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XXXVI

🔴🔴🔴

Il contenuto è MOLTO 🔞,
quindi per favore siate buone e non leggete se non avete l'età e la certezza di volerlo fare.

Juliet POV

La sua mano è calda quando mi accarezza.

Ma sa fare male, molto male.
E io la conosco bene. Quando mi pizzica, quando mi stringe, quando mi colpisce. Ed è tutto sopportabile. Ma non è altrettanto sopportabile quando la usa per umiliarmi. Quando striscia le dita tra le mie gambe, solo per il piacere di vedermi contorcere, di vedermi smaniosa per averne di più. Per farmi agognare un paradiso che lui decide arbitrariamente di non concedermi.
Perché è lui a decidere.
Ogni singola mossa.
Ogni mio desiderio.
Decide di che colore sarà la mia pelle, decide quale emozione mi farà provare e mi lascia insoddisfatta, solo per dimostrarmi che tutto quello che è in grado di farmi, a me piace da morire.
Come mi piace da morire la sua espressione appagata nel vedermi ai suoi piedi.

-Cristo, Juliet. Se solo tu potessi sentire quanto sei fradicia...-

E Alexander le parole le conosce bene. Molto bene. Sa che gli basterebbe essere meno diretto per non gettarmi in un vortice di imbarazzo e umiliazione.
Ma decide anche quello.
Cosa dirmi.
E, sopratutto, come dirmelo.

-Alex...-

-Cos'è? Non posso dire che ti stai inumidendo in una maniera vergognosa?-

Perché lui non lascia mai nulla al caso. Se sta affogando le dita dentro di me in questo modo così rude è perché ha in mente una cosa ben precisa.

-Alexander...-

E io lo conosco.
È sadico. Ma non superficialmente. Lui è sadico fino in fondo.
Ed è proprio il fatto di conoscermi bene, ciò che lo rende così pericoloso.
Sa cosa amo, ma sa anche perfettamente cosa odio.

-Apri quella bocca.-

No,no,no,no,no.

-Ho detto aprila.-

Chiudo gli occhi e mi sottometto al suo volere. Non posso fare altrimenti, rinnegherei me stessa.

-Adoro il tuo sapore.- mugola eccitato, pregustandosi la sua prossima mossa.

Allora assaggialo tu invece di farlo fare a me, stronzo!

Poi osserva la mia espressione trattenuta, fingendo quasi di non aspettarsela.

-Che c'è? Non sei d'accordo Juliet?-

Non rispondo.

Così un ghigno famelico gli si disegna sulle labbra, mentre conficca con forza due dita dentro alla mia bocca, cercando la mia lingua con insistenza.

-Succhia.-

Lo odio. Riesce a farmi piacere anche quello che odio.

-Da brava.-

Tolgo via tutto quello che di me resta sulle sue dita. Sento il viso scoppiare dall'imbarazzo.

-Non ti piace eh?- ghigna subdolo.

-No.- ammetto ad occhi bassi.

-Preferisci il mio di sapore, Juliet?-

Oh sì.

Annuisco guardando a terra.

-E cos'hai fatto per meritartelo?-

Non so rispondere. Vorrei essere nei suoi panni per una volta, per sentire come si sente lui in momenti come questo.

-Perché a me sembra solo che tu voglia farmi incazzare, Juliet.-

Oh no.

È di un grigio accecante, quella scatola lucida.
Sento le budella contorcersi quando la apre e la tira fuori lentamente.

-Alexander.-

Il suo nome tra le mie labbra è una preghiera.

-Dimmi Juliet, ti sto ascoltando.-

Guardare quella cosa in legno mi fa rabbrividire.

-Vuoi farmi...così tanto male?-

Stringo gli occhi, quasi impaurita dalla risposta che potrei ricevere.

-Non preoccuparti, piccola.
Ti piacerà da morire.-

Io provo un brivido così profondo che vengo scossa da un tremore.
E lui? Lui parla senza uno straccio di emozione. Come se tutto ciò che stiamo per fare sia completamente normale.

Sento le sue dita manovrare i miei capelli, mentre mi infilza una lunga ciocca dietro all'orecchio.

Poi si china su di me e mi guarda intensamente.

-Juliet, ascoltami. Quando non ce la fai più me lo dici, intesi?-

Il calore lo sento ora.
Nel petto, forse nello stomaco. Perché il suo tono di voce è così dolce..
Chiudo gli occhi per assaporarlo fino in fondo.
Mi sto lentamente cullando nell'immagine idilliaca del suo viso ancora impressa nel buio della mia mente, quando qualcosa mi sconvolge.

Urlo senza neanche accorgermene.
Quella maledetta cosa di legno mi ha appena colpito.
Poi di nuovo.

-Oh Dio...- ansimo impaurita.

-Puoi urlare, Juliet. Ma non ho detto che puoi parlare, ti è chiaro?-

Ed io urlo ad ogni colpo perché fa troppo male, è come se le mie labbra non riuscissero a trattenere i suoni, non sono in grado di controllarmi.
Sto tremando.
La pelle del mio sedere brucia, pizzica, ma è la mia anima ad andare in frantumi.
Non so come riesca a farlo, ma Alexander si ferma sempre al limite, sempre un istante prima che io crolli definitivamente. Mi dà la giusta tregua per assaporare il dolore che si dissipa lentamente, mentre un'ondata di piacere mi assale, quando fa vorticare la sua lingua sul mio punto più sensibile.
Ma dura troppo poco.
Di nuovo quel dolore secco, lancinante.

Un paio di volte.
E io per un paio di volte urlo con tutto il fiato che ho in gola.

Alexander viene davanti a me, i suoi pantaloni parlano chiaro. È così eccitato che non so neanche come faccia a resistermi.

-Stai bene?-

-Sì?-

Ma neanche la mia risposta sembra accontentarlo.

-È una domanda, Juliet? Lo stai chiedendo a me? Ti voglio più decisa.-

Annuisco.
Ho le labbra secche, la gola in fiamme.

-Brava bambina, ora stringi i denti.-

-Pe... perché?-

-Perché ora inizio a fare sul serio.-

E Alexander non mente.
Mai.
Ed è tutto vero.
Mi aveva accarezzata poco fa.
Ora è una fottuta tortura.

Se prima era la mia pelle a bruciare, ora tutto il mio corpo sto andando a fuoco, non c'è respiro o gemito che io possa fare per attenuare quella sensazione devastante che si sta propagando dentro di me.
Perché qualcuno sano di mente dovrebbe accettarlo?
Non ha senso.
Non riesco più a pensare, fa troppo male.
Sto iniziando a cedere.
Sento un groppo in gola.

Chino la testa, lasciando che i miei lunghi capelli scivolino davanti al viso coprendomi completamente.

Una lacrima scende indisturbata sulle mie guance, devo dirgli di fermarsi.
Ma il mio corpo non è del mio stesso avviso. Un'ondata di calore mi attraversa ogni volta che la sua forza si scaglia contro di me. Mi sciolgo ad ogni colpo.
E se prima erano urla, ormai sono gemiti sommessi.

-Mhm.-

Alexander si inginocchia tra le mie gambe, non lo vedo ma lo percepisco alle mie spalle quando schiude la sua bocca calda e la fa strisciare languidamente sul mio clitoride.
Le sue labbra sono così morbide e roventi che mi fanno impazzire.
Lo sento succhiare appena, proprio intorno alla mia carne pulsante.
-Cazzo, quanto sei buona.-

E io non ricordo più ciò che è successo un minuto fa. La mia pelle brucia, ma è così piacevole che ne voglio ancora.

Fallo di nuovo.

Non lo sta facendo e io vorrei supplicarlo di farlo, di farlo ancora e di nuovo, tutto da capo.

-Alex...-

Passa qualche istante, poi lui torna a torturarmi senza che nessuno glielo chieda.
Mi sferra dei colpi così secchi che penso voglia distruggermi.
Le mie ginocchia stanno per cedere.
Ho la testa vuota, completamente sgombra, non vedo più nulla.
Ho gli occhi offuscati dalle mie stesse lacrime.

-Cristo, Juliet! Ma cosa...-

- Eh?-

La sua voce preoccupata mi fa tornare alla realtà.
-Perché non mi fermi? Dio, stai piangendo?! Vieni qui.-

Alexander prova a farmi tirare su in piedi. Forse vuole abbracciarmi, ma io mi oppongo.

Non lo so perché lo sto facendo. Sono impazzita?

-No.- affermo decisa.

Stavolta sono risoluta, ma lui ovviamente non vuole darmi ascolto.
-Sì invece.- insiste.

Le sue mani scivolano fluide tra i miei capelli. Con quelle mani è capace di farmi così male da farmi piangere, ma è quando mi accarezza così dolcemente che mi sento morire.

-Cosa c'è?- domando dinnanzi alla sua preoccupazione.

-Se fai così non va bene, lo capisci? Se non mi fermi quando arrivi al limite...è un grosso problema. Perché non mi fermi, Juliet?-

Si china alla mia altezza, sembra spaventato dalla mia reazione.

-Non sto piangendo per il dolore, è solo... è liberatorio.-

-Non capisco, Juliet.-

Alexander scuote il capo, ma io mi tiro su quanto basta per giungere alla sua bocca inarrivabile.
-Non ti fermare, Alexander. Ti prego.-

Non ho mai visto quell'espressione sul suo volto.
L'ho lasciato letteralmente a bocca aperta.
Desiderava così tanto che lo pregassi, che lo supplicassi, e ora che lo sto facendo per davvero... non riesce neanche a crederci.

-Cristo quanto ti amo.- biascica mentre le nostre lingue riempiono con foga gli spazi tra le nostre bocche.

E il suo ti amo, non me lo aspettavo. Non ora, perché questo non è un bel quadretto.
Sono in una condizione indicibile, umiliata e senza un minimo di dignità.

-Giurami che stai bene.- mi dice lui. Ma la vera domanda è...Perché sto così bene?

Perché lo capisco alla perfezione quando mi dice che mi ama? Alexander però non si perde in parole d'amore, si slaccia i pantaloni prima di afferrarmi per i capelli. -Succhiami ti prego, sto scoppiando.-

I suoi occhi si muovono lungo tutto mio corpo arrossato e tremante, mentre i suoi fianchi seguono il movimento ritmico della mia bocca.

-Juliet...Cosa ...devo... fare...con..te?-

Le sue parole, di solito sempre così sicure e decise, si spezzano mentre ansima appagato, nella mia bocca.

-Mhm? Rispondi.- ordina pompando con una mano tutta la sua lunghezza, ormai bagnata della mia saliva.
Spero sempre che il mio sguardo possa bastare, ma se anche così fosse, a lui non basterebbe.
Vuole sentirselo dire.

-Ti prego. Continua. Ti prego.-

Glielo sto ripetendo e lui stavolta ci sta credendo.
-Però se me lo chiedi così... come posso dirti di no?-
Torna alle mie spalle, impugna quell'oggetto infernale e mi colpisce con così tanta forza, che quando apro bocca non esce un suono. Niente.
E poi lo fa di nuovo.
Vedo tutto nero per qualche istante. Alexander non si sta risparmiando affatto.
Fa un male indescrivibile e continua a bruciare finché non comincia ad affondare due dita dentro di me, le ruota, le muove avanti indietro.
E io sto impazzendo.
Poi inaspettatamente mi viene davanti, ma io non riesco a sollevare la testa.

-Guardami.-

No. Non ce la faccio, è troppo.

-Guardami, Juliet.-

Un leggero pizzicorio si irradia all'altezza della mia mandibola sto stringendo i denti con così tanta forza che mi sembra di scoppiare. Ho bisogno di liberarmi di questa tensione. L'ha fatta crescere dentro di me con maestria, lentamente, fino a farmi arrivare a questo punto.
Ho bisogno che me ne liberi.

Sollevo la testa a fatica, i nostri sguardi si incontrano e sebbene i suoi occhi siano spietati, è solo guardandolo che mi sento di nuovo al sicuro.

Sento il suo profumo e non mi è mai sembrato così divino come in questo momento. Vorrei solo immergere il naso nell'incavo del suo collo affusolato e respirarne ogni soffio. Sì, i miei ormoni già impazziti stanno andando al collasso.

-Alexander...- sussurro con un filo di voce.

I suoi occhi si assottigliano diventando due fessure.
- Non avrai niente da me. Voglio sentirti supplicare.- sputa secco tornando alle mie spalle.

Sono in stato confusionale, ma cosa diavolo...

Alexander mi sferra un altro colpo, stavolta senza smettere di accarezzarmi in quella maniera così divina. Il suo pollice preme duro contro il mio clitoride, cominciando a vorticare rapido sulle mie pieghe ormai bagnate.

-Ti prego...-

-Cosa vuoi Juliet?-

-Non c'è la faccio più.- Sto piagnucolando.

-Non resisti più? Vuoi venire, è questo che mi stai dicendo?-

La sua voce è crudele e i miei respiri sono rantoli, non ho più nulla: sono solo un cumulo di brividi e gemiti.
Non so quanto vado avanti ad implorarlo, ma quando Alexander torna con la bocca a raccogliere tutta la mia eccitazione pulsante, ricomincio a respirare. Fottutamente bellissimo.
E io sono al limite.
Sento la sua lingua muoversi così divinamente dentro di me da farmi accasciare con i gomiti a terra.

Chiudo gli occhi e perdo completamente il contatto con la realtà. Sento i miei muscoli interni contrarsi con forza mentre vengo nella sua bocca avida senza riuscire a dire una sola parola.
La sensazione è così intensa che mi sembra di essere in un sogno.
Alexander finisce di leccare il mio clitoride, poi si porta via il mio orgasmo tra le labbra strette, risucchiandolo così forte e così bene, che mi sento di nuovo tremare le gambe. Vengo ancora, abbandonandomi con la faccia sul pavimento.

Non ho mai provato niente di simile, c'è un attimo in cui non ricordo più neanche dove mi trovo.

-Juliet mi fai preoccupare, stai...stai bene?-

-Sì.- sorrido.

Resto inebetita per qualche istante, segnata da mille emozioni contrastanti.
Poi apro gli occhi.

Ah già, Alexander.

Ero talmente persa nel mio mondo, che quando vedo la sua erezione prominente sotto ai boxer, quasi mi spavento.

-Dimmi che stai bene.-
La carezza così dolce, sul mio viso, mi fa venire i brividi.
Annuisco ma non riesco neanche a muovermi, sono distrutta. Chiudo gli occhi quando sento Alexander alle mie spalle, mi afferra dal fianco con forza, poi mi trafigge con un colpo profondo e deciso. -Cristo, sei stupenda.- mugugna spingendo con foga dentro e fuori da me.
Sento il rumore dei nostri corpi bagnati sbattere violentemente l'uno nell'altro. Il preservativo Alex, ma ho neanche le forze per dirlo ad alta voce.

Alexander continua a muoversi con frenesia dentro di me, le mie ginocchia tremano ad ogni colpo, mi sento spostare di qualche centimetro ogni volta che affonda, per la foga con cui mi sta prendendo.
-Oh cazzo.-
E se di solito non trapela un'emozione, dal suo viso o dalla sua voce, stavolta lo sento. Alexander si abbandona ad un lungo gemito, così profondo e roco che mi chiedo perché non possa lasciarsi andare più spesso.
-Oh sì, o cazzo.-
Lo sento uscire rapidamente, per poi riversare tutto il suo piacere caldo sulla mia pelle segnata dai lividi.

Resto senza fiato per qualche istante e quando mi volto, trovo Alexander con la faccia sconvolta.

-Dio, quanto...-

-Cosa Alex?- trattengo un'espressione soddisfatta.
Vorrei sorridere ma il mio corpo è troppo dolorante in questo momento, mi uscirebbe solo una smorfia.

Quanto sei strano?

-Eh? No, dicevo... è stato bello. Perfetto. Tu...-

Continua a passarsi una mano tra i capelli. Sembra confuso, felice, appagato.

-Oh Cristo.- mormora quando i suoi occhi finiscono nuovamente sulla mia pelle, che da rossa comincia a farsi più violacea.

Prima che io possa dire qualsiasi cosa, lui mi blocca.  
- Aspetta, ti aiuto con il casino che ho... ehm..-

Resto immobile, mentre Alexander mi pulisce con un asciugamano e solo il contatto, seppur delicato, mi fa tremare dal dolore.

- Vieni qui, piccoletta. Ce la fai ad alzarti?- Alexander si risistema i boxer, poi mi aiuta a sollevarmi in piedi e ad infilarmi la sua t-shirt, infine mi prende in braccio.

-Alex, dove mi stai...-

Restiamo in silenzio mentre sale le scale e mi accompagna nel bagno, quello di camera mia. Dove c'è la vasca.

Lo guardo poggiare un asciugamano sul letto.
-Riesci a sederti? Mi aspetti qui?-

Sono ancora in uno stato confusionale. Alexander mi lascia un bacio sulle labbra, poi dice
-Ti riempio la vasca.-

-Co...cosa? Perché?-

Seduta però ci duro due secondi, fa troppo male. Così mi alzo in piedi, intanto la stanza si riempie del vapore e del profumo di bagnoschiuma che arrivano dal bagno, fino ad invadermi le narici.

-Vieni con me.-

Resto ipnotizzata dalla mano pallida che Alexander porge verso di me con l'intento di aiutarmi.
Non riesco a dire una parola.
Lui mi scruta, vedo i suoi scuri provare ad insinuarsi nei miei.
-Stai bene, Juliet? Dimmi qualcosa, ti prego.- soffia di getto.
Così altrettanto rapidamente, le mie dita si intrecciano alle sue.
Ho un brivido.
-Sì scusa, sono ancora un po'...-
Lui però non mi lascia finire di parlare, mi prende e mi stringe forte a sé.
Sto così bene che potrei morire anche ora.

-Aspetta, lascia fare a me.-

Alexander mi scorta fino alla vasca da bagno, come se non fossi neanche più in grado di camminare. La delicatezza l'aveva avuta anche in passato, ma mai tutta questa premura. Forse perché non mi aveva mai distrutta così tanto, prima.

-Riesco ad entrare da sola, eh...- bofonchio sottovoce.

-È troppo calda? Ho provato a dosarla in modo che fosse tiepida.-

Mi immergo nella vasca lentamente, l'acqua sembra perfetta finché non entra a contatto con la mia pelle dolorante.

-Ahi...-

Lo sguardo di Alexander è di apprensione. -Mi dispiace.-

-Non devi dirlo.- mormoro afferrandomi il labbro sotto ai denti, quando mi immergo completamente.

- Parli così perché non li hai visti.-
Scrolla il capo guardando a terra.

-Non mi sembra il caso di sentirsi in colpa ora.- Il mio tono di voce sembra quasi un rimprovero.

Lui mi osserva con occhi stretti.
-Non mi sento in colpa, è solo che...Mi sarei dovuto fermare prima.-

-Ma te l'ho chiesto io, Alex.-

-Ti porto del gelato?-

La sua proposta inaspettata mi fa tenerezza.

-Scherzi?!- Scoppio a ridere, ma persino ridere fa male.

-No, te l'ho comprato. Quello con le scaglie di cioccolato al latte che ti piace.-

Mi sento così forte, così potente in questo momento.
Com'è possibile?

-E io che pensavo mi comprassi solo oggetti di tortura...- scherzo giocherellando con il bagnoschiuma che strabocca dalla vasca.

-Ricorda che il ghiaccio potrebbe benissimo esserlo, quindi fai poco la spiritosa, cara.- sorride lui, prima di cominciare ad insaponarmi le spalle.

- Ora non mi va.- asserisco con vocina capricciosa, mentre gli porgo lo shampoo.
E poi restiamo in silenzio: mi godo le coccole di Alexander finché non finisce di lavarmi anche i capelli. Mi aiuta ad uscire per poi avvolgermi stretta con un asciugamano.

-Alex, cosa c'é?-

Il suo sguardo si incupisce nel mio. È paradossale, io l'ho accettato prima di lui.

-Se posso accettarti io, perché non puoi farlo tu? Perché non ti accetti...-

-Non è questo, sarebbe ipocrita dirti che mi sono pentito di quello che ti ho fatto. Perché vorrei farlo ancora...-

I suoi occhi si intorbidiscono quando li insinua con forza nei miei.

- .. e ancora.-

Ho un sussulto lungo tutta la spina dorsale.
Il ragazzo che amo è sadico, lo so. Però perché fa così rabbrividire sentirglielo dire ad alta voce?

- È che...guarda in che stato sei.- conclude lui prima di sollevare l'asciugamano ed osservare i miei lividi maniacalmente.

-Alexander, non è per farti la morale ma... Perché dici così adesso, se prima...-

-Cosa?- chiede lui, mentre è intento a tamponare delicatamente i miei capelli con un asciugamano.

-I lividi su di me ti piacciono così tanto che tra un po' rinunci anche a fare sesso pur di..-

Vedo le sue pupille farsi più larghe.

-Stai dicendo che preferisco masturbarmi su di te invece che fare l'amore con te?-

-Alex!!!-

La sua faccia è divertita, così continua.

-Mi stai dicendo che preferisco schizzarti addosso invece che godere dentro di te?-

-Alexander ti prego!!!-

Scoppio a ridere.
Lui accenna un sorriso divertito, ma dura troppo poco.

-Comunque non è vero. Mi piace quando veniamo insieme. Se tu hai già fatto, beh...la visione del tuo culo in quello stato indecente mi fa scattare quella cosa. Però non è vero che lo preferisco.-

Con un gesto lento mi libera dell'asciugamano, facendo scivolare i miei capelli umidi lungo le spalle.

-Lo fai sempre.- lo ammonisco guardandolo negli occhi.

-"Spesso". Impara l'uso delle parole corrette, piccoletta. Non sempre, spesso.-

-E perché lo fai?- gli chiedo quando ci sediamo sul bordo del letto.
Lo osservo puntare lo sguardo di fronte a sé, nel vuoto.
Per un attimo mi sembra di rivedere lo stesso ragazzo che ho conosciuto mesi fa.

-Io... in quel momento... non... Non lo so perché sono così.-

Con la mano raggiungo la sua, poggiata sul ginocchio, le mie dita scivolano tra le sue.

-Juliet, voglio solo che ti sia chiaro che il mio non è un capriccio e non c'è una cura a tutto questo.-

-Una cura...ma che dici, Alex?-

Vorrei sorridere per l'assurdità della sua affermazione, ma Alexander non sta ridendo affatto.

-Sono stato da uno psichiatra. -

-Non hai bisogno di cure.- Lo interrompo subito.

-Anche se ne avessi bisogno, non esistono. Se un giorno dovessi peggiorare...-

Non riesco a vederlo così in conflitto, gli lancio le braccia al collo stringendolo in un forte abbraccio.
- Ma che dici! Smettila!!-

Lui resta in silenzio per qualche istante, prima di alzarsi e andare a prendermi della biancheria dal mio cassetto.

-Hai cambiato idea sul discorso "scuola"?- mi domanda incuriosito, porgendomi mutande e reggiseno.

Mi stringo nell'asciugamano. -Perché vuoi decidere al posto mio, Alex?-

Lui però mi lancia un'occhiataccia senza rispondere, poi va in bagno a svuotare la vasca, così decido che è quello il giusto momento per vestirmi.
Nonostante tutto, spogliarmi davanti ad Alexander è ancora imbarazzante.

-Voglio che sia tu a fare le tue scelte, ma prendi una cazzo di decisione sensata per una volta, riesci a farlo?- mi fulmina tornando in camera, prima di stendersi sul letto a fianco a me.

Così ne approfitto per strofinare la fronte contro il suo petto caldo. -Perché ci tieni tanto?-

-Te l'ho detto, Juliet. Perché ti amo e non voglio vederti buttare il tuo futuro all'aria per pigrizia o perché pensi di non riuscire a farcela.-

-Le scuole serali sarebbero più facili...- La butto lì.

-Perché pensi di non riuscirci, Juliet?-

La sua domanda mi disorienta.
È più che ovvio che non riuscirò a diplomarmi, lo sa anche lui che faccio schifo a scuola.

-Sono una frana in tutto, lo vedi anche tu.- ammetto con un filo di voce.

-Non fare la vittima. Quando ci metti impegno, riesci a farle bene le cose: ti è bastato studiare qualche volta con me per prendere dei voti decenti. Senza contare che non studiavamo neanche poi tanto...-

Sorrido, però poi mi intristisco subito. E se non riuscissi a fare niente senza di lui?

-Appunto. Perché c'eri tu, Alex.-

Lui mi solleva il mento con le nocche.

-Se ne avrai bisogno ti aiuterò.-

-Davvero?-

-Cristo, sei proprio una bambina.-

Mi abbraccia forte, io chiudo gli occhi cullata dal suo amore.
Ecco cosa intendeva dire quando parlava dei gesti, al posto delle parole.
E il suo profumo è sempre così buono.

-Ho bisogno di te, Alex.-

-E io sono qui. Per te.-

Lo sento frettoloso nel voler slegare il nostro abbraccio. -Riposati adesso, Juliet. Intanto ti preparo qualcosa per cena. Preferenze?-

-No aspetta, rimani qui.- lo trattengo dal braccio.

Alexander mi osserva con occhi serrati.

- Hai male?-

Mi mordo il labbro.
- Un po'.-

Lo vedo tirare un sospiro pensante. Come se nel suo petto ci fosse troppa aria ma non riuscisse a svuotarlo completamente.

- Perché non mi hai fermato?-

- Secondo te?-

Alexander mi scruta serio, poi però un sorriso si fa spazio tra le sue labbra perfette.
Labbra che assaporo nuovamente quando affondo la mia bocca nella sua.

- Alexander?-

- Mhm?-

-Come ti vedi tra dieci anni?-

La mia domanda lo spiazza e lo incuriosisce nello stesso tempo: lo vedo da come curva il capo per penetrarmi con suoi occhi intensi.

- Bella domanda. Spero di aver finito l'università.-

-Vuoi diventare chirurgo per davvero?-

-Sì.-

-Beh il sangue freddo e la precisione non ti mancherebbero.-

"Certo che però... che noia" penso tra me e me.

-E tu Juliet?-

E io non mi aspettavo la sua di domanda. -Non lo so...Cosa ne sarà di noi insieme, Alex?-

- E questo cosa c'entra, io ti ho chiesto cosa vorrai fare tu, Juliet.- afferma con decisione.

-E io invece voglio sapere cosa ne sarà di noi.- insisto.

-In che senso?- chiede giocherellando con le ciocche umide che ricadono sulle mie spalle.

-Cosa faremo? Usciremo insieme? Vivremo insieme? Non...non lo so, mi sembra tutto assurdo.-

Lo sto dicendo a lui o a me stessa?

Alexander si distende sul mio letto, incrociando le mani dietro alla nuca.

-Mi stai chiedendo se avremo un rapporto di coppia, come dire.. standard?-

Annuisco. E rabbrividisco allo tempo.

- Beh, lo sai anche tu.. il fatto di avere un fratello in comune e i genitori sposati, sarà po' strano.-

La sua voce non ha mai un cenno di incertezza, anche quando si parla di qualcosa di così incerto, come il nostro futuro.

-Non ci accetteranno mai, Alex...-

-Mio padre ci tiene alla forma, alle convenzioni sociali, lo conosci.- replica con il suo tono freddo.

-Difficile che lo accetti.- mormoro delusa.

-Lui vedrebbe il nostro rapporto come un altro scandalo.-

Okay, ma tu? Se non ci fosse tutto questo casino intorno a noi, saresti disposto a condividere il resto della tua vita con me?

Abbasso il capo.
Sento un groppone troppo grande farsi strada nella mia gola. Inizia a farmi male e gli occhi mi bruciano.

- Ehi però...Non essere triste, piccoletta.-

Alexander mi scompiglia i capelli, per poi trascinarmi di nuovo a sé.

-Potremo comunque stare insieme, vero?- chiedo con un filo di voce. Non ho il coraggio di fargli quella domanda, ho troppo paura della risposta.

Alexander però non risponde, sta guardando il soffitto.
Mi chiedo cosa gli passi per la testa.
Sembra felice.
O è solo una mia impressione?
Non posso fare a meno di chiedermelo.

Staremo insieme per sempre?
Ma sopratutto...Come sarebbe stare con lui in futuro?

A dirla tutta, forse ho già avuto un assaggio di come potrebbe essere.
Sadico e fottutamente pericoloso per un'ora, sì... ma poi premuroso e attento per tutto il resto del tempo.

Alexander per me è la perfezione.

Mi chiedo solo se potrò mai avere tanto, un giorno.

✨✨✨✨✨

Sogna, piccola Juliet, sogna.

Ahaha scherzo dai 😙
Spero si capiscano i dubbi e le perplessità di Juliet...

Di solito scrivo di getto, mentre per questo capitolo mi "sono impegnata" quindi stellinatemi please 🛐 !!

Ah! E andate a leggere la mia nuova storia si chiama
Love Me Love Me 😇

Nel prossimo capitolo si va in Sardegna 🙈😂

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