Lezioni di Rumba- Capitolo 4
"Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica"
- Nietzsche-
Nunzio
Luca fa capolino sulla porta e mostra una locandina pubblicitaria: "Keep dance" è il nome dell'evento.
<< Dovremmo provare a partecipare, qui dicono che la gara è aperta a qualunque stile. Potremmo portare una coreografia contaminata tra Latino e Streetdance>> propone.
Prendo dalle sue mani il foglio e lo leggo: l'evento si terrà tra un mese esatto e i vincitori incasseranno un premio in soldi, oltre alla coppa.
<< Si può fare, comunque vada sarà una bella esperienza che ci arricchirà>> dico restituendogli la locandina.
Mi dà una pacca sulla spalla, annuendo alle mie parole.
<< Pronto per la lezione privata?>> Chiede sistemandosi meglio il capello rosso che porta all'indietro.
<< Da quello che mi è stato detto la ragazza in questione non ha mai praticato Latinoamericano prima, viene dal mondo Modern>>.
Quando mi sono presentato alla Dream su consiglio del maestro Raimondo cercavo un posto dove potermi allenare in vista poi di fare l'audizione presso la "Latin Dance Company".
Con Alessandra, la proprietaria della scuola nonché insegnate del corso di Modern, ho trovato un accordo: poter usufruire di una sala per allenarmi a patto che sarei diventato il nuovo insegnante del corso di Latinoamericano della scuola e in secondo luogo aver dato lezioni private a una ragazza.
Ho accettato senza pensarci due volte per iniziare anche ad avere una dipendenza economica dalla mia famiglia. Non che ci manchino i soldi, ma solo perché non voglio dipendere sempre da loro.
Luca fa un mezzo sorriso prima di congedarsi
<< Ti lascio fratello, che tra poco inizia la lezione di Hip-Hop. Ci si becca dopo>>.
Lo vedo allontanarsi verso la sala in fondo, ha infilato le mani nelle tasche dei pantaloni più larghi di due taglie, dai quali si intravedono le Vans nere e bianche.
Decido di smorzare l'attesa, così mi dirigo verso lo stereo, collego il telefono al filo e scorro fino a trovare la canzone giusta, per poi schiacciare play.
Dalle casse risuonano le note di Noche Y Dia di Enrique Iglesias. E inizio a muovermi senza seguire una vera coreografia, ma improvvisando di volta in volta, lasciandomi trasportare dalla musica.
Quando ballo mi sento libero; la danza non è solo movimento del corpo, ma molto di più: è far battere il cuore, sentire l'adrenalina scorrerti dentro. È esprimere le emozioni che proviamo ed è come entrare in un altro mondo. L'ho sempre considerata il linguaggio segreto dell'anima.
Non c'è sensazione più bella che entrare in sala e lasciarsi tutto alle spalle, il resto del mondo scompare: esiti solo tu e la musica, una fusione perfetta.
Quando le note sfumano mi accorgo che una ragazza mi sta fissando sulla soglia: incrocio il suo sguardo e noto una punta di imbarazzo.
Mi alzo in piedi e afferro la camicia che avevo lanciato, mentre lei dice che sta cercando il maestro di Latino. Sembra essere a disagio con i ragazzi, l'opposto esatto di Rosa che invece è sempre stata più audace.
Ma a che cazzo penso? Scaccio immediatamente il pensiero di Rosa e mi concentro su cosa rispondere alla ragazza.
Rimane meravigliata quando ammetto di essere io il maestro, non si aspettava che fossi così giovane e infatti lo ammette in una marea di parole, suscitandomi tenerezza.
<<Mi chiamo Nunzio>> dico presentandomi.
Si è finalmente decisa ad entrare in sala, ma cerca di fuggire il mio sguardo.
<< Sono Serena>> pronuncia con voce bassa, quasi impercettibile.
Che bel nome! Sembra calzarle a pennello, me lo ripasso mentalmente, cercando di scandire ogni lettera che lo forma.
<< Non ho mai praticato questo stile di danza>> quando parla la sua voce sembra musicale.
<< La maestra Veronica mi aveva accennato questa cosa, non ti preoccupare. È tanto che balli?>> Chiedo a bruciapelo, sperando di metterla a suo agio.
<< Ho iniziato a sette anni, prima ho praticato un po' di classica, dato che è la base. Però poi ho scelto di essere più libera dagli schemi e ho deciso che il mondo della danza Moderna era più idoneo>> Risponde con voce bassa.
Annuisco << Io ballo dall'età di otto anni: conosco il Latinoamericano, i balli Caraibici. La danza è sempre stata parte della mia vita>>.
I miei genitori avevano provato a farmi praticare vari sport durante l'infanzia, ma nessuno riusciva a piacermi davvero, quindi lasciavo perdere quasi subito.
Proprio mentre ormai si stavano rassegnando qualcosa cambiò: a Frosinone c'era il Gran Galà di primavera dove si esibivano aspiranti cantanti e ballerini.
Inutile dire che quando vidi i ballerini di Latinoamericano rimasi letteralmente folgorato, tanto che dissi ai miei preso dall'entusiasmo che era quello che volevo fare.
Quelli erano i ballerini della Colpani Dance Accademy e tra di loro c'era Raimondo. Quando lo spettacolo finì i miei genitori decisero di andare a parlare con lui e gli spiegarono la situazione: il resto è storia.
Finisco di abbottonarmi la camicia e propongo a Serena di iniziare ad insegnarle una Rumba. Prima però mi prende il tempo per osservarla: con i tacchi a spillo è alta quasi come me, ha un viso rotondo e labbra sottili ed è completamente struccata, quindi posso ammirarla al naturale. Ha legato i capelli in una coda alta, che sembrano di colore castano dorati, ma sono i suoi occhi a colpirmi maggiormente: sono grandi e di una sfumatura particolare tra l'azzurro e il verde. Non ne avevo mai visti prima di questo colore. È davvero bella, c'è poco da dire: ha fasciato le gambe in un paio di leggins blu e una t-shirt over completa il look.
<< Ho avuto poco preavviso, per questo ho indossato le prime cose che mi sono capitate sotto tiro, ma mi procurerò i vestiti giusti per questa disciplina>> dice tutto d'un fiato, cercando di tenere la voce più ferma possibile.
Scrollo le spalle, anche perché l'abbigliamento è l'ultimo dei miei pensieri e inizio a spiegarle i passi base. Apprende subito seguendo passo dopo passo, imitando i miei movimenti. Ripetiamo la sequenza un paio di volte in singolare, poi le chiedo di provarla insieme.
Sembra titubante a questa mia richiesta, la vedo che si morde il labbro inferiore.
<<Non mordo mica Serenina>>. Quel nomignolo mi esce spontaneo, è piccolina: scommetto che va ancora a scuola.
Libera il labbro dai denti e si avvicina a me, afferro le sue mani che sono così piccole in confronto alle mie e quando la guardo negli occhi mi accorgo di una cosa che prima non avevo notato: sembra che abbia lo sguardo spento, ed è strano per una ragazza così giovane.
Mi ritrovo a chiedermi che cosa abbia patito ed è la prima volta che provo empatia per qualcuno che conosco a malapena. Comunque dà quasi l'impressione di avere una grande sofferenza alle spalle, forse è per questo che è a disagio con i ragazzi?
Proviamo la sequenza e sento che è rigida<< cerca di rilassarti, chiudi gli occhi, lascia tutti i pensieri negativi fuori dalla mente>>. Annuisce e fa esattamente come le ho detto.
Le do tempo, così mi avvicino allo stereo e cerco una canzone, schiaccio play e lei apre gli occhi.
<< Fatti guidare dalla musica>> suggerisco e riprendo le sue mani, mentre balliamo la sento più rilassata, anche se non ancora al 100% ma almeno fa progressi.
Sono due anni esatti che non ballo più in coppia con una ragazza, da quando tra me e Rosa è finita. Ma il bello del Latinoamericano è proprio che nasce come ballo di coppia, dove l'uomo guida la sua dama e non importa tanto le figure che esegui, quanto le emozioni che susciti.
Sento che tra di noi si sta creando un inizio di connessione, si lascia andare per farsi guidare da me. Siamo così vicini che sento il profumo della sua pelle, qualcosa di indefinito ed enigmatico, proprio come lei.
*
Finita la lezione Serena si siede a terra e sfila i tacchi
<<È la prima volta che li uso per ballare>> ammette con una smorfia.
Recupero una bottiglietta d'acqua, la svito e ne bevo metà.
<< Raccontami qualcosa di te>> chiede balbettando.
Questa sua richiesta mi spiazza, perché non sono abituato a raccontare i fatti miei.
<< In verità non c'è molto da sapere di me: ho vinto qualche Latin Festival, partecipato ad alcune gare, cose così.>> Richiudo il tappo e sciolgo i capelli, che ricadono sulle spalle e infilo poi l'elastico al polso.
Lei incrocia le gambe, pronta a condividere qualcosa con me<< sogno di diventare una ballerina professionista: mi piacerebbe fare parte di una compagnia teatrale.>> La sua voce prende vitalità nel parlare della sua passione.
Anche lei dunque ha il mio stesso sogno, a volte la vita è piena di coincidenze.
<< Mi sto preparando per l'audizione della Latin Dance Accademy>> dichiaro e la vedo alzare un sopracciglio sorpresa<< quindi non farai sempre l'insegnante?>>
Scuoto la testa << Solo provvisoriamente, punto anche io al professionismo>>.
Noto che mi scruta con un'espressione indecifrabile stampata sul volto, probabilmente si starà chiedendo quanti anni abbia, così ho deciso di giocare d'anticipo << per la cronaca ho Vent'anni>>.
Sgrana gli occhi, forse non facendomi così giovane. << Beh io ne ho Diciotto>> dice in un soffio.
Immaginavo che fosse piccolina, le davo sui sedici anni. Non di certo maggiorenne. La vedo prendere le scarpe e così la seguo fuori dalla sala.
Ci imbattiamo in Luca, reduce anche lui dalla sua lezione e vedo che i due si salutano e scambiano qualche parola.
Lo sguardo di Serena saetta sul braccio di Luca dove si trova lo stesso tatuaggio mio. Lui quindi decide di toglierla dall'imbarazzo dicendo<< vedo che hai conosciuto mio fratello>> gira il capello in modo che la visiera sia rivolta davanti.
Serena sposta il peso da un piede all'altro, giocherellando con il bordo della maglietta.
<< Mi dà lezioni private di Latino>> le esce un sussurro.
Ci guarda finalmente negli occhi e si congeda, dicendo che la madre la sta aspettando fuori per portarla a casa. Sguscia in mezzo alla folla raggiungendo lo spogliatoio delle donne.
Mi giro di mezzo busto verso mio fratello<< Quindi tu e Serena vi conoscete>> Chiedo con nonchalance.
Annuisce deciso<< frequenta anche lei il Liceo Linguistico>> risponde grattandosi distrattamente il braccio, vicino al tatuaggio.
Mentre ci dirigiamo nello spogliatoio degli uomini mi trovo a pensare a quanto Serena mi abbia suscitato tenerezza con la sua timidezza e nei suoi modi impacciati nel rapportarsi con i ragazzi. È priva di malizia, mostra la parte più vera di sé, all'opposto di Rosa. Anche se non conosco bene Serena qualcosa dentro mi dice che lei è diversa dalla mia Ex, non hanno niente in comune quelle due.
Ma cosa vado a pensare anche io? Ora paragono anche Serena e Rosa?
*
Usciamo dallo spogliatoio dopo esserci fatti una doccia e rivestiti, per poi incamminarci nel parcheggio verso la mia auto.
Luca apre la portiera e si siede al lato del passeggero, mentre sto per sedermi al lato del guidatore il mio telefono vibra nella tasca. Lo tiro fuori e sul display appare un numero sconosciuto con un messaggio:
"So che mi hai detto di non scriverti e non cercarti più e l'ho fatto. Ma sono passati due anni e mi manca la nostra amicizia. Per favore, fammi almeno spiegare".
Elimino il messaggio e mi siedo, chiudo la portiera e sbuffo passandomi una mano tra i capelli.
Luca nota il mio cambio d'umore<< cos'è successo?>> Chiede preoccupato.
Scuoto ripetutamente la testa, mentre sento salire la rabbia<< quel deficiente di Andrea ha cambiato numero e mi ha riscritto>> pronunciare quel nome mi fa salire la bile. Provo odio nei confronti di Andrea Maistro per quello che mi ha fatto.
Stringo così forte il volante che mi si sbiancano le nocche, perché cazzo mi ha scritto? Gli avevo detto di non cercarmi più e avevo bloccato il suo numero apposta, con quale coraggio cercarmi di nuovo dopo tutto quello che mi ha fatto?
<< Sai che sono una persona tranquilla, ma dio! Come vorrei spaccargli la faccia a quella merda>> dichiara mio fratello.
<< Penso che il pugno che gli ho tirato quel giorno se lo ricordi a vita>> dico in tono cupo.
Mi copro il viso con le mani e sospiro lasciando traspirare tutta la frustrazione. Luca posa la mano sulla mia gamba<< non farti rovinare l'umore da quello lì. Tu ora sei a Roma e lui è a Frosinone. Siamo qui per ricominciare da capo>>.
Mi impongo di calmarmi: faccio profondi respiri, mentre la mano di mio fratello è salda sulla mia coscia. Riacquistata la lucidità allaccio la cintura, metto in moto e usciamo dal parcheggio, per immergerci nel traffico cittadino.
Luca accende la radio e nell'abitacolo si diffondono le note di "Move To Miami" di Pitbull Feat Enrique Iglesias. Si mette poi a fissare fuori dal finestrino il viavai di macchine.
Accosto davanti casa e spengo la radio, esco dalla macchina e Luca mi segue a ruota fin dentro la villetta. Abitiamo in periferia: la casa è composta da un piano terra, dove si trova un'ampia sala da pranzo, una cucina, un bagno e la camera da letto dei miei genitori. Al primo piano invece c'è la camera mia, quella di Luca e due bagni.
Nostra madre è ai fornelli: come ci vede ci saluta con un grande sorriso. Vederla così fa bene al cuore, soprattutto dopo il periodo brutto che lei e papà hanno passato, ma che sono riusciti a bypassare.
Io e lei ci assomigliamo abbastanza fisicamente: ho preso il suo colore degli occhi e la forma del viso. Mentre l'altezza l'ho presa da papà.
Luca dà una mano ad apparecchiare la tavola della sala, mentre sistema i bicchieri entra in casa nostro padre: oggi aveva una riunione di lavoro e ha fatto più tardi del solito.
Mamma serve a tutti un'abbondante porzione di frittata con le verdure e quando prende posto a tavola ci raccontiamo com'è andata la giornata.
Siamo una tipica famiglia "vecchio stampo" dove ancora si comunica quando si è a tavola, anziché pensare ognuno per sé o ai social.
Papà lavora come direttore di una banca: gli chiesero a inizio estate se voleva trasferirsi qui a Roma per prendere il posto lasciato vuoto dal vecchio direttore dopo la pensione. Mamma ha sempre lavorato come cassiera in un supermercato e ha trovato senza troppa difficoltà un nuovo impego nella capitale.
Nonostante le agevolazioni economiche di papà non abbiamo mai vissuto nel lusso più sfrenato, al contrario, siamo cresciuti in contesti "Normali": niente posti esclusivi, niente ristoranti super lusso che frequentano solo persone altolocate con la puzza sotto il naso e roba del genere.
Finita la cena Luca si siede sul divano angolare e digita qualcosa sul telefono, probabilmente starà scambiando messaggi con qualcuno. Mi siedo alla parte opposta e mi stravacco contro lo schienale, fissando il soffitto.
Dopo vari minuti mio fratello posa il telefono e dichiara<< sabato Albe mi ha chiesto di andare al "Millenium" a svagarci un po'. Ha rotto oggi con il ragazzo e non ha voglia di piangersi addosso inutilmente. Vorrei che venissi anche tu>>.
Mi aveva già parlato di Alberto o Albe che dir si voglia, vanno a scuola insieme, solo che quest'ultimo frequenta il quarto anno.
Scuoto la testa: da quando ho perso la fiducia nelle persone sto più sulle mie.
<< Sai che mi costa un grande sforzo>>. Accavallo le gambe, per poi girare la faccia nella sua direzione.
<< Lo so che non ti fidi più delle persone: ma non sono tutti come Andrea. Non ti sto chiedendo di diventarci amico, ma solo di passare una serata diversa dal solito. Non vorrai mica startene qui in divano a guardare Netflix? Fallo per me almeno>>.
Sospiro, ma gliela do vinta. Per tutta risposta sfodera un gran sorriso.
<< Sai che Albe è in classe con Serena, la tua nuova allieva?>> Dice con disinvoltura.
Alzo un sopracciglio e lui prosegue<< non puoi dirmi che non è bella>>.
Roteo gli occhi <<Perché ci vuoi provare con lei?>>
Scrolla le spalle prima di rispondere<< Non lo so. Non è da tantissimo che ho chiuso la mia storia con Amanda. Però penso che potremmo essere amici>>.
Ancora quella frase. È una maledizione per chi non ci crede più. Per me l'amicizia non esiste: ti sono tutti amici finché gli fai comodo, per poi tradire la tua fiducia quando meno te lo aspetti.
Non sono più il ragazzino ingenuo che credeva di restare per sempre amico di Andrea: mi sono svegliato e ho capito che a volte si sta meglio da soli.
L'amicizia una volta finita non può più tornare, si spezza per sempre come un filo sottile.
Caccio questi pensieri in un angolo della mente, prendo il telecomando per accendere la Tv e guardare un Film, cercando di spegnere il cervello.
https://youtu.be/7wDUrQAaYsM
Angolo Autrice:
Nunzio non vuole più sentire ragioni sull'amicizia, come dargli torto dopo quello che
ha subito, per fortuna può contare su suo fratello.
L'incontro con Serena gli ha smosso qualcosa dentro: entrambi sembrano essere più simili di quanto si possa pensare.
Questi primi capitolo sono introduttivi, entreremo poi nella trama vera e propria.
Vi ringrazio per la lettura :)
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