XXVII
Alexander POV
-Non sotto il mio tetto, Alexander.-
-Papà...-
Ma lui si siede al tavolo.
La chiacchierata sarà lunga.
-È inutile negarlo perché lo so.-
Sono stufo di ripeterglielo.
-Non le sto facendo niente.-
-Vi ho visti al mio matrimonio.-
-Stiamo parlando di mesi fa...- sbuffo sedendomi sul bancone.
Sono stanco.
I medicinali mi affaticano.
Ho bisogno di stendermi.
Poi mi padre sembra perdere la pazienza perché se ne esce con un'affermazione infelice.
—Se non riesci a tenerlo nelle mutande...-
Si guarda in giro e abbassa la voce per continuare —Se non riesci tenere a bada gli ormoni il giorno del mio matrimonio, come pensi che io creda che il resto dell'anno vi guardiate solo negli occhi?-
-Papà non è come pensi tu.-
Chiudo le palpebre.
Sento il profumo di Juliet ancora nella stanza.
-Hai il coraggio di dire che non è solo una cosa fisica tra di voi? È questo che vuoi dirmi?-
Certo che è una cosa fisica. Tremendamente fisica.
Non solo però.
"E sono due mesi che non la sfioro neanche."
-Vuoi dirmi che c'è qualcosa di più, Alexander?-
-La amo, papà.-
Riapro gli occhi di scatto quando sento il rumore della sedia sbattere contro il tavolo.
Mio padre si alza in piedi incastrando le mani nei capelli con fare disperato.
-Alex?! Stiamo parlando di Juliet, come puoi...-
Inizia a vagare nervoso per la cucina.
-Perché non riesci a vederla come una sorella?-
Sono davvero troppo stanco per discutere.
-Perché...-
Perché non lo è, maledizione!
-Questo è un problema bello grosso.- lo sento dire.
- Che problema? Io non vedo alcun problema, papà.-
Il mio tono è sempre piatto, quasi disinteressato.
-Se ti innamori di lei, Alex. Questo è il problema.-
Lo guardo senza battere ciglio.
Arrivi tardi, vecchio.
-Non avrei tollerato che ci finissi a letto, ma almeno avrei saputo sarebbe finita prima o poi, ma così,Alex...—
- Cosa ho fatto di così terribile stavolta?- biascico massaggiandomi la nuca.
-Hai da pensare a cose più importanti, l'università ad esempio!-
-Perché dici sempre cazzate papà?-
-Alexander!?-
Il suo tono di rimprovero è quasi disperato.
-Scusa ma... non dare la colpa all'università. Tu non ci vuoi insieme e basta.-
-Non voglio scandali, non voglio più gente che parla male di noi. Non ne posso più, Alex.-
C'è una pausa ma io non so riempirla questa volta, così lui può continuare.
-Siete fratellastri e tra pochissimo vi nascerà un fratello in comune. Ti prego di non complicare ulteriormente le cose, sono già abbastanza difficili di per sé: le udienze, i processi...-
Non riesco più ad ascoltarlo.
Ho davvero bisogno di riposare adesso.
-Non potete stare insieme, punto. Non è difficile da capire.-
Scendo a fatica dal bancone. Il fianco brucia come carne scoperta esposta al sole.
Cazzo che male.
-Non sotto il mio tetto. Non te lo ripeto più. Alex!? Dove vai?-
Ma ormai sono già uscito dalla cucina.
✨
-Che ti ha detto???-
Chiudo la porta a chiave, poi il mio sguardo finisce sullo specchio appeso alla parete.
Ho uno sguardo più torvo del solito, i miei occhi faticano a restare aperti.
Curvo il capo verso Juliet che sta seduta sul mio letto come una bambola. È perfetta.
-Che non vuole che agiamo alle sue spalle. Non sotto al suo tetto.-
I suoi capelli lunghi cascano sulle spalle esili, formando delle onde morbide e profumate.
-In che senso?- domanda con voce infantile.
Cristo, Juliet. Perché ti devo sempre spiegare tutto?
-Che finché stiamo in questa casa non vuole me e te insieme. Non posso toccarti. Non posso baciarti...-
Mi avvicino a lei e il ricordo del bacio di prima, in cucina, si fa più vivo. Ne voglio ancora.
- Ma sopratutto Juliet, non posso aprirti le gambe e mettertelo dentro.- mormoro sfiorandole la coscia con il dorso della mano.
La sua pelle liscia è rovente sotto al mio tocco.
Juliet mi guarda gli occhioni scandalizzati.
Avrei potuto dire "non vuole che facciamo sesso", ma lei non avrebbe avuto la stessa espressione in questo momento.
- Ehm... cioè proprio non...-
-È difficile da capire devo farti un disegnino?- sputo infastidito.
-Ho capito, Dio santo! Stenditi che sembra che stai per svenire da un momento all'altro!—
Mi sistema i cuscini e mi aiuta a farmi sdraiare, sotto al suo sguardo preoccupato.
La guardo per un breve attimo, poi chiudo gli occhi.
Sì, vorrei si togliesse quel vestito. Ora.
-Alex?-
- Eh.-
-Andiamo via. Non ci vuole insieme in casa sua, ma non può dirci niente se andiamo via!- la sento esclamare con la sua vocina piena di speranza.
-Non può dividerci.- sibila sfiorandomi la fronte, per poi accarezzarmi i capelli con un gesto affettuoso.
-No. Tu non hai capito. La situazione è già abbastanza incasinata. Se la polizia viene solo a sapere che c'è stato e c'è ancora qualcosa tra me e te... siamo nella merda, Juliet-
Dio, sembro mio padre.
- Non verrà a saperlo.- sussurra lei lasciandomi un dolce bacio a fior di labbra. Poi si allontana per raggiungere l'interruttore della luce e accenderne una più soffusa.
Torna qui.
-Juliet, se entrambi spariamo dalla circolazione non sarà difficile fare due più due. L'avvocato ha detto che non devi assolutamente avere un movente plausibile.-
Non devo più reprimerlo, quell'istinto di infilarle dietro all'orecchio quella ciocca ribelle che le casca davanti al viso. Posso farlo ogni volta che voglio, adesso.
-Allora, andiamo via solo qualche mese...- dice lei.
Fuggire dalle responsabilità.
Sì sarebbe bello, ma non sarebbe da me.
Con il pollice creo delle figure immaginarie sul suo zigomo sporgente.
-Non possiamo andarcene ora, abbiamo tutto questo in ballo con la polizia. Ho gli esami, poi il test di ammissione...-
Tento di usare il tono di voce più dolce possibile per non ferire i suoi sentimenti e i suoi piccoli sogni. Perché sono piccoli. Come quelli di una bambina che non sa come funziona il mondo degli adulti.
-Certo, la scuola è la cosa più importante della tua vita!- esclama stridula.
Chiudo gli occhi. Non ce la faccio a discutere di nuovo.
Prima mio padre, ora lei.
-Non ho mai detto questo.-
-E allora dimmi il contrario!-
-Smettila di voler elemosinare rassicurazioni come a tuo solito.-
Sono troppo stanco e dolorante. Non sono riuscito a nasconderle il disprezzo che emerge spontaneo ogni volta che apro bocca.
-Sei uno stronzo.-
-Juliet!-
Mi tiro su di scatto quando la vedo alzarsi in piedi con gli occhi gonfi.
- Juliet, ascoltami. Scusa...-
Ma se ne va arrabbiata, sbattendo la porta.
Sprofondo di nuovo nel materasso.
Di sicuro ho capito una cosa: devo darmi una regolata.
Lei non è più la bambina disposta ad assecondarmi in tutte le mie follie, devo stare attento a non ferirla o la perderò sul serio.
🌟
Quando scendo in cucina per cena, trovo Catherine già ai fornelli.
- Ti do una mano?-
-Ma scherzi, Alex? Siediti. È quasi pronto.
- Lasagne?- Tiro ad indovinare dopo aver visto gli ingredienti sulla cucina.
- È un esperimento. Spero siano buone... cinque minuti e sforno. Julieeeeeet! Dio sta ragazza è incredibile.-
- Senti che profumino.- dice mio padre entrando in cucina.
- Che c'èeee?- Sento la voce di Juliet stizzita dal piano di sopra.
- Juliet! Possibile che ti devo chiamare mille volte prima di ricevere un aiuto?!!?-
-Ti aiuto io, tesoro. Sta tranquilla, non ti agitare.- sussurra mio padre abbracciando Catherine.
Distolgo lo sguardo.
Ogni volta che si abbracciano ripenso a mia madre.
- Che cavolo è sta roba?-
Juliet entra nella sala da pranzo senza neanche guardarmi in faccia, prende dei volantini abbandonati sul bancone.
- Grecia?!- esclama cominciando a sfogliare le pagine rapidamente - Andate di nuovo in luna di miele?-
E poi mi guarda.
Ci guardiamo nello stesso istante.
E dalla maniera in cui mi guarda, capisco che stiamo pensando alla stessa cosa.
Non c'è bisogno di nessun disegnino questa volta.
- Ti sembra la Grecia?- domando indicandole la cartina dell'Italia in copertina.
- Stavamo pensando di andare una settimana in Sardegna.- annuncia Catherine.
- Una vacanza di famiglia.- aggiunge mio padre, lasciando lei di stucco. Catherine non ne sembra affatto contenta.
- SAR...che??!- domanda Juliet confusa. - È in Spagna, vero? Oh no, devo comprare dei bikini nuovi!-
Mio padre e Catherine borbottano qualcosa sottovoce tra di loro, così Juliet ne approfitta per farmi un cenno. -Sarà meglio che non mi lasci sola con sti due e vieni anche tu in Spagna!-
-E tu sarà meglio che finisci la scuola. Ragazzina ignorante.- sbuffo scrollando la testa.
- Okay è pronto. Datemi i piatti.-
Catherine ha perso il buonumore e sta mettendo il muso.
- Catherine quando pensavate di partire?- domando sotto allo sguardo indagatore di mio padre.
- Prossima settimana.- risponde lui al posto suo.
- Io non posso. Finita la maturità ho il test di ingresso.-
Mi tiro indietro con una scusa che non è poi cosi assurda.
- Non c'è problema Alex, puoi restare qui da solo mentre Juliet viene con noi.-
La guardo sgranare gli occhi sul piatto di lasagne fumante, ma non dice una parola.
- Buon appetito.- sputa Catherine per nulla contenta.
È chiaro che fosse un viaggio organizzato solo per loro due, ma lui ha dovuto rovinare tutto pur di non lasciarmi solo con Juliet.
- Ci andrai davvero?- chiedo a Juliet non appena raggiungiamo il piano di sopra, dopo cena.
- In Spagna dici?- chiede mordendosi il labbro.
Poi si guarda in torno. Il corridoio
è vuoto.
- È in Italia.- replico con tono apatico.
- Si vabbè è uguale. Non lo so, magari sì! L'abbronzatura mi donerebbe, no?-
Sento la mia mandibola serrarsi nervosamente non appena lei usa quel tono malizioso.
Faccio un passo e Juliet è già spalle al muro.
- Non lo so. Ti donerebbe?-
I miei occhi si incollano ai suoi con forza.
- Dici che i ragazzi saranno carini?-
- Dico che tu chiudi la bocca. E se per caso dovessi partire, in quel caso ti consiglio di chiudere anche le gambe.-
- Se non vuoi che io vada, puoi dirlo.- mormora schiudendo appena quella bocca rosea ad un millimetro dalla mia.
-Juliet...- Il mio tono di voce è particolarmente basso.
- Non ho detto questo. Solo non sapevo morissi dalla voglia di andare in vacanza con i nostri genitori.-
Sento il profumo del suo shampoo.
Miele, vaniglia, forse cocco.
Ma sono le sue labbra che voglio.
- Magari ho bisogno cambiare aria. Non ci hai pensato, Alexander?-
La guardo curvare il collo, come se si aspettasse una incursione da parte mia.
Mi lecco le labbra.
E mi trattengo.
A fatica però.
- Libera di fare come credi, Juliet...-
Ma ho come l'impressione che lei non ami essere libera di fare quello che vuole. E per questo fa i capricci.
- Hai detto che io elemosino le tue attenzioni, quindi di sicuro non ti dirò di venire con noi.-
- Anche perché non ci verrei.- sputo serio.
La guardo mettere su un'espressione irritata. Sembra una bambina delusa che prova prova a nasconderlo in tutti i modi.
- Beh se tu non vuoi venire ci vado lo stesso.-
E nonostante la sua bocca dica una cosa, i suoi occhi parlano chiaro.
Sento la sua pelle bramare la mia, quando poso le labbra contro il suo orecchio.
- Ti mancherò, lo sai?-
La sento deglutire per poi compiere il suo piccolo gesto, quello in cui si mette in punta di piedi per raggiungere la mia bocca e baciarmi.
Ma io mi tiro indietro.
- Sogni d'oro, Juliet.-
E torno in camera mia.
La sua espressione? Impagabile.
😑😑😑😑😑😑😑😑
È anche la mia faccia questa, dato che TikTok mi censura i book trailer per badlands 😕
Credo che ci siano restrizioni sui contenuti in base ai paesi, io non vivo in Italia e purtroppo ogni volta che provo a pubblicare un TikTok che abbia anche solo una gif con un bacio me lo banna in automatico 😐
🔴 Anyway.. dal prossimo capitolo partono i pallini rossi per Alessandro e Giulia.
Alla prossima!😇
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