XXXII
🔴🔴
Il contenuto è un po'
più sensibile rispetto
agli altri capitoli.
Vi metto un pallino nero così capite quando comincia la
parte che eventualmente
potete saltare 🙏🏻
Sto ancora dormendo quando un intenso aroma di caffè mi arriva alle narici.
Riaprire gli occhi e trovarmi in un posto sconosciuto mi disorienta. Ci metto un po' a capire: la testa mi gira ancora vorticosamente, ho lo stomaco in subbuglio.
Uno schifo insomma.
Mi alzo dal sacco a pelo a fatica, mentre sento delle voci provenire dall'esterno.
Quando esco fuori, mi sorprendo nel vedere Mini in costume.
-C'è una piscina nel giardino?- chiedo riparandomi dai raggi del sole che mi trafiggono il cervello.
Mini scoppia a ridere.
-Juls ma ieri ti sei fumata una canna o sei stata nel camper di Walter White? Avanti, muoviti!-
- Ma che ora è?- chiedo guardandomi in giro con fare sperduto.
I ragazzi sono tutti in costume, alcune ragazze sono già a mollo.
-Tieni. Va in bagno a cambiarti se vuoi, ti ho preso un costume dei miei.- dice lei.
-Ah, no. Lascia sta...-
I miei occhi, dopo una breve carrellata tra tutta la gente che c'è in giardino, ricadono pesanti su Alexander.
Sta seduto all'ombra a chiacchierare amabilmente.
Niente di male fino a qui.
Se non fosse che lo sta facendo con quella fastidiosissima Charlotte.
Carota ammuffita 2, il ritorno.
Non ho ancora preso il caffè, né sono andata a lavarmi la faccia, ma mi fiondo comunque davanti a loro.
- Ciao Juliet, ehm... stai bene?-
Devo essere in uno stato comatoso e con il trucco tutto sbavato, perché Charlotte si spinge su gli occhiali sul naso, poi mi guarda con un'aria che sembra preoccupata. Forse prova pietà.
-Va subito a farti una doccia.- sputa Alexander fissandomi con occhi sottili. "Oh, no sono uscita in reggiseno e mutande!" mi dico quando me ne rendo conto.
- E vedi di vestirti.-
Gli insulti per quel ragazzo che dice di amarmi ma poi mi tratta come fossi un'estranea davanti a tutti, sfilano nella mia testa manco fossimo a Rio de Janeiro. Mi fa salire il sangue al cervello vederlo insieme a lei.
Lo so che mi ama, ma in questo momento mi sento uno straccio.
Forse ho davvero bisogno di una doccia.
Così rientro in casa, mi infilo in bagno e dopo una doccia rinfrescante, indosso il costume di Mini.
- Oddio ma è fucsia!?- esclamo guardandomi allo specchio.
Sono ancora intenta a rimirare il mio riflesso, quando sento qualcuno entrare. Ovviamente sbadata come sono, ho lasciato la porta aperta.
Così Greg entra in bagno.
-Uh scusa.- mormora fissandomi mentre mi sto allacciando il pezzo sopra del costume.
- Vuoi una mano, Juliet?-
-Lo sapevi che c'ero io in bagno.- sbotto infastidita uscendo da lì come una furia.
-Ehi aspetta. Non l'ho fatto apposta, dico davvero.-
Quando giungo in salotto però, la voce nasale di Charlotte mi prende alla sprovvista.
Ma guardali, che carini.
Stanno lì sul bancone della cucina a prendere il caffè davanti ai loro amatissimi libri.
E stanno ancora parlando.
Di cosa. Voglio sapere di cosa.
- Sai che ti dico Greg? Sì ho bisogno di una mano. Aiutami ad allacciare il costume.-
- Uh. Ok.- dice lui venendomi alle spalle. E chiaramente non se lo fa ripetere due volte.
Trascorrono cinque secondi esatti e gli occhi tenebrosi di Alexander rimbalzano su di me.
Prima i miei capelli bagnati, poi il mio corpo stretto in quel bikini, infine finiscono su Greg che alle mie spalle sta armeggiando con il costume.
- Scusa, dicevi Charlotte?-
La voce suadente di Alexander mi distrae, e ovviamente Greg mi sta fissando il fondoschiena.
- Oh. Beh...il costume ti sta una favola.-
- Sì, sì certo. Andiamo fuori.- bofonchio guardando male la coppietta.
-Juls, posso chiederti una cosa?- chiede il ragazzo seguendomi.
-No Greg.-
-E non sai neanche cosa...-
-No, non mi faccio mio fratello. Punto.-
-Ma come facevi....-
-Lo vedo da come ridacchiate sempre alle mie spalle.-
Lui scoppia a ridere. - Vabbè allora vieni!-
-Cosa?!-
Greg mi prende di peso e senza troppi complimenti mi carica su una spalla.
-Oh no no no !!-
Mi lancia in piscina e sfigata come sono, mi si slaccia il costume non appena finisco in acqua.
Wow che bella figura da cretina.
Alexander non mi ha neanche vista. Sta portando la testa all'indietro, stringe le labbra trattenendo un sorriso.
E lo fa perché sta ridendo.
Con lei.
Che cosa diavolo gli sta dicendo quella mummia per farlo ridere?
Con me non ride così..
Dovrei chiedere a Mini se nel post sbornia è normale essere tanto paranoici.
Quando esco dall'acqua sento la musica e mi accorgo che alcune ragazze stanno ballando sul bordo piscina.
-Juls guarda che ti ci ributto se esci fuori!- dice Greg con una confidenza che non so chi gli abbia dato.
-Provaci!- urlo uscendo fuori dalla piscina.
Greg mi guarda scompigliandosi I capelli biondi, mentre Jake mi afferra dai fianchi, portandomi verso di lui.
-Il fratellino non ti considera più?-
Mi cinge la vita da dietro, obbligandomi a guardare in una direzione ben precisa.
Vedo Charlotte abbassare gli occhi quando Alexander la guarda con insistenza.
-Mi sa che non sei più la sua preferita...- ridacchia il ragazzo contro il mio orecchio.
-Sai che ti dico, Jake? Balliamo!-
Così senza pensarci due volte mi metto a ballare con lui. Non lo sfioro neanche, perché Jake visto a petto nudo è veramente enorme, ma per poco non mi prende un colpo quando dopo pochi secondi, sento dietro di me Greg ballarmi addosso.
Oh, oh.
La cosa si sta facendo un po' troppo audace per la sottoscritta.
Meglio se rientro.
Così mi defilo senza dire nulla, ma non appena torno in casa, mi accorgo che Charlotte è rimasta da sola.
E Alexander?
- Juls!!! Il tappeto! La madre di Norman ci fa il culo se si sbianca con il cloro!!-
Mini mi fa notare che sto gocciolando sul tappeto del salotto, così mi passa un asciugamano, mentre le chiedo dove posso trovare qualcosa per cambiarmi.
-Vai in camera di Norman, nell'armadio tengo sempre dei cambi in più. Trovi jeans e altra roba...Prima stanza sulla sinistra.- dice lei.
Così corro al piano superiore e mi dirigo in camera di Norman.
Non mi faccio distrarre dalle pareti tappezzate di supereroi, prendo immediatamente a rovistare nel cassetto che mi ha suggerito Mini. Quando però alzo gli occhi allo specchio, per poco non mi viene un infarto.
Alexander è dietro di me.
-Ma sei impazzito vuoi farmi morire?!-
Non dice una parola, ma si siede sul letto.
-Se volessi guardare un porno, a quest'ora me ne starei nella mia bella cameretta, non credi, Juliet?-
Oh, no.
Il suo tono parla chiaro: è irritato a livelli cosmici.
-Alex...-
-Non credi, Juliet?- insiste senza scollare gli occhi dai miei.
La sua voce così profonda mi dà i brividi. Mi avvicino a lui, so già che non sarà facile addolcirlo in questo momento, ma almeno voglio provarci.
-Stavo solo ballando.- spiego allungando una mano verso il suo petto. Lui blocca il mio polso con un gesto rapido, prima che possa toccarlo.
-Con due ragazzi.-
-Sì, ma sono problemi tuoi se...-
-Se cosa? Se ho un immaginazione troppo fervida?-
Non provocarlo. Non provocarlo.
-Esatto. Vedi che lo sai!-
Lo guardo stringere i pugni, potrei giurare che la vena del suo collo affusolato stia per scoppiare.
-È che... In casi come questo, il mio cervello va un po' troppo veloce, Juliet. Perché ...-
Si alza in piedi per chiudere porta a chiave.
Ma ora è il mio cuore a correre all'impazzata.
-Perché ho visto un film che cominciava così e, se non sbaglio, non era un film per famiglie.-
- Alex ti prego...-
-Ma lo sai, io preferisco un altro genere. L'hai fatto apposta?- taglia secco.
-No, perché non ho fatto niente.-
Lui accenna un sorrisetto machiavellico. Siamo così vicini che mi è impossibile scacciare il pensiero di baciarlo.
-No, non hai fatto niente. Hai solo lasciato che si strusciassero addosso a te come se tu fossi un oggetto e non avessi bocca per dir loro di smetterla.-
-Potevi farlo tu se ci tenevi tanto, ma eri troppo impegnato?-
Stavolta Alexander scoppia a ridere.
-E per questo motivo, tu hai messo in scena quella recita patetica?-
Lo vedo inumidirsi le labbra, poi mi accarezza viso con fare disinteressato, infine parla.
-Avanti. Non farmi sprecare fiato.-
Sbatto le palpebre più volte, ma i suoi occhi cupi parlano chiaro.
Oh oh.
-Alex...-
-Shhh...-
La sensazione di impotenza si fa strada dentro di me quando il suo dito striscia sulle mie labbra.
Non posso fare a meno di tornare con la mente alla notte scorsa e le mie guance arrossate sono la prova dell'imbarazzo che provo al solo pensiero di come l'ho trattato.
Alexander però non perde tempo, mi solleva il mento per obbligarmi a guardarlo.
-Fallo.- sussurra sulla mia bocca,
Poi si siede nuovamente sul letto e non smette di muovere il ginocchio nervosamente, si sta spazientendo.
Stargli davanti quando mi parla così mi fa sentire vulnerabile, mi viene sempre difficile.
E lui ama renderlo più difficile.
- Guardami, Juliet. Devi guardarmi.-
Ma i miei occhi non ne vogliono sapere. Non riesco a guardarlo.
Saranno state le sue parole, sarà ciò che ho fatto stanotte, non so cos'è, ma resto con gli occhi puntati sul pavimento.
Poi però arriva come in un temporale estivo, il tuono della sua voce.
-In ginocchio, subito.-
Batto le gambe contro il pavimento prima ancora che Alexander possa dire altro.
-C'è solo una cosa che vorrei Juliet.-
Chiudo gli occhi.
Sento i suoi passi avvicinarsi lenti.
-Sei così bella.- dice affondando una mano tra i miei capelli.
Avverto la pressione che imprime con le dita sulla mia fronte, spinge per farmi inarcare il collo e far congiungere i nostri sguardi.
-E io farei qualsiasi cosa per avere la mia fottuta cintura, in questo momento.-
Chiudo gli occhi assaporando il tocco del suo pollice ruvido sulle mie labbra socchiuse.
-Ma non ce l'ho, quindi...-
-Dove vai?- chiedo quando lo sorprendo già alla porta.
Se ne sta andando?
-Guardati, Juliet.-
Torna da me per scagliare le sue labbra contro il mio orecchio.
-Stai morendo dalla voglia di essere punita.-
Il suo sussurro roco mi fa sussultare.
- Non te la darò questa soddisfazione.- conclude sbattendo la porta.
Sono ancora incredula e immobile, quando i suoi passi lungo le scale si allontanano.
Qualcosina mi dice che sono nella merda.
Indosso una t-shirt e un paio di jeans di Mini, poi torno in salotto con i capelli arruffati e le guance ancora arrossate.
Greg e Jake stanno giocando con la PlayStation e se prima vedono Alexander scendere le scale, un secondo dopo vedono me.
-Dici che il fratello se la scopa o si danno solo i bacetti della buonanotte prima di andare a dormire?- ridacchiano.
-Ah ah che ridere. Non avete altro di cui parlare voi due?- sbotto infastidita passando davanti a loro.
Greg mi guarda sghignazzando.
-Lui è un tipo strano, ma non è stupido. Di sicuro se lo fa...-
Jake fa un gestaccio con la mano e la bocca.
Non li reggo più. Mi sembra di essere così tesa da non reggere più nulla. Anche la minima cosa mi destabilizza. Come guardare la faccia di Santa Charlotte.
Mi sento di nuovo sul punto di piangere.
Quando esco fuori in giardino vengo presa alla sprovvista da un forte odore di brace.
- Ma dov'eri finita? Tu ed Alex mangiate qui?- mi chiede Mini.
- Ehm... non lo so...-
-Sei... stai bene?- domanda lei squadrandomi attentamente.
-Io...-
Mi prende dal braccio poi comincia a parlare a voce così bassa che faccio fatica a sentirla.
- Juls, a proposito di quello che mi hai detto ieri...-
- E poi come se non bastasse, non mi è ancora arrivata. Me l'hanno fermata alla dogana la spada laser!-
Norman ed Alexander si avvicinano a noi, stanno parlando di cose che fino a qualche mese fa mi avrebbero fatto venir voglia di prenderli in giro per l'eternità.
Ora so che stanno semplicemente parlando dei loro stupidi gadget da collezione.
Quando però Alexander posa lo sguardo su di me cambia faccia all'istante.
-Ehm...vieni, andiamo a vedere quanto ci mette tuo fratello a bruciare le costine.-
Mini si porta via Norman che non sembra capire la situazione.
-Juliet, sicura di stare bene?-
-Lo sai cosa dicono di noi?-bisbiglio sottovoce.
Alexander incrocia le braccia al petto. -Sentiamo.-
-Non c'è bisogno che te lo dica! Lo sai cosa dicono!-
Lui però non si scompone.
-Secondo te non sono abituato a cose ben peggiori?-
-Si ma io non ...-
-Da quando t'importa del parere di chi non sa neanche chi sei?- mi ammonisce tra i denti.
-E se non finisse mai, Alex?-
Vorrei che mi abbracciasse.
Non chiedo molto.
-Se la gente continuasse a dirlo di noi, anche dopo? Anche quando non saremo più a scuola?-
Non avevo mai pensato a questa eventualità, ma ora sembra diventare un'inevitabile realtà.
-Juliet, devi imparare a fregartene delle opinioni altrui. Possono dire ciò che vogliono, ma se tu sei felice...-
- Però a te importa di cosa pensa tuo padre!- lo interrompo bruscamente.
Alexander aspetta che uno dei fratelli di Norman ci passi a fianco fino ad allontanarsi, per riprendere a parlare.
-Certo che mi importa. È mio padre. Non stiamo parlando di due idioti che conosci a malapena.-
-Lo fanno sembrare così....-
- Sbagliato?- chiede lui sfiorandomi lo zigomo con il pollice.
Chiudo gli occhi istintivamente.
- Sì, come se fosse davvero sbagliato....-
- Non dire così, Juliet.-
Alexander mi fissa attentamente, prima di tendermi una mano. -Vieni qui.-
Mi stringe a sé fregandosene altamente di chi ci circonda in questo momento.
E io sto per scoppiare e a piangere sul serio ora.
-Ti porto a casa, avanti.-
✨
-John ti ha chiamato?!- domando entrando in camera di Alexander senza bussare.
Lui si è appena fatto una doccia, si sta vestendo quando mi lancia un'occhiata veloce.
- Sì ha detto che vuole parlarmi.-
-Anche mia madre me l'ha scritto. Dici che dovremmo preoccuparci?-
Alexander però non si scompone, si siede alla scrivania, apre un libro che conterrà migliaia di pagine e torna a studiare come se niente fosse.
-Stai meglio Juliet?-
-Sì.- mormoro attorcigliandomi le dita con fare nervoso. - Quella pillola che ho trovato sul lavandino, nel mio bagno...-
- L'hai presa?- i suoi occhi mi fulminano.
- Non ancora. Volevo chiederti se l'avevi messa tu.-
- Lo sai perfettamente che l'ho messa io.-
- Non volevo.. non so cosa mi è preso. Ero ubriaca e...-
-Promettimi solo di prenderla.-
Annuisco.
Alexander non mi sta guardando ma sembra non averne bisogno, intuisce immediatamente il mio stato d'animo.
- Che cosa c'è, Juliet?-
- Niente...-
-Non ti deve importare di ciò che dicono gli altri. Te l'ho già detto.- sputa senza alzare gli occhi dal libro.
- E quindi, tu cosa faresti? Te ne fregheresti e lo diresti al mondo intero?-
È una provocazione, ma voglio proprio vedere cosa mi dice.
-Non ho detto questo.-
Ahhh, ecco.
Quando però Alexander si alza in piedi di scatto, mi ricordo che il tempo delle provocazioni è finito.
- Vieni qui. Non stare sulla porta.- afferma deciso.
Muovo qualche passo fino ad arrivargli davanti. Lo guardo mettere le mani in tasca, per poi sollevare gli occhi a lato.
- Mi hai chiesto cosa farei io, Juliet? Diciamo che se fossi in te, metterei le cose in chiaro con i maschietti che ti ronzano intorno con intenzioni precise.-
- Che intenzioni?-
- Juliet?- mi richiama bruscamente.
- Eh.-
- Mi vuoi forse dire che ieri eri un po' troppo fatta e ubriaca per capire che Jake aveva una mano intorno alle tue spalle e ti stava abbassando la bretella del reggiseno?-
- Ma che dici?-
—Dico che forse non hai capito una cosa molto semplice.-
- Senti io...-
Alexander stringe l'interezza del mio viso in una sola mano.
-Tu sei mia. Punto.-
Vorrei annuire, però la sua presa è troppo salda, non riesco a muovere un muscolo.
E la spavalderia ritorna non appena lui mi volta le spalle.
-E Charlotte lo sa?-
Alexander scoppia a ridere per poi finire a scrollare il capo in segno di dissenso.
-Quando Charlotte proverà a sfiorarmi anche solo con un dito...glielo farò sapere, tranquilla.-
Ricevuto. È una sua amica.
È l'ennesima volta che me lo dice.
Chi sono io per dirgli di non avere amiche? Però lo stesso dovrebbe valere per lui.
- E io quindi non ho il diritto di avere amici maschi...?-
- Juliet, svegliati. Non stiamo parlando di Norman o di qualcuno disinteressato a te. Stiamo parlando di due che volevano sbatterti davanti ai miei occhi.-
Il mio cellulare sta suonando.
Sono così presa dalle parole di Alexander, che ci metto un po' a tornare sul pianeta terra.
Lo tiro fuori dalle tasche del pigiama. È mia madre.
Non ho nessuna intenzione di risponderle in questo momento.
- Ma dove sono andati?-
- Boh, per negozi credo.- replica Alexander scrollando le spalle.
-Secondo te cosa vogliono dirci?-
-Sei qui per questo, Juliet?-
Mi lascio distrarre dal suono delle sue dita che prendono a tamburellare sul legno del tavolo.
- Sei qui per parlare di John e Catherine?-
Lo vedo guardare l'ora sul polso.
-E poi sono le cinque di pomeriggio, perché sei già in pigiama?-
- Che cosa c'entra..-
-Fa una cosa, toglilo.-
- Al...-
Apro la bocca ma lui mi zittisce all'istante.
-Non è il momento per continuare a dire il mio nome. Spogliati.-
Stavolta lo guardo senza paura, lui arriva ad un palmo dal mio viso, ma io glielo chiedo lo stesso.
-Cosa vuoi farmi?-
-Ti darò modo di urlare il mio nome, piccola Juliet. Ma non adesso.-
Per un attimo la sua voce ha un'inflessione più dolce, o l'ho solo immaginata? Mi sfilo i pantaloncini mentre il suo sguardo scende languido su di me. Lento, così lento che penso voglia farmi una radiografia.
-Alex...-
Attorciglio il bordo della maglia tra le dita mentre lui mi lascia un bacio sulla fronte, prima di aiutare a togliermi anche quella per lasciarmi in reggiseno e mutande.
- Sei ancora turbata?-
- Un po'.-
Non posso nasconderglielo.
- Dimmi cosa c'è, non voglio vederti così.-
-Lo so che sono sposati e sta per nascere il bambino, ma... secondo te un giorno, potremo essere..."normali"?-
Guardo Alexander corrucciare lo sguardo in un'espressione quasi sofferta, infine ci sediamo entrambi sul letto.
- Intendi il nostro rapporto? Quello che facciamo io e te, Juliet?-
- No, dico...per gli altri.-
- Guardami.- asserisce prendendomi alla sprovvista.
Curvo il collo a lato, solo per gettare gli occhi suoi suoi.
- Come ti senti quando mi guardi?-
"Sei troppo per me."
Abbasso lo sguardo repentinamente.
- Non posso farci niente, io... Anche se volessi, non ci riuscirei.- deglutisco facendo scendere un groppone che pensavo troppo grande da scacciare via.
-A fare cosa?-domanda lui, osservandomi con interesse.
-È più forte di me. Non riuscirei a resisterti. È sbagliato?- chiedo con occhi speranzosi.
Vorrei davvero che Alexander avesse tutte le risposte.
-Quando amare diventa sbagliato? Chi lo decide?-
La sua domanda mi fa riflettere, così rispondo d'istinto.
- Dovrei essere io a deciderlo..-
- Esattamente. Non lasciare che siano gli altri a deciderlo per te, Juliet. Ti chiedo solo questo.-
-Però tuo padre...-
Alexander inspira a fondo prima di parlare ancora.
- Juliet, forse non l'hai capito...-
-Cosa?-
-Non ti ho detto nulla perché non voglio metterti altre ansie addosso ma...-
- Cosa? Parla!-
- Ora le cose sono un po' più complicate del semplice "non possiamo stare insieme perché siamo fratellastri"-
-Che vuoi dire?-
Alexander ha gli occhi persi nel vuoto, non mi risponde così lo richiamo strattonandolo dal braccio.
-Alex?-
-Le deposizioni di mio padre non stanno avendo il riscontro positivo che si aspettava l'avvocato. Ci sono troppe incongruenze e a quanto mi ha detto...la polizia sta seguendo diverse piste.-
- In parole povere?- chiedo con il fiato sospeso.
-È meglio che questa cosa tra me e te non esca adesso. Fidati.-
La sua affermazione mi disorienta, ma d'altronde cosa dovevo aspettarmi?
Tutta questa faccenda dell'omicidio di Withman ci ha uniti di più, sì, ma se fosse solo apparenza?
Alexander sembra ancora assorto nei suoi pensieri, quando mi prendo la libertà di far scorrere le dita tra i suoi capelli scuri.
Senza dire una parola lui si volta per cercare le mie labbra. Come se quello fosse il modo, suppur sbagliato, più giusto per noi. Per cancellare tutto ciò che di realmente sbagliato ci circonda.
Ed è proprio così.
Non so resistergli.
Alexander fa scivolare le sue mani sulla mia schiena nuda, è incredibile come sia in grado di farmi sentire speciale, grazie alla maniera in cui mi sfiora. Come se fossi davvero importante per lui. Come se la punta delle sue dita volesse farmi sentire le scintille ogni volta che mi tocca.
- Juliet, ti voglio. Adesso.-
Ma è la sua voce, a portarmi in un altro mondo. Mi fa dimenticare dei problemi, delle ansie, di tutto ciò che fino a poco fa mi preoccupava.
I suoi occhi, di solito freddi, diventano caldi mentre mi slaccia il reggiseno e lo fa cadere a terra.
E le sue labbra, quelle sono davvero pericolose.
Sono loro a gettarmi in paradiso anche se un attimo prima ero all'inferno. Il mio sospiro diventa un gemito, quando Alexander usa la bocca per appropriarsi di ogni parte del mio collo.
Sento la pelle cominciare a bruciare forte, così forte che lancio un urlo prolungato non appena serra le labbra e inizia a succhiare avidamente.
- Ferma. Non devi muoverti.- mi ordina tornando a martoriare il punto ormai sensibile.
Stringo i pugni sulle ginocchia, come se potesse bastare ad attutire il dolore che si intensifica quando i suoi denti fanno una presa ancora più forte, poi mi guarda. Lo sento mugugnare un verso soddisfatto.
Pensavo tornasse a baciarmi, ma con mia sorpresa si alza in piedi e si dirige verso il comodino.
E io mi guardo intorno.
C'è troppa luce dentro alla stanza.
Di solito l'atmosfera è più soffusa. Sto iniziando ad agitarmi.
E se mi vedesse per davvero?
E se non gli piacessi?
Non sono minimamente perfetta come lo è lui.
Alexander però non mi sta guardando.
Sta cercando qualcosa nel cassetto del suo comodino.
Poi si volta per lanciarmi un ordine preciso.
-Sdraiati sul letto.-
Obbedisco con un'espressione confusa.
Neanche un altro bacio?
Un preliminare?
Che ne so... una carezza?
⚫️
Sono sdraiata quando Alexander raggiunge la testiera del letto. I miei polsi scivolano leggeri tra le sue mani, come sabbia tra le dita.
Prima la destra poi la sinistra. Mi imprigiona agganciando le manette alla testiera del letto.
-Io non so se...-
Ma lui non mi sta più ascoltando.
Si è riseduto alla scrivania.
Oh no. Si è messo a studiare.
-Alexander, no. Ti prego... non lasciarmi qui.- mi lamento sperando di sortire qualche effetto.
-Ma perché lo do sempre per scontato?- sputa alzandosi in piedi nuovamente.
- Co..Cosa...-
Stavolta lo guardo aprire l'armadio dove tiene i vestiti, per sfilare da un appendino la cravatta della divisa di scuola.
-Do sempre per scontato che starai zitta.- dice prima di avvicinare la cravatta alle mie labbra.
- Apri la bocca.-
Stringo le labbra, ma quando mi solleva il mento sono ormai costretta a schiudere la bocca, quanto basta per permettergli di infilavi il tessuto in mezzo.
Mi allaccia la cravatta intorno alla bocca, poi mi guarda con interesse, come se non fossi una povera cretina legata e imbavagliata sul suo letto.
Quando lo vedo tornare a studiare, però, capisco il suo vero intento.
Mi sta punendo, è ovvio.
Non so quanti minuti passano, quindici forse venti.
E mi sembrano un'eternità.
All'improvviso chiude il libro con un colpo secco, io ho un sussulto.
-Ti piace giocare con me, Juliet?-
La sua domanda mi lascia poco tempo per pensare, perché si sta riavvicinando al letto. Rimuove lentamente la cravatta dalla mia bocca senza smettere di fissarmi con occhi sottili.
-Ora ti faccio vedere cosa succede quando giochi con me.-
Il mio stomaco comincia a rovesciarsi sotto sopra.
-Puoi parlare solo per fermarmi.-
Annuisco. Le sue dita scivolano subdole lungo tutto il mio corpo fino ad arrivare alle mie mutande.
-Ma credo che se vorrai fermarmi, dovrai usare una parola specifica questa volta, Juliet.-
-Pe...Perché?-
Alexander dapprima mi rivolge un sorrisetto, poi spinge la sua bocca contro il mio orecchio.
-Perché tra poco non farai altro che urlare e dirmi di smetterla, ma io devo essere sicuro che tu lo voglia per davvero.-
Sento le sue labbra sfregare nuovamente sul mio collo, nel punto più dolorante, che immagino ormai violaceo.
-Ma....-
-Scegli una parola.- insiste con voce tagliente.
-Ehm...-
Mi guardo in giro sono confusa, accaldata.
-Harry Potter.-
-Stai scherzando?- scoppia a ridere, togliendosi la maglietta.
-No,ho visto la tua sciarpa lassù..-
-Sono due parole.- mi interrompe con aria seccata.
-Oh okay...Ahm..Popcorn???-
Alexander mi sta guardando davvero malissimo ora.
-Allora...Avocado. Sì, avocado!- esclamo io.
Lo vedo sbuffare.
- Va bene.-
Quando però si avvicina minaccioso, chiudo le gambe di scatto.
E lui mi sta fissando in quel modo.
Non riesco ad aprirle se mi guarda così.
- Cosa devo fare con te, Juliet...?-bofonchia afferrandomi le caviglie. Le imprigiona tra le mani e mi obbliga a divaricare le gambe per infilarci la testa in mezzo.
-Mhm. Sei sempre così buona però.-
Le sue parole sono subdole, lo sento.
Mi sta accarezzando con quelle parole, mi sta adulando.
Ma poi la sua lingua smette di assaporarmi per venerarmi sul serio.
Mi sta adorando con la bocca e con le mani, come se tra le mie gambe ci fosse la cosa più importante del mondo.
E io mi lascio andare completamente.
-Juliet.-
Sento il resto del mio corpo completamente anestetizzato, da quanto è piacevole la sensazione che si riversa su un punto preciso, quello in cui lui insiste con la lingua e con le dita.
-Juliet, che ne dici di dirmelo?-
-Co...cosa?-
-Quando stai per venire.-
-O... okay.-
Alexander non mi sta dando ordini? Strano, di solito decide lui quando, come e perché. Ma ora è troppo concentrato a farmi andare in paradiso.
-Alexander..-
Non riesco a dire altro che il suo nome.
I miei occhi si spalancano di scatto quando vedo il suo viso allontanarsi.
Esplodo in un orgasmo violento che si traduce in una tortura quando vengo lasciata insoddisfatta. Inizio a dimenarmi, a contorcermi. Le manette mi fanno male insopportabile, mentre sbatto i polsi violentemente.
Lui intanto si prende il tempo di guardarmi soddisfatto, di succhiarsi le dita con quell'aria arrogante che mi fa salire la rabbia.
Lo odio in questo momento.
E non so per quanto vado avanti, ma finalmente la tortura finisce.
Non faccio in tempo ad emettere un lamento che lui mi sorprende con un oggetto enorme.
-Cosa, cos'è quella roba?-
Lo vedo impugnare una specie di asta elettrica e mi prende un colpo.
-È solo un massaggiatore...- mormora come se la cosa potesse tranquillizzarmi.
Ma ovviamente non c'è nulla per cui essere tranquilli e Alexander me lo fa capire chiaro e tondo.
-Ti do una piccola anticipazione, piccola Juliet. Lo odierai.-
Senza che me ne renda conto, lui punta contro di me quella cosa che prende a vibrare sulla mia parte più sensibile.
-Alexander....-
-Mhm. Avanti, da brava.-
-Oddio Alex sto...-
Lancio un urlo fortissimo appena lo toglie da me.
-Ma cosa...Non di nuovo, ti prego...-
Lui mi assapora a fondo con la lingua, facendomi inarcare la schiena mentre una sensazione divina si impossessa del mio corpo.
Quell'oggetto così vibra forte da farmi stringere i denti.
E proprio in quel momento, proprio mentre mi sento tremare le gambe, Alexander lo allontana.
E io non posso fare che piagnucolare.
-Un po' di autocontrollo, no eh?-sputa serio, prendendo in giro le mie parole della notte scorsa.
-Io non volevo...-
Ma non faccio in tempo a completare un pensiero che il mio cervello va in frantumi un'altra volta.
-Oddio!-
E lui un'altra volta mi sta torturando.
-Controllati. Se riuscissi a controllarti io non me ne accorgerei e tu potresti avere ciò che vuoi, Juliet.-
Subisco le sue parole, ma sono ormai lontane.
Non lo sento, né lo vedo.
Tutti i miei sensi sono ormai assopiti. Non sono altro che impulsi e gemiti.
-Ma è più forte di te, Juliet, devi dimenarti vero?-
-Ti prego basta...-piagnucolo ancora.
-Ora sai cosa si prova.-
-Sì, ma io l'ho fatto solo una...-
E lo fa di nuovo.
E di nuovo
E di nuovo.
- Supplica, non ti sento aprire quella fottuta bocca per supplicarmi.- ringhia mettendosi in ginocchio su letto.
-Ti prego basta ho capito cosa si prova!!-
Sono sudata, spettinata, mi sento morire.
Ho le labbra secche. Non riesco neanche più a parlare.
-Forse non hai capito una cosa, Juliet. Non lo sto più facendo per dimostrarti cosa si prova.-
Apro gli occhi a fatica.
-È che vederti in questo stato, mi fa quest'effetto, Juliet.-
Quando Alexander si abbassa i boxer resto esterrefatta.
- Oh,.-
Le sue dita mi spingono dentro, facendomi contorcere.
- Sei fradicia, cazzo.- mugola con voce roca prima di salire su di me.
Lo sento mettersi il preservativo, per poi riempirmi con una spinta così secca che mi lascia senza fiato.
Poi il suo viso combacia perfettamente con il mio.
Ci guardiamo per qualche istante, sento le mie palpebre ammorbidirsi quando mi guarda in quel modo.
- Ciao piccoletta.-
Un bacio sulle labbra, ma dura troppo poco. Alexander porta le braccia sopra di me per agganciarsi con le mani alla testiera letto.
Ed inizia ad assestare spinte così forti che mi sento tremare. Non so quanto ci metto, ma dopo poco inizio ad urlare con tutto il fiato che ho in gola.
- È troppo, ti sto facendo male?- domanda ansimando, senza rallentare minimamente il ritmo.
- Sì.-
- Devi dire la parola, Juliet.-
"Ma quale parola, continua!!"
- Non smettere, Alex... ti prego.-
- Con piacere, piccola.-
Vorrei solo baciarlo in questo momento, ma non posso muovermi.
Smanio per toccarlo.
Alexander abbassa leggermente il viso verso il mio, tanto da permettermi di sfiorare il suo labbro inferiore. Ma lo assaporo a malapena, perché lui è troppo impegnato a farsi desiderare.
E più si allontana , più desidero sentire le sue labbra sulla mia lingua.
Mi sta facendo impazzire.
Sento il mio corpo arrivare al limite per l'ennesima volta, ma stavolta con la libertà di esplodere e contorcersi intorno al suo, mentre ci abbandoniamo insieme l'uno all'altro.
Sono così estasiata, che non mi accorgo neanche che Alexander si è rivestito e mi sta slegando i polsi.
Mi sento così stremata e stanca, che avrei voglia di addormentarmi all'istante.
Ma lui si è sdraiato a fianco a me e mi sta togliendo i capelli dalla fronte senza smettere di guardarmi negli occhi.
- Cosa c'è?- chiedo con un filo di voce.
-Sei stata bravissima.-
E tu sei stato il re dei sadici, ma questo è un altro discorso.
- Vuoi che ti preparo un bagno caldo?-
La sua voce profonda è sempre la stessa che prima mi era sembrata crudele e spietata, eppure ora è miele per le mie orecchie.
-Sono troppo stanca.- sussurro mentre mi godo le sue coccole.
Mi copre con il lenzuolo, lasciandomi qualche bacio sul collo.
- Hai risposto a tuo padre?-
- No.-
-E se tornassero ora, Alex?-
- Secondo te permetterei una cosa del genere? Non torneranno prima di un'ora. Stanno ancora facendo acquisti in un centro commerciale fuori Londra, ho controllato l'estratto conto.-
Scoppio a ridere.
- Quando saremo sposati mi infilerai un microchip nel cellulare per sapere sempre dove sono?-
Alexander però non sta ridendo.
E di sicuro sono troppo stanca per accorgermi che non è la seconda parte della frase a turbarlo.
Lo sento schiarirsi la voce.
-Ancora voglia di legarmi, Juliet?-
-No! E tu sei ancora arrabbiato?-
-Assolutamente no... -lo sento sorridere tra i miei capelli.
- Ma se mi addormento qui... e loro tornano per cena...-
- Riposati, piccoletta. Ne hai bisogno.-
Lo sento giocherellare con i miei capelli sparsi sul cuscino, il mio stomaco continua a farmi sentire le capriole.
-Ma sono solo le cinque... mia madre...-
-Se ti addormenti, ti prendo in braccio e ti ci porto io in camera tua. Sta tranquilla.-
- Ti amo tanto, Alexander....-
È l'ultima cosa che dico prima di crollare definitivamente.
✨✨✨✨✨✨
Ovviamente chi mi conosce sa che l'idillio durerà ancora poco...sennò che gusto c'è 😜
Anyway, scusate se il capitolo è scritto male...ma volevo aggiornare comunque, quindi l'ho pubblicato così com'era 😇
A presto❤️
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