabo e posa il tutto come era prima.
Accavallo le gambe e mi guardo intorno, quando torna a sedersi sembra più rilassata.
<< Non volevo farti preoccupare>> sembra quasi in colpa, ma non deve sentirsi in quel modo.
Le faccio cenno di avvicinarsi, per ridurre la distanza tra noi. Anche se mi ha sorpreso prima con quel abbraccio, ho provato delle sensazioni che credevo ormai represse da parecchio tempo.
Ubbidiente, ma sempre timorosa, accorcia le distanze. Alzo una mano per accarezzarle la guancia, sperando che possa ricevere conforto da questo gesto. La sua pelle morbida cambia colore, arrossendo leggermente.
<<sabato c'è il Keep-Dance, mi piacerebbe che tu fossi presente>>.
Mi studia per alcuni secondi, ma non riesco a capire cosa le passa per la testa. Vorrei davvero che accettasse, per lei sarebbe una bella esperienza da vivere, anche solo come spettatrice. Non ha mai partecipato a delle gare, ma se vuole fare la ballerina professionista mettersi in gioco è essenziale: ti aiuta a comprendere meglio questo mondo. Le insegnerò la sana competizione.
<< Allora vorrà dire che verrò a fare il tifo per te e Luca>>. Accenna un sorriso.
Dovrei congedarmi, per andare a prendere mio fratello. Mi alzo e Serena mi accompagna alla porta, prima di uscire mi raccomando
<< Riposati. Se poi stai meglio ci vediamo domani a lezione, ormai la coreografia è finita>>.
Annuisce e mi fa un cenno di saluto. Chiudo la porta alle spalle, fiondandomi di sotto.
Scrivo un breve messaggio a Luca e avvio la macchina. Questo pomeriggio è stato davvero intenso.
Angolo Autrice:
Serena ha avuto un attacco di panico, ma a sorreggerla c'è stato Nunzio.
Purtroppo il trauma che ha subito a quattordici anni è sempre presente in un angolo
della sua mente.
Grazie per la lettura. Se vi interessa sto realizzando una playlist su Spotify
con le canzoni che fanno da colonna sonora a queste pagine e ai nostri
personaggi, dal nome Dance For Me.
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