Ferite profonde- Capitolo 2
Roma
SERENA
"Caro diario, ogni volta che mi guardo allo specchio ricordo di essere una sopravvissuta. Si, hai capito bene: sono caduta e finita in mille pezzi quando avevo quattordici anni e vivevo con spensieratezza e ingenuità. Pensavo che l'amore fosse qualcosa di bellissimo, in grado di farti fremere il cuore e vibrare l'anima. Ma il mostro dalle sembianze angeliche si è portato via la parte più intima di me, prendendosi quello che voleva, violando il mio corpo e gettandomi via come immondizia. Ho dei ricordi alterati di quella sera, prima che tutto sfumasse via in un battito di ciglia.
Da quel momento faccio fatica a mostrare il mio corpo, ma non per una questione di autostima, più semplicemente preferisco nascondermi dentro i vestiti e attirare l'attenzione il meno possibile. Nessuno sa di quella notte, tranne i miei genitori. È un segreto che preferisco custodire per me, ma che molte volte pesa come un macigno sopra il petto.
Caro diario: l'amore non esiste! È solo una fottuta illusione, una specie di allucinazione che altera i nostri sensi, come una potente droga. E le persone ne sono talmente assuefate da non rendersene conto. L'amore ti fa perdere la testa e ti annienta lentamente.
D'ora in poi penserò solo a me stessa e a inseguire il mio sogno, non permetterò alle ombre del passato di oscurare le luci del mio futuro, non lascerò che siano le circostanze della vita a definirmi, perché dalle ceneri si può rinascere e io voglio rinascere come l'Araba Fenice. Nella vita si cade anche per imparare a rimettersi in piedi, devo fidarmi della forza interiore che ho".
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Afferro lo zaino ed esco dall'aula, nel corridoio c'è un viavai generale di studenti, il loro vociare fa da sottofondo alla mia camminata leggera. Sorpasso un gruppo di ragazzi tenendo lo sguardo fisso davanti a me e cercando di passare il più inosservata possibile, compito abbastanza arduo se al tuo fianco cammina una delle ragazze più belle della scuola, che tra l'altro è tua amica. Sento i fischi di apprezzamento nei suoi riguardi e decido di ignorarli.
È possibile che questi ragionino solo con gli ormoni? Come se non avessero mai visto una bella ragazza. Scuoto la testa e procedo per la mia strada.
Carola inizia a parlottare dei fatti suoi, mentre ci dirigiamo verso le porte della biblioteca: ha lunghi capelli color liquirizia che porta legati in una coda alta, ha lasciato qualche ciocca ad incorniciale il viso ovale, gli occhi grandi e nocciola sono enfatizzati dal mascara volumizzante.
Finalmente arriviamo alla fine del corridoio e spalanco la porta, per poi infilarmi dentro la biblioteca, con la mia amica al seguito.
Prendiamo posto al primo tavolo che troviamo libero e ci sediamo l'una affianco all'altra; apro la zip dello zaino e sfilo sia il quaderno che il libro di tedesco.
Il professore ci ha dato da tradurre alcuni testi, ma visto che sia io che Carola siamo poco afferrate in questa materia, stiamo aspettando l'arrivo del nostro compagno secchione, che ci darà una mano.
Carola prende fuori uno specchietto e si ripassa il rossetto; ha scelto una tonalità rosa scuro, che sulle sue labbra carnose le conferisce un tocco glamour.
<<Perché Albe ci mette tanto ad arrivare?>> Sbuffa chiudendo il rossetto e rimettendolo al suo posto.
Alzo le spalle, Albe non è solo il nostro compagno di classe, ma anche un buon amico.
Ma che sia un ritardatario cronico questo purtroppo lo abbiamo imparato sin da subito, non puoi farci niente è più forte di lui.
<<Come minimo starà chiacchierando con quelli dell'ultimo anno, da qualche giorno si è avvicinato a un ragazzo con il quale vedo che scambia sempre due parole>> tiro a indovinare sistemandomi i capelli dietro la schiena, li sento crespi sotto le dita e prendo mentalmente appunti di cambiare il balsamo appena possibile.
Manco finisco di parlare e Alberto fa il suo ingresso tutto trafelato, passa il polso sulla fronte, si guarda intorno e come ci individua comincia a raggiungerci a grandi falcate.
Prende posto davanti a me, poggiando lo zaino in terra e passandosi una mano tra i capelli per rimetterli apposto, con il ciuffo che tenta sempre di ricadergli davanti agli occhi, scusandosi per il ritardo.
Carola punta lo sguardo su di lui<<Dov'eri finito? Abbiamo da tradurre tre fottutissimi testi di tedesco noiosi come la peste, una grande rottura di palle, ma chi cazzo me l'ho ha fatto fare di scegliere il liceo linguistico?>> Le sue lamentele a voce alta fanno girare gli studenti agli altri tavoli.
<< Buongiorno finezza, ci siamo alzate con il piede giusto stamattina". Ironizza lui, strappandomi un sorriso.
Prende fuori a suo volta il materiale, nel chinarsi la felpa gli risale mostrando un pezzo di addominali. Ha un fisico bello scolpito dovuto alla palestra che pratica tre volte alla settimana.
Mordicchio distrattamente il cappuccio della penna, mentre con l'altra mano sfoglio il libro fino ad arrivare alla pagina indicata: di tutte le materie, tedesco è quella che mi mette più alla prova.
Albe si schiarisce la voce e gli prestiamo attenzione, inizia la lettura del testo: ha una voce molto modulata e senza accenti o sbavature, quasi come quelle di chi ha studiato dizione. I suoi occhi blu notte scorrono sul testo, regalandogli un'espressione concertata.
A fine lettura possiamo iniziare la traduzione passo dopo passo, seguo le frasi del mio amico, mentre muovo la penna con fluidità sul quaderno, al massimo della concentrazione.
Il tempo vola via senza neanche rendercene conto e in due ore abbiamo finito le traduzioni richieste.
Chiudo il quaderno e riordino le mie cose, infilando tutto nello zaino ai miei piedi.
Carola nel frattempo ci offre delle caramelle gommose che ha tirato fuori da una tasca laterale, ne prende una manciata per sé e comincia a gustarsele.
<< Quando riprendi le lezioni di danza?>> Mi chiede a intervalli tra una caramella e l'altra.
<< Domani. La maestra mi ha anche comunicato che ci terrebbe che prendessi lezioni di Latinoamericano, secondo lei mi aiuterebbe a sciogliermi nel ballo in coppia. C'è anche un nuovo insegnate, ma prenderei lezioni private perché i ragazzi che frequentano il corso hanno già un livello alto>>.
La vedo strabuzzare gli occhi curiosa<< Oh oh! Non me ne intendo di danza, ma si vocifera che i ballerini di Latino siano dei manzi pazzeschi>> dichiara con un gran sorriso.
Alzo gli occhi al cielo << per carità, non farti strani viaggi. Se è uno che insegna come minimo avrà quarant'anni>>.
Le frego due orsetti gommosi dal pacchetto, che infilo in bocca e mi gusto con piacere.
Per tutta risposta si stringe nelle spalle, mentre proseguo<<sono una ballerina di Modern, pratico danza da quando ero bambina, non ne so un tubo di Latino.
Secondo la maestra però frequentare quelle lezioni potrà aiutarmi e sciogliermi di più, perché nei passi a due di Modern tendo ad essere abbastanza rigida>>.
Appoggio i gomiti al tavolo e incrocio lo sguardo di Alberto: lui è l'unico ragazzo con cui non mi sento a disagio.
Mi fa un sorriso dolce<<possiamo immaginare che il tuo disagio nei confronti dei ragazzi è dovuto alla tua "relazione" andata male. Ma forse è arrivato il momento di andare avanti>>.
Si allunga a toccare la mia mano, che a confronto con la sua sembra minuscola, mentre Carola annuisce.
Loro sono tanto gentili con me e mi sento una merda per non avergli detto esattamente come sono andate le cose con Leonardo. Ma solo a pensare a quella sera mi sale la bile e rischio di avere attacchi di panico, perciò preferisco lasciare quell'orribile ricordo il più nascosto possibile nei meandri del mio cervello.
Però ci sono delle notti che quelle immagini trovano "un'uscita" causandomi incubi, che mi fanno svegliare sudata e con il fiato corto.
Solo quando entro in sala riesco a liberarmi momentaneamente di questo peso, la danza è stata la mia ancora di salvezza quando i miei sogni e il mio cuore si frantumarono.
Tante ragazze nella mia situazione si sono tolte la vita, schiacciate dal peso che dovevano portarsi dietro. Io sono riuscita a trovare la forza necessaria per almeno cercare di sopravvivere a tutto il dolore, il suicidio non ha mai sfiorato il mio cervello, sarebbe stato troppo devastante per la mia famiglia e per i miei amici: è per loro che sono andata avanti, ma anche per me stessa.
Salutiamo Carola e usciamo dalla biblioteca, ho appoggiato lo zaino su una spalla. Cammino per i corridoi verso l'uscita della scuola, persa completamente nel mio mondo, da non rendermi conto di dove sto andando.
Mi ritrovo a sbattere contro una schiena e l'urto mi riporta alla realtà.
<< Oddio scusami>> bofonchio massaggiandomi il naso dolorante.
La figura si gira nella mia direzione: è un ragazzo alto all'incirca un metro e ottanta, con un viso leggermente allungato. Due occhi color ossidiana si accollano ai miei
<<Stai bene?>> Mi chiede preoccupato, con un forte accento del sud.
<< Potrei stare meglio. Devo imparare a guardare dove cammino>> cerco di giustificarmi, leggermente in imbarazzo.
È proprio un bel ragazzo e mi prendo del tempo per osservarlo: indossa una felpa over della Nike bianca e nera, dei jeans grigi gli fasciano le gambe e calza della Vans bianche. Quando torno a concertarmi sul viso noto che ha i capelli neri tirati indietro con il gel.
<< Mi chiamo Luca>> porge la mano per presentarsi, gliela sfioro e noto al contatto che è leggermente ruvida.
<< Sono Serena>> mi presento a mia volta e lui abbozza un mezzo sorriso.
Alle mie spalle sento arrivare Albe, che mi chiede come sto. Una volta che si è sincerato che non ho problemi, si gira verso Luca e gli dà una pacca scherzosa sulla spalla.
<< Un momento, vi conoscete voi due?>> Guardo prima l'uno e poi l'altro, in alternanza.
Albe punta lo sguardo su di me<< certo, Luca frequenta l'ultimo anno. Si è trasferito da poco qui a Roma insieme alla famiglia. Ha pure un fratello, che però è più grande e non frequenta il liceo>> mi spiega come se fosse una cosa ovvia.
Decido che è arrivato il momento di congedarmi e salutiamo il ragazzo, per poi uscire finalmente all'aria aperta.
Il sole brilla alto nel cielo, regalandoci una piacevole giornata di metà settembre. Alberto inforca gli occhiali da sole e mi chiede se voglio un passaggio sul suo motorino; do un rapido sguardo all'ora e mi rendo conto di aver mancato l'orario dell'autobus di poco. Accetto ben volentieri la sua offerta.
Angolo autrice:
Serena convive ogni giorno con un segreto, che le pesa come un macigno
e che riguarda la fine della sua relazione. Ha subito un trauma che l'ha segnata
nel profondo, di cui non ama parlarne con gli amici.
Spero che la storia vi stia piacendo :)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro