XXXV
Alexander POV
{Nessun pallino, incredibile!}
😇😂
Juliet mi fa adirare e non poco. Ragazzina immatura e senza un minimo di rispetto.
Sto ancora scrollando la testa immerso nei miei pensieri, quando una mora dalla carnagione chiara mi accoglie con un sorriso nello studio del medico.
-Oh! Tu sei Alexander Ackerman, vero?-
L'occhiata che le lancio è rapida, così fulminea che lei sembra essersi dimenticata quello che stava per dire.
-Ehm....-
Dov'è il dottore?
-Non c'è il dottore?- domando con fare scontroso.
-Arriva subito. Io sono Nicole.-
La ragazza continua a sorridermi nonostante io sia palesemente di pessimo umore.
-Ciao....-
Ha una macchiolina sul camice bianco. La cosa mi infastidisce.
-...Nicole.- dico apatico senza neanche degnarla di uno sguardo.
Lei abbassa gli occhi non appena pronuncio il suo nome. Osserva nervosamente i fogli che stanno all'interno di una cartellina. La tiene a fatica tra le mani.
Ha le mani piccole.
-Come va la ferita?- domanda con voce sussurrata.
-Mhm?-
-Dicevo...-
-Sei un medico?- la interrompo bruscamente.
-No.-
"Allora sta zitta."
Inizio a guardarmi in giro con aria irritata.
-Sono una tirocinante.- spiega lei senza che nessuno glielo abbia chiesto.
-Okay- rispondo piatto.
Lei si morde il labbro, riesco a vederla con la coda dell'occhio.
-Sono al secondo anno di medicina.-
Rimango con il capo abbassato, ma stavolta sollevo gli occhi e la fisso insistentemente.
Stai provando ad attirare la mia attenzione?
Nel dubbio, decido di non risponderle.
Lei si agita, non riesce a reggere la tensione che le provocano i miei occhi piantati addosso, così prende a rovistare nella cartellina nervosamente.
-Allora Alexander...come andiamo?-
Finalmente arriva il dottore.
-Bene, grazie.-
-Ancora male?- chiede sedendosi su uno sgabello girevole.
-No.-
-Avanti guerriero fammi vedere.-
Mi sfilo la maglietta, sotto agli occhi indiscreti di quella ragazza. Mi chiedo chi le abbia dato il permesso di scrutarmi.
La fulmino con un'occhiataccia costringendola a guardare altrove, mentre il dottore mi controlla la ferita.
-Sta migliorando. Miraccomando niente sforzi, eh.-
Il medico mi fa l'occhiolino, poi con lo sgabello raggiunge il computer e comincia a scrivere sulla tastiera tutto concentrato.
Lei mi fissa.
-Come te la sei fatto?-
Giocherello con la t-shirt tra le mani.
-Mi hanno sparato.-
A quel punto spalanca la bocca e si avvicina a me.
-Cosa diavolo hai da guardare?- le chiedo senza mezzi termini.
Deve aver scambiato la mia scontrosità per un invito, perché si avvicina ancora di più e comincia a parlare con una vocina sussurrata.
- Scusa è che... non capita tutti i giorni...-
Invece che offendersi per la mia maleducazione, mi sfiora il braccio.
-Sei.. ti eri messo nei guai?-
-È una storia lunga.- biascico controvoglia, senza smettere di fissare con riluttanza quella mano che mi ha appena toccato senza il mio permesso.
Lei però sembra ancora più interessata a me.
Ragazze. Tutte uguali.
Appena fiutano un po' di pericolo accorrono come coniglietti curiosi, ma appena ne sentono troppo... fuggono con la coda tra le gambe.
-Hai conosciuto Nicole?- mi chiede il dottore, poi si rivolge a lei. -Anche Alexander si è iscritto a medicina.- le spiffera.
- Davvero?-
La ragazza si inumidisce le labbra ormai secche.
-Sì.- rispondo già stufo di tutto questo interrogatorio inutile.
-Sai non è facile studiare e lavorare...- dice ad un certo punto giocherellando con i lunghi capelli corvini.
Scrollo le spalle. -Mhm.-
Non mi interessi, troppo difficile da capire?
-Puoi rimetterti la maglia, Alexander. Per oggi abbiamo finito.-
Il dottore esce dalla stanza, ma quella ragazza non accenna a muoversi.
-È stato un piacere, Alexander.-
Non le rispondo. La squadro rapidamente dall'alto al basso senza dire una parola.
-Vabbè allora io...- La vedo deglutire.
-...vado.- conclude fissandomi.
Non muovo un muscolo.
-Ciao Alexander.-
Sospiro. Ora mi sto davvero spazientendo.
-Ciao.-
Fa per andarsene, ma io la richiamo. -Nicole?-
I suoi occhi azzurri ed affilati si aprono curiosi nel sentire la mia voce. Si volta di scatto.
-Sì?!-
Le indico il pavimento.
-Ti è caduto un foglio.-
-Ahh. Ohh.-
Chiaramente delusa.
Cosa pensavi?
Che ti avrei chiesto di restare?
Di uscire insieme?
Di fottere?
La ragazza si china maldestramente per raccogliere il referto sfuggito alla cartellina, poi mi guarda dal basso.
Mhm.
Distolgo immediatamente lo sguardo.
-Allora ci si vede Alexander.- dice lei dopo essersi tirata su in piedi.
Si aggiusta il camice con un colpetto rapido.
Io bofonchio un ciao, poi mi levo di torno.
🧊
-Juliet?-
Quando torno a casa non la trovo in cucina a svaligiare la dispensa di merendine, né in salotto a guardare quelle stupide commedie per ragazzine su Netflix.
Entro in camera sua ma non c'è.
Devo spaventarmi?
-Che cosa diavolo stai facendo?!- sbraito quando arrivo nella mia stanza.
Adesso gliela faccio pagare. Non è possibile che lo stia facendo per davvero, non ci credo.
Juliet sta mangiando biscotti sul mio letto.
-Perché non posso?- domanda con aria insolente.
Poi sorride.
- Non ti darà mica fastidio....Alexander.-
Arriccia le sue labbra color ciliegia.
"Te la scopo quella bocca se non la smetti di farmi incazzare."
Vedo briciole ovunque, persino sul mio cuscino.
È lo show dell'orrore.
Prendo un lungo respiro e cerco di fare la persona matura.
Almeno uno dei due ci dovrebbe provare.
-Senti non voglio dirti cosa fare della tua vita, solo che a volte mi sembri così...-
-Immatura?- suggerisce lei sollevando una mano in aria per sbriciolare appositamente un intero biscotto sul cuscino.
Dio cosa non ti farei...
No. Non devo distrarmi.
-Prendi tutto sotto gamba, Juliet.-
-Ho detto che voglio lavorare, punto. Poi studierò sì, ma non è la mia priorità.-
Sbuffa facendo roteare i suoi occhi color nocciola.
-Accettalo Alexander.-
Lo accetterò se ne avrò voglia
-L'hai fatto apposta, vero?- le chiedo inforcando le mani sui fianchi. Il casino che ha fatto mi sta facendo salire il sangue al cervello.
Juliet si fa piccola sulle coperte, quando sente il mio tono arrabbiato.
-Juliet...-
Poi spalanca i suoi occhioni e mi guarda in quel modo che mi fa morire.
-Ti amo, stupida. Vieni qui.-
La guardo sorridere, poi gattonare fino a me. Mi chino sul letto per lasciarle un bacio.
La sua lingua sa di cioccolato.
-Non farmi arrabbiare.- le sussurro.
-Sennò?-
-Lo sai cosa ti succede.-
Scoppia a ridere di gusto.
Una bambina.
-Senti Juliet, vado a prepararti qualcosa per pranzo. Non puoi mangiare patatine in busta e biscotti tutto il giorno.-
Non le stacco gli occhi di dosso quando si solleva in piedi e si risistema il vestitino che le è salito su fino ai fianchi.
Però perché cazzo sei così bella?
-Alex?-
Sono già alla porta, quando mi volto.
-Sì?-
-Non ti merito, vero?-
Accenno un sorriso, ma poi mi rendo conto che Juliet non sta più scherzando, ora è seria.
Cosa dovrei dirle?
Forse vorrebbe che gliela dessi io una risposta.
Ma non la ho.
Perciò la provoco.
- Già. Non mi meriti.-
-Stronzo!- esclama corrucciando le sopracciglia folte.
-Come hai detto?-
Ci metto due secondi esatti ad afferrarla dalle braccia per trascinarla via dal letto.
La spingo contro il muro senza troppi complimenti.
-Perché mi hai comprato quella cosa oggi...- soffia lei sulle mie labbra socchiuse, pronte ad assaporarla ancora.
- Vuoi usarla su di me?-
-Oh Juliet, te la farei sentire...la voglia che ho di farlo.-
-Fallo.-
Fallo? Mi sta dicendo che posso torturarla, riempirla di lividi e farla urlare dal dolore?
Ma io non voglio smaniare, voglio prendermi il tempo per pregustarmelo.
Il suo inferno sarà il mio paradiso.
-Mangiamo qualcosa prima.- bofonchio cercando di nascondere il flusso di adrenalina che ha cominciato a pomparmi nelle vene al pensiero di vederla in quello stato indecente.
🦋
Solitamente è Juliet a non riuscire a tenere gli occhi a posto durante la cena, perché io ho imparato nei mesi a dosare gli sguardi, per non farmi beccare dai nostri genitori. Ma stasera... cazzo, se è difficile.
-Tuo padre ti ha più richiamato?- domanda giocherellando con la forchetta nel piatto di pasta.
- Sì, questa mattina. Era tranquillo perché Catherine ha detto che ha parlato con te ieri sera.-
- Non è vero. Non ci ho parlato con mia madre ieri!-
- Già. Credo solo che lei si sia stufata di tutte le ansie di mio padre. E poi mi ha detto di nuovo della Sardegna. Vuole a tutti i costi che ci andiamo anche noi.-
Juliet trattiene una risatina compiaciuta, poi beve una sorsata d'acqua.
- Ci verrai?- chiede facendomi gli occhioni, mentre mi appresto a riempirle di nuovo il bicchiere.
- No. Te l'ho già detto.- taglio corto.
- Beh, io ci vado Alex.-
Beh. Vedremo.
-Ti hanno dato altri farmaci?-
Sta mangiando con una lentezza disumana, lo sta facendo apposta.
-No.-
-Il dottore ha detto che sono stata brava a curare la ferita?-
-Bravissima, sì. Tutti si sono complimentati con te, guarda.- replico sarcastico.
- Sei ancora arrabbiato Alex?-
Sempre perspicace.
-Sono deluso, Juliet. Non è compito mio controllarti o dirti cosa fare. Ma sappi che il tuo modo di approcciarti alle cose, non lo sopporto.-
La guardo posare la forchetta.
- Cosa non sopporti?- chiede poi con espressione confusa.
-Vederti fare cazzate.-
-Andare a lavorare significa fare cazzate? E chi non ha i soldi di papà come te, Alexander? Come se la può permettere l'università?-
Sopporto ancor meno quando alza la voce in quel modo così civettuolo ed irritante allo stesso tempo.
-Non rigirare la frittata con me, Juliet. Se non ti diplomi non troverai mai un lavoro come si deve.-
- "Come si deve." Certo!-
Sbatte con foga il tovagliolo sul tavolo.
-Hai paura che diventi come mio padre?!-
Ma che diavolo sta dicendo?
Perché non può avere un po' di ambizione questa ragazza?
- Non fare la vittima, cosa pensi di fare? Sogni di fare la segretaria a vita?-
- Vaffanculo!-
Che signorina.
-Juliet!-
-Sto iniziando a credere che tu, caro Alexander, sia uguale al tuo di padre.- sbotta andandosene da tavola.
Mi accascio con la mano sul viso. Ma tutto ciò era prevedibile.
Non darle niente e lei ti darà tutto. Ma comincia a darle qualcosa e lei pretenderà sempre di più.
Mi è passata la fame, così ripongo gli avanzi della cena in frigo e mi dirigo in salotto.
Non so dove sia Juliet.
Accendo la playstation e mi metto a giocare.
Sono nervoso.
Il caldo estivo non è ancora arrivato qui a Londra, ma l'umidità si fa sentire. Mi levo la t-shirt e la lancio sul divano, ho troppo caldo.
Non riesco a studiare in questo stato.
Ho un pensiero fisso.
Però poi ripenso a cosa ha appena detto. Mi ha ferito. Ha detto che sono come mio padre.
Questa non gliela perdono.
Dopo un'oretta circa, sento dei passetti leggeri scendere le scale.
Juliet ha addosso quella maglietta che uso per dormire.
Le sta enorme.
-Non vieni a letto?- chiede con voce da gattina.
Oh te lo puoi scordare, piccola stronzetta.
-No.- sputo senza guardarla.
- E dai parliamo!- insiste lei non trovando risposta.
-Ho esagerato, Alex.-
Sta facendo le fusa, ma con me non attacca.
Non le rispondo.
-E dai guardami in faccia.- mormora venendomi davanti.
Discosto il capo, in cerca del televisore.
-Ho da fare.-
-Non volevo dire così... è solo che...a volte siamo così diversi...- biascica sottovoce.
Poi mi sfiora la mano. Come se bastasse un gesto così stupido ed emotivo a farmi cambiare idea. Non riesco a trattenermi.
-Ti rendi conto che non ti ho fatto niente, eh? Eppure tu non fai altro che darmi addosso. Non ti va mai bene un cazzo! Tutto quello che faccio, lo faccio per te. Per noi. Per il tuo bene. -
-Voglio..-
-Vuoi sempre di più, Juliet.-
- Non ti chiedo tanto. Solo non decidere per me e...-
- E...cosa? Cosa devo fare di più che ringraziarti mille volte per quello che hai fatto mentre stavo male?-
- Non è questo! Vorrei che a volte tu fossi più...affettuoso.-
-Vuoi delle stupide parole, quindi. I gesti non ti bastano? Cosa vuoi da me?!-
La guardo esitare.
Questo è troppo.
E io che non faccio altro che servirti come fossi una principessina del cazzo.
-Non devi mai muovere un dito quando sei con me, penso sempre a tutto io. Ci manca solo che ti fai imboccare mentre mangi!-
Oh no. Troppo diretto.
Vedo i suoi occhi immensi farsi cupi velocemente.
-Scusa.- rigetto d'istinto. -Non dovrei parlarti in questo modo.-
Pensavo mi sparasse addosso una pioggia di insulti, invece la sento sussurrare -E io non volevo dire che sei come tuo padre. Scusami.-
Oh, Juliet.
Non farti intenerire.
Non farti intenerire.
Non farti intenerire.
Ma poi Juliet si siede sulle mie gambe e il mio pensiero di trasforma subito in:
Non pensare male.
Non pensare male.
Non pensare male.
Indosso i pantaloncini e la sento morbida e liscia contro la mia gamba. Ha solo la mia t-shirt addosso e delle labbra che non aspettano altro che me.
-Lo so che non hai le mutande.-
Le sporco i capelli con le mie parole striscianti.
-Perché non parliamo...- sussurra sfregando le labbra contro la mia guancia.
Sono già rigido.
-Ho da fare non vedi?-
Lei si alza in piedi, ma poi sembra ripensarci quando mi sorprende alle spalle, abbracciandomi.
La sua manina mi accarezza il torace nudo per scivolare più in basso.
- Non ho voglia di parlare. Se però intanto vuoi venire qua sotto...-
La provoco allargando le gambe.
-Stronzo!- si indispettisce sul serio questa volta.
Okay, l'ho torturata abbastanza.
- Vieni qui.-
Mi alzo di scatto e l'afferro dal polso prima che mi possa sfuggire di nuovo.
L'abbraccio forte.
-Davvero non è solo mania di controllo? Davvero lo fai per me?- chiede sfregando la fronte contro il mio petto.
-Sì, Juliet. Voglio solo che tu faccia uno sforzo con la scuola adesso, in modo da avere il futuro che ti meriti.-
Lei mi guarda con i suoi occhioni grandi.
-Mi ami davvero, Alex?-
-Non credo tu abbia capito quanto, Juliet.-
Mi posa un bacio sulle labbra e io la lascio fare. Non troppo però. La sua lingua ha quel movimento sempre così tentennante, sempre così remissivo. L'adoro. Diventa ancora più morbida quando si incontra con la mia in un vortice inarrestabile. Le strappo un gemito quando le mordo il labbro, poi la sento aprire la bocca sempre di più, per permettermi di infilarci la lingua con prepotenza. Le sue labbra umide sono ormai bagnate.
Ora.
Non dopo, non domani, nè stanotte.
Devo farlo ora.
-Andiamo di là.- le ordino bruscamente.
-Perché?-
Perché fai quello che ti dico io.
E perché ho voglia sedermi sul divano e farmi bruciare la mano da quanto forte ti ho sculacciata. È tanto sbagliato?
-Avanti.- le dico accomodandomi sul divano.
Lei sbuffa, poi si avvicina a me.
-John...lo faresti felice se venissi in vacanza. Ti puoi portare da studiare.-
Ecco un bel modo per smorzare l'entusiasmo di questo momento.
-No. Odio il sole, odio il mare e mettermi in costume.- taglio corto.
-Dio, che orso.-
Ora basta cazzate.
-Juliet sto perdendo la pazienza.-sputo innervosito.
-E quindi?- domanda lei corrucciando la fronte.
-In ginocchio.-
Le scappa una risatina isterica.
-Dai, ho appena...-
-Non mi interessa. In ginocchio ho detto.-
La guardo senza battere ciglio.
Lei curva il capo e mi osserva con uno sguardo furbetto.
-Non so...e... se non lo faccio?-
-Non farlo allora. La scelta è tua.- le dico incrociando le braccia.
Sta letteralmente morendo dalla voglia di accontentarmi.
La guardo chinarsi davanti a me.
I suoi occhi si straniscono quando
le faccio segno di no con la testa.
-Ginocchia e mani a terra.-
Mi sta odiando in questo momento.
-No, ti prego Alexander.-
-Oh sì invece, piccola Juliet.-
Le tiro su la maglietta fino a scoprirle i fianchi.
È completamente svestita lì sotto.
Mi sento fremere.
Sono così eccitato che devo mantenere la concentrazione anche solo per parlare.
-Vedo che mi hai preso alla lettera.-
La accarezzo in tutta la sua rotondità, prima scoccarle una sculacciata così forte che le fa tremare le gambe.
-Oddio..-
-Sai, Juliet.. non la dimenticherai questa serata.-
-Pe...Perché?-
Trattengo un sorrisetto tra i denti.
-Perché voglio farti urlare come non hai mai urlato prima.-
✨✨✨✨✨✨✨✨✨
Vi è piaciuto il capitolo?
Il prossimo sarà 🔴🔴🔴
Ho due cosine da dire:
1)Non ho dimenticato delle vicende giudiziarie che riguardano l'omicidio, ho solo posticipato un pochino l'argomento per dare spazio a sti due pazzi.
2) Tutto molto carino e puccioso, ma state molto ma molto attente ad Alexander. Essere innamorati non cura quello che di malsano si ha nella testa.
3) Come dicevo già ad una ragazza che mi ha commentato, il personaggio di Juliet è in una fase di stallo. Non appena si renderà conto di non avere indipendenza, carattere e personalità.. inevitabilmente le cose cambieranno.
4) scrivo davvero in maniera troppo asciutta, me ne rendo conto anche solo leggendo alcune storie qui su wattpad.
Ho sempre poco tempo quindi butto giù i capitoli senza pensarci troppo, quando invece potrei metterci un po' più di "impegno" in descrizioni e scelta di un vocabolario più ampio, ecc....
anyway, vediamo se dai prossimi capitoli riesco a fare di meglio 🤞🏻
👇🏻
Altri due appunti per chi mi scrive a riguardo:
1) Badlands l'ho scritta nel 2015/2016, prima di Possessive.
Quindi non esiste nessuna cit a quella storia (anche perché non l'ho letta, se non qualche pezzo)
2) idem vale per faded e compagnia bella
😇 See ya
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