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🔴🔴

Il contenuto è adatto
ad un pubblico 🔞

🥺vi prego siate buone e leggete sempre i warning🙏🏻

-Vieni qui.-

Le sue parole, come catene, mi trascinano a lui.

- Davanti a me.-

Devo guardarlo?
Posso guardarlo?
Devo dire qualcosa?

Alexander si siede sul letto mentre io mi posiziono esattamente dove lui ha chiesto.
Con le dita manovra la zip del mio vestito, facendola scendere lentamente. Con gli occhi invece, segue maniacalmente la sua mano, che mi spoglia con una lentezza incredibile.

Mi sono sempre chiesta come fosse l'amore.
Come faceva Mini a non capire di chi fosse innamorata, se di Norman o di Liam.
Oppure come facevo io a capire se quello con Chuck era vero amore o no.

Ma ora ho tutto chiaro.
La maniera in cui le sue labbra si scontrano dolcemente con la pelle della mia pancia. È questo.

Alexander ha fatto cadere il mio vestito a terra e sta segnando ogni centimetro della mia pelle con le sue labbra calde e morbide, senza fretta, con dei baci soffici, quasi inesistenti.
C'è solo il silenzio.
Il vestito è ormai un mucchietto di stoffa sul pavimento, un po' come la mia razionalità. Non riesco neanche a pensare, sono vittima delle mie stesse sensazioni in questo momento. Così chiudo gli occhi, godendomi quei contatti così dolci e fragili ma...quando li riapro, Alexander ha cambiato sguardo.
Un senso di vertigini accarezza il mio stomaco.

Cosa vuole farmi?

La mano si posa calma sulla mia spalla e con una lieve pressione mi spinge verso il basso, portandomi ad inginocchiarmi.

Alexander si alza in piedi.
Deglutisco rumorosamente.
Lo vedo sparire alle mie spalle, sento dei rumori ma non so se muovermi, di sicuro non posso voltarmi a guardare cosa sta facendo.
Non ci metto troppo però a scoprirlo.
Qualcosa di freddo mi accarezza la schiena.

Tiro un sospiro di sollievo quando capisco che non è la sua cintura.
Quella sì che fa male.

Raddrizzo la schiena non appena quella cosa mi sfiora la pelle. Striscia sulla mia colonna vertebrale dalla nuca fino al bordo delle mie mutande, è morbido il suo tocco.
Mi chiedo solo se lo sarà anche tra poco.

- Juliet.-

Alexander non sta dicendo il mio nome, sta annunciando la mia condanna.
Chino la testa.

⁃C'è solo una regola in questo gioco.-

Drizzo le orecchie.

-Tu decidi quando smettere, io decido tutto il resto.-

-In... In che senso?-

Sono disorientata.
E quando Alexander viene di fronte a me ho un sussulto.
È a petto nudo ma ha ancora i pantaloni addosso.
È così bello.
E la serata è stata perfetta.
Ha detto che mi ama.

Ma ora...mi sembra di camminare in punta di piedi sul cornicione di un palazzo troppo alto.
Sento l'adrenalina ed il senso di ignoto scorrere sempre più veloci nelle mie vene. E quando lui riprende a parlare con la sua voce profonda e seducente, resto a bocca aperta.

-Nel senso che tu, Juliet, puoi fermarmi come e quando vuoi. Hai solo questo potere. Eppure è il più grande. Non trovi?-

-E cosa dovrei fare per fermarti?-

-Mi dirai di fermarmi e io lo farò. Ti sembra difficile?-

I suoi occhi si assottigliano, c'è una sorta di sfida nelle sue parole.

-No. Ho capito benissimo.- rispondo con decisione.

-Bene. Sappi che se non ti piace, puoi fermarmi. Se non ti va, puoi fermarmi. Se ti faccio troppo male e non riesci più a sopportarlo...-

Fa una pausa. Lo guardo leccarsi le labbra con avidità.

-...puoi fermarmi. Anche semplicemente senza motivo.-

Sbatto le ciglia nervosamente.
-Okay, ho capito ma...-

Le parole mi muoiono in bocca quando lui si china alla mia altezza per sussurrare nel mio orecchio, con la sua voce calda e infernale.

- Juliet?-

Sollevo gli occhi per guardarlo.

- Sai, ho dimenticato un'altra regola fondamentale.-

Mi si blocca il respiro.

- Devi stare in silenzio. Non voglio sentire un suono lasciare la tua bocca. Hai capito bene?-

Annuisco.

Lo guardo inumidirsi le labbra mentre sfiora la mia guancia con quell'oggetto.
Ecco cos'è.
Lo riconosco.

Perché la mia testa in qualche modo ha dato un voto ad ognuno degli strumenti di tortura che Alexander ha usato su di me.

La cintura è stata senza dubbio la peggiore.
Poi la spazzola.
O forse il bambù?
E questa frusta con tante corde è stata più delicata delle sue stesse mani.

Cosa sta facendo?

Lo guardo dirigersi verso la scrivania.
Perché si siede sulla sedia... vorrà mica studiare, ora?

-Ti voglio qui.-

Ruoto la testa per incontrare i suoi occhi. E sì, sono spietati.
Perché sta seduto lì, adesso?
Faccio per alzarmi quando le sue parole ferree mi costringono a fermarmi.

- Non provare ad alzarti, Juliet.-

Abbasso immediatamente lo sguardo.
Se dice di amarmi perché vuole che mi umili in questo modo?

Muovo le mani poi le ginocchia, gattonando fino ai suoi piedi.

- Che brava bambina. Così obbediente che quasi dimentico di come mi hai preso in giro a colazione, ieri.-

Oh oh.

- Ho detto.."quasi"- insiste con voce dura.

Guardo le vene bluastre della sua mano farsi sporgenti, quando stringe più forte l'impugnatura di quell'oggetto.

Fa così paura quella cosa, eppure perché non ricordo che facesse così tanto male?

- Vieni qui. Ti voglio sulle mie ginocchia.-

Divento viola all'istante.

- Troppo imbarazzante?- domanda aumentando il mio disagio.

Poi mi fa cenno di alzarmi in piedi, mentre con l'altra mano si dà due colpi sulla gamba, segno che mi vuole lì. Su di lui.
Gemo appena quando mi sdraio a pancia in giù e la mia pelle nuda viene a contatto con la sua cintura. I capelli mi scivolano a cascata davanti al viso, vorrei togliermeli dagli occhi ma Alexander blocca entrambi i miei polsi dietro alla schiena. La sua mano esercita una presa così serrata che mi è impossibile dimenarmi.
Sento il cuore in gola.
Quelle corde mi accarezzano dolcemente la schiena, per poi scendere fino al tessuto delle mie mutande.

Non riesco a capire cosa provo in questo momento.
Ho paura?
Sono agitata?
È trepidazione?
Sto morendo dalla voglia di capire quali siano le mie emozioni, ma il mio cervello smette di funzionare quando quell'oggetto striscia languido su di me.
Mi mordo il labbro come per anticipare la sua mossa imprevedibile. Ma ciò che è imprevedibile è il pizzicorio che si riversa lungo tutta la mia pelle nel momento in cui Alexander fa scoccare quelle corde sul mio sedere.

Mi aspettavo un dolore insopportabile che però non arriva. E ne sono sollevata.

Il ritmo è lento.
Dopo ogni colpo Alexander assapora la mia pelle sotto alle mani con una presa possessiva, come per darmi il tempo di metabolizzare quell'impatto.

Cinque, forse dieci volte.
Poi però inizia a cambiare marcia. La sua mano diventa più veloce, i colpi si fanno più secchi e il suo respiro più pesante.
Lo conosco bene, è ancora troppo poco per lui.
Trattengo un urlo quando inaspettatamente mi colpisce l'interno coscia.

- Tieni le gambe aperte.-

Rilascio il respiro a fatica.
Alexander sfrega il pollice sulle mie mutande ormai umide.
Continua a farlo finché non inizio a contorcermi.

- Non ci siamo Juliet.- sputa afferrandomi dai capelli.
- Devi stare immobile.-

E poi comincia la tortura.
Quella vera.
Nell'aria i colpi si fanno più secchi, più rumorosi.
E più aumenta l'intensità, più mi fa male.
E più fa male, più Alexander si indurisce sotto di me.
- Stai bene, Juliet?- domanda ad un certo punto con voce seria.

- Ahhh!- urlo con tutto il fiato che ho in gola quando mi assesta una forte sculacciata proprio nel punto esatto che ha torturato per minuti e minuti.
Poi la stessa mano torna ad accarezzarmi.

Oh no, ora si arrabbia.

Inaspettatamente però, Alexander si alza in piedi, poi mi tira su di peso e mi prende in braccio.

-Come facevi a starci in quel vestito? Dio quanto pesi...—
Lo sento lamentarsi.

-Heeei!! come ti perm...-

Quando vedo la sua smorfia di dolore seguita da un rantolo, mi preoccupo sul serio.

- Sei impazzito?! Ha detto il dottore che non puoi fare sforzi, lo vuoi capire?-

Alexander mi adagia sul letto, poi resta in piedi a guardarmi. Non so cosa mi prende, gattono fino al suo addome e gli lascio un bacio sulla garza che ricopre la sua ferita.
Ora mi sta fissando esterrefatto.

-Che c'è ?- domando imbarazzata dal suo sguardo duro.

-Perché sei cosi dolce con me, Juliet?-

-La cosa ti infastidisce?-

Le sue mani come carezze tra i miei capelli sciolti.
-Come potrebbe infastidirmi?-

Fa per slacciarsi la cintura, ma lo blocco all'istante.
-Aspetta, faccio io.-

Alexander non distoglie lo sguardo da me neanche per un attimo, mentre gli abbasso i pantaloni. Se all'inizio non riuscivo mai a capire cosa gli passasse per la testa, ora forse riesco a intuirlo.
Sembra affascinato da me: dai miei occhi che lo osservano dal basso, da come le mie mani faticano a sganciare il bottone, da come fatico a reggere il suo sguardo autoritario.

-A cosa pensi, Juliet?-chiede con voce roca.

-Da quando sei tornato dall'ospedale non abbiamo più...-

Le parole mi muoiono in gola, ma il suo sguardo è troppo soffocante per riuscire a parlargli.
Ho bisogno di aria.

Lui però mi solleva il mento, obbligando i miei occhi a fissarlo intensamente.
-Non ti ho più scopata.-

Annuisco timidamente.

- Mhm? È questo che vorresti dire?-

- Sì.-

-E tu mi hai mai pregato di farlo?-

Alexander è serio, ma l'imbarazzo è tale che mi esce una risatina nervosa.

-Alex dai! Sta zitto.-

Lui però non sta affatto ridendo.
-Che cosa hai detto?-

Mi afferra dal polso per darmi una lieve spinta che mi fa cadere con la schiena sul materasso.
Lo guardo salire letto con il solo intento di sovrastarmi con la sua figura e prima che io possa dire qualcosa, è già sopra di me.
Mi scappa un lamento soffuso quando sento le sue mani stringere forte intorno ai miei polsi. Senza volerlo i miei occhi cascano in basso, sui suoi boxer neri, mentre mi trascina entrambe le mani sopra alla testa.
Mi dimeno un po', ma il gesto mi si ritorce contro perché sento il lenzuolo sfregare contro la pelle dolorante del mio sedere. Comincia a bruciare e lui se ne accorge.

- Male, eh?- domanda guardando con un sorrisetto beffardo.

Vorrei prenderglielo a schiaffi.
Il suo sorrisetto compiaciuto.
Ma chi voglio prendere in giro?
Vorrei solo baciarglielo.

Provo ad allungare il collo verso di lui, ma con un colpo deciso Alexander fa aderire entrambi i miei polsi al materasso.
Un laccio viene a contatto con la mia pelle, lo sento dapprima allentato, poi sempre più stretto intorno alle mie mani.

Non so da dove l'abbia tirato fuori, ma in un attimo mi ritrovo con i polsi legati in una presa ferrea.

- Troppo stretto?-

Alexander sta aspettando una mia risposta con occhi serrati.
Faccio segno di no con la testa.
Lo vedo curvarsi per cercare la mia bocca con la sua, ma non appena contrae l'addome lo sento imprecare.

-Cazzo, fa ancora male se sto così.-

- Non sforzati, Alex.-

Vorrei abbracciarlo, vorrei fargli passare tutto in questo momento, ma so che non me lo lascerebbe fare.

-Alex ma...-

Lui mi fulmina con una sola occhiata, così intuisco che è il mio turno per stare zitta.

Lo sento frugare in un cassetto e quando viene davanti al mio viso con una benda nera, capisco immediatamente.
Alexander indugia per qualche attimo, come se ci fosse un accordo silenzioso tra di noi, come se volesse farmi prendere coscienza di ciò che sta per farmi.
Mi mordo il labbro inferiore.
Poi il buio.
Un misto di ansia e agitazione si impossessa di ogni fibra del mio cervello, ma il mio corpo è in attesa.
Non posso vedere, ma tutti i miei altri sensi sono in allerta.
Un brivido profondo mi scuote quando le sue dita tracciano una traiettoria immaginaria sulle mie spalle, fino ad abbassarmi le bretelle del reggiseno.
Il suo tocco è così delicato che mi sembra impossibile siano le stesse mani che in passato mi hanno colpita tanto forte da farmi urlare dal dolore.

Inarco la schiena quando lo sento cercare il gancetto del reggiseno.
E quando me ne libera, vengo assalita dai dubbi.
Sono bendata e non posso vedere la sua espressione in questo momento.
Non ho il benché minimo controllo, e se non gli piacessi?

Ma quando le sue labbra sfiorano il mio collo facendomi contorcere dai brividi, dimentico ogni cosa.
Sono così concentrata su ogni minimo movimento, su ogni più piccola sensazione, che anche il gesto più banale mi sembra estremamente piacevole.
Le labbra tiepide di Alexander strisciano lungo il mio collo, la mia pelle freme sotto alla sua lingua esperta.
Il sangue prende a scorrermi velocemente nelle vene, così chiudo le gambe involontariamente.

-Le gambe, Juliet.- mi ammonisce lui prontamente.

Il mio battito cardiaco accelera così rapidamente che inizia a pulsarmi nelle orecchie, nel momento in cui sento i suoi fianchi insinuarsi con prepotenza fra le mie cosce.
Poi un calore estremamente piacevole si propaga sulla mia pelle appena lasciata scoperta dal reggiseno, è il suo respiro.
La sua bocca è vicina.
Ansimo appena, ancor prima che lui mi sfiori.

-Non ho neanche cominciato, Juliet.-

Il suo tono è serio, ma so che nasconde una sottile presa in giro, lo conosco.
Mi sta facendo irrigidire i capezzoli ed è impossibile non udire un mugolio di approvazione quando li sfiora con un dito.
Tremo sotto al suo tocco. Ma ben presto sono costretta ad ingoiare un urlo di piacere.
La sua mano, la sua lingua, la sua bocca, poi i denti.
Infine un risucchio.
-Mhm.-

È così piacevole che neanche mi accorgo di come inizia a scendere sempre più in basso.
Alexander infila l'indice sotto al bordino delle mie mutande, poi lo sfrega orizzontalmente. Inizio a smaniare il suo tocco, quando comincia a giocare con il polpastrello ruvido contro la mia pancia dandomi la pelle d'oca.
È così lento che mi sento fremere.
Avverto una presa rude sulle mie gambe, vi affonda le dita prima di salire a sfilarmi le mutande.
Perdo un battito quando avverto indistintamente il suo respiro proprio lì. Si fa più caldo quando pronuncia il mio nome.

- Juliet?-

Sono così presa a godere di ogni piccola mossa che non rispondo.

-Perché ti trovo così umida?-

Oh no, non farmi parlare adesso.

Alexander però sembra più interessato a far strisciare i suoi denti contro la mia carne più sensibile. Così, senza neanche pensarci, lo dico.

-No. Non farlo!-

Mi stupisco delle mie parole pronunciate ad alta voce.
L'ho detto per davvero?

In un attimo la sua bocca è sulla mia guancia.
-Cosa Juliet? Cosa non devo fare?-

Sento il calore attraversare le mie guance con violenza.
- Non voglio che mi mordi...proprio lì.- balbetto indecisa.

Le sue mani manovrano delicatamente la benda, in un attimo torno a vedere di nuovo.
Il suo viso è sul mio. Mi sta guardando con aria attenta.

- Va bene.- dice con mi sorpresa.

- Fa troppo male.- spiego imbarazzata.

Alexander mi lascia un bacio sulle labbra, poi con le dita mi risistema i capelli sulla fronte.
Lo guardo annuire, intanto la sua mano mi accarezza la guancia.

Maledizione, sono legata e non posso fare niente! I miei polsi protestano dentro a quel laccio, il desiderio di toccare Alexander è troppo forte.
Vorrei posare la mia mano sulla sua.
Ma invece non posso, riesco solo a ruotare un pochino il viso verso il palmo della sua mano.
Reprimo l'istinto di baciargliela, Dio, che figura da idiota...

-Non voglio fare niente che non ti piaccia. Quindi se faccio o dico qualcosa di troppo...-

Annuisco.

- Me lo dici, intesi?- continua lui.

-Sì.-

Un sorrisetto storto si dipinge sul volto di Alexander, poi però torna tremendamente serio.

-Questo però non vuol dire che non farà male, Juliet.-

Deglutisco rumorosamente, ma quando torna tra le mie gambe e comincia a segnare la pelle del mio inguine con baci umidi e sfacciati, mi lascio andare completamente.
Non so se è una cosa normale, lo fa in un un modo così strano, così intimo.
Poco meccanico.
Sta baciando le zone più prossime alla mia intimità come se baciasse me, con la lingua e tutto il resto.

E mi sta provocando, perché invece che andare verso la mia zona più sensibile, lo sento tracciare la mia pelle verso l'esterno, fino ad arrivare alle mie cosce. "Gli ho detto di non mordermi, non di non sfiorarmela neanche!"

-Ti prego Alex..-

-Hai chiuso la porta a chiave, Juliet?-

Quando torna a parlarmi nell'orecchio sento il suo peso contro di me, così apro di più le anche, solo per godere della sua durezza che spinge tre le mie gambe.

L'ho chiusa? Boh.

-Sì.-

-Brava bambina.-

E finalmente le sue labbra si schiudono sulle mie per darmi un bacio vero. Conosce i miei punti deboli e sa come far vorticare la lingua per farmi impazzire e rendermi assuefatta al suo sapore divino. È un maestro in questo.
Le nostre lingue s'intrecciano sempre più velocemente e lui si stacca da me nel momento esatto in cui stava per darmi di più.
Resto a bocca socchiusa, in attesa di un'altra dose di veleno.

E poi vorrei solo toccarlo, affondare le mani nei suoi capelli e riportarlo a me... ma non posso.
"Mio Dio, che tortura."

Lo sento gemere di dolore quando afferra il mio labbro inferiore sotto ai denti.
Poi il suo sguardo si fa più sofferente.

- Alexander?-

- Cazzo, scusa.- sputa con una mano contro il fianco, proprio sulla ferita.

- Ti fa male vero?-

-Quando sto in certe posizioni, comincia a darmi fastidio. All'inizio fa solo male, ma poi diventa insopportabile. Non riesco neanche a pensare.- biascica lui slegandomi i polsi.

Si sdraia con lo sguardo sconfitto di fianco a me, così ne approfitto per stendermi addosso a lui, facendo attenzione a non schiacciargli il punto in cui la garza copre la ferita.

- Non essere arrabbiato. Datti tempo, passerà.- sussurro accarezzando il suo petto liscio, con la punta dei polpastrelli.

- Sta zitta, Juliet.-

Alexander mi afferra bruscamente dai capelli per far convergere le nostre bocche e farmi sedere sul suo bacino.
Mi sento andare a fuoco quando dopo qualche bacio bagnato lo sento eccitarsi sotto di me.

-Apri il cassetto.- mi ordina indicando il comodino.

-Cosa...-

Ha un cassetto chiuso a chiave nel comodino, ma la chiave ora è già inserita, così la ruoto e lo apro.

- Oh....-

Un verso stranito abbandona le mie labbra quando metto gli occhi lì dentro.
Ci sono lacci, catene, nastri di vari spessori. Niente di assurdo, però resto interdetta per qualche secondo.

- Hai la pelle troppo sensibile per le corde che tiene mio padre nel capanno degli attrezzi.-

La sua spiegazione al contenuto del cassetto mi fa sussultare.
Nonché ricordare.

- Mi arrangiavo con le cose che trovavo.- si giustifica fissandomi negli occhi.

Ripenso alla spazzola.

- Cosa devo...-

- Il preservativo, Juliet. Pensavi ti chiedessi qualcos'altro?-

Lo conosco.
Lo sta facendo apposta.
Mi sta testando.
Mi mordo il labbro ed ingoio una risposta troppo avventata.
Poi mi allungo per prendere una bustina quadrata.

-Devo metterlo io?- chiedo confusa.

- Ci penserai dopo. Adesso baciami, Juliet.- mugola attirandomi a sé un'altra volta.

E non me lo faccio ripetere due volte.
Sono ancora a cavalcioni su di lui, ma quando le nostre labbra stanno per sfiorarsi, sento bussare alla porta.

-O mio dio!- soffio impaurita, mi agito talmente tanto che casco giù dal letto.

Bussano di nuovo.

-Cosa fai lì? Chiuditi in bagno.- mi rimprovera Alexander nascondendo il mio vestito sotto al letto. Lo guardo coprirsi con le coperte, poi afferro il reggiseno e schizzo veloce in bagno, chiudendomi la porta dietro.

- Sì?-

-Alex dormivi?-

John.

Alexander non si è mosso dal letto e John è appena entrato in camera.
Se due più due fa quattro, allora io non avevo chiuso la porta a chiave.

Sento la voce di John attraverso la porta.
Alexander bofonchia qualcosa.

-Non voglio disturbarti. Tu stai bene?-

- Sto bene.-

-Senti ehm.. con Juliet...-

- Papà non devi preoccuparti. Juliet è ancora con le sue amiche al ballo.-

- Bene. Sappi che mi voglio fidare di te, Alex.-

Sento le ultime parole di John, poi la porta si chiude.

Esco dal bagno con passi lenti.
Sono ancora in mutande e reggiseno, Alexander mi guarda.
-Vieni qui.-

-Sempre la stessa storia, eh?- dico delusa.

- Non ora, Juliet.-

Alexander mi tende un braccio, e io non posso fare a meno di rendermene conto: con quanta facilità io accolgo sempre le sue richieste? Mentre Alexander a fatica riesce a prendermi la mano in pubblico.

- Alex? Sto pensando di accettare il lavoro.-

- Che lavoro?-
Lui si mette a sedere e mi osserva attento.

- Te l'ho detto, tuo padre conosce questo commercialista che ha uno studio e hanno bisogno di una stagista.-

- Non hai neanche finito la scuola.- sputa lui per nulla convinto.

- Appunto! La raccomandazione di John serve proprio a questo.-

-Mhm.- Lo vedo alzare gli occhi al soffitto.

-Perché alla fine.. Lui lo fa per me. Mi ha trovato questo lavoro e...-

Alexander però sta facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo senza troppi complimenti.

-Alex mi stai ascoltando?- lo rimprovero tentando di non farmi distrarre dalle sue labbra gonfie.

Chiude gli occhi.
-Sì, sì certo.-

-Vuole solo che torno a studiare e...-

- Lo vogliamo tutti, Juliet.- bofonchia sbadigliando.

-È che...vorrei fare le serali, così potrei intanto lavorare e permettermi un affitto...-

C'è un attimo in cui i suoi occhi si aprono e mi colpiscono così duramente da provocarmi i brividi.

- Come scusa?-

Sì hai capito bene, Alexander.

- Vorrei andare a vivere in un'altra casa. Qui le cose si fanno pesanti se mi lasci sola con lei e John. Tu andrai all'università..-

- Sì ma io torno qui ogni fine settimana.- sbuffa di nuovo.

Non mi prende mai sul serio.
Ogni volta che dico di voler fare qualcosa di testa mia, per lui è sempre una sciocchezza.

-Sbaglio o non mi stai prendendo sul serio?- strepito alzando appena la voce.

-Senti Juliet, devi startene mezza nuda a parlare di queste cose o...-

Scoppio a ridere tirandomi su la bretella del reggiseno.

- Quindi ti sono mancata?-

Addento il mio labbro inferiore con forza.

-Ci puoi scommettere, piccoletta.- mi dice con un sussurro prima che le nostre labbra si incontrino senza mai più scollarsi.

Non si separano quando mi adagio sul suo corpo caldo, come non si staccano quando Alexander si abbassa i boxer e i nostri respiri si fanno più impazienti. Non lo fanno quando lo sento pronto sotto di me, né si staccano quando apre la bustina e srotola il preservativo intorno alla sua eccitazione pulsante.
E non si staccano nemmeno quando mi afferra con prepotenza dai fianchi e mi fa posizionare sopra di lui, nel punto esatto in cui sta per affondarmi dentro.
Lo sento teso e rigido contro la mia intimità che ormai è pronta ad accoglierlo.
Io trattengo un gemito, lui porta la testa all'indietro inarcando la schiena, quando mi riempie fino in fondo.
Chiudo gli occhi per attutire la tensione che tutta la sua grandezza mi provoca al basso ventre.

-Cristo se fa male...- lo sento mugolare con voce profonda.

Ovviamente mi viene da sorridere, per una volta è lui che soffre non io.

-Scusa...ti peso sulla ferita?- domando lasciando che il mio corpo e la mia irrazionalità decidano che ritmo far prendere ai miei fianchi.

-No è che ogni volta che mi muovo... Oh, sì...non provare a fermarti, Juliet.-

Non ci penso neanche, amore mio.

Oh no, ma a cosa sto pensando? E se lo pensasse anche lui?

- Continua.- mi ordina prima di sferrarmi una sculacciata così secca da farmi rimanere senza fiato.

Poi però lo vedo serrare la mascella in una smorfia di dolore.

-Che cazzo stai ridendo..- Alexander digrigna denti.

- Per un volta sei tu a sentire male, non io...-

-Tu dici, piccola Juliet?-

Il suo ghigno così maledettamente crudele mi fa tremare.

Non mi aspettavo la sua mossa, Alexander mi avvolge il collo con la mano. La sua presa è sicura, decisamente stretta.

-È troppo ?- domanda conoscendo già la risposta.

- No...- un suono quasi impossibile da udire fuoriesce dalla mia bocca.

In attimo lo vedo agganciare il mio collo con un sottile nastro di raso. Il tessuto mi circonda la gola, facendomi sussultare.
Alexander compie un piccolo nodo all'estremità e lo fa con tale velocità e maestria che resto a bocca aperta.
Poi afferra la parte restante del laccio e mi dà uno strattone che mi obbliga a seguire la sua volontà.
Abbasso la testa fino a raggiungere la sua.
I suoi occhi mi stanno facendo andare a fuoco.

- E nel caso lo avessi dimenticato: ricorda che ce l'ho sempre io il controllo, Juliet.-

Come potrei dimenticarlo?
Ho un laccio intorno al collo e mi stai manovrando in una maniera così indecente che non so se sentirmi umiliata o in pericolo.
Il mio corpo però non vuole ascoltare quello che la mia testa ha da dire.
I miei gemiti cominciano a riempire la stanza, ma Alexander mi sta incenerendo con lo sguardo.

-Cristo, smettila di fare così.- ansima con il respiro corto.

E poi controlla ogni mia minima mossa, con le parole, con le sue mani, finché non ci accasciamo l'uno sull'altro, stremati e appagati.

Alexander slega il nastro, poi massaggia dolcemente la mia pelle arrossata. Il suo pollice sfrega piano in movimenti circolari.
Non voglio andarmene dalle sue braccia, adesso.
Sto così bene. È tutto così perfetto che non mi sembra possibile. Sto sognando?
Mi chiedo cosa ne sia stato di John, della polizia, dell'immagine indelebile di quella notte, del sangue, di tutti i problemi...

Una cosa però voglio chiedergliela.

- Alex...-

Lui è troppo impegnato a guardarmi, a creare dei cerchi immaginari sulle mie spalle nude, facendomi sussultare dai brividi.

-E tuo padre?-

-Può fottersi. Io voglio te. Nessuno mi impedirà di averti.-


🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤🖤

Che dite?

I pallini arrivano solo ad un massimo di tre raga, siamo pur sempre su wattpad 😅

Se mai dovessi fare un POV di Alexander di sicuro si arriverebbe a mille, ma questo è un altro discorso.

Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo e ricordate di votare 🙏🏻

Le cose si movimenteranno un po' tra un paio di capitoli... ❤️

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