XLVII
🔴
Juliet POV
-Sei arrivata venti minuti prima, Juliet.-
Lancio gli occhi al soffitto per il rimprovero appena ricevuto, mentre Alexander mi accoglie sull'uscio della stanza con un golfino blu scuro che gli calza a pennello. Poi però il mio sguardo si pianta nel ragazzo che appare alle sue spalle.
-Potevi dirmelo che il tuo coinquilino somiglia a Louis Tomlinson con i capelli tinti alla Zayn del 2015!-
Alexander mi fissa senza sbattere le palpebre.
-Che cosa stai farneticando Juliet?-
Il suo compagno di stanza scoppia a ridere facendomi cenno di entrare, per poi presentarsi a me.
-Lascialo perdere. Io sono Andrew. Chiamami Andy.-
Lo vedo avvicinarsi all'orecchio di Alexander mentre io curioso qua e là per la camera.
-Avevo capito eri uno dai gusti difficili Ackerman, ma...-
-Non voglio commenti.-
Il tono di Alexander si indurisce notevolmente, io intanto mi libero della giacca che lui è già pronto a raccogliere dalle mie spalle per sistemarla sul gancetto appeso alla porta.
-Non è un po' troppo bella per un nerd come te?- chiede Andy squadrandomi da capo a piedi.
-Andrew.-
-Non dirmi che sei geloso?! Incredibile! Finalmente scopro che sai anche provare delle emozioni!-
Ridacchio mentre Andy mi mostra un piccolo angolo bar, situato sotto alla finestrella che rischiara la stanza di una luce ormai sulla via del tramonto.
-È veramente geloso?- mi domanda esaminando il contenuto del mini frigo, per poi estrarre una bottiglia di Rum.
-Chi, Alex? Geloso? No figurati...- lo prendo in giro.
Alexander scrolla il capo e torna a sedersi davanti al suo noiosissimo libro di medicina che sembra contenere migliaia di pagine.
Ma certo... io mi presento qui venti minuti prima del previsto e lui mica può abbandonare gli ultimi attimi di studio che si era prefissato, solo per stare con me! Non scherziamo.
- Rapporto serio?- ipotizza Andrew richiamando la mia attenzione che stava ormai appesa all'immagine di Alexander ricurvo sul libro.
-Sono la sua fidanzata.-
Andrew corruga la fronte ma non abbandona il sorriso sghembo.
-Davvero?!- Poi si volta dubbioso. -Non sapevo fossi fidanzato.-
-Ah non lo sapevi?- Io mi acciglio inevitabilmente.
-Interessante.-
Imito la voce di Alexander fissandolo incuriosita, lui si stringe nelle spalle con aria indifferente.
-Non è una cosa che ti riguarda Andrew.- bofonchia guardandolo di storto.
-Sarà meglio che la cosa riguardi le ragazze del campus però...-
Andrew si mette a ridere come se la mia fosse una semplice battuta.
-Tranquilla che per quello non hai da preoccuparti. Le amiche della mia ragazza pensano che lui sia gay.-
-Nicole è la tua ragazza? Davvero?- chiede Alexander inarcando un sopracciglio.
-Beh..-
La domanda a questo punto esce spontanea.
-Chi è Nicole?-
-Ragazza... amica. È uguale. Mettiamola così, Nicole è una nostra amica.-
-Hai un amica qui al campus, Alex? E non me lo dici?-
La voce mi s'incurva in una nota più stridula, forse incredula.
-Assolutamente no.- replica freddo continuando a ticchettare i polpastrelli sulle pagine fitte di parole.
Sarà meglio
Scruto il viso impassibile di Alexander mentre Andrew versa del succo di frutta in un bicchiere, mescolandolo a qualcosa di alcolico.
-Venite alla festa?- domanda poi.
E ovviamente la risposta di Alexander è secca e senza esitazioni.
- No.-
-E dai Alex..- provo a convincerlo con un sorriso, ma so già che ci vorrà ben altro per persuaderlo.
-Ho detto di no.-
Andrew scrolla il capo ridendo, poi indica i bicchieri che ha disposto in fila sul tavolo.
-Intanto vuoi qualcosa da bere Alex?-
-Un tè?-
- Sei al college! Ma quale tè!- lo prende in giro Andrew mentre mi sta già porgendo un bicchiere.
- Tieni Juliet.-
-Vedi di non farla ubriacare.-
Ovviamente né io né Andrew diamo retta alla minaccia di Alexander.
-Com'è fuori da qui?- chiede lui incuriosito.
-Studia, studia, studia. Mai una festa.-
-Uguale a qui, praticamente. E allora Juliet cosa ci trovi in uno come lui?-
A me scappa da ridere ogni volta che mi fanno questa domanda, sono infantile lo so, infatti il rimprovero di Alexander non tarda ad arrivare.
-Juliet.-
-Sapessi.- ridacchio sottovoce.
-Se devo dirtela tutta, non c'è una singola ragazza che frequento che non mi parli di Alex. Non fanno che chiedermi del mio coinquilino. Cioè a volte mi viene da pensare: volete andare a letto con me o con lui?-
Le parole di Andrew non mi stupiscono di certo.
-Non sapevo riscuotessi tutto questo successo standotene chiuso in una stanza a studiare.- punzecchio Alexander che mi punta con due occhi sottili.
-Allora promettimi che riuscirai a convincerlo a venire stasera!- conclude Andrew facendomi l'occhiolino, prima di uscire dalla camera.
Osservo Alexander che rimuove lo sguardo dai libri con gran lentezza.
-Andate d'accordo..- lo sento affermare, mentre incrocia le braccia al petto.
-È molto simpatico.-
Alexander scrolla il capo come se avessi appena detto un'assurdità.
-Ma se non lo conosci neanche! Scommetto che nemmeno ci parli con lui.-
-Perché dovrei?- mi istiga quando mi avvicino alla sua sagoma ancora seduta.
-E dai Alex! Dovrai passarci anni qua dentro, non puoi fare l'orso.- bisbiglio lanciandogli le braccia al collo.
Lui si abbandona sullo schienale della sedia divaricando appena le gambe, per concedermi spazio tra di esse.
-Devo solo studiare.-
-Andiamo alla festa, ti prego! Non sono mai stata ad una festa del college!-
-Quante volte vuoi sentirmi dire di no prima di accettarlo?-
-Uffa quanto sei noioso...-
Alexander mi afferra dal fianco sinistro e in un attimo mi induce a sedermi sulla sua gamba.
Mi basta il suo tocco deciso per rendermi più mansueta.
-Come hai detto?-
-Che ti amo.- sussurro sulle sue labbra rigide.
Provo a sfregarvi le mie sopra, come a chiedere l'accesso ad un bacio che so già mi farà sudare.
-Dillo ancora, Juliet.-
-Ti amo, Alexander.-
Mi appiccico al suo viso ma lui solleva il mento per non darmi la soddisfazione di concedermi un bacio.
Mi chiedo come faccia ad avere sempre tutto questo autocontrollo, è quasi una settimana che non ci vediamo. Affondo il naso nella sua gola alla ricerca di pò di affetto, ma quello che trovo è solo il suo buon profumo irresistibile.
Lo guardo ispezionare l'orologio che tiene al polso. Ho un sussulto quando la sua mano mi accarezza il viso in modo distratto.
-Cosa c'è Alex?-
Lo avverto deglutire rumorosamente con la mascella contratta.
-Niente.-
È diverso dal solito, lo sento.
-Niente? Senti ti conosco e...-
-Niente ho detto.- tuona serio.
Di nuovo con questa lotta. A volte non sembriamo complici, bensì due sfidanti che si contendono la vittoria. Ma vittoria di cosa, poi?
Mi sollevo in piedi e tiro fuori dalla borsa l'astuccio con i trucchi ed il vestito nero che mi sono portata con me. Alexander posa gli occhi sul piccolo pezzo di stoffa che ho lanciato sul suo letto.
-Che costa stai facendo, Juliet?-
Mi slaccio i jeans e mi sfilo la maglia davanti al suo sguardo duro.
-Vado a farmi una doccia. Sai com'è... ho una festa a cui andare questa sera.- azzardo un sorrisetto avvicinandomi al bagno, mentre Alexander si alza in piedi lentamente.
-Quindi è questo il punto, Juliet?-
Sento le ciglia sbattere nervose.
-Non so di che parli...- mormoro quando lo vedo avvicinarsi alla porta per chiuderla a chiave.
-Vuoi essere sculacciata. Giusto?-
Sgrano gli occhi piantandomi con la schiena contro la parete.
-Ma no, ti ho solo detto che mi faccio una...-
-Rispondi.-
Il suo polso esile compie un movimento leggero mentre si curva per permettere alle sue dita affusolate di sollevare le maniche del golfino fino agli avambracci.
-No Alexander.-
-Allora non provocarmi. Facciamo quello che decido io.-
Porto le labbra all'infuori, in una smorfia di disappunto che non passa inosservata, infatti lui si avvicina a me facendo scontrare i nostri corpi.
Dall'esterno la mia espressione sembra delusa, ma in realtà sto per cantare vittoria. Sta per cedere, lo so.
Desidero ardentemente la sua bocca, perciò mi sollevo in punta di piedi e gli risucchio il labbro inferiore, mentre con le mani massaggio il suo petto calmo. Sento il battito cardiaco accelerare rapido.
- Spogliati.- gli ordino causandogli uno sguardo di stupore.
Alexander resta fermo ad osservarmi mentre finisco di svestirmi, poi si china a raccogliere il mio intimo che finisce dritto nelle sue tasche.
Mi infilo nella doccia, dove comincio a lavarmi ma dopo poco avverto la sua voce cupa attutita dallo scroscio dell'acqua.
- Juliet?-
Ero sicura mi raggiungesse, invece si avvicina con le mani in tasca, la sua immagine sfocata attraverso il vetro appannato della doccia si fa sempre più nitida.
-Che cosa c'è Alex?-
Aspetto una risposta che stranamente non arriva. Stasera lo vedo parecchio pensieroso e la voglia di provocarlo mi sta già passando del tutto.
Non è più un gioco.
Finisco di lavare via il bagnoschiuma poi fermo il getto d'acqua tremando un po', lui mi avvolge con un asciugamano pulito non appena punto un piede fuori dalla doccia.
-Ti prego Alex, dimmi se c'è qualcosa che non va..-
-Non mi va di parlare ora, vieni qui.-
Mi abbraccia lasciandomi godere del calore del suo corpo stretto intorno al mio, io mi faccio piccola tra le sue braccia e proprio quando sollevo il mento, lui inclina la testa. Ci incontriamo a metà strada con le bocche socchiuse e le lingue pronte ad assaporarsi come fosse la prima volta. Mi lascio baciare con lentezza, mentre la sua lingua vortica dolcemente con la mia e io capisco che è arrivato il momento per dirglielo.
-Lo so che si avvicina il giorno della ricorrenza di tua madre. Sappi solo che sono qui se ne hai bisogno.-
Lo vedo chiudere gli occhi prima di lasciarsi scappare un lungo sospiro.
Ho capito, non ne vuole proprio parlare.
Alexander china la testa, io ne approfitto per immergere una mano tra i suoi capelli ma il momento di tenerezza dura poco.
-Qui. Mettiti qui.-
Con un gesto del capo indica il lavandino facendomi trasalire.
È così appagante cercare in tutti i modi le sue attenzioni, che non riuscirei ad immaginare di stare con un ragazzo che mi darebbe tutto e subito.
Così mi libero dell'asciugamano, indosso il reggiseno e le mutande, Alexander intanto resta a guardarmi per qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto.
Poi però la sua attenzione si accende quando tiro fuori una spazzola dalla borsa.
-Che cos'è quella, Juliet?-
-È la mia nuova spazzola.-
-È di plastica?- mi interroga quasi schifato.
Dio quanto sei strano.
-Sì Alex è di plastica... Ma ho anche la tua preferita.- sorrido estraendo la spazzola in legno.
-Usa quella per pettinarti, questa dalla a me.-
Vedo le sue dita bianche e affusolate stringersi pericolosamente intorno al legno. La mano preme sulla mia schiena, invitandomi a piegarmi in avanti sotto al suo tocco deciso.
Il colpo secco sul sedere mi fa sobbalzare dal dolore, per un attimo gli si forma la curva di un leggero sorriso, lo vedo dallo specchio.
-Se un anno fa non avessi trovato questa spazzola, magari non saremmo neanche qui. Insieme.- sussurro con il viso coperto dalle ciocche di capelli.
Mi mordo il labbro quando il colpo seguente arriva duro e impietoso, crea uno schiocco sonoro che brucia a fior di pelle. Sento l'eccitazione scivolare rapida tra le mie cosce.
-Fa' silenzio, Juliet.-
La voce di Alexander è più profonda del solito. Chino la testa quando con il pollice sfrega sulla mia pelle appena arrossata, aumenta la pressione con i polpastrelli provocandomi un dolore quasi piacevole, poi con mio stupore posa la spazzola sul lavandino.
-Che c'è?- chiedo scettica mentre Alexander mi porge i vestiti.
-Andiamo. Vestiti.-
-Ma..-
Resto a fissare la sua faccia indecisa, mentre si abbandona ad un ulteriore sospiro.
-Scusa. Non sono in vena, Juliet.-
Mi turba il suo tono apatico accompagnato da quell'espressione particolarmente triste.
-C'è qualcosa che posso fare? Vuoi uscire?-
-Non sono dell'umore per festeggiare.-
È già passato un anno dalla commemorazione di sua madre, eppure sembra ieri.
-Pensi che se domani tornassimo a casa, tuo padre potrebbe...-
-Non voglio tornarci. Lo sai.-
-Per favore, Alex.-
-A te cosa cambia?- mi secca con un'occhiataccia.
Lo so che soffre anche per l'allontanamento con suo padre, d'altronde non posso fingere che io non abbia colpe. Devo ammettere che in parte, uno dei motivi che ha causato quest'ulteriore distacco, sono io. Nelle ultime settimane non ho fatto che provocare le reazioni di John, certo l'ho fatto in buona fede perché volevo capisse che tra me e Alex le cose sono serie, ma... alla fine ho ottenuto il risultato opposto.
Non ho fatto i conti con le sue reazioni e quanto queste avrebbero ferito suo figlio.
-Voglio che torniate ad avere un rapporto, per lo meno civile. Non riesco a vederti così Alex.-
Spesso il mio egoismo mi fa vedere John come un intralcio, senza ragionare sul fatto che in fin dei conti, è pur sempre suo padre. L'unico genitore che gli è rimasto in vita. Per non parlare del fatto che stava anche per perderlo per causa mia.
Alexander mi ha perdonata così tante volte che non faccio che sentirmi in debito con lui.
-Pensi che lei non lo vorrebbe?-
La mia domanda è un flebile sospiro, non mi permetterei mai di parlare di sua mamma senza cognizione di causa, ma delle volte so che quella è l'unica chiave per farlo ragionare.
-Lei lo vorrebbe.- ammette a testa bassa.
-Esatto Alex. Se vuoi possiamo già tornare stasera. Oppure domani. O se preferisci anche solo fargli una telefonata..-
-Facciamo così...ci penserò domani. Va bene?-
Annuisco restando abbracciata a lui, intanto lo vedo lanciare un'occhiata mesta ai suoi libri accatastati in modo ordinato sulla scrivania.
-Forse hai ragione, ho bisogno di svago.-
-Magari se andiamo alla festa ti distrai un pochino.- provo a convincerlo.
-Non lo so.-
-E dai...-
-Se ci tieni tanto, piccoletta...-
Saltello felice per averla avuta vinta, ma lui mi trattiene dal braccio puntandomi con uno sguardo serio.
-Però domani voglio farti fare un giro della facoltà. Voglio mostrarti la biblioteca.-
-Siii domani andiamo a fare tutte quelle cose noiose a cui tieni tanto!!- esclamo ridendo.
Sono ancora in intimo quando Andrew rientra in camera senza preavviso.
Alexander mi si para davanti per coprirmi alla velocità della luce.
-Cristo, ma non potevi bussare?-
- Lo sai che ho le chiavi!- esclama l'altro ridendo.
- Ma Andy se era chiuso a chiave ci sarà stato un motivo!- dice una voce femminile dietro di lui.
-Shhh lo so, ma la curiosità era troppa!! Vi date una mossa?- chiede poi Andrew seguito da una ragazza alta e longilinea.
-Ciao io sono Theresa.- sorride lei mentre io mi infilo il vestito in fretta e furia.
-Non si chiamava Nicole?- sussurro poi sottovoce, mentre Alexander lancia loro uno sguardo fiacco.
-Andrew ama socializzare.-
Così poco dopo ci ritroviamo in macchina con Andrew e la sua ragazza, diretti ad una festa. Per la prima volta in vita mia mi sembra di vivere un sogno: sto uscendo con Alexander come se fossimo una coppia vera e propria.
Quasi non ci credo.
Mi auguro solo che questa sera andrà tutto bene, almeno per una volta.
Alexander POV
Pagherei pur di non trovarmi qui.
Forse Juliet crede di farmi un favore nel buttarmi a casa di sconosciuti in mezzo a fiumi di gente chiassosa e ubriaca, ma in realtà sono io che sto accontentando lei. Di certo se l'obbiettivo era distrarmi, quello è stato centrato in pieno, dato che c'è talmente tanto casino che non riesco neanche a concentrarmi a pensare.
Theresa invita Juliet a ballare, così la lascio al suo divertimento mentre io ho solo bisogno di stare in disparte.
-Fa la brava.- ringhio contro il suo orecchio. Juliet si lecca le labbra quando le nostre bocche si sfiorano.
-Sempre, Alex.-
I capelli sciolti le cascano sulle spalle nude, indossa un vestito corto e un velo di trucco. O forse neanche quello.
-Sei sempre la più bella, lo sai vero?-
Juliet sorride contro le mie labbra schiuse, agitando il mio stomaco.
-Dove vai?- chiede poi, provando a trattenermi dai fianchi.
-C'è troppa gente. Ho bisogno d'aria, anche solo per qualche minuto. Tu resta.-
Così le lascio un bacio al lato della bocca per poi dirigermi sul balcone in cerca di una boccata d'aria fresca. Lì dentro fa troppo caldo e l'atmosfera è irrespirabile, caotica, senza parlare dell'intenso odore di alcol mescolato al fumo. Odore che non sopporto, soprattutto quando mi rimane addosso.
Due mani sottili si aggrappano alla balconata.
Le riconosco immediatamente.
-Ciao Alex.-
Un'occhiata lampo mi basta per notare che la linea dell'eye-liner è troppo marcata.
-Avevi detto di non essere il tipo da feste.-
Scrollo le spalle.
Non le darò corda questa volta.
-A quanto pare non sei tipo da feste solo quando l'invito te lo faccio io..-
-Sei sveglia quando vuoi. Ma come vedi, sono qui fuori.-
Le sue mani scivolano sulla ringhiera e si fanno più vicine alle mie, lascio immediatamente la presa prima che lei possa sfiorarmi.
-Sei da solo?-
-No.-
-Penserai che sono pazza..-
Incrocio le braccia al petto, osservandola con aria diffidente.
-A dirla tutta, inizio a credere a credere che mi stai seguendo.-
-Quindi che sono pazza.- sorride portandosi una lunga ciocca corvina dietro alle spalle.
-Dipende dai punti di vista. Non mi piace pensare agli altri in questi termini, Nicole.-
-A me piace pensare a te.-
O Cristo.
Le sue parole mi spiazzano. E non mi piacciono. Sta superando il limite.
E probabilmente anche io lo sto superando.
Va bene il piacere di essere adulato, ma così è troppo.
-Devo tornare dentro. Ciao.-
Compio un balzo quando sento la voce di Juliet che ferma i miei passi.
-Alex!-
Oh no
-E tu chi saresti?- chiede Nicole guardandola dall'alto.
-Juliet.-
-Juliet chi?-
Juliet compie una smorfia infantile, si solleva sulle punte per raggiungere l'altezza di Nicole.
-Sono Juliet, che nel dizionario di Alexander è la definizione di: ragazza, fidanzata, amante e amica. Tu chi saresti, scusa?-
Il suo tono indispettito non smuove Nicole che posa i suoi occhi azzurri su di me.
-Pensavo che Juliet fosse tua sorella.-
Resto di ghiaccio.
-E io pensavo che tu ti togliessi dalle palle all'instante. Come la mettiamo?- sbraita Juliet innervosita.
È ubriaca.
Nicole è confusa.
-Andiamo via, Juliet.-
L'afferro dal braccio e la porto fuori da quel posto, mentre lei non fa altro che voltarsi indietro e lanciare occhiatine infuocate verso Nicole.
-Chi cazzo è quella gattamorta?- urla quando raggiungiamo la strada che brulica di gente appena arrivata alla festa.
-Non dire parolacce, lo sai che non lo sopporto.-
Sfrego entrambe le mani contro le sue spalle infreddolite per riscaldarla un po'.
-Vuoi la mia giacca?-
-Alex! Dimmi chi è quella!- strilla lei a gran voce.
-Nessuno. Lavorava nell'ufficio del mio medico.-
-Non ci posso credere!! Tu! Tu che non hai mai amici, ora hai anche delle amichette segrete?!-
-La conosco a malapena, Juliet.-
Sto tentando di mantenere un tono pacato, lei invece sembra furiosa.
-E come faceva a sapere il mio nome?-
Bella domanda.
-Sinceramente? Non lo so.-
-Gli hai detto che sono tua sorella, vero?-
-No, non so come faccia a saperlo...-
-Ti devo credere?-
-Sì perché non le ho mai parlato di te.-
La guardo sgranare gli occhi con aria ancora più perplessa.
-Beneeee!!-
-Non hai capito. Non le ho mai fatto il tuo nome, ma le ho detto che amo un'altra persona quando...-
Mi fermo non appena mi accorgo della sua smorfia adirata. Sembra non aspettare altro.
-Quando?- incalza Juliet.
-Quando...-
Le copro le spalle con la mia giacca e provo a stringerla a me, ma lei sembra interessata solo a discutere.
-E poi dici a me?! Che io non dico ai miei colleghi che stiamo insieme?-
- No, è diverso. Io ho messo in chiaro le cose con lei.- affermo spostandole una ciocca color nocciola dietro all'orecchio.
Juliet però sfugge al mio tocco e si fa sempre più diffidente.
-È lei che hai accompagnato a casa quella sera, vero?-
-Juliet.-
-Dimmi solo sì o no.- insiste affondando i suoi occhioni nei miei.
-Sì. Era lei.- ammetto sostenendo il suo sguardo incredulo.
Un fremito le attraversa le labbra, le vedo tremare.
-Come hai potuto...-
E poi prima che possa fermarla, mi volta le spalle.
-Juliet è stato un gesto, umano. Non c'era nessun secondo fine. Non mi importa di lei. Non so come faccia a sapere di te.-
Allungo il passo per arrivarle davanti, sto camminando all'indietro e per poco non inciampo nel fiume di gente che sta entrando in casa.
-Mi stai dicendo che è una stalker o che te la volevi scopare?-
-Cosa stai...no. Assolutamente no.-
Juliet mi rilancia la giacca addosso in modo brusco.
-Io torno dentro. Non mi seguire.-
-Juliet, ascolta. Non litighiamo anche oggi. Secondo te ti direi una mia bugia? Ti ho mai mentito?- insisto nel farla ragionare ma tanto ho già capito che non c'è verso.
-Ho detto che non mi va più di starti a sentire. Puoi ascoltare quando ti parlo o ascolti solo te stesso?-
-Ferma. Sei ubriaca.- dico stringendola a me. -E sei mia.-
Lo sussurro nel suo orecchio prima di lasciarla andare. Devo lasciarla libera di fare quello che vuole, perciò, seppur a malincuore, guardo la sua sagoma minuta dissolversi nella folla di persone.
Fisso il vuoto per una mezz'ora. Forse un po' di più, o forse un po' di meno.
-Non credo che andrò a segno questa sera.- si lamenta Andrew indicando Theresa che balla appiccicata a Juliet.
Scrollo le spalle, la cosa non mi interessa e di certo non lo nascondo.
Mi preoccupa a malapena la sfuriata di Juliet, figuriamoci i rapporti occasionali del mio compagno di stanza.
-Mi sa che è più interessata al genere femminile.-
-Perspicace. E da cosa lo intuisci?- ironizzo mentre la ragazza balla strusciandosi addosso a Juliet.
-Sei geloso Alex?-
Di nuovo con questa storia?
-Mhm. Non lo so.- ammetto guardandole farsi più vicine.
-Allora me le posso fare insieme?- mi provoca ridendo.
Andrew non è molto più basso di me, ma quando spingo la mia fronte sulla sua lo sento farsi più piccolo, più debole.
-Prova a dire un'altra cosa del genere e ti uccido. Con le mie stesse mani. Senza usare strumenti. Solo per provarci gusto.-
-Wooo un po' meno serio.- scoppia a ridere nuovamente.
-Infatti non sto scherzando.-
-Dio mio, come sei teso! Beviti qualcosa.- dice allungandomi il suo drink che io rifiuto con un cenno del capo.
-Toglimi una curiosità Alex.-
-Eh.-
-Perché stai con lei?-
Osservo il suo dito puntare Juliet che sta ballando e ridendo, godendosi la sua serata come se nulla la scalfisse.
-Che vuoi dire?-
-Che siete diversi. Guarda lei come si diverte, mentre guarda la tua di faccia!-
Juliet è leggera come l'aria.
Ed è l'unica cosa di cui ho bisogno. Proprio perché siamo così diversi.
Non rispondo ad Andrew ma mi avvento su di lei, sfiorandole la spalla.
La guardo sussultare.
-Andiamo. Ora.- le ordino lasciandola confusa.
-Voglio che mi ascolti, Juliet.-
-Alex non mi va di parlarne. Fidati che finiamo per litigare.-
Ci stiamo dirigendo verso il parcheggio, quando blocco la sua camminata premendo entrambi i palmi delle mani sul suo viso infreddolito.
-No, adesso mi ascolti. Non voglio che lo pensi. Non devi credere neanche per un secondo che io potrei mai arrivare a mentirti.-
-Quindi ora la colpa è mia perché non ho fiducia in te?-
-Non ho detto questo. Solo voglio che ti sia chiaro che non lo farei mai.-
-Beh tu mettiti nei miei panni. Al posto mio saresti arrabbiato anche tu..-
Non voglio neanche pensarci.
Interrompo le parole di Juliet schiacciando le labbra contro le sue, che si schiudono per lasciarmi l'accesso ad un bacio passionale che non avevo previsto. Esploro la sua bocca piccola, assaporo il gusto di alcool mescolato al suo sapore inconfondibile. Mi stacco appena per osservare la sua reazione, ma Juliet ha ancora gli occhi chiusi, perciò torno ad assaltare le sue labbra morbide leccandole con avidità. Forse un po' troppa, tant'è che il sangue comincia ad affluirmi rapidamente tra le gambe, rendendomi inevitabilmente eccitato.
-Andiamo al dormitorio prima che tornino gli altri.- sussurro dentro alla sua bocca ancora socchiusa.
-Okay.-
In quell'istante sento delle voci familiari, Andrew arriva al parcheggio con Nicole e altri ragazzi.
-Senti scusa per prima, forse siamo partite con il piede sbagliato. Noi stiamo andando in un bar qui vicino se volete...-
Nicole si avvicina a noi dicendo qualcosa, ma Juliet la ferma all'istante con la sua voce ubriaca e altalenante.
- Ho da scoparmi il mio ragazzo, ma grazie per l'invito.-
Scoppio a ridere e fingo di non aver sentito, finché non entriamo entrambi in macchina.
- Che le hai detto?-
-Qualcosa che la farà capire che sei roba mia.- replica mettendo su un musetto imbronciato.
-Possessiva.-
-Mai quanto te.-
-Puoi dirlo forte.-
Siamo già davanti alla porta della mia stanza quando Juliet se ne esce con una frase insolita.
-Theresa mi ha baciata.-
-Cosa?-
-Sul collo. Mi stava parlando e poi l'ha fatto. Ma non so perché l'ha fatto.-
Aggrotto le sopracciglia con aria confusa mentre le permetto di entrare in camera.
-E tu te lo sei lasciato fare... perché?-
-Boh per provare.- Solleva le spalle poi si china per sfilarsi le scarpe.
-E ti è piaciuto?-
-Non mi ha fatto né caldo né freddo.-
Aspetto che lanci la borsa in un angolo della stanza, poi l'afferro dalle spalle.
-Forse non ti è chiara una cosa..- soffio avidamente sul suo viso leggermente arrossato dall'alcol.
-Cosa? Che c'è solo una persona da cui devo farmi baciare?-
-Brava bambina. E sopratutto, non fai nulla senza il mio permesso.-
Lei ridacchia divertita e anch'io sorrido, ma questo svanisce non appena la vedo inginocchiarsi davanti a me, sotto al mio sguardo ormai duro.
-Lo sai che ti amo, vero?-
Le sue parole sussurrate nella penombra mi danno un brivido.
La fisso impassibile.
-Mi hai detto così la prima volta..- mormora accarezzandomi la mano che ciondola lungo i miei fianchi.
-Tirati su.- le ordino.
-Voglio solo...-
-No.-
Blocco la sua mano prima che mi sfiori la cintura.
-Ma...-
-Ho detto di no. Hai bevuto troppo.-
Lei borbotta qualcosa mentre l'aiuto a risollevarsi in piedi.
-Ora lavati i denti e fila a letto.-
La guardo andare in bagno mentre i miei occhi si posano sul letto ad una piazza dove prevedo ci staremo a fatica.
Mi chiedo se mio padre sappia che Juliet è qui.
- Ho fatto qualcosa?- domanda poi uscendo dal bagno con il vestito ancora addosso ed il reggiseno in mano.
-No. Solo non mi va di farlo in quel modo. Sei ubriaca e poco sensibile.-
-Non è che se per una volta non è perfetto, allora non dobbiamo...-
Affogo le mie labbra nelle sue per fermare le parole superflue.
-Voglio fartelo sentire, Juliet.- sussurro creando dei cerchi sul suo zigomo con il pollice.
Lei mi guarda con aria stralunata.
-Cosa?-
-Il dolore. Sennò che gusto c'è?-
Juliet si morde il labbro e abbassa lo sguardo sulla cintura che mi stringe i fianchi. Le permetto di aiutarmi a slacciare i pantaloni, infine mi sfilo il golfino. Ripiego i miei vestiti con cura mentre lei si è già rifugiata sotto alle coperte.
Il letto è ad una piazza è davvero troppo piccolo e quando mi infilo sotto al piumone con Juliet, non c'è molta scelta. Io su di lei o lei su di me.
E dato che sta già sdraiata sotto di me, la prima opzione si rivela la più plausibile.
Le sue labbra socchiuse cercano le mie nel buio, vi affondo la lingua in mezzo approfondendo un bacio che so già dove ci porterà. La sua mano sfrega contro i miei boxer ormai turgidi, finisce per abbassarmeli con l'intento di liberare la mia erezione che sfrega contro le sue cosce nude.
Mi avvolge il bacino con le gambe e senza dirle nulla, le sollevo di poco il vestito e scivolo dentro di lei con naturalezza.
Qualche rantolo nel buio, i nostri respiri si mescolano mentre con le mani cerco di stuzzicare i suoi recettori del dolore. Esploro la pelle del suo seno mordicchiandolo e succhiandolo a labbra serrate.
-Di più, Alexander.-
Il letto comincia a cigolare notevolmente quando aumento l'intensità delle spinte, lei intanto geme e ridacchia nello stesso tempo.
-Scopami ti prego.- supplica con voce spezzata nel mio orecchio.
Eh, è quello che sto facendo
L'afferro dal collo con la mano, deve piacerle parecchio perché la sento contrarsi, facendosi più stretta e calda intorno a me.
-Dio, se sei ubriaca. Forse è meglio aspettare domani...- ansimo continuando a spingere forte, mentre con la testa sprofondo nei suoi capelli.
-Fammi male, Alexander.-
-È quello che vorrei, Cristo.- ringhio afferrandola dai fianchi per poi girarla a pancia in giù.
Le assesto quattro sculacciate, così secche che mi provocano sia dolore alla mano che un guizzo lungo la mia eccitazione dura ed in procinto di esplodere.
Sento Juliet fremere sotto di me, dapprima sulle mie dita, poi si rilassa completamente mentre le entro dentro con violenza.
Nella penombra noto che ha chiuso gli occhi per qualche istante.
-Juliet?-
Le sposto le ciocche che le cadono sul viso.
Nessuna risposta.
-Sei stanca? Vuoi dormire?-
-Cosa? No no.-
Un lungo sospiro, poi mi trascino una mano tra i capelli. No, così no.
-Ascolta, aspettiamo domani. Così non mi va.- sputo secco.
-Ma...-
-Ti sto solo scopando e non mi va di farlo così.-
Scivolo sul lato, lei si accoccola contro il mio petto mentre le accarezzo i capelli immergendovi il viso dentro.
-Dammi ancora un bacio, poi ti lascio dormire.- sussurro sottovoce.
La porta si spalanca in quell'istante facendo entrare la luce artificiale che proviene dal corridoio.
Mi ritiro su i boxer, mentre Juliet si riabbassa il vestito velocemente.
Juliet POV
- Opsss!!! Scusate non sapevamo che foste qui!!-
La testa mi gira e ci vedo doppio, ma la voce di quella stronza la riconosco nel buio.
Alexander si mette a sedere, afferra la maglia dal comodino e la indossa con rapidità.
- Nicole?- sputa lui con fare nervoso.
La vedo compiere due passi nella nostra direzione. Sembra decisamente brilla.
-Cristo, ma sei di nuovo ubriaca?- le chiede Alexander.
Lei mi rivolge un sorrisetto storto e io mi ritrovo senza fiato.
Quella frase mi spezza.
Era lei la ragazza che ha riaccompagnato a casa, questo l'ho capito.
Ma cosa gli importa adesso?
Magari l'ha detto senza malizia, eppure l'ha detto. L'ha pensato.
Mi risistemo vestito e mi alzo dal letto come una furia.
-Juliet dove vai?-
-Me ne torno a casa.- rispondo ad un Alexander che mi fissa confuso.
Nicola ridacchia.
-Non ti diverti come credevi?
-Prima che arrivassi tu mi stavo divertendo!-
-Sì tipo che stavate litigando?- mi affronta lei con i suoi occhi di ghiaccio.
-Direi proprio di no.-
Afferro le scarpe da ginnastica e le infilo con violenza, poi evito il suo sguardo prima che mi venga l'idea malsana di tirargliene una in testa.
-Oh immagino...- la sento sghignazzare.
-Brava immagina, perché con Alexander solo quello potrai fare!-
Le assesto una spallata, poi raggiungo la porta ed esco da lì.
Alexander mi sta chiamando, ma al momento non mi interessa. Proseguo verso l'esterno del dormitorio, non so dove sto andando perché non conosco il posto, ma appena esco e trovo un marciapiede mi ci accovaccio sopra.
Non so che pensare.
Non so davvero che pensare.
-Ti prego torna dentro.-
Alexander esce di corsa, si sta ancora sistemando la giacca quando i nostri occhi si scontrano.
- Juliet...-
-Perché ti preoccupi per lei?-
-Non è così.-
-Le hai detto che era di nuovo ubriaca. E l'hai detto a me un secondo prima.- singhiozzo amaramente.
- Juliet...-
Alexander si china davanti a me, poi mi solleva il mento quando porto lo sguardo verso il basso.
-Ho il terrore...-
Comincio a parlare ma farlo guardandolo dritto negli occhi è un'impresa davvero ardua.
- Ho una paura fottuta che finisci a letto con un'altra. Magari migliore di me. Più intelligente di me. Più bella di me.-
Lo sguardo di Alexander si fa tremendamente serio.
-Da quando ti vengono queste idee?-
-Lo sai che sono insicura. Non avresti dovuto dirle così.-
Mi asciugo una piccola lacrimuccia che sebbene non avesse motivo di uscire, ormai mi sta rigando la guancia.
-Io... non pensavo di ferirti.-
- Beh l'hai fatto.- mi impunto con convinzione.
-Mi è venuto naturale, Juliet. Io... non l'ho fatto apposta. Davvero. Scusa.-
-Ti sei innamorato di me perché sono un disastro vero?-
- Cosa... No. Non provare a dire una cosa del genere.- mi ammonisce con voce fredda.
-Ti piace sentirti utile e protettivo, è più forte di te...-
Vedo Alexander corrucciare le sopracciglia scure.
-Non lo so, senti.. qui fa troppo freddo e sei tutta scoperta. Ti ammali. Per favore torniamo dentro.-
Non mi smuovo da lì neanche quando lui si rialza in piedi e mi tende una mano.
-Juliet stai facendo storie per cose che per me sono cazzate, lo capisci?-
-E certo.... Se la situazione fosse stata al contrario, non le avresti considerate "cazzate" in quel caso! La tua gelosia è sempre più importante e motivata della mia!-
-Dopo domani ho la commemorazione della morte di mia madre e mio padre neanche mi parla. Questi sono i miei veri problemi, di certo non è un problema se una ragazza qualunque ha una cotta per me!-
- E se questo causerà problemi tra di noi? Anche di questo non ti importerà?-
-Sono grande abbastanza per mandarla via se ci provasse. Lei non mi interessa minimamente, lo capisci?-
Sospira a lungo e così faccio io.
-Senti Juliet, sono stanco. Parliamone domani che siamo lucidi, è notte fonda e tu sei ancora intossicata.-
Decido di seguirlo fino alla stanza in rigoroso silenzio e con mia sorpresa quando torniamo, c'è solo Andrew che sta russando nel suo letto.
-Alex quella ragazza..-
-Quale ragazza? Non c'è nessun'altra ragazza, lo sai Juliet.-
Lo sussurra tra i miei capelli, facendomi sorridere nel buio, poi finalmente crollo fra le sue braccia.
Dei rumori provenienti dal corridoio mi svegliano. È mattina presto ma sembra che ci sia già un gran via vai di studenti nella facoltà. Sono stesa sul fianco, provo a ruotarmi a pancia in su ma il letto è troppo stretto e io sento il peso di Alexander, duro contro di me. Provo a spostarmi ma non c'è verso, se mi muovo anche solo di un centimetro finisco per terra.
Porto la mano dietro schiena comincio a massaggiare la protuberanza dei boxer con lentezza, lui emette un gemito mordendosi il labbro nel sonno.
Ha ancora gli occhi chiusi quando sfrego sul cotone causandogli piccoli lamenti di piacere, fino a svegliarlo.
-Juliet non siamo soli.- soffia nel mio orecchio spingendo più forte l'erezione contro il mio sedere con un gesto volontario.
Non gli do retta ma continuo a stuzzicarlo, facendolo innervosire ancora di più.
-Ti ho detto di smetterla.- mi intima spostandomi la mano per poi bloccarmela sopra alla testa.
So che Andrew sta dormendo nel suo letto, ma di sicuro è l'ultimo dei miei pensieri in questo momento.
-Juliet...-
Alexander mi rimprovera, ma poi nel frattempo mi solleva il vestito e si strofina contro di me, facendomi smaniare con la sua grandezza.
-Sta ferma.-
Mi blocca entrambi i polsi sopra alla testa mentre io inarco la schiena, conoscendo già la sua prossima mossa. Mi solleva una coscia ed entra in me abbandonandosi ad un gemito di sollievo.
-Se sento anche solo un verso, giuro che mi fermo.- ringhia alle mie spalle prima darmi una stoccata profonda che mi fa piagnucolare.
-Sì, sto zitta.-
-Brava bambina, devi obbedirmi. Nient'altro.-
Lo sento sospirare premendo le labbra sulla mia nuca, dove i suoi respiri caldi cominciano a farsi sempre più graditi.
Sono così vicina al limite che credo di non riuscire più a contenere il piacere, né i gemiti.
Alexander mi spinge a pancia in giù poi scivola sopra di me facendo aderire il mio viso al cuscino. Sembra trovare l'angolazione adatta per assestare spinte più profonde, perché io mi sento andare a fuoco quando la sua mano si frappone tra il materasso e la mia pancia, scende fino a trovare il mio punto più sensibile, dove sfrega le dita con convinzione fino a portarmi in paradiso.
-Così, brava Juliet.-
Sto ancora tremando quando lui intensifica le spinte rendendole sempre più profonde, poi culmina in un gemito roco che mi lascia intendere che sta esplodendo in un orgasmo dentro di me.
Con il respiro affannato, Alexander torna sul fianco, abbandonando la testa sul cuscino.
-Lo vedo che sei stanchissimo, non sforzarti a restare sveglio.- lo rimprovero dolcemente.
-Non mi piace addormentarmi, dopo.-
-Perché?-
-Magari vuoi parlare.-
-Restiamo abbracciati Alex.-
Così con le gambe intrecciate e i battiti ancora accelerati, ci riaddormentiamo alle prime luci dell'alba.
🦋
Sono ancora immersa in un sonno profondo, quando dopo alcune ore la porta si spalanca facendomi sobbalzare.
Apro un occhio e lancio uno sguardo veloce al letto di Andrew: è vuoto, dev'essersi già svegliato. La mia faccia cambia completamente espressione quando davanti a me trovo Nicole con due tazze di caffè.
-Che vuoi?- biascico sottovoce per non svegliare Alexander che sta ancora dormendo beato.
-Ho portato i caffè.-
La sua voce da brava ragazza mi dà sui nervi, copro gelosamente il corpo di Alexander con il lenzuolo.
-Nessuno te lo ha chiesto.-
-Abitudine.- dice lei con una smorfia.
Mi alzo dal letto e la ghermisco dal braccio smunto. La trascino in bagno senza dire una parola, non voglio che Alexander ci senta.
-Abitudine di portare il caffè?-
- E quindi?-
Solleva le spalle fissandomi con i suoi occhi cerulei.
-Quindi te la fai passare quest'abitudine.-
La minaccio puntandole un dito contro.
-Dovrei farmela passare solo perché ci sei tu?- chiede lei divertita.
-Come fai a sapere di me e Alexander?-
-Lavoravo nello studio del medico di John. I pettegolezzi erano all'ordine del giorno, lì sapevano tutti com'è andata la questione. Ovvero che sei la sua sorellastra, non quello che ti piace definirti.-
Curva le labbra sottili a lato, in un ghigno inquietante.
Oddio ma allora è vero! Alexander è una calamita per le squilibrate
-Siccome conosco Alexander, so che non ti avrà dato modo di poter pensare neanche solo per un attimo di avere una possibilità con lui. Quindi perché lo fai?-
- Voglio solo essere una buona amica.- spiega continuando a reggere quegli stupidi caffè.
- Non ti comporti da tale.-
- Invece sì. E pensa un po'? Tu non mi piaci per niente. Sembra sprecato per stare con una come te. Non vedo l'ora di fargli aprire gli occhi.-
- Come hai detto?!-
Non sono una persona violenta ma questa tizia fa uscire la parte peggiore di me, l'afferro dai capelli come la peggiore delle maleducate e la trascino lateralmente, facendole arcuare il collo.
Lei però ha ancora il fiato per parlare.
- Ahia!!! Guarda che non c'è bisogno di essere gelosa! Siamo solo amici. Vedi.- dice indicandomi bicchiere di vetro posato sul lavandino. All'interno vi sono tre spazzolini, tra cui uno rosa.
-Quello è il mio.-
Credo che il trambusto non sia passato inosservato perché Alexander si scaraventa in bagno.
-Ma che succede?- domanda confuso con i boxer addosso e gli occhi ancora assonnati.
Lei lo guarda con ammirazione.
Fa scorrere i suoi occhi azzurri più volte lungo il suo corpo e io non ci vedo più.
Provo una spinta di gelosia mai provata in vita mia. Senza pensarci due volte, afferro quello spazzolino e lo butto nel water, mentre con l'altra mano le dò un colpo sui bicchieri di cartone che cascano a terra macchiando il pavimento di caffè.
-Mi raccomando, dopo aver bevuto il caffè lavati i denti.- le indico la tazza del gabinetto dove galleggia il suo stupido spazzolino.
- Juliet! E dai...-
Alexander si passa una mano tra i capelli, è ancora in stato confusionale quando prova a farmi ragionare.
- Juliet!-
-Non mi seguite! Voglio andarmene.- affermo sorpassando un Andrew ancora più stranito.
-Ma che cazzo sta succedendo?-
Sento la voce di Andrew quando chiudo la porta alle mie spalle.
-È un po' aggressiva la ragazza, proprio una cafona. Come fa a piacerti Alex?- chiede Nicole.
-Vattene.-
La voce di Alexander è come sempre dura. La sta mandando via, ma non per questo canto vittoria.
A me aveva mandato via mille volte.
Lei sussurra qualcosa di impercettibile, poi di nuovo il tono infastidito di lui.
-Non mi importa. Vattene ho detto.-
Andrew prova ad intromettersi. -Ma che succede?-
-Andy diglielo cosa pensi di Juliet!- esclama lei.
-Cosa? Che è uno schianto?-
-No non quello!!!-
Mi accosto con l'orecchio vicino alla porta.
-Ah... Ehm... Cioè è un po' frivola, senza contenuti. Non mi aspettavo che ad Alex piacessero ragazze così, mi aspettavo qualcuno di... boh, più simile a lui.-
Lo so che non dovrebbe importarmi del giudizio altrui, ma quelle frasi mi lasciano senza parole.
E poi perché Alexander non parla?
Forse perché lo sa anche lui che sono fatta così?
Estraggo il cellulare dalla borsa ci trovo un messaggio di David.
Juliet stai bene? Non è da te essere in ritardo a lavoro e non avvisare.
Guardo lo schermo del telefono continuando a camminare per quei corridoi sconosciuti, finché non vedo lampeggiare una chiamata.
Rispondo subito.
-Juliet! Stavo iniziando a preoccuparmi. Tutto bene?-
-David, ho... avrei bisogno di un passaggio.-
-Arrivo subito.-
EEEEEEEEHHHHHH
💕 Ciao ragazze!! Scusate l'attesa ma non ho tempo in questo periodo!
Come state??
💕 Non so perché ma mi stanno arrivando una valanga di nuovi lettori sul primo libro di Badlands e sinceramente non capisco da dove arrivano!!
Allora, veniamo a noi...
✨Che dite del capitolo? Voi avreste reagito come Juliet?
✨Il prossimo capitolo è 🔴🔴🔴🔴
Non credo avrò il coraggio di pubblicarlo ☠️
✨Ho faticato ad aggiornare perché non era completo (e non sono minimamente soddisfatta) ma siccome l'avevo promesso, ho deciso di farlo appena l'ho revisionato.
✨Le acque si movimenteranno ulteriormente, ragazze 👀
✨Andate a leggere la mia nuova storia che si chiama Love Me Love Me! <3333
❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro