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Confessioni- Capitolo 9


"Non pensavo tu potessi farmi questo
dimmi come dovrei comportarmi con te adesso
Io di buona famiglia, tu dalle popolari.
Ma ci siam fatti luce a vicenda quand'era pesto.
Mi dicevi che avrei spaccato con la danza, tu sognavi la scuola di recitazione.

E mangiavo tu da me io da te, ringrazio che i tuoi, anche con pochi soldi mi hanno fatto sempre spazio.
Andavo al liceo e tu al professionale, senza farci pesare le differenze di ceto sociale.
E ora piango nella stanza e fa male, dopo che hai messo le mani sulla mia donna.
Le persone più vicine a volte han lingue come lame.

Da piccoli dicevi che ero il tuo amico del cuore,
ora penso che ogni amico è un possibile traditore.
Provo a distrarmi, anche se penso spesso a quello.
Vedere lei che bacia le labbra, di chi mi chiamavano fratello.
Per te ho fatto tanto e mai mi son permesso a chiedere qualcosa in cambio.
Ora mi scrivi, chiedendomi perdono.
In fondo è risaputo l'ingratitudine è amica d'infamia, non lo nascondo, sai ci soffro.
Guardare la realtà in faccia a volte è un secchio d'acqua gelata,
non la amavi nemmeno, era solo qualche scopata, giusto per pugnalarmi alle spalle.
Un vero signore non reagisce con occhio per occhio, non ti colpisco ma nemmeno ti perdono".

- Matteo Professione -

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Sfilo gli auricolari, scatto in piedi e lancio via l'album da disegno in preda alla rabbia, questa dannata canzone sembra che parli di quello che ho passato per colpa del bastardo. Sto per lanciare altro, ma due braccia robuste mi afferrano da dietro, impedendomi di muovermi.

<< Calmati Nunzio, respira>> è Alberto che parla. Mi ero dimenticato che fosse qui in salotto, ero troppo perso nel mio mondo.

<< Si può sapere cosa ti è preso? Se ti va puoi parlarmene>> Domanda in tono apprensivo.

Volto il viso nella sua direzione e lo guardo torvo

<< Senti Albe non mi serve lo psicologo>> sputo fuori. So di comportarmi da stronzo, ma non ho bisogno della sua compassione.

Corruga la fronte, ma non sembra offeso dalle mie parole. Quando finalmente mi lascia andare noto che le mie mani tremano ancora. Chiudo gli occhi e cerco di recuperare la calma.

Sento che si allontana verso la cucina e torna poco dopo, quando riapro gli occhi vedo che mi porge un bicchiere d'acqua, senza dire niente. Lo ringrazio con un cenno.

Torna a sedersi sul divano, mentre io rimango in piedi e butto giù l'acqua. È difficile che perda il controllo così, ma dannazione alle parole di quella canzone, che mi hanno colpito come un fulmine a ciel sereno.

Vado a sciacquare il bicchiere, per poi prendere posto al lato opposto del divano.

<< Scusami per prima>> biascico.

Alberto scrolla le spalle senza turbamento.

<< Fai tanto lo stronzo e il menefreghista, ma quello non sei tu>>.

Lo guardo interrogativo, cercando di capire dove vuole andare a parare

<< Non ti fidi di nessuno, dici di non credere nell'amicizia. Preferisci stare in disparte e pensare alla danza. C'è stato un tempo in cui anche io ho dovuto costruirmi una corazza>>. Fissa un punto indistinto sul pavimento e inizia a raccontare

<< All'età di dodici anni scoprì che mi piacevano i ragazzi. C'era un ragazzino di un'altra classe molto carino e mi piaceva passare il tempo con lui. Quella è l'età che precede l'adolescenza: ti ritrovi che non sei più un bambino, ma non sei neanche grande. Cominci a provare certi interessi, anche se non chiari. Purtroppo è anche l'età dove chi è "diverso" viene emarginato. Per farla breve iniziai a subire bullismo per questa cosa: i miei compagni mi prendevano in giro nei modi peggiori e questo mi faceva molto male. Non erano tutti così, era solo un gruppetto di cinque persone, ma gli altri non intervenivamo mai in mia difesa, quindi erano complici. Quando non c'erano i professori mi lanciavano le cartacce chiamandomi femminuccia, una volta mi macchiarono i vestiti con la pittura rosa che usavamo per arte, usando epiteti bruttissimi. Hanno spaventato persino quel poveretto, che aveva smesso di farsi vedere insieme a me.

Purtroppo una mattina tutto questo sfociò in qualcosa di peggio fuori da scuola, perché avevo provato a reagire pregandoli di smetterla. Il capo del gruppo mi diede una ginocchiata allo stomaco e quello fu l'inizio della violenza: mi accasciai a terra per via del dolore e loro iniziarono a tirarmi calci e sputarmi addosso. La fortuna volle che la nostra professoressa vide tutta la scena da una finestra: fu lei che corse fuori e fermò quei selvaggi.

Tutti e cinque furono sospesi, ma io avevo il terrore di tornare tra quelle mura piene di complici che non hanno mosso un dito per me, così i miei genitori mi fecero cambiare scuola. Da quel giorno diventai distaccato: stavo sempre per i fatti miei e non avevo amici.

Ma quando iniziai il liceo fu Carola a buttare giù il muro che avevo costruito e insieme a Serena creammo una bella amicizia>>.

Alza gli occhi nella mia direzione e noto che ora sono lucidi per via del ricordo traumatico.

Non mi aspettavo questa confessione da parte sua: sono rimasto sconvolto da quello che ha passato.

<< Nessuno merita di subire violenza, ogni forma di bullismo va punita. Essere omossessuale non è una condanna, ma solo un altro modo di amare>> mi passo una mano tra i capelli, sospirando.

<< Carola e Serena sanno tutto, ma non hanno mai provato compassione per me. Mi hanno dimostrato con i fatti che a volte l'amicizia esiste davvero, devi solo essere fortunato dal trovarla. Ci vuole tempo per costruire la fiducia, parlo per esperienza>> continua con tono fermo.

<< Perché mi hai fatto questa confessione?>> Chiedo a bruciapelo.

<< Per solidarietà>> risponde, poi accavalla le gambe.

Non ho idea di dove tutto questo mi porterà, comunque sia mi ritrovo a confidarmi con lui

<< La mia ragazza mi ha tradito con il mio migliore amico. È successo due anni fa e non l'ho superata del tutto. Quello scatto d'ira era dovuto a una canzone che sembrava rispecchiare la mia situazione. Volevo bene ad Andrea e lui ha deciso di ferirmi, ma non ho mai capito per quale motivo. Ho fatto di tutto e lui mi ha ripagato così>>. Sbuffo spazientito.

<< Non era un vero amico. Probabilmente ti invidiava>> sentenzia Alberto, ma nel suo tono non c'è nessun giudizio.

Ci ritroviamo sospesi dalle confessioni reciproche che ci siamo fatti: entrambi siamo stati feriti, chi in un modo e chi nell'altro.

<< Quindi il tuo obbiettivo è di entrare alla Latin Dance Accademy>> Albe cambia totalmente discordo, andando a puntare su qualcosa di più leggero.

<< Esatto: è una compagnia di ballo molto affermata nell'ambito delle danze latino-americane e caraibiche.>> Preciso.

Abbozza un mezzo sorriso << Sono circondato da ballerini>> mima le virgolette con le mani.

Mi alzo in piedi, dirigendomi verso il tavolo da pranzo e recupero l'album che giace ancora a terra. Lo tengo tra le mani studiandolo brevemente, per poi fare dietrofront e prendere le scale.

Entro nella mia camera e adagio l'album sopra la scrivania: ho fatto montare delle mensole ai muri dove tengo i trofei vinti con la danza.

Esco e busso alla camera di Luca, che fa capolino dalla porta con i capelli ancora umidi e senza felpa: ha un secondo tatuaggio sul petto, la faccia di una tigre.

<< Albe ti sta aspettando, vedi di scendere prima che invecchi>>.

Mio fratello mi mostra il terzo dito, finisce di asciugarsi i capelli, infila al volo una felpa e alla fine si chiude la porta alle spalle.

Luca c'ha un vizio: quando si deve preparare per andare da qualche parte ci mette così tanto tempo che puoi giocati una partita a Monopoli durante l'attesa.

<< Fratellino sei più lento dell'anno della fame>> lo rimbecco.

<< Aha molto simpatico>> commenta sarcastico. Detesta che lo chiami fratellino.

Scendiamo di sotto: Alberto ha già preso il suo giubbino. Luca stacca dall'appendiabiti la sua giacca di pelle marrone, entrambi mi salutano e poi escono di casa.

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POVS Luca

Prendiamo lo scooter e ci addentriamo nella strada, pronti poi a farci immergere dal traffico cittadino, dirigendoci al Millenium.

Mi piace guidare lo scooter, mi fa sentire libero: gli ultimi raggi di sole prossimo al tramonto formano un caleidoscopio di colori nel vasto cielo.

Possiedo il T-Max solo da un anno, mi ha dato l'autonomia di cui avevo bisogno, per non dipendere sempre da mio fratello negli spostamenti.

Arrivati al quartiere della Garbatella percorriamo altri cinquecento metri e ci fermiamo di fronte al locale, smontiamo in contemporanea dallo scooter e leviamo il casco. Albe si sistema i capelli che sono stati schiacciati.

Entriamo dentro il Millenium, prendendo posto allo stesso tavolo dell'altra volta, vicino all'ingresso. Ordiniamo l'aperitivo, in sottofondo hanno messo della musica House.

<< Io e Nunzio abbiamo parlato un po'>> Alberto si appoggia allo schienale, incrociando le braccia al petto.

Alzo un sopracciglio, così mi spiega brevemente quello che è successo mentre mi stavo preparando.

<< Davvero ti ha parlato di Andrea?>> So di sembrare scettico, ma Nunzio è diventato molto riservato dopo il tradimento, tanto da sembrare a volte quasi menefreghista.

Annuisce in conferma a quello che ho detto, per poi aggiungere

<< Diciamo che è rimasto colpito dalla confessione che gli ho fatto: non pensava che in passato ero simile a lui, dopo il bullismo che ho subito. Anche io avevo paura a fidarmi delle persone>>.

Il cameriere, che avrà all'incirca tra i venti e i venticinque anni, ci serve i crodini con gli stuzzichini.

Prendo una forchettina di plastica e infilzo un'oliva nera, mentre Alberto addenta una pizzetta. Dalla porta fa il suo ingresso un gruppetto di ragazzi, che ci sfila accanto e vedo che lanciano occhiate curiose ad Albe: sono sette in tutto e si dirigono verso il fondo del locale.

Una volta che si sono dileguati Albe commenta

<< Quelli sono gli amici di Evandro: probabilmente pensano che ci stiamo frequentando. Lasciali malignare pure, me ne frego di loro>>.

Afferro il bicchiere, portandomi la cannuccia alle labbra: il sapore fresco e amarognolo del crodino è un contrasto perfetto nella mia bocca.

<< Mi dispiace che non ci sarai domani sera, avresti conosciuto Carmine e Mason. Immagino che Serena ti abbia detto che è stata invitata insieme a Carola>>.

Fa un cenno affermativo, mentre spilucca le noccioline. Poi solleva il bicchiere e scola l'ultimo sorso dell'aperitivo. Con un tovagliolino si asciuga accuratamente la bocca, prima di lanciarmi uno sguardo

<< Ti piace Serena? Vedo che durante la pausa in corridoio scambiate spesso due parole>> Chiede tranquillamente.

Scuoto la testa<< L'unica cosa che può nascere tra me e Serena è solo una bella amicizia. In verità è a Nunzio che piace: me ne sono accorto l'altro giorno mentre passeggiavamo sul lungo Tevere. Si vede da come la guarda>>.

Alberto fa un mezzo sorrisino, so che lui tiene molto a Serena, come se fosse una sorella.

<< Non riesco invece a percepire i pensieri di lei, sembra così diffidente quando sta a contatto con dei ragazzi>> sospiro.

<< Ha sofferto per amore quando aveva quattordici anni, non è entrata nello specifico: all'epoca ci conoscevamo da poco. A volte ho la sensazione che ci sia qualcosa di più grande che sta nascondendo a me e Carola e un po' mi dispiace, ma deve essere lei a volersi aprire con noi>> si stringe nelle spalle, ora il suo sguardo è assorto.

Sarebbe bello se Serena riuscisse a scalfire la corazza che si è creata mio fratello, mi manca il vecchio Nunzio, quello sempre solare ed estroverso. Le circostanze lo hanno cambiato: Andrea è stato come un abile mago che ha plagiato mio fratello, rubandogli la fiducia, per poi gettarsi tra le braccia della ragazza che amava e distruggendo la loro amicizia.

Nunzio ha fatto di tutto per quel bastardo, non gli ha mai neanche fatto pesare la differenza sociale, purtroppo certa gente è solo manipolatrice, indossa una maschera che alla fine rivela la loro vera essenza.

Paghiamo il conto e usciamo dal Millenium che la sera incombe sulla capitale, saluto il mio amico e faccio ritorno a casa.

Trovo mio fratello seduto in divano a fissare lo schermo del televisore, si accorge della mia presenza e volta la testa nella mia direzione. Ci osserviamo per alcuni secondi, poi mi ritrovo a dire

<< Mi manca il Nunzio che diceva di prendere la vita con filosofia>> soffio via amaramente.

Me lo diceva sempre quando avevo dei momenti no, ormai era diventata una consuetudine.

<< Vieni qui fratello>> si alza in piedi e mi stringe in un abbraccio: ci sono volte in cui le parole risultano superflue, bastano i gesti per esprimere tutto quello che si prova in un determinato momento.

Non abbiamo lo stessolegame di sangue, ma riusciamo a capirci con poco


https://youtu.be/ViN4LAuQp9o


Angolo autrice: 

Le parole che aprono questo capitolo sono del Rapper Matteo Professione, meglio conosciuto come Ernia, nonché il prestavolto del mi Nunzio.

Ovviamente sono state modificate in parte, per renderle più attinenti a quello che è successo tra il nostro protagonista e Andrea, ma trovate qui sopra la versione originale che fa da sottofondo a questo capitolo. 

Alberto confessa di aver subito bullismo alle scuole medie, tra lui e Nunzio nascerà un'amicizia in futuro? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.


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grazie a voi che leggete, commentate, lasciate stelline e anche a chi mi legge silenziosamente, godendosi questa storia come se fosse un libro cartaceo.


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