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XLVI

Sono impazzita a scrivere questo capitolo, aiuto! 🚨



🔥🔴🔥

Alexander POV

-Alex torni stasera?-

-Esco ora da lezione, Juliet.-

Allontano il cellulare dall'orecchio per controllare l'ora, sono già le sei. E io sono in piedi dalle cinque di questa mattina. Mi sento distrutto, ma due ore nel traffico pur di vederla, me le farei.

-È tardi lo so, se però passo a prendermi un caffè veloce e parto tra un quarto d'ora..-

-Tranquillo Alex, non fare tutto di corsa. Puoi venire domani.-

Mhm.

-Avevi detto che volevi venire al campus... Perché non prendi un treno e vieni qui?- le chiedo con tono urgente.

Qui da me, Cristo.

-Finirò tardi, si faranno le dieci...-

-Lascia perdere.-

Finirà tardi? Ho capito bene?

-Finirai tardi in ufficio, Juliet?-

-Ho una cena di lavoro ma posso prendere il treno subito dopo.-

-No, non voglio che tu vada in stazione di sera. Torno io domani.-

-Okay.-

C'è un attimo di silenzio, lei non sta parlando e io neanche.

- Beh, ciao.- mi affretto ad accorciare quel momento di freddezza.

Sono stato così concentrato nella telefonata, da non accorgermi di avere una presenza alle spalle.

-Ti riduci ad origliare? Seriamente?-

Nicole sta seduta sulla scrivania di Andrew e scuote la testa sogghignando.

-Stavolta ci vieni, Alex?-

Pianto il mio sguardo nei suoi occhi chiari.

-Dove?-

-Dove secondo te? È venerdì sera!-

Vedo Andrew uscire dal bagno con un accappatoio addosso, apre il suo armadio e lancia una camicia fucsia sul letto.

- Che male ti fa vedere un po' di persone nuove?- domanda rivolgendosi a me.

Letteralmente ciò che hai appena enunciato: vedere le persone.

- Il nero è passato di moda?- Non posso fare a meno di chiederglielo, quando lo vedo infilarsi dentro a quella camicia orrenda.

-Preferisci rimanere in stanza a farti paranoie per tutta la sera, solo perché la tua ragazza ha di meglio da fare?-

Nicole si azzarda a fare quell'affermazione, ma lo sguardo che le lancio addosso è così bruciante che la incenerisce sul posto.

Andrew invece mi osserva incuriosito, aspettando una risposta.

-Va bene.-

-Ha detto sì o mio Dio, l'hai sentito?- strepita lei portandosi una mano alla bocca.

-Vado a farmi una doccia. Tu sparisci dalla mia vista.- asserisco a denti stretti, affossandola con una sola occhiata.




-Alex ma dove vai?! Dai, vieni in macchina con noi!- 

Andrew mi fa un cenno verso la sua auto, non appena giungiamo al parcheggio del campus.

-Io prendo la mia macchina.- annuncio svogliato.

-Perché?-

Mi limito a fissare Andrew, poi Nicole che arriva di corsa alle nostre spalle.

-Perché così me ne vado quando mi pare.-

Loro scoppiano in una risata sguaiata, ma io non sono dell'umore per ridere.
Andrew ha un tono di voce illegale, parla a voce troppo alta per i miei gusti, mentre quell'altra non fa che toccarmi il braccio mentre parla.

-Allora chiariamo due cose. Se volete salire nella mia macchina: tu comincia a non urlare.- indico Andrew.

-E tu non mi toccare. Intesi?-

Nicole guarda il dito che le sto puntando contro, sta ovviamente sghignazzando. Poi si morde il labbro con occhi eccitati.

-Ma guarda un po'... basta fare questo Nicole? Trattarti di merda?-

Andrew sale in macchina con un'espressione corrucciata.

- Ma stai zitto Andy.- lo fulmina lei.

- Dimmi se mi tocca prendere lezioni di seduzione da uno come te...-

- Non so a cosa ti riferisci, Andrew.- sputo irritato, mettendo in moto l'auto.

-Ohhh tu lo sai perfettamente, bello mio.-






La sede della confraternita in cui si tiene la festa è situata a qualche chilometro dal campus. Quando arriviamo sono già le undici e la temperatura esterna è più bassa di quanto avevo immaginato. Io sono soddisfatto di aver messo una camicia a maniche lunghe, mi chiedo come non facciano ad avere freddo queste ragazze che di coperto hanno a malapena le zone intime.

Nicole fortunatamente si dilegua con le sue amiche ad inizio serata, mentre Andrew mi presenta a tutti i suoi amici e conoscenti. E passo il tempo restante a rifiutare alcolici e a sentire sempre la stessa cantilena. "Ah, lui è Alexander!"

È pieno di gente chiassosa, gente ubriaca e gente poco interessante.

Ad un certo punto una tizia comincia a parlarmi, ignara del fatto che io abbia già scollegato il cervello dal canale uditorio.
E poi mi ha guardato le labbra tre volte.

-Volevo tanto conoscerti Alexander... bla bla.. Andrew mi ha detto bla bla...-

Quattro.

Intanto mi si avvicina una sua amica, sembra più grande.
Forse troppo trucco in viso.
O forse troppo rossetto sulle labbra.

-Hei, sei una matricola?-

-Mhm?-

-Ti ho chiesto se sei del primo anno. Ce la fai a rispondere?- insiste lei guardandomi dall'alto al basso, senza smettere di giocare con la lunga coda di capelli lisci e ramati.

-Sono del primo anno. Quindi?-

-Quindi è un peccato, non mi faccio quelli del primo anno.-

Sopravviverò anche a questo

-Cos'è ti ho spaventato?- chiede poi.

Aggressiva. Non mi piace. Mi urta anche solo scambiarci due parole.
La fisso in malo modo, lei però sostiene il mio sguardo.

-Non parli, sei timido?-

-Dipende dalle situazioni.-

-Ti intimidisco?- civetta mordendosi il labbro.

La sua domanda mi causa una risata sincera. Intimidirmi?

Ma il momento di ilarità dura poco perché la inchiodo con un'occhiata dura. -Non penso proprio.-

Lei resta a bocca aperta qualche secondo, finendo per sbattere le ciglia nervosamente.

-Comunque per te la farei un'eccezione.- sussurra vicino al mio viso, prima di andarsene, continuando a fissarmi da lontano.

-Mi stai ascoltando?- chiede l'altra ragazza che è ancora di fianco a me.

La guardo come fosse aria.

-Quando avresti cominciato a parlarmi, scusa?-

Sento la risata conosciuta di Nicole alle mie spalle.

-Lascia stare Kim.. Alexander non fa per te.- ride facendo allontanare la ragazza.

- Con te quanta pazienza ci vuole?-

- Non sai quanta.- sputo infilando le mani in tasca.

Lei mi guarda curvando lentamente la testa.

-Scherzi?-

-Mai.-

E ride di nuovo.

-Sai sempre cosa dire tu, vero?-

-Mi annoio.-

La mia affermazione è sincera, ma lei sembra abbia appena visto un semaforo verde.

-Sai Alex, stavo pensando...-

-Nicole non mi interessa.-

Perché farle sprecare fiato? Meglio bloccarla sul nascere.

-Ma come? Ogni volta non sai cosa sto per dire e..-

-Non mi importa di te, di ciò che pensi, della tua vita. Nulla.-

Le mie parole crude rivestite da un tono così apatico riescono ad umiliarla tanto da lasciarla sgomenta. Stavolta non dice niente. La curiosità mi spinge a seguire i suoi passi con lo sguardo quando si allontana per andare a prendere da bere.
La vedo scolare due shottini alla velocità della luce, poi si riaggiusta il top sul seno e se ne va lanciandomi un'ultima occhiataccia da lontano.

Okay, credo di aver sopportato abbastanza. Me ne vado.

Mi destreggio tra corpi sudati e gente ubriaca mentre cerco Andrew. Fatico a trovarlo, ma finalmente dopo poco lo sorprendo in cucina a baciare una ragazza dalla carnagione ambrata.
Giro i tacchi all'istante, lui però mi richiama.

- Alex?-

- Volevo solo avvisarti che me ne vado.-

-Okay io il passaggio ce l'ho. Nicole?- chiede inarcando un sopracciglio.

Non mi importa.

In tutta risposta scrollo le spalle e torno a riaffrontare la giungla per uscire da quel postaccio.

-Hei, la tua ragazza ha qualche problema!- mi urla un tizio alto e grosso che non ho mai visto in vita mia.

Lo vedo indicare il divano dove Nicole si è sciolta come neve al sole, sembra fatichi a rialzarsi in piedi.

-Dovresti riportarla a casa.- continua quel tipo ridacchiando insieme ai suoi amici.

-Portacela tu.-

Sto per voltar loro le spalle, ma alla fine mi maledico per il senso di responsabilità.

-Alzati.- sputo arido, tornando sui miei passi.

Nicole mi guarda stralunata.

-Perché?-

-Solo appurarmi che tu riesca a reggerti in piedi, non voglio averti sulla coscienza.-

-Perché?-

-Torni a casa.-

-Perché?-

La fisso impassibile, lei finalmente si solleva puntellando i gomiti sul divano, poi finisce per aggrapparsi alle mie spalle pur di non cadere.

-Sei un po' troppo fisica, non mi piace.-

-E cosa ti piace?- soffia contro il mio collo.

Divento di ghiaccio.

-Di sicuro non il tuo comportamento.- la rimprovero allontanandola con gentilezza.

-Mi porti a casa?-

-No.-

-Devo trovare qualcuno che mi porti a casa.- insiste scuotendo appena la testa di capelli scuri.

-Fa come ti pare.-

-Ti prego Alex!-

La guardo tormentarsi il labbro inferiore tra pollice e indice.

-Puoi tornare con Andrew.-

-Ma non so dov'è! E poi non voglio fare qualcosa di cui potrò pentirmene.-

La mia fronte si corruga inevitabilmente. -Tipo?-

-Fare sesso con qualcuno che non conosco.-

-Avevi solo da non ubriacarti. Ciao.-

Esco da quella casa e mi soffermo nel patio esterno per inviare un messaggio a Juliet, è quasi mezzanotte e non ho ancora ricevuto nulla da parte sua.

Allora? Devo aspettare ancora tanto per un tuo messaggio?

Appena torno a casa ti chiamo. Mi manchi

Poi sento delle voci in lontananza.

-Dai, no no! Voglio andare a casa!-

Un ragazzo sta abbracciando Nicole da dietro, mentre lei prova a divincolarsi.
Il suo "no" è troppo debole per due scimmioni più ubriachi di lei.

Ma perché non sono rimasto a studiare invece che fare visita allo zoo?

-Non lo vedi che ubriaca?- domando sollevando di poco il tono di voce.

-Lo sono anch'io e allora?-

Alzo gli occhi al cielo dinnanzi alla risposta del ragazzo, poi afferro Nicole dal braccio e la tiro via da quella situazione.

-Andiamo. Io torno a casa, ti chiamo Andrew e gli dico di portarti in dormitorio. Capisci quello che dico o...-

Lei mi guarda con occhi azzurri e vacui, sembra messa davvero male.

- Cristo, ma non ti reggi in piedi. Stai qui, arrivo subito.- le ordino indicando il muretto che costeggia la casa.

-Mi viene da vomitare.- dice lei, finendo per accasciarsi per terra.

L'ennesimo sbuffo della serata trapela delle mie labbra.

-Dai ti riaccompagno io. Muoviti.- La strattono trascinandomela dietro fino al parcheggio.

Le apro la portiera ma lei non sembra intenzionata a salire.

-Entra. Che diavolo stai aspettando?-

La vedo deglutire con aria schifata guardando a terra.

-Prova a vomitarmi in macchina e ti giuro che..-

-Non nominare quel verbo sennò la nausea mi sale ancora di più!-

-Che schifo, perché dovete ridurvi così...-

Dopo aver seguito le sue indicazioni tutt'altro che precise, guido fino al dormitorio femminile.
Nicole indugia qualche secondo prima di uscire, sembra volersi addormentare sul sedile.

- Esci. Ora.- Mi impongo stringendo nervosamente le mani sul volante.

Lei apre la porta scivolando fuori come burro fuso. Aspetto che rientri ma non la vedo giungere alla porta d'ingresso, perciò mi sporgo dal finestrino e la trovo accasciata sul marciapiede.

-Io dormo quinkjatkdgjsgbz.- parlotta qualcosa di incomprensibile sdraiandosi sul terreno.

-Cristo, non puoi dormire qui.-

Fa fatica a sollevarsi, o forse non ci prova neanche... che io sia maledetto.
La prendo di peso come fosse un sacco di patate e la porto dentro al dormitorio.
È speculare al nostro, c'è una piccola caffetteria, una sala studio e infiniti corridoi fitti di porte.

-Qual è la tua camera?-

La vedo tendersi per indicare una porta a caso.

-Non sono sicura sia quella giusta.- biascica con il viso ancora a penzoloni verso il pavimento.

-Hai le chiavi?- domando scocciato.

Sta iniziando a diventare pesante.
In tutti i sensi.

-Sì nei jeans.-

-Prendile. Muoviti.- le dico mentre ridacchia.

-Prendile tu. Io non ci arrivo.-

Mi irrigidisco e Nicole se ne accorge.

-Cos'è non hai mai toccato un culo?-

Sento le mani formicolarmi così forte da provare fastidio.

-Se tu fossi la mia ragazza, ti darei tante di quelle sculacciate che te le ricorderesti, la prossima volta che hai intenzione di ubriacarti.-

Lei continua a sghignazzare, credendo che la mia sia solo una battuta.

-Tasche posteriori Alexander.-

Così quando infilo una mano nella tasca posteriore dei jeans, la sento emettere un suono soddisfatto, una specie di risolino infantile.

Apro la porta il più velocemente possibile e la lancio sul letto ad una piazza che trovo vicino all'ingresso, lei però si aggrappa stretta al mio collo, trascinandomi giù con sé.
E in un attimo finisco con tutto il mio peso su di lei.
La catenina che penzola dal mio collo sfiora la sua scollatura.

-Senti te lo dico in maniera chiara, così magari capisci meglio.-

Lei si lecca le labbra, prima di aprirle in attesa delle mie parole, come volesse risucchiarsele in bocca.

-Tra me e te non succederà mai niente.-

Il mio tono è deciso e non lascia adito a equivoci, forse però lei è un po' troppo ubriaca per accorgersene.

-Perché?- domanda corrucciando la fronte.

-Vari motivi.-

- Dilli allora.-

-Perché non mi piaci.-

Una pausa.

-Perché amo un'altra persona.-

Un sospiro.

-E anche se non l'amassi... Non mi interesseresti lo stesso.-

Punto i palmi delle mani contro il materasso per risollevarmi in piedi, ma l'ultima cosa che vedo è il suo sguardo affranto.
Sembra stia per piangere da un momento all'altro. Mi sfiora il viso con le dita io mi ritraggo prima che possa accarezzarmi. Compio due passi indietro, risistemandomi la maglia.

-Ho un problema Alexander.- mastica con voce ubriaca.

-Uno solo? Ma non mi dire..-

-Non dire così...È che mi fa male lo stomaco quando ti guardo.-

-Ti fa male lo stomaco perché hai bevuto quella merda.- minimizzo guardandola di sbieco.

-No, perché tu sei perfetto. Perché sei così perfetto?-

Deglutisco rapido.
Posso negare quanto voglio, ma fa sempre piacere sentirselo dire, sopratutto quando la persona che ami ti ignora dandoti per scontato.

-Non lo sono, affatto. Sono pieno di difetti.-

Lei si mette a sedere con le gambe conserte al petto e mi scruta.

-Allora possiamo essere anche solo amici.-

-No grazie.-

Avrei potuto dirle di sì per farla smettere di piagnucolare, ma non mi interessa mentire.

-Preferiresti amici in un altro senso?- azzarda lei con pochissima voce.

-Come scusa?-

-Nel tuo letto intendo. È questo che fa Andrew e fanno gli altri ragazzi.-

Io non rispondo, la fisso immobile.

-Non volevo metterti in imbarazzo, Alex.-

-Ti ci stai mettendo da sola.-

Probabilmente non sa neanche quello che sta dicendo.

-Sei ubriaca. Dovresti vergognati per quello che dici.-

-Cos'è? Non ti aspettavi le ragazze all'università fossero così spigliate?-

No, Cristo.

-Perché ti sforzi ad essere come le altre, se non lo sei?-

La mia semplice domanda la fa sussultare, lo vedo da come viene scossa da un brivido che le percuote le spalle.

Okay, ora basta.

-Alex..-

-Dormi.- le ordino avvicinandomi alla porta.

-Non mi hai risposto però.-

-A cosa?-

-Dai non fare lo stronzo.-

Mi volto per piantarle tra gli occhi il mio sguardo carico come un fucile.

-Non ho bisogno di risponderti, è ovvio che non voglia. E di sicuro neanche tu vorresti venire a letto con me, fidati.-

-Perché?-

Può incuriosirsi quanto vuole, ma io non ho nessuna intenzione di soddisfare la sua curiosità.

Spengo la luce causandole un gemito di frustrazione.

-Sembri mio padre quando fai così!-

E' l'ultima cosa che le sento dire, mentre me ne vado dal dormitorio femminile più infastidito che mai.

Quando finalmente giungo in camera mi arriva la telefonata di Juliet

-Alex?-

Piccoletta, finalmente

-Juliet sei tornata ora?-

-Sì tu?- mormora lei.

-Sono andato una festa.-

-E sei tornato ora? Davvero?-

La sua voce soffusa sembra segnata da una nota di incredulità.

-Sì ho appena accompagnato in dormitorio una ragazza.-

Lei ride. Pensa io stia scherzando, ovviamente.

-Era tropo ubriaca per stare in piedi.-

-Oh. Devo essere gelosa del mio ragazzo che è un cavaliere troppo galante?-

Il mio ragazzo...

-Assolutamente no.-

-Sarà meglio.- ridacchia divertita.
-Alex domattina ho due ore extra da recuperare in ufficio. Quindi non ci sono fino a dopo pranzo.-

-Allora ne approfitto per rimanere qui almeno la mattina. A casa con quel bambino non riesco a studiare.-

-Okay..- sospira lei.

Lo sento che probabilmente vorrebbe stare qui a parlare, di sicuro vorrebbe qualche attenzione in più da me.

-Buonanotte Juliet.-








Il giorno seguente giungo in biblioteca leggermente in ritardo. Non che avessi un orario prestabilito, dato che non ho lezione e devo solo studiare, ma sono comunque indietro rispetto alla mia tabella di marcia e la cosa mi indispettisce. Non andrò mai più ad una festa del college.
Troppa distrazione.
Mi prendo cinque minuti di pausa e vado a farmi un caffè, sono ancora scombussolato quando trovo Nicole struccata e con gli occhi gonfi al bancone del bar. Indossa sempre quei suoi jeans aderenti.

-Stai meglio?-

Tento di risultare il più freddo possibile, anche se credo che evitare il suo sguardo, sia più che sufficiente.

-Sì grazie.-

Poi si volta verso la ragazza della caffetteria.

- Due caffè. Per me lungo con un po' di latte, per lui corto.-

-Ti preoccupi per me.- dice poi.

I suoi occhi chiari si illuminano senza che io abbia fatto niente.

-No, sono solo umano.-

Ma forse dovrei smetterla di esserlo

-Scusa sono stata inopportuna. Non avrei dovuto provarci in quel modo. Non mi ero mai ubriacata così.-

La guardo massaggiarsi il polso con fare nervoso, mentre i suoi polpastrelli pigiano sulla sua pelle che si arrossa appena.

-Mi trovi d'accordo. Sei stata inopportuna.-

- Non succederà più.-

Mhm.

- Nessuno si sarebbe comportato come hai fatto tu, neanche Andrew che lo considero mio amico.-

-Ti consiglio di rivedere la definizione di amico allora.- concludo prima di andare a sedermi per i fatti miei, ho intenzione di bere il mio caffè in santa pace.

-Vorrei solo esserti amica.-

Scrollo il capo.

Perché sbatterci la testa in questo modo? Che cosa ci trova in me?

-No Alex, non in quel senso.. dico davvero. Voglio solo conoscerti e avere un rapporto civile con te. Tutto qui.-

- Hai detto di sentire delle cose nei miei confronti.-

Lei spalanca le iridi azzurre che sembrano frantumarsi dinnanzi alle mie parole così dirette.

-Ero solo ubriaca.-

-Non mi interessa. Lasciami in pace adesso.-

Emette un ultimo sospiro deluso, poi se ne va.
I miei occhi si perdono sulla sua figura restando incastrati nelle tasche posteriori dei suoi jeans.

Sì, due sculacciate non le avrebbero fatto male.



🦋


Juliet POV

Perché Alexander è perfetto, sì.

È premuroso, intelligente, attento e quando vuole sa essere anche sensibile. Il lato della medaglia più difficile non è il suo essere sadico, bensì il suo essere troppo dominante.

Così quando sabato pomeriggio torna a casa e mi vede tutta vestita e pronta per uscire, il mio nome sulle sue labbra ha quasi il tono di un rimprovero.

-Juliet?-

Perché?
Perché non l'aveva previsto.
Non lo sapeva.
E lui vuole avere tutto sotto controllo. Non sapere le cose lo destabilizza.

-Vado pranzo con le mie colleghe.-

So cosa pensa, con quegli occhi sottili e belli. "Ti sei integrata bene..."

-Ti accompagno?- domanda cogliendomi di sorpresa.

È appena arrivato a casa, ha ancora la giacca addosso e lo sguardo stanco.

Farmi accompagnare? Perché no... ma sarebbe troppo facile nascondermi dietro alle sue spalle sempre comunque, farmi piccola e rifugiarmi in lui. Non posso più farlo, sarebbe l'equivalente di annullare me stessa.

-No.-

Il mio "no" lo destabilizza, ma al tempo stesso sembra quasi che se lo aspettasse.
Si sfila la giacca, abbandona lo zaino sul tavolo della cucina poi mi scruta dall'alto.

-No?-

E di nuovo quel tono di sfida, quasi paterno. Ci sono troppe cose in sospeso tra di noi, dopo l'ultima litigata non siamo più tornati a discutere, anche perché finiamo sempre per urlarci addosso. Non voglio creargli degli ulteriori dubbi, ma voglio rimanere nelle mie decisioni.

-Se vuoi darmi uno strappo sì, ma venire con me...non se ne parla.- affermo sicura.

I suoi occhi cupi sfregano ruvidi contro i miei.

-Oh. Interessante.-

"Interessante" per lui vuol dire una cosa ben precisa: eccitante.
Ma ora lo sta dicendo in maniera sarcastica., quindi non c'è nulla di positivo in tutto ciò.

-Alex mangio solo qualcosa di veloce e torno. Mi avevi detto che arrivavi dopo pranzo, perciò mi sono organizzata...-

Accarezzo con le mani il suo petto racchiuso nel golfino scuro, ma lui mi guarda di traverso, come se non apprezzasse quel contatto.

- Perché non posso accompagnarti, Juliet ?-

-Mi faccio accompagnare ad un pranzo da mio fratello?- domando ridendo ad un soffio dalle sue labbra.

Alexander mi volta le spalle in meno di un secondo.

-Alex ma dove vai?-

-Non mi è piaciuto. Affatto, Juliet.-

-Cosa? Dai, stavo... stavo scherzando.-

- Il modo superficiale in cui mi tratti e mi parli.-

Esagerato.

-Alex!- lo richiamo ma ormai è tutto inutile. Affretto il passo, solo per raggiungerlo prima che mi sfugga in camera sua.

- Però pensaci...come ti dovrei presentare? Avanti sentiamo!-

Lo sto provocando, lo so, ma è l'unico modo per spronarlo a prendere una posizione univoca nei miei confronti. Io ho avuto il coraggio di andare da John e dirgli in faccia che voglio stare con suo figlio, ma lui cos'ha fatto per me?

Continua a chiedermi di aspettare, mentre io voglio solo andare avanti, perché in questo momento mi sento in un limbo con Alexander. Non stiamo facendo passi avanti, siamo completamente bloccati. Io voglio di più da lui e dal nostro rapporto.

Alexander gira i tacchi all'istante nell'udire la mia provocazione.

-Non ho tempo per queste cazzate.-

-Appunto. Finisce sempre così con te!- esclamo delusa.

Lo metto davanti alla realtà ma lui non fa che sviarla. Se non l'affrontiamo una volta per tutte, resteremo nascosti per sempre. E io non voglio.
Non ce la faccio più.





Abbiamo sempre troppo poco tempo per stare insieme e se Alexander è arrabbiato con me, alla fine ha poca importanza. I nostri battibecchi sono piccoli, rispetto a ciò che ci lega.
Uno dei due di solito cede prima. Solitamente io, perché lui starebbe ore senza rivolgermi la parola. Io non ci riesco, mi manca. Lui, le sue attenzioni, le sue labbra.

È già pomeriggio inoltrato quando torno a casa e busso alla porta di camera sua.

-Hei.-

Entro senza aspettare il via libera ma invece che Alexander, mi ritrovo davanti una chioma rossa.

-Norman?-

-È venuto a trovarmi.- dice Alexander con la sua solita voce piatta.

Norman mi saluta e dopo qualche chiacchierata di circostanza tira fuori il cellulare.
-Perché non andiamo a berci qualcosa insieme a Mini?-

Con la storia del mio lavoro ci siamo viste così poco ultimamente, la sua non mi sembra una cattiva idea.

-C'è l'inaugurazione di questo nuovo locale...-

Norman continua a rivelare tutti i dettagli della serata ma io ho occhi solo per Alexander che mi fissa senza parlare.

-Alex?- chiede poi il suo amico, aspettando una risposta.

Lui si stringe nelle spalle.
- Decide Juliet.-

Decido io? Siamo pronti a vedere la prima nevicata nel Sahara?

- Ah e poi c'è anche Amanda, è tornata ieri.- esclama il rosso rivolgendosi a me.

- Sì lo so.-

Alex mi osserva stranito.

- Non me l'hai detto, Juliet.-

- Non me l'hai chiesto, Alexander.- ribatto veloce.

Come non mi hai chiesto nient'altro. Come se la mia vita non fosse di tuo interesse.

-Va bene andiamo. Ci vediamo dopo Norman, vado a farmi carina.- annuncio guardando gli occhi tetri di Alexander che mi fissano senza battere ciglio.



E quella che doveva essere un'inaugurazione con poche persone, si trasforma in breve tempo in una festa a tutti gli effetti. Il locale è zeppo di gente.

-Alexander? Ciao!-

Ma non faccio in tempo a vedere chi ho di fronte, che ne riconosco subito la voce nasale.

Charlotte.

Lei lo abbraccia, Alexander resta fermo come un manchino.

Ma guardala...
Indossa un vestito corto e leggermente scollato, non porta gli occhiali e i suoi capelli ramati stanno raccolti in una capigliatura voluminosa.
Io ho fatto tanto la splendida prima, ma poi mia madre aveva bisogno di una mano con il bambino e all'ultimo non sono riuscita neanche a stirarmi i capelli. Né mi sono cambiata, indosso sempre i jeans e una maglietta sfigata.

Non sono gelosa, non sono gelosa, non sono...

I miei occhi si piantano sui suoi tacchi vertiginosi.

ah, ti odio Charlotte!

Dopo mille sorrisetti smielati, alla fine saluta anche me.

-Stai andando sempre alle serali Juliet?-

-E tu stai andando a fanculo vestita così?- domando mentre lei mi osserva stranita.

-Scusa non ho capito, c'è troppo rumore.- dice indicandosi l'orecchio.

-Ho detto: ciao Charlotte ti stanno chiamando le tue amiche. Vai! Sparisci!-

-Quali...-

La vedo guardarsi in giro, è confusa. Alexander intanto scrolla il capo in segno di disapprovazione.

-Non fare la bambina.- mi rimprovera con voce dura.

Charlotte però non sembra accorgersi di nulla, è rapita solo da lui.

-Alex quanti esami preparerai per questa sessione invernale?-

-Non lo so ancora. Quattro presumo.-

-Quattro? Come fai a prepararne quattro insieme?- Lei sorride incredula.

-Ci provo.-

Che noia questi due

-Io provo a darne due e già mi sembra di non avere una vita!- mormora lei.

-Frequentate la stessa facoltà?- mi intrometto senza troppi complimenti.

-Sì ma il campus è talmente grande che non ci siamo mai incontrati!- gli sorride senza neanche considerarmi.

Che illusa.

-E dopo che lo incontri cosa pensi di farci?- ringhio a denti stretti.

Charlotte non ha sentito, ma a giudicare da come mi sta fulminando Alexander, lui ha sentito eccome.

-Juliet.-

E il suo sguardo non promette nulla di buono.

-Non ricominciare.-

Lei invece è chiaramente sorda perché mi sta sorridendo.
E non ha più l'apparecchio.
Si volta per una frazione di secondo a salutare Norman, io ne approfitto per dare uno spintone ad Alexander. Devo accidentalmente avergli preso la cicatrice sul fianco perché lui per poco non perde l'equilibrio, gli cade il biglietto della consumazione gratuita a terra.
Lo vedo massaggiarsi il fianco con aria dolorante.

-Oh aspetta, non ti sforzare...ti aiuto.-

Charlotte si china letteralmente ai suoi piedi a raccogliere quel merdosissimo bigliettino.

E lui la sta guardando incuriosito.

-Trattieni l'erezione nei pantaloni se ci riesci!- sbotto infastidita andandomene da quel siparietto scadente.

-Juliet.-

Sento la sua presa ferrea intorno al polso.

-Non alzare la voce con me.- asserisce circondandomi la nuca con entrambe le mani.

La sua stretta si fa più possessiva mentre porta i nostri volti ad avvicinarsi tanto da farli combaciare.

-Faccio come mi pare.- sibilo sulle sue labbra.

-Con chi pensi di parlare? Mhm?-

-Con uno convinto che io sia di sua proprietà. Ma non è così.-

Le mani scivolano dalla nuca alle mie guance, intanto i suoi pollici creano circoli pressanti sui miei zigomi.

-Credo solo tu abbia bisogno di una dimostrazione pratica, Juliet.-

-Vuoi baciarmi davanti a tutti?-

Finalmente, aggiungerei

La mia provocazione gli dà un sussulto leggero, lo vedo da quel movimento quasi impercettibile del sopracciglio.

-Te lo farebbe capire meglio?-

Esito per qualche istante.

-Sono convinto che farti venire i lividi alle ginocchia sarebbe è più esplicativo. Per tutti.-

Il suo sguardo compie una curva per indicare un ragazzo biondo poco distante da noi, sta di schiena e a primo impatto non lo riconosco.

-Ammettilo, sei geloso perché sto uscendo sempre senza di te.-

- Disse quella che mi ha appena fatto una scenata di gelosia.-

-Non mi hai neanche baciata da quando sei tornato dal college! Se non sono io a seguirti come un cagnolino, tu non mi consideri neanche. Te ne rendi conto o no?-

-Sforzati a fare di meglio, perché finora non mi sei piaciuta affatto.-

-Sono stufa di essere messa alla prova da te!-

Direi che ho sopportato abbastanza, così gli lancio uno sguardo accusatorio e con quelle parole me ne vado, lasciandolo confuso.

-Juliet!-

Una voce che mi richiama tra la folla mi fa compiere un tuffo nel passato.

-Chuck???-

Lui mi circonda con le sue braccia enormi ed io slego quell'abbraccio, sorpresa da un pensiero stupido.

-Cioè rendiamoci conto.. tu ti sei diplomato e io no?-

-Parli così perché ero l'unico ad avere i voti peggiori dei tuoi!- ride facendomi sorridere di rimando.

Mi manca.

Non Chuck, lui lo prenderei a sberle. Ma mi manca la vecchia me.
La spensieratezza, quella che avevo in quel periodo.
Un anno fa, prima di conoscere Alexander.
Era tutto così facile..
Poi il buio che mi ha risucchiata. Un buco nero che con la sua forza magnetica mi ha trascinata in una bolla impenetrabile dall'esterno.

Guardare Chuck parlare a ruota libera di cavolate mi fa capire che alla fine non desidero molto.
Vorrei un amore alla luce del sole.
Semplice, sereno, senza problemi.
Un po' com'ero io prima di conoscere Alexander.
Il suo amore invece è forte, caldo, intenso e lacerante.

E se mi accontentassi di qualcosa di tiepido, ma spensierato e libero?
Il pensiero mi fa trasalire. No, è fuori discussione - mi dico subito dopo. Equivarrebbe ad accontentarsi, perché non amerei mai nessuno quanto amo Alexander.

- Juliet! Ci sei anche tu? Ma allora è vero che a questa inaugurazione è venuta mezza Londra!-

Saluto Chloe e Jack, due dei miei colleghi che vedo far capolino in mezzo al brucare di persone.

-Ma che ci fai qui?-

- Mi ci hanno trascinata, a quanto pare era un'inaugurazione importante. Sono con dei miei amici.-

-Lui è il tuo ragazzo?- domanda Chloe indicando Chuck con aria curiosa.

-Chuck?? O mio Dio no!!- scoppio a ridere così forte che sento le mie corde vocali vibrare.

-Non più.- dice lui facendomi l'occhiolino.

-Vogliamo andare?-

Insieme a loro due c'è anche David, un ragazzo che lavora con noi ma che non vediamo quasi mai. Lui è responsabile della contabilità e non mi ha mai rivolto la parola, se non quando mi ha fatto il colloquio. E tantomeno lo fa ora. Che razza di presuntuoso.

-Andiamo a bere qualcosa. Non ho voglia di stare in mezzo ai ragazzini.- biascica con tono antipatico rivolgendosi ai suoi amici, che invece mi salutano con un sorriso.

Chuck richiama immediatamente la mia attenzione con uno sguardo strano.

-Juliet, posso chiederti una cosa?-

-Eh.-

Tanto so già dove vuole andare a parare.

-Ma è vero che tu e Alexander..-

-Non ora Chuck.-

-Sono solo curioso. Ci sono state malelingue a scuola.- mormora accarezzandosi la barba chiara che gli contorna il mento.

-Malelingue di nome Karoline?-

Lui annuisce mentre io mi incupisco con lo sguardo perso nel vuoto.

Sì è vero, dannazione! È vero! Ci amiamo!

Sbuffo.

-No. Non è vero.- rispondo a malincuore.

-Sarebbe un po' strano.- obietta lui.

Certo, ha parlato colui che reputa normale farsi la madre della migliore amica della fidanzata.

-Detto da te Chuck...-

-Non ti ho mai chiesto scusa Juls. Comunque era successo solo una volta. Mini mi voleva tagliare le palle e dare in pasto ai suoi gatti.-

Quando vedo Amanda sbucare dalla folla quasi non ci credo, ha due cocktail in mano e ci abbracciamo così forte che per poco non versiamo tutto addosso a Chuck.

-Se lo meriterebbe però.- biascica poi quando si trova costretta a salvare il bicchiere che stava per rovesciarsi su di lui.

-Vodka lemon per Juls, un mojito per me.-

Io Amanda ci perdiamo in chiacchiere, Mini invece dev'essere già brilla perché solo dopo qualche minuto folgora Chuck con un'occhiataccia.

-Ma sei ancora vivo cazzo!?-

-Vabbè me ne vado.-

-Ciao stronzo!- gli urla lei.

E proprio nell'esatto istante in cui Chuck ci volta le spalle, vengo assalita dai ricordi.
Mi ha tradita sì, ma eravamo così piccoli...adesso ciò che mi ha fatto sembra una cosa insignificante e priva di valore. Se fosse Alexander a farmi una cosa del genere, mi devasterebbe. Non riuscirei a sopportare l'idea. Non potrei farcela.

-In fondo gli volevo bene.- sussurro tra me e me.

-Poverino non è una cima, non so come facessi a stare con lui. Cioè il problema di Alex è proprio l'opposto. È troppo intelligente.-

Mini è già ubriaca. E considerando che parliamo della mia migliore amica che conosce tutti i miei segreti, la cosa non mi fa affatto piacere.
Ma di sicuro mi rallegra il ritorno di Amanda che sa sempre come farsi riconoscere.

-Allora come va con la tua favola dark erotica "A letto con il mio fratellastro?"-

Scoppio a ridere di gusto.

-Bene.-

La risposta mi esce meccanica, come una filastrocca che devo ripetere a me stessa. "Con Alexander va sempre tutto bene, non posso neanche lontanamente contemplare che ci sia qualcosa che non vada tra me e lui". Provo a ripetermelo ma lo so, nel profondo, che sto solo mentendo.

- Non va bene. Sento che siamo in bilico.- Le parole traboccano dalle mie labbra prima che possa ricacciarle dentro.

-Cioè?-

-Siamo ad un bivio.-

-È perché lui va all'università? - domanda Mini muovendo la testa a tempo di musica.

-O perché è pieno di ragazze carine ed intelligenti a medicina?-

-Grazie Amanda, mi era mancata la tua brutalità nel dire le cose.-

-Prego.- sogghigna lei.

-Non è per Charlotte vero?- chiede poi indicandoli da lontano. Alexander sta parlando con lei, ovviamente.

- No, sono solo amici.-

-Infatti. Perché se avesse voluto farsela, se la sarebbe fatta già da tempo.-

-Lo so, lo so.-

-Forse è molto più semplice di quanto crediate: vi vedete troppo poco e dovreste solo ritagliarvi del tempo per parlare.- spiega Amanda come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Mi volto in direzione di Alexander ma non lo vedo più.

-Sentite, vado un attimo a cercare Alex..-

Le ragazze tornano al bancone del bar, mentre io ruoto di scatto con l'eleganza di un rinoceronte e vado a sbattere addosso a qualcuno.

-Oh merda.-

-Dovrei dirlo io dato che mi hai rovesciato il drink addosso.-

-Scusa.-

Resto a fissare il meno possibile i suoi pantaloni bagnati, ma quando sollevo lo sguardo ed incontro gli occhi chiari del ragazzo che mi sta davanti, vengo rapita da un brivido.

-Sei tu.- dico sottovoce.

-Oh, Julian. Julie..-

-Sono Juliet.- borbotto irritata.

- Juliet. Sono passate settimane da quando ti ho fatto il colloquio. Scusami.-

-Scusami tu, sono sbadata.- dico tentando di non guardargli nuovamente i pantaloni.

-Già. Bel modo per farsi ricordare.-

Resto di stucco. E ora che dico?

Lui però scoppia a ridere.

-Ti sto prendendo in giro, secondo te mi arrabbio per una cosa del genere?-

-Beh non so, non ti conosco...-

-Ti sembro così stronzo allora?-

-Oh, no no. Non volevo dire.. cioè in ufficio sei sempre molto ehm... sulle tue?-

Gli si formano due fossette profonde nelle guance.

-È il mio ruolo, se non faccio così non mi rispetta nessuno. Sei stata carina però.-

"A fare cosa?" vorrei chiedergli, ma vabbè.. dettagli. Sono stata carina ha detto.

-Grazie.-

-Vuoi bere qualcosa?- chiede lui spiazzandomi completamente.

-Ehm...Intendi..-

-Dai vieni. Ci sono anche Chloe e Jack.-

Jack è il più simpatico tra i miei colleghi, solo che non fa che parlare del suo ex fidanzato. L'ha lasciato per uno più giovane, eppure lui ha venticinque anni ma ne dimostra quindici, ha una pelle perfetta. Vorrei solo sapere che crema viso usa.
Chloe ha un caschetto di capelli biondi, è piuttosto sveglia e ha due occhi blu intensi come la notte. È poco più grande di me ed già sposata.

-Juliet sei fortunata a lavorare nel nostro ufficio. Il capo è una donna. Stronza, ma pur sempre una donna! Mentre gli uomini...beh guardali!- esclama Chloe indicando i due ragazzi che la stanno prendendo in giro per aneddoti di cui non conosco i dettagli.
David poi si volta e mi rivolge un sorriso enorme.

Com'è carino però.

-Attenta che mi sa che è uno spezza i cuori..- sussurra lei nel mio orecchio, coprendosi la bocca con la mano.

-No no...ma che hai capito!!- mi imbarazzo come una bambina piccola.

-Non mi interessa. Ho già un ragazzo.-

C'è troppa gente, l'ho solo perso di vista.

-Vi va una partita a calcetto?-

-Oh no sono una frana.- scrollo la testa facendo segno di no ripetutamente.

-Allora giochi con me, sta a vedere come li battiamo quei due rammolliti.- dice David sorridendomi.

Quanto sorride però.

Trascorro dieci minuti in piacevole compagnia, poi finita la partita a calcetto saluto i ragazzi e vado a cercare Alexander.
Finalmente lo trovo seduto al tavolo con Mini, Norman, Amanda, Charlotte e due sue amiche.

- Juuuulsss ma dov'eri????- Mini sta urlando nell'orecchio del povero Norman.

- Ero.. ho incontrato dei miei colleghi.-

E lo dico evitando gli occhi di Alexander, perché ho quasi paura del colore che potrebbero assumere in questo momento.

-Juliet perché non ce li presenti?- domanda Mini.

-Già, Juliet. Perché non ce li presenti?-

La voce di Alexander è così ferrea che mi fa trasalire.
Mi siedo accanto a lui senza fiatare e quando arriva il cameriere ordino la prima cosa che trovo sul menu degli alcolici. L'importante è che sia bello grande e forte.

-Noi andiamo a ballare!- propone Mini, seguita da Amanda.

-Alex vieni, non lasciarmi da solo con queste per favore.-

Norman prova a coinvolgerlo, ma Mini per poco non gli tira una scarpa in testa.

-Ma che dici, lui resta qui!- esclama lei guadandomi. Fa dei gesti meccanici con la testa e con gli occhi, come a dire "parlaci", ma a me risulta solo buffa in questo momento.

-Resto qui anche io.-

Charlotte non ha capito nulla ovviamente.

-Tu vieni Charlotte. Sei così figa stasera che scommetto rimedi pure un...-

Sento Norman rimproverare Mini mentre si allontanano, ma il mio sorriso sparisce in fretta. Siamo rimasti solo io e lui.

-Non c'è nulla di male in quello che faccio.-

-Difatti non è quello che fai il problema, è quello che non fai, Juliet.-

Vorrei che per una volta non avesse la risposta pronta. Una volta sola, non chiedo tanto.

- Sarebbe a dire?-

-Che con i tuoi nuovi amici ometti una cosa troppo grossa. Grossa quanto me.-

- Ma lo vedi che sei incoerente? Cosa dovrei dire? Cioè come dovrei presentarti a loro?-

-Lui è il mio fratellastro. Ah sì, spoiler: lo amo.-

Sbuffo stringendomi nelle spalle.

- La fai facile..-

-Con quel tizio invece sentiti libera di aggiungere i dettagli.-

Lo vedo indicare David che sta parlando con una ragazza dall'altra parte del locale.
Alexander si sporge verso di me e con facilità raggiunge il mio orecchio con un tocco di labbra.

-E digli che come fai l'amore con me, non lo farai mai con nessun altro.-

Il suo sussurro mi provoca un brivido così profondo che lo sento attraversarmi la spina dorsale.

- Alex perché devi essere sempre così...-

Lui però torna a solleticarmi il lobo dell'orecchio con la lingua calda.

-Se vuoi dirgli anche che ti scopo così forte che di solito devo darti una mano ad alzarti dal letto, perché non riesci nemmeno a camminare.. fa pure.-

Mi sollevo in piedi di scatto nell'udire quelle parole.

-È gelosia la tua?-

Alexander compie il mio stesso gesto, poi si avventa su di me con una mossa veloce.

- No è che mi manchi, Cristo.-

-Non sei molto bravo a farmelo capire!-

-Infatti te lo sto dicendo. Così magari lo capisci meglio, dato che sei troppo impegnata a rendermi l'ultima delle tue priorità.-

I suoi occhi scuri sono fermi, impassibili, così come l'espressione contratta del suo viso. Ma lo conosco troppo bene per fingere di non accorgermi di quanta vulnerabilità sia nascosta nelle sue parole.

Mi viene istintivo accarezzargli il viso dolcemente, così come mi viene naturale avvicinare le mie labbra alle sue, senza sfiorarle.

-Dici sempre che dobbiamo tenerla solo per noi questa cosa. E tuo padre...lo conoscono tutti in ufficio, Alex.-

-Ti vergogni? Quindi sei la prima a vergognartene?-

-No, non è così semplice. E come tu non vuoi farlo davanti agli occhi di...-

- Io parlo di mio padre, della nostra famiglia. Non me ne frega un cazzo dei tuoi colleghi.-

Tento di calmarlo accarezzandogli le spalle, ma lo sento troppo teso.

-Sei solo geloso, puoi ammetterlo. Cosa c'è di male?-

-Ha parlato quella che è andata su tutte le furie appena ha visto un'altra strisciarmi davanti ai piedi.-

Chiudo gli occhi per una frazione di secondo, ma sento l'alcol scorrere ancora più prepotente nelle mie vene.

-Non ti permetterò di parlarmi ancora così. Te l'ho già detto, datti una regolata!-

-O sennò che fai? Mhm?-

È più forte di lui, preferisce prevaricarmi piuttosto che chiarire con me.
Così gli volto le spalle, sono stufa di farmi trattare in questo modo.

-Juliet! Ti sto parlando!-

E io non mi fermo.

-Torna qui. Subito.- lo sento dire mentre mi dileguo tra la folla.

-Juliet... Scusa.-

E le sue scuse mi fanno infervorare ancora di più.

-Non me ne faccio più nulla delle tue scuse! Lo capisci???- urlo seccata divincolandomi dalle sue mani.

-Dove cazzo credi di andare?-

-Dove mi pare!-

-Lasciami stare Dio mio! Non..-

-Cosa?- domanda Alexander accigliato.

Abbasso lo sguardo, non riesco a sostenere il suo. Mi ferisce e non se ne accorge neanche.

-Non c'è la faccio più.-

I suoi occhi di solito assottigliati si ingrandiscono a dismisura.

-Voglio solo starti lontana adesso.-

Alexander sembra esterrefatto, ma io mi chiedo se le mie parole abbiano un qualsiasi valore per lui, perché non mi ascolta. Mai.

-Juliet hai bevuto troppo, fermati.-

-Non ho bevuto troppo, smettila di sottolineare sempre tutto quello che non faccio o che faccio sbagliato! Non lo sopporto più! Non facciamo che litigare, siamo diversi e io.. forse..-

Le parole mi scivolano in gola, il respiro mi viene a mancare.

- Cosa? Avanti! Dillo.-

-Io e te insieme.. siamo bravi solo a letto.-

Alexander assottiglia nuovamente lo sguardo e prende a massaggiarsi la fronte, come a voler allentare la tensione.

-Questo non dovevi dirlo, Juliet.-

Mi afferra dal braccio ma io mi ritraggo di scatto.

-Hei!-

Nell'indietreggiare punto il gomito contro qualcuno, creando una colluttazione involontaria.

David mi guarda dall'alto.
-Il ragazzo ti sta dando fastidio?-

Sposta lo sguardo da me ad Alexander, che restiamo ghiacciati come due statute.

-Si..No, no! Cioè no!-

E io non ho mai visto uno sguardo così deluso sul volto di Alexander.

-Ehm.. lui è Alex.- mi affretto a dire.

-Ciao. Io sono David piacere.-

Alexander lo sta fissando senza preoccuparsi minimamente di ricambiare il gesto, quando questo gli allunga la mano per salutarlo.

Non fare lo strambo, sto pregando.

-Sono più o meno il capo di Juliet.- spiega David con un accenno di sorriso.

-Interessante.-

La voce di Alex esce sibilante tra i denti serrati.

-E tu sei?-

-È più o meno mio fratello.-

-Fratellastro.- mi corregge lui con una voce così profonda che fa mi fa rabbrividire.

E quella che segue è una forte scossa di adrenalina.
Stasera me le farà pagare tutte...già lo so, sempre se non collasso prima per il troppo alcool che ho in corpo.

-Oh. Okay.-

David sorride nuovamente, poi si volta verso di me.

-Ahm, Juliet vieni? Ti offro un altro drink.-

O mio Dio non può averlo detto davvero, non davanti ad Alexander.

Porca miseria e ora che faccio?

Mi perdo qualche secondo prima di rispondere, ma Alex e già sparito.

- No grazie David, torno da... dalle mie amiche.-

- Ci vediamo in ufficio Juliet.-

Mi scolo un bicchiere dal gusto dolciastro che mi allunga Mini, poi arrivo davanti al tavolo dove Alexander sta seduto con gli occhi piantati su di me.

-Sono stufa. Non di te. Non volevo dire di te. Sono stufa dei drammi, dei litigi, non ce la faccio più.-

Lui si alza in piedi e curva il capo riducendo lo sguardo ad una lama sottile.

-Com'era il drink?-

-Alex...-

-Ti ho fatto una domanda.-

-Il fatto che io non dica loro che stiamo insieme, non significa niente.-

Lui mi accarezza guancia.
Mi perdo nella dolcezza di quel contatto, avvicinando il collo alle sue dita, come a volerne di più.

-Io voglio te Alex...solo in maniera più normale, alla luce del sole e...-

-Ragazzi! Venite o no? Ma che facce avete???- Norman e Charlotte vengono a richiamarci.

-Vai a ballare con le tue amiche.- sussurra nel mio orecchio, prima di lasciami una bacio soffice, in un punto sensibile tra mandibola e collo.

- Ma..-

-Ti ho tormentata abbastanza questa sera.-

E non me lo aspettavo.
Una sensazione sconosciuta si fa strada dentro di me quando lo vedo allontanarsi. Alexander si appoggia al bancone del bar, sta con lo sguardo fisso su di me ed un bicchiere in mano. Delle ragazze gli ballano davanti ma lui non le guarda neanche.
La sento la distanza tra di noi, è assordante. Ma non posso fare diversamente in questo momento, ho messo di tornare sui miei passi.

Forse ognuno di noi ha il suo posto nel mondo e sebbene il mio posto preferito resterà sempre quello tra le sue braccia, devo imparare anche a stare a qualche passo di distanza da lui. Come nel posto che mi appartiene ora, quello in cui ho smesso di annullarmi per Alexander.

❤️

Il giorno seguente al mio risveglio mi sento della stessa consistenza degli stracci che si usano per lavare i pavimenti.
A quanto pare bere così tanto non solo mi debilita, ma mi cancella anche la memoria dato che mi ritrovo nel letto di Alexander senza sapere come ci sono arrivata.

Mi massaggio la pancia. Non sono minimamente indolenzita, di sicuro non abbiamo fatto sesso.

-Ti ho portato la colazione.-

Sobbalzo nell'udire la sua voce calda e mattutina.

-Non mi ricordo come ci sono tornata, qui a casa.-

È la prima cosa che dico mentre mi sollevo su a fatica dalle coperte che profumano di lui.

-Ottimo. Davvero ottimo. Complimenti.- mi rimbecca con aria sarcastica.

Poi mi scruta con il vassoio in mano, in attesa di una mia reazione. Ma io non ho reazioni, riesco solo a rimirarlo e basta.

Dev'essere appena uscito dalla doccia perché ha i capelli leggermente umidi, gli occhi ancora assonnati e le labbra imbronciate.

-Ti hanno riaccompagnata Norman e Mini.- spiega lui, posando il vassoio colmo di cibo sul letto.

-Ma poi..?-

-Poi sei venuta qui, ti sei infilata nel mio letto tutta vestita e con le scarpe.-

-Ops...-

-Già...mi hai fatto incazzare. Ma eri troppo ubriaca persino per spogliarti da sola, così ti ho messo il pigiama e sei crollata.-

-Ci siamo baciarti?-

Alexander si acciglia.

-No, perché?-

-Non ci baciamo da più di una settimana, ti sembra normale?-

-È la stessa cosa che hai ripetuto ieri notte. Hai detto anche un'altra cosa però.-

-Oddio cosa?-

Alexander si siede a fianco a me, così mi faccio più piccola sotto alle coperte.

-Juliet... vorresti per davvero che fosse tutto "normale" tra di noi?-

-A volte da ubriaca dico cose...-

Ma che sto dicendo? Certo che lo vorrei.

-Sì lo vorrei davvero, è forse l'unica cosa che vorrei.-

-Lo sai che non dovevi innamorarti di me, vero? E non solo perché i nostri genitori sono sposati.-

Si alza in piedi, prima di affossare le mani nelle tasche dei pantaloni.

-Dove vai?-

-Mangio qualcosa e poi magari torno al campus.-

-No.- dico d'istinto, causandogli un'espressione incuriosita.

- Cioè...Mi faccio una doccia e poi...puoi aspettare prima di andartene, Alex?-

Lo sto supplicando con gli occhi.

- Mangia prima.-







Alexander se ne sta appoggiato al tavolo della cucina sorseggiando il caffè, gli passo davanti per prendere una tazza. Il primo ripiano è vuoto, mia madre ha di nuovo cambiato la ripartizione dei ripiani e io ovviamente lassù non ci arrivo.
Mi metto in punta di piedi un paio di volte allungando il braccio, ma è tutto inutile.

-Molto carina.-

La sua voce mi giunge più vicina del previsto, mi volto ed è a fianco a me.

-Tieni.- asserisce porgendomi la mia tazza preferita.

-Grazie.-

-Dove stai andando?- chiede indicandomi la gonna che si incontra con i calzettoni fino al ginocchio.

-Esco con Mini e Amanda. E tu dove...-

La mia domanda si smorza fino a cadere nel vuoto, quando mi volta le spalle ed esce dalla porta sul retro. Sposto le tendine dalla finestra, mentre i suoi passi si allontanano nel giardino.
Sta andando nel capanno degli attrezzi. Ho un dejà-vu.

Che giorno è?

Provo a fare mente locale.
Ah, già.. siamo all'ultima settimana di settembre, tra poco ci sarà la commemorazione della morte di sua madre.
E il mio pensiero scivola allo scorso anno, sembra passato un secolo da quando ho conosciuto quel ragazzo al quale volevo piacere a tutti i costi. Ne conoscevo l'involucro, bello, così tanto da essere irresistibile, nient'altro.
Ma ora che lo vedo curvare le spalle racchiuse nel golfino scuro per entrare da quella porticina in legno, vengo attraversata da un brivido.

Siamo così legati che probabilmente non ci slegheremo mai, neanche se un giorno il nostro amore dovesse finire. Tutto quello che abbiamo fatto l'uno per l'altro e la maniera così profonda di sentirsi appartenenti l'uno all'altro, quella non passerà mai.

Resto con la tazza in mano a contemplare la porta del capanno che Alexander ha lasciato socchiusa, poi decido di uscire fuori nell'aria autunnale.
Se penso che fino a qualche settimana fa c'era un caldo insopportabile.. L'estate è durata troppo poco, ma di sicuro è questa la mia stagione preferita. I ricordi più belli, di quando l'avevo appena conosciuto.

-Non so perché si ostina a tenerli qui dentro.-

Alexander sta parlando degli album di famiglia che suo padre tiene rigorosamente nel capanno.

-Potrebbe tenerli in casa..- dice poi con voce bassa e profonda.

-Forse anche lui vuole solo dimenticare..-

L'occhiata gelida di Alexander sfreccia su di me.

-Io non voglio dimenticare, Juliet.-

-Non parlo di lei, ma di tutto il dolore.-

Lui china la testa, fermandosi con gli occhi a metà strada sul mio corpo leggermente tremolante.

-Finalmente il capitolo è chiuso però.- aggiunge con aria mesta.

-Questo ti fa stare un pochino meglio?-

-Sì. Era terribile restare senza sapere il perché. Fa sempre male, ma almeno ora ne conosco le ragioni.-

-E almeno lui non c'è più..- dico consolandomi di una verità che potrebbe rassicurare solo me stessa.

-Questo non mi cambia. Non voglio pensare a lui quando ripenso a lei.-

Infatti sono io quella che non può fare a meno di pensarci.

-Cosa c'è Juliet?-

-Niente, va tutto bene.-

È il suo momento, non posso sempre infilarmici in mezzo con i miei piagnistei. "Hai fatto una cosa terribile, ora devi andare avanti" ma sembra non essere possibile delle volte.

Alexander chiude un album impolverato poi mi squadra da capo a piedi.

-C'è...troppa polvere qui dentro.- biascico nel tentativo di sviare qualsiasi pensiero perverso che gli ha cominciato a frullare nella testa.

-È più difficile di quanto pensassi, Juliet.-

Muove un passo verso di me.

-Cosa?-

-Stare lontani. Avere così poco tempo per noi.-

-Lo so, per questo non dovremmo passarlo a litigare per sciocchezze..-

Lui solleva un sopracciglio. -Appunto.-

La sua mano mi sfiora la clavicola per cominciare a tormentare la punta della treccia laterale che mi ricade sulla spalla.
Sollevo lo sguardo nel suo, aspettando solo che la sua bocca faccia quello che desidero.
Ma non lo fa, sta pensando.

-A cosa pensi?-

Millesima volta che glielo chiedo.

-Ad ad alzarti la gonna, piegarti lì sopra e sculacciarti.-

-O...okay.-

-Deve restare solo una mia fantasia o posso procedere signorina?-

Perché finge di chiedere se tanto lo sa già?

- Se poi riuscissi anche a ringraziarmi, Juliet..-

Non ho capito.

Alexander mi afferra dai fianchi con una presa possessiva e mi spinge contro il tavolo.
In un attimo mi ritrovo con la faccia contro quella superficie polverosa.

- Non appoggiare il viso.- mi ordina sollevandomi la gonna.

-Ti manco davvero Alex o lo dici tanto per dire?-

La prima sculacciata è sempre innocua.

-Secondo te lo direi tanto per dire?-

La seconda colpisce sempre lo stesso punto, ma non fa male.

-Non so io..-

Ma la terza la sferra con così tanta forza che mi leva il respiro e mi fa tremare.

-Cristo, Juliet.-

Alexander mi tende la mano per farmi risollevare, mi scappa un gemito quando i nostri nasi si sfiorano.

-E perché non me lo fai capire che ti manco? Non mi cerchi mai. Se non sono io a chiamarti o a scriverti, per te è come se non esistessi durante la settimana.-

Non voglio piagnucolare come al mio solito, vorrei solo che per una volta mi capisse.

-Vuoi la normalità, Juliet?-

-Sì.- ripeto con più convinzione questa volta.

-Io desidero altro. E così, in questo modo, non sei contenta tu e non lo sono neanche io.-

Non credo di aver inteso le sue parole, ma i suoi occhi si fanno così scuri che comincio a trattenere il fiato.

-Alex cosa vuoi che ...-

-In ginocchio.-

Mi scappa uno sbuffo nervoso.

-No dicevo, in generale cosa vorresti che..-

-In ginocchio ho detto. Non farmelo ripetere.-

E non sta affatto scherzando, così prima che io possa accorgermene, le mie ginocchia battono sul pavimento.

È dura obbedire, com'è altrettanto difficile chinare la testa quando lui preme le sue dita sulla mia nuca per obbligarmi con lo sguardo al pavimento.

- I limiti Alexander.-

-Li sto superando?

-Puoi arrivarci da solo, no?-

Non siamo in intimità e lui mi vuole comunque in questo modo. È questo che significa quando dice "voglio di più?"

-Voglio solo che tu capisca, Juliet.-

-Cosa dovrei capire?-

-Che non posso ridurmi a questo.-

-A cosa?-

- A una scopata in bagno dopo colazione solo per sfogarci.-

-Ma..-

-E quando dico che voglio altro, sono serio Juliet. Quello che facciamo è ridurci a farlo per una manciata di secondi non appena ci vediamo. E basta.-

-Questa settimana neanche quello.- mi lamento.

-Sì ma tu ti accontenteresti?-

-Non sto dicendo questo Alex..-

Lo guardo accovacciarsi alla mia altezza.

-Io, Juliet, non riesco ad accontentarmi. Non con te.-

Mi sento confusa, la voglia di baciarlo è così squillante che fatico ad ascoltare le sue parole. Le sue labbra sono una distrazione non da poco, ma questa volta voglio resistergli.

Non sarò io a cedere, né a provocarlo perché finirebbe ad essere sempre la stessa storia tra di noi. Voglio che sia lui a smuoversi per una volta, a fare un passo verso di me. Ma più lui mi guarda senza battere ciglio, più sta diventando difficile resistere, perché ho come l'impressione di andare contro me stessa. Nonostante ciò, me lo devo, perché rendermi disponibile per tutte le volte che vuole lui, sta diventando avvilente.

-Sicura che io manchi a te, Juliet?-

Eccolo che parte in quarta.
Una laurea ce l'hai già caro Alexander, in manipolazione mentale.

-Sì. Ne sono sicura. E di certo non sarà il fatto di tornare tardi la sera perché sono a cena fuori, o il fatto di andare a ballare con le mie amiche, a dimostrare che non sia così.-

Sorride.

E ora come gli resisto?

-Non mi piace sentirmi trascurato.-

Ma dobbiamo parlare mentre stiamo entrambi accovacciati sul pavimento del capanno degli attrezzi?

-Dimmi perché lo fai, Juliet.-

-Okay hai ragione..è probabile che io ti abbia dedicato poco tempo. Forse non te ne accorgi, ma durante la settimana anche tu lo fai, non mi chiami mai!-

-Io voglio tutto il tuo tempo quando torni qui. Ne abbiamo troppo poco Juliet.-

-Vabbè può capitare che delle volte stiamo meno insieme, delle altre di più ..-

- No.- asserisce secco.

-È questo tipo di rapporto che vuoi vero Alex? Non è solo il sesso.. è tutto il resto. Non riesci ad accettare di dividermi con gli altri?-

Lui ricomincia a giocherellare con la mia treccia tra le dita, solleticandomi la spalla ogni qualvolta che la sfiora.

-Non se ho solo due giorni a settimana per vederti. Voglio passare più tempo con te. Non ti sto chiedendo di non vedere le tue amiche o le tue colleghe di lavoro oltre l'orario.-

-Due ore di tortura al giorno le basterebbero signore?- provo a sdrammatizzare con un sorrisetto.

-Sì. Sarebbe davvero gradito, ma.. mi manca anche tutto il resto, Juliet. Ho bisogno di sentirti più vicina, di fare cose insieme, anche le più insignificanti.-

-Tipo?-

Lui si stringe nelle spalle, come se parlasse di una cosa ovvia.

-Io che studio e tu mi ronzi intorno dandomi fastidio, dormire insieme, sentire le tue lamentale per i film che scelgo, preparare i biscotti che ti piacciono, farti un bagno caldo. Ci sono mille cose che mi mancano di te Juliet.-

- Ammetto che mi sorprendi.-

-Se mi mancasse solo il sesso avremmo scopato nel bagno del locale ieri.-

Sentilo, Mr. Convinzione

-E chi te l'ha detto..-

-La tua faccia quando ti ho confessato che avrei voluto farti stare in ginocchio per ore, tanto da farti venire i lividi.-

- Non credo.- sibilo abbassando lo sguardo.

-Guardami.-

E i miei occhi sono di nuovo dentro ai suoi.

-Io dico di si, Juliet. Così come lo avremmo fatto stamattina, quando mi sono svegliato con te addosso. Ma te l'ho già detto, così non mi va.-

-Allora...-

Mi accosto alle sue labbra che restano immobili, comincio a lasciargli una timida scia di baci sul collo.

-Mi fermo..?- chiedo mandando in fiamme la sua pelle, che si fa subito rovente sotto alla mia bocca.

Alexander chiude gli occhi, poi mi afferra il viso con entrambi i palmi e lo spinge contro il suo. La sua lingua esplora la mia bocca in profondità mentre le nostre mani cominciano ad assumere vita propria e in un attimo sono seduta su di lui.

-Juliet.-

Mi aggrappo con le braccia intorno al suo collo e con un lieve movimento provo a spingerlo a terra, ma lui si blocca con i gomiti per evitare di toccare il pavimento con la schiena.

-Juliet... e tutta questa iniziativa?-

Così prova a rimettersi a sedere, ma io lo afferro dal golfino e lo presso timidamente facendolo indietreggiare fino a sbattere con le spalle contro il vecchio baule.

-Tu prova a fermarmi.-

-Pensi di usarmi a tuo piacimento, Juliet?- mi guarda con occhi di sfida.

-La scorsa settimana ti sei inginocchiato per ben due volte, direi che sono a buon punto.-

Curva appena il sorriso e intanto si lascia sbottonare i pantaloni.

-Puoi sottomettermi fisicamente, ma è questo che conta, Juliet.- asserisce puntandomi un dito alla tempia.

-Ne sei proprio sicuro?- domando cercando la sua erezione già pronta ad immergersi dentro di me.

- Oh. Cristo, sì.-

Mi sollevo appena e prendo a strofinarmi contro la sua punta dritta e calda mentre Alexander comincia a muovere appena il bacino, per cercare la pressione giusta da applicare.
Lo sento gemere con voce roca quando tutta la sua lunghezza entra dentro di me senza ostacoli.
Mi muovo sopra di lui lasciando che i nostri corpi riprendano la confidenza che hanno sempre avuto, intanto lo sento fremere contro la mia guancia.

- Juliet..-

È troppo piacevole e se continuo a seguire il ritmo serrato che mi impone con le mani sui fianchi, so già che la nostra connessione durerà un soffio. E se ne accorge anche lui.

-Piano, Juliet. Fermati.-

Guardo il suo braccio tendersi lungo il baule alle sue spalle, resto confusa, finché non lo vedo estrarre una corda.

-Cosa vuoi fare?-

Non risponde ma mi rivolge il palmo della mano all'insù, segno che vuole i mie polsi lì dentro. E glieli ho dati mille volte, ma questa volta provo un brivido diverso quando le nostre dita si sfiorano.
E anche di questo se ne accorge, tant'è che ci guardiamo per un attimo che sembra infinito.
La corda scivola a terra dalle sue mani, che sembrano avere interesse solo a stringere le mie.

Quando vedo Alexander abbassare il capo, affondo una mano tra i capelli spingendo la sua fronte sul mio petto.
La fusione del nostro abbraccio così intimo lo fa tremare.

-Non voglio perderti.- esala con un filo di voce.

-Non succederà. Io ti amo Alexander.-

Lui risolleva la testa per guardarmi negli occhi.

-Dillo ancora Juliet.-

Ricomincio a muovermi con lentezza, mentre abbandono la fronte sulla sua leggermente imperlata.

-Ti amo.-

Ed è l'ultima cosa che riesco a dire prima che il mio corpo venga assalito da mille spasmi piacevoli che mi fanno perdere il senso della realtà.
Alexander si stringe di più a me, mentre un vampata di calore liquido mi trafigge in profondità.

-Lo senti, Juliet...?-

Le sue dita marchiano la mia pelle, resta aggrappato a me come se fossi l'unica via di salvezza.

- Lo senti quanto ti amo?-

Infine si abbandona con la testa sulla mia spalla, mentre io lo abbraccio con così tanta forza da non volerlo più lasciarlo andare via.

-Sai anche essere romantico..-
Lo prendo in giro accoccolandomi sul suo petto.

Lui ride facendomi tremare le ginocchia più di quanto faccia un orgasmo.

- Stai diventando impertinente. Ricordami di farti provare la mia nuova cintura.-

Gli rivolgo un sorriso divertito, finché non vengo catturata dalla visione della corda abbandonata sul pavimento.
Chissà perché non l'ha fatto.

-Volevi usare quella corda, vero?-

-Juliet, questo è niente in confronto a quello che ti farei.-

Ci rialziamo entrambi in piedi, mi sento spossata e allo stesso tempo impolverata.

-Ma.. ora vai al campus o resti?- chiedo mentre Alexander ne approfitta per aiutarmi a pulirmi la gonna, dandomi qualche colpetto di mano.

-Pensavo stessi uscendo, per quello volevo partire prima... ma se tu vuoi che rimanga, Juliet, io resto qui.-

-Alex se non riesci a dirlo, te la faccio facile io. "Juliet ho tanta voglia di restare con te, rimango ok?"- canzono la sua voce fredda e quasi robotica.

Lui scoppia a ridere, ma non cambia la sua versione.

- Ripeto: se tu vuoi, io resto qui.-

Scuoto il capo e gli lascio un bacio sulla fronte.

- Rimani con me Alexander, ti prego.

Lui annuisce soddisfatto causandomi un altro sorriso.
Vorrei tanto cambiare delle piccole cose del suo modo di fare, ma poi alla fine se fosse diverso, non lo amerei così tanto.


🌹

Le settimane trascorrono veloci, ma ogni volta che arriva il venerdì Alexander è davvero difficile da gestire. Sono pochi gli attimi di connessione tra noi durante la settimana, ci sentiamo solo la sera perché non voglio disturbarlo durante il giorno. Quando in realtà vorrei scrivergli una miriadi di messaggi, vorrei avere le sue attenzioni, un pensiero, un complimento, qualcosa di carino...ma tanto so già che mi direbbe che ha da studiare.

E io dal mio canto, non è che abbia chissà quanto tempo libero: lavoro fino alle sei, poi la sera ho altre due ore di scuole serali. Non mi resta il tempo che fare una doccia e filare a dormire.

Ci lasciamo la domenica sera e sì, i giorni seguenti sono lunghi, ma il venerdì pomeriggio siamo in fiamme. Io ho un disperato bisogno di lui e lui di me.
Mi manca da morire ed è frustrante, sopratutto se sono in ufficio e ho una certa parvenza da mantenere, quella ragazza seria e ligia al dovere. Non quella che si chiude in bagno perché il suo fratellastro le ha ordinato di farlo.

-Alex cosa vuoi fare...-

Io metto le cuffie e quasi non parlo per paura che qualcuno mi senta. Lui invece non si fa alcun problema.

-La cosa non ti riguarda. Preoccupati solo di fare esattamente quello che ti dico io, Juliet.-

- La cosa non mi riguarda?? Mi sono appena chiusa in bagno! E se mi scopre qualcuno?- bisbiglio sottovoce, tutta impaurita.

- Ti basta sapere che finirai a tremare contro quel muro e io mi verrò addosso pensando a come stai eseguendo tutto ciò che ti ordino di fare. Così va meglio signorina?-

E di solito comincia con un messaggio che mi fa sussultare.
Adesso io e te facciamo un bel gioco, Juliet.

Io non sono in grado di dirgli di no, o forse semplicemente non ne ho voglia.

-Sì ma non essere troppo esplicito per favore.- gli dico ogni volta.

-Ti imbarazza se ti parlo in quel modo?-

-Sì.-

-Ti sei già risposta da sola. Continuerò a farlo.-

Alexander è capace di manovrarmi da lontano e con le parole, fino a portarmi in paradiso. Ma ovviamente per lui il divertimento è un altro, farmi credere di andare in paradiso per poi farmi cadere nella trappola della frustrazione e del dolore di un piacere iniziato ed interrotto. E se lui dice di smettere io smetto, senza neanche pensarci due volte. Potrei fare quello che voglio, a mio piacimento, tanto lui non è qui...ma non ci sarebbe gusto nel fare qualcosa senza il suo permesso.

Così mi abbandono completamente al suo volere che viene sublimato dalle sue parole, a volte divine, a volte così sporche e umilianti da farmi perdere la ragione.
E quando tutto finisce e riapro gli occhi, mi stupisco di riuscire a tenermi ancora in piedi, ho le gambe molli e la testa sgombra.

-Sei stata bravissima.-

- Alex...-

-Ore devo andare. Sei mia, Juliet. Ti amo.-

Mi ricompongo per tornare alla mia postazione, sperando che nessuno abbia notato la mia assenza.

"Dannazione. Guarda che faccia" mi dico fissando le mie guance arrossate allo specchio.

-Juliet!-

Oh, no. David mi sta chiamando. E la sua voce non è delle più morbide in questo momento.

-Che succede?- domanda con le mani sui fianchi uscendo dal suo ufficio. Io mi faccio piccola dietro allo schermo del computer.

-Nie.. ehm.. niente.-

-Nel mio ufficio, ora.-

Oh maledizione

Mi aggiusto la gonna e mi sistemo i capelli nella speranza non siano troppo spettinati.

-Juliet senti, sono costretto a dirtelo: non puoi fare questi errori!- tuona arrabbiato.

Resto senza parole, ho le mani che tremano ancora.

-Chiudi la porta.- ordina non lasciandomi neanche il tempo per ribattere.

Appena la chiudo il suo tono si fa più amabile.

-Avvicinati un attimo.-

Muovo qualche passo verso la sua figura piegata sulla scrivania. Mi sta indicando qualcosa nello schermo del computer.

-Ci sono dei conteggi sbagliati.-

Oh miseria.

-Per ora sei solo una stagista e il tuo lavoro viene revisionato più volte, quindi non combini danni. Ma se un giorno dovessi fare dei casini con i conti, le aziende che si affidano a noi perderebbero soldi. Tanti soldi. E noi andiamo nei casini.-

-Scusa io.. sono stata distratta. Non ricapiterà più.-

Sembra soddisfatto mia risposta.
I lineamenti del suo viso si addolciscono.

-È tutto okay, all'inizio è normale.-

Il suo modo di fare si fa più rassicurante e io mi sento subito meglio.

-Mi vogliono più autoritario. Vogliono che faccia la voce grossa. Ma c'ero anch'io al posto tuo, qualche anno fa.-

Annuisco.

-Non volevo spaventarti. Sta solo più attenta, va bene?-

-Sì.-

-Niente distrazioni.- dice poi appoggiandosi alla scrivania con le braccia conserte.

Annuisco nuovamente.

-E quando dico no distrazioni, intendo di alcun tipo...sopratutto il telefono.-

- Certo. Non succederà più. Ehm.. quando parli del futuro... intendi che.. sì insomma, vuoi dire che ci sono possibilità che mi assumiate?-

Lo guardo compiere un giro intorno alla scrivania a braccia conserte.
Com'è elegante però...

-Sì certo Juliet.-

Poi mi scruta di sottecchi.

-C'è qualcosa che non va? Ti vedo un po' assente ultimamente..-

Ma quando mai mi guardi?

-No è che a casa..Ho un po' di casini..-

Inizia a frugare nel suo calendario, finché non segna con il dito un punto preciso.

- Ho visto che hai preso due giorni liberi per settimana prossima.-

- Devo preparare un trasloco. Spero non sia un problema.-

- Nessun problema. Ti trasferisci?- chiede serio.

- Sì... è che vivo ancora con i miei..- ammetto quasi imbarazzata.

Perché stiamo parlando di questo?

-Mi sembra una buona idea. Vuoi la tua indipendenza. Sei adulta.-

Già. Vaglielo a spiegare.

-Posso... posso andare?-

-Oh sì certo, certo.-

Gli rivolgo un cenno con il capo poi mi avvicino alla porta, ma in quell'istante lui mi richiama.

-Ehm.. Juliet?

-Sì?-

-L'altra sera quando ti ho chiesto di bere qualcosa insieme..-

-Scusa sono sparita.- bisbiglio guardando a terra.

-No, non scusarti. Sono stato irrispettoso. Siamo colleghi non dovrei farti queste proposte.-

C'è dell'imbarazzo palpabile nell'aria.

-Non fa niente. Non scusarti.- continuo io.

-Ma..-

Sollevo lo sguardo incuriosito, tentando di non risultare troppo sfacciata.

-Ci verresti a cena con me?-

La sua domanda è titubante ma la mia faccia è di un colore indecente in questo momento.

- Io...-

-Continuo ad essere inopportuno, scusa. Non dovrei metterti in questa situazione.-

-David io ho una situazione sentimentale un po' complessa..- confesso mordendomi il labbro.

-Non preoccuparti. Non te lo chiederò più. Ci vediamo alle cena di Chloe di stasera. Verrai vero, Juliet?-

-Sì.-


- Così mi fai preoccupare piccoletta.-

-Alex davvero, non è niente. È solo che.. non mi sento tanto bene..-

-Non ti senti bene?-

Lo sento dalla sua voce che è nervoso e impaziente, ma al tempo stesso preoccupato.

Non andrò alla cena con i colleghi questa sera, ma di sicuro non riesco ad andare da Alex. Mi sento in colpa, non riuscirei a raccontargli di David si arrabbierebbe troppo. Di sicuro non vorrebbe che continuassi a lavorare lì.

Eppure io non ho fatto niente per attirare le sue attenzioni, sono solo stata estremamente gentile con lui, ma come lo sono stata con gli altri. Che abbia frainteso?

-Perché non torni tu?- gli chiedo giocherellando nervosamente con il cavo degli auricolari.

-È il giorno della commemorazione di mia madre domani. E non voglio vedere mio padre. Lo sai.- dice con un tono che sa di rimprovero.

Ah già, che sbadata.

-Okay senti...vengo io Alex.-

- Ma non hai detto che stavi male? Quando vieni?-

-Prendo il treno tra un'oretta, verso le otto sarò lì.-

-Mhm. Brava bambina.-

-C'è una festa?- domando poi punzecchiandolo.

-Ma quale festa.. io ho chiuso con le feste del college.-

-Dai, se c'è andiamoci!! Voglio che ti svaghi un po', ne hai bisogno.-

-Tu vieni qui, subito. Poi decido io cosa faremo.-

Ridacchio sotto ai baffi.

-Okay papino ci vediamo tra due ore.-

-Vedi di non arrivare mezza nuda, portati più di un cambio.-

-Ma volevo mettermi il vestito nuovo che ho comprato...-

-Domani voglio farti fare un giro per la facoltà, portati qualcosa di elegante per cortesia.-

Sempre il solito bacchettone.

- Ci vediamo dopo Alex.-

- A dopo piccoletta.-

Sono un po' agitata.
"Andrà tutto bene" mi ripeto nella testa.
Cosa potrebbe andare storto?

🦋💕🦋💕🦋

🦋 Ragazze ho poco tempo da dedicare alla scrittura e aggiornare una volta a settimana sta diventando difficile! Perciò mi scuso se è stato un capitolo scritto in maniera un po' più frettolosa, spero vi sia piaciuto comunque 💕

🦋 Ok il prossimo capitolo sarà 🔥🤣

🦋Si accettano scommesse, cosa succederà?

🦋Se riesco aggiorno love me love me domani, ma non ne sono sicura... probabilmente slitterà a martedì 💕

🦋a presto e stellinatemi 💕

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