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XLIV

🔴🔴🔴

Alexander POV

Non appena arrivo con la macchina nel vialetto di casa, la prima cosa che noto è l'auto di mio padre parcheggiata. È già tornato.

Sono ancora fuori quando la scorgo attraverso la finestra. La sua t-shirt bianca s'incastra perfettamente nei jeans.
Riconoscerei quel colore di capelli anche tra un milione di persone.
Se da un lato avevo il terrore della nascita di quel fagotto che tiene Catherine tra le braccia, ora gliene sono grato.
Juliet è tornata prima del previsto, grazie a lui.
Ed è tornata più bella e più forte di prima. Lo vedo da come muove le mani, da come guarda mio padre dritto negli occhi quando gli parla. Solo al pensiero della sua voce, mi si accelera il battito cardiaco.
Non troppo, giusto un po'.
Quanto basta a farmi capire che lei è ancora la cosa più importante.

-Devo solo farmi una doccia, poi ci sono per cena.- la sento dire quando poso le chiavi della macchina all'ingresso.
Il tintinnio metallico la fa voltare di scatto.
Non faccio in tempo a lasciare lo zaino, che Juliet mi corre in contro.
Avverto i pianti del bambino In lontananza mentre lei mi balza in braccio.

-Alexander...-

Siamo tanto vicini da sfiorarci la punta del naso, lei chiude gli occhi a quel contatto così dolce.

-Piccoletta.-

Sento il suo respiro nel mio, la guardo schiudere la bocca.
Ho bisogno del suo sapore.
Adesso.
In questo momento.
Il profumo dei suoi capelli mi inebria i sensi, un misto di lavanda e cocco, forse miele.

- Sei tornata davvero.-

Chiudo gli occhi per incontrare le sue labbra morbide.

-Alexander? Già qui?-

Mio padre.

Juliet scende immediatamente a terra, poi si schiarisce la voce
-Vado a docciarmi.-

I miei occhi seguono i momenti ondeggianti dalla sua coda di cavallo, per poi cadere rovinosamente sui jeans che le stringono il sedere tondo.

-Alexander?-

-Eh...?-

-Datti un contegno per favore.- ordina con tono minaccioso.

Cristo se la vedo dura.

Annuisco davanti al rimprovero di mio padre ma so già che affrontare questa cena di famiglia sarà un'impresa, voglio solo stare con lei in questo momento. Ed egoista come sono, vorrei che lei avesse occhi solo per me.


Così siamo a cena e sua madre la rapisce per tutta la sera con chiacchiere stupide, superflue, inutili.
Non le chiede mai "come stai?"
"sei felice?", "ti senti diversa?"
Le fa domande così assurde.
Ma a chi importa di come erano addobbate le vetrine nel centro?Parlano di borse e altre cazzate che sinceramente non vedo cosa abbiano a che fare con la felicità di Juliet.
Il piccolo sta dormendo per addirittura due ore di fila.
Il tempo di cenare e parlare di d'inutilità, Catherine ci sguazza in questo mare di nulla.

Stringo il bicchiere tra le dita, lo faccio ruotare nervosamente con il pollice, come se servisse a calmarmi.
Sto solo morendo di invidia. Non vedo letteralmente l'ora di averla tutta per me. Con la testa china sul piatto sollevo gli occhi per guardarla: indossa una camicetta scollata ed una gonna aderente. Non credo di aver visto mai nulla di così bello in vita mia.

Ma chiaramente non sto ragionando.
Mi lecco continuamene il labbro inferiore, la mia gola è arida.
Ho un casino in testa.
L'avrei baciata prima.
Non ci avrei pensato due volte.

- Sì la cosa peggiore era tornare tardi la sera dopo il lavoro. Ero sempre così stanca.-

Si massaggia il collo con una mano, poi si morde il lato del labbro, infine mi guarda.
Voglio farle male, tanto male.

E poi voglio farla sentire bene come non lo è mai stata.
Infine voglio abbracciarla e baciarla per tutta la notte.

- Alex?-

Catherine mi stava chiedendo di passarle l'acqua ma io ero troppo preso dai miei pensieri.
Juliet mi sorride, poi abbassa gli occhi arricciando le labbra tinte da un velo di rossetto.
Non lo aveva prima, l'ha messo per me? Dio se mi piace com'è vestita, è più elegante del solito.
E quella gonna da sollevare sarà un'impresa ardua, perché è troppo stretta.
Il pensiero che forse non abbia le mutande mi fa accelerare le pulsazioni. Non posso farmi venire un'erezione a tavola.
Devo concentrarmi.

- Bla bla bla, Alexander è tra i primi dieci.-

Cristo, stanno parlando di me.

- Sì l'esame è andato benissimo.- bofonchio sorseggiando un po' d'acqua fredda.

Catherine ovviamente non fa che spendere belle parole per me, mentre io penso solo a farmi sua figlia fino allo sfinimento.

-Sì certo.- annuisco con fare di circostanza.

Non li sto neanche ascoltando, ma i miei sensi si riaccendono quando Catherine si alza dal tavolo.

-Vado a riposare che stanotte non ho chiuso occhio. John mi prepareresti un the caldo con un po' di latte?-

Ma la cosa più assurda è vedere mio padre tornare dalla camera da letto con un bambino così piccolo in braccio. Mi fa sorridere.

Lo guardo lasciare un bacio sulla fronte a Catherine, poi passa il fagotto nelle mani di Juliet che lo prende in braccio tutta emozionata.
I suoi occhi brillano.
E io ho un sussulto.
Non so se faccio parte di questo quadretto familiare.
Anzi, probabilmente lo so già molto bene che tutto questo non mi appartiene.

-Vado a fare due passi fuori.- annuncio guardandola dritta negli occhi.

- Io... metto a dormire il piccolo..- sussurra con un filo di voce.

È tutto così intimo che mi sembra di vivere un'altra vita.
Mi perdo nei suoi occhioni grandi per qualche istante.

-Buonanotte Juliet.- dico educatamente.

-Buonanotte Alexander.-

Lei mi guarda ancora una volta e io ho un fremito.

Esco nel giardino sul retro, fuori è tutto buio, l'aria estiva e umida mi fa appicciare i capelli alla fronte.
Avverto un vociferare da dentro.
Mi sporgo appena per vedere dalla finestra Juliet e mio padre che parlano.
La sento indugiare un po' in cucina, poi gli lascia il piccolo e quando lui torna al piano di sopra con il bambino, lei finalmente esce di casa.
Sto ad aspettarla con le spalle appoggiate al muro.
È così che mi fa sentire guardarla.
E quando mi vede sorride.
Una boccata d'aria fresca.
Nell'atmosfera calda si mescola il suo profumo a quello dell'estate.

-Allora? Com'è andata?-

-Bene, davvero.- sussurra con poco fiato.

Hai conosciuto qualcuno?
Che cos'hai fatto?

-Puoi dirmi di più o...-

Manca il respiro anche a me in questo momento.

-Ho lavorato tanto e..-

-Non uscivi la sera?-

Scoppia a ridere fragorosamente, poi mette fine a questa farsa.
Corre ad abbracciarmi.

-Ti ho pensato giorno e notte Alex.- sussurra sul mio viso.

È un suono così dolce la sua voce in questo momento.

Mi calmo all'istante.
La stringo dalle spalle, scrutandole il viso con attenzione.

-Sei sincera?-

-Sì, non mi sfiorerebbe neanche il pensiero.-

Bene.

-Ma di cosa?- fingo di non aver capito.

-Di guardare qualcun'altro che non sia tu.-

Mi perdo a rivolgerle una smorfia corrucciata.

-E perché?-

La sto chiaramente infastidendo.

-Lo sai perché, dai...- mormora abbandonandosi con la testa contro il mio petto.
La stringo più forte, poi chiudo gli occhi.
-Perché sei solamente mia.-

Juliet solleva lo sguardo immergendolo nei miei occhi ardenti, mentre io resto immobile.

Poi finalmente mi bacia.
Si aggrappa alle mie spalle, sollevandosi in punta di piedi per raggiungere le mie labbra che accolgono la sua timida richiesta. La tengo stretta a me, mentre ci perdiamo in un bacio leggero, fatto solo di labbra calde e bramose, come se non volessi farle assaporare troppo il mio amore, unito a quel desiderio che mi sta esplodendo dentro. Sento i nostri i nostri respiri ansanti mescolarsi, intanto la sua lingua non aspetta altro che la mia.

Ma tanto, sappiamo tutti e due come andrà a finire questa notte.

Juliet POV

- Sei stata bene?- chiede Alexander mentre le nostre labbra si allontanano a fatica.

È tutto buio e silenzioso intorno a noi, ma potrebbe esserci anche una festa di luci e colori, io non me ne accorgerei.
Lui è così bello che mi toglie il fiato.

- Sono stata meglio di quanto credessi. Pensavo di non potercela fare, di passare le serate a piangere...-

- Perché?-

- Boh...un po' per la solitudine, un po' per il fatto che mi sono ritrovata a fare tutto da sola. Eppure ci sono riuscita e mi è servito perché ho capito che voglio la mia indipendenza. Che ne ho bisogno per sentirmi più forte.-

Alexander sembra non capire.

-Ti sentivi debole qui?-

- No, è che ci ho riflettuto... non ho mai dovuto lottare per ottenere qualcosa nella vita. Prendi ad esempio il lavoro che mi ha trovato tuo padre. Non ho neanche finito la scuola eppure ho già avuto una raccomandazione.. non me lo sono guadagnato, come fai tu con l'università, capisci?-

Lui annuisce distendendo appena la fronte corrucciata.

-E non ti ha pesato il fatto che.. sì insomma, che dovessi fare tutto da sola?-

-Sì, però forse sono proprio le responsabilità che ho sempre evitato di assumermi, l'unica via per crescere. Voglio darmi da fare con il lavoro e voglio finire la a scuola.-

Alexander sorride, so quanto ci tiene al fatto che io finisca gli studi.

- Mi fa molto piacere sentirtelo dire.-

-Allora Alex?-

Sta in silenzio, mi guarda.

Prendo a camminare avanti e indietro davanti al lui.

-Allora, dai! A che pensi!- esclamo ridendo.

Sono così felice di vederlo.

-A cosa penso?-

Alexander finalmente si schioda dalla sua posizione impassibile e mi afferra dal braccio, per spingermi contro il muro con un bacio che mi toglie il respiro. Sento il cuore battere all'impazzata nel petto, quando le nostre lingue cominciano ad intrecciarsi languidamente senza più smettere.

-A questo, Juliet. A cosa dovrei pensare se non a questo..- lo sento ansimare contro la mia bocca.

E poi arriva quel momento in cui i suoi occhi bui e tormentati mi prendono l'anima e io non so più che cosa accadrà, mi guarda così intensamente che mi sento di essere già nuda.
Non so cosa stiamo aspettando, forse anche lui si pregusta il momento. Normalmente l'avrei già provocato.

Così mi appoggio contro il muro, il mio corpo sembra non reggere la tensione del suo sguardo così crudele e seducente in questo istante.

-I tuoi occhi. Voglio i tuoi bellissimi occhi su di me.- ordina ad un certo punto facendomi divampare un incendio nel petto.

-Cosa.. che vuoi fare?- chiedo con un filo di voce.

Spero di non aver rovinato l'atmosfera, ma la maniera carica di desiderio in cui mi guarda, mi fa capire una cosa sola.

Le nostre labbra non ne vogliono sapere di scollarsi, provo un brivido quando le sue mani prendono a modellare il mio corpo con delicatezza. La sua lingua calda istiga la mia, inducendola ad un ritmo più veloce, più bagnato.

-Alexander..-

Con una mano mi tiene salda contro la parete, mentre con l'altra traccia la traiettoria della mia coscia nuda, regalandomi un una carezza dolce e avida allo stesso tempo.

-Sta tranquilla, non c'è nessuno. È tutto buio.-

Lo sento dire prima di posare entrambe le mani sui miei fianchi, il mio labbro inferiore brucia quando la sua lingua lo assapora in quel modo così divino. Con i pollici mi solleva il tessuto aderente della gonna, infine si china davanti a me.

È un ginocchio.
Mi manca un battito.
Alexander è in ginocchio davanti a me.

Sento le gambe tremare, ma comincio a tremare sul serio quando la sua bocca prende a baciarmi l'interno della coscia, mentre con la mano continua a far scorrere la gonna verso l'alto.

- Cristo quanto mi sei mancata.-

La sua lingua lecca senza vergogna ogni mio lembo di pelle, salendo pericolosamente tra le mie gambe.
Sento la ruvidezza dei suoi denti che sfregano sul mio corpo sensibile, poi la bramosia della sua bocca esperta.
E io mi sto sciogliendo contro il muro.

-Il tuo sapore Juliet.-

L'avverto indistintamente, la sua lingua bollente che assesta una passata lenta e dura contro il tessuto delle mie mutandine.

-Dio.-

E poi lo rifà provocandomi un gemito sonoro.
Il tessuto di cotone si bagna così tanto da diventare un lembo di stoffa inutile tra le mie pieghe pulsanti. Ma a lui non sembra dare fastidio, succhia con forza la mia parte più sensibile, applicando un po' di pressione con la lingua sul cotone che sfrega sempre più forte contro di me.
Non sto cosa stia facendo, ma è sublime.

Mi mordo il labbro quando la sua bocca addenta in maniera rude il lembo di coscia più vicina al bordo delle mutande.
E quando me le abbassa completamente, inizio a guardarmi in giro.

-E se...se arriva qualcuno?-

Alexander affonda le mani nelle mie gambe, tenendomele salde e aperte, mentre con la lingua si insinua tra le mie pieghe, fino a leccare e succhiare il mio clitoride con avidità.

"Okay, non c'è nessuno in giro" mi dico con il tentativo di tranquillizzarmi.
"È tutto buio, l'ha detto anche lui. Sta tranquilla."

Sento indistintamente il risucchio delle sue labbra instancabili.
Vorrei chiudere le gambe per l'eccessivo piacere che mi provoca, ma lui mi blocca.

-Ferma.-

-O Dio, Alex...se continui...-

-Guardami negli occhi.-

Così lo guardo.
È veloce, ma arriva sconvolgente l'orgasmo.
Con le mani spingo la sua testa più a fondo, contro di me, finché le mie gambe non cominciano a tremare sul serio.

Non ho mai desiderato niente come Alexander in questo momento.
Quando torna a baciarmi riconosco il mio sapore che si mescola con le sue labbra perfette.

-Ti voglio in camera mia, Juliet.-

-Vuoi parlare?- gli chiedo sperando che mi dica di no.

Lui mi afferra di prepotenza dai polsi, facendomi voltare con la faccia contro il muro.

-Ho una voglia di fare l'amore con te che non immagini, Juliet.-

Sento il suo corpo modellarsi duro contro il mio.

-Beh, me ne stai dando un'idea però...- sottolineo quando mi porto una mano dietro alla schiena per plasmare il profilo della sua eccitazione sconfinata racchiusa nei pantaloni.

-Attenta Juliet. Ho anche tanta voglia di farti male.-

Chiudo gli occhi mentre Alexander mi risistema la gonna sui fianchi.
Mi sento ubriaca delle sue parole.
Così fa cenno di stare in silenzio, poi saliamo le scale lentamente.

Entrare in camera sua è come fare un viaggio nel passato, mi era mancato il suo profumo.
Alexander si dirige verso il suo armadio, lanciandomi un'occhiata secca.

-Sul letto. Ora.-

Eseguo il suo ordine, sedendomi sul materasso. Mi sento confusa, non ricordo neanche più come sono vestita.
Ho ancora le mutande?

Non appena Alexander è di nuovo davanti a me, allungo le braccia per sfiorare la sua camicia, ma lui afferra entrambi i miei polsi per bloccarmeli dietro la schiena.

-Che ne dici se cominciamo con le buone maniere, mhm?-

-Non ti legherò i polsi ma tu devi restare così, intesi?-

Annuisco, mentre mi accorgo che sta manovrando una benda nera tra le dita.

Mi lascio avvolgere gli occhi, il tessuto morbido come seta mi accarezza il viso, ma so già che l'inferno racchiuso nella sua mente mi sta aspettando. Perché non appena mi lascia entrarvi dentro, vengo risucchiata prepotentemente in un vortice di dolore e piacere così intenso da togliermi il respiro.

Non mi ha legata, ma resto con le mani dietro alla schiena perché so che è quello che vuole. Con una spinta delicata mi fa sdraiare sul letto, poi torna a fare ciò che gli chiede il mio corpo.
La sua testa è di nuovo tra le mie gambe, sto impazzendo.
Non vedo nulla, sento solo. E sento quanto la sua lingua esperta ami farsi strada dentro di me.

Come ho fatto finora senza di lui?

Stringo le cosce per invitarlo a continuare.
Mi sta mangiando. L'anima.

-Aspetta, con calma.- lo sento dire mentre si allontana da me.

Con calma? Ho aspettato un mese!!

E ora cosa fa?
Percepisco il calore delle sue mani sul collo, poi queste scendono fino alla mia scollatura.
Mi sbottona la camicetta lentamente, io provo ad abbassarmi la cerniera della gonna ma lui mi ferma.

-Mani dietro alla schiena.-

Lo dice con voce autoritaria, ma poi il suo tono di fa più soffice, quando sussurra dolcemente sul mio viso.
-Lascia fare a me. Ti prego.-

Un brivido intenso mi scorre nel corpo, parte dalla mia guancia a contatto con le sue labbra, fino a culminare nel mio basso ventre.
Mi fa sentire dannatamente speciale.
Sono morbidi e indolenti i baci che mi posa distrattamente sul collo, mentre la sua mano mi stringe con forza prima una coppa del reggiseno poi l'altra. Muovo il bacino in modo istintivo per cercare il suo calore, quando infila una gamba tra le mie cosce.
L'essere bendata amplifica ogni mia sensazione, trovo il coraggio di seguire l'istinto e strusciarmi contro di lui senza pudore.

-Male. Molto male, Juliet. Mi stai bagnando i pantaloni.-

Ma io non mi fermo, lascio che sia il mio corpo ad agire, finché la sua mano mi prende stretta per la gola. Mi blocco all'istante.

-Tu non vuoi essere scopata. Tu vuoi essere punita.-

Resto a bocca aperta per qualche istante, proprio mentre mi lui toglie la benda per permettermi di tornare a vedere.

Ha ancora la camicia addosso quando si posiziona sopra di me.
Sento la sua punta calda sfregare volontariamente contro la mia apertura bagnata, pulsa di eccitazione mentre mi scivola dentro con un gemito.

-Oh cazzo.-

E poi esce da me di scatto lasciandomi nella confusione più totale.

- Ma dove vai..- chiedo con voce insoddisfatta.

-A prendere questo.-

Alexander mi indica la bustina del preservativo che tiene tra le dita.
Si avvicina al mio viso accaldato sfiorandomi una guancia con dolcezza.

-Ho bisogno di fare l'amore con te, Juliet. Adesso.-

Poi appare per un attimo stranito, quando gli faccio cenno di no con la testa.

-Non ce n'è più bisogno. Ho cominciato a prendere la pillola.-

Resta a fissarmi in silenzio.

-Non me l'avevi detto.- asserisce accigliato.

-Te lo sto dicendo ora. Qual è il problema?-

- Nessuno. È solo che ti cambierà l'assetto ormonale, potresti soffrire di cambiamenti d'umore e...-

Lo afferro dal braccio invitandolo a tornare su di me, poi finisco a zittirlo con un bacio.

-Ti amo Alex.- bisbiglio mentre torniamo a baciarci con foga.

Non riesco a nascondere tutti i piccoli tremiti che ha il mio corpo ogni volta che mi sfiora la pelle. Prima il collo, poi le braccia, fino ad arrivare alle mie gambe che si aprono per invitarlo a riempirmi con una spinta decisa. Resisto dal chiudere gli occhi quando lo sento emettere un leggero gemito.

- Sei così perfetta, Cristo.-

Mi incatena con uno sguardo intenso, mentre le sue spinte lente e profonde mi permettono di abituarmi alla sua grandezza.

-Alexander..-

Le nostre labbra si cercano disperatamente, ci baciamo senza più riuscire a smettere.
E più la mia lingua cerca la sua con delicatezza, più lui si fa rude nello spingersi dentro di me.

- Juliet..-

Sembra non riuscire a dire nient'altro. Fruga nei miei capelli con la mano facendomi arcuare il collo quanto basta per lasciargli l'accesso alla mia pelle sensibile. Il suo corpo tradisce un'eccitazione quasi primordiale, che di solito nasconde. Alexander riesce sempre a controllarsi alla perfezione, ma non questa volta.
E io lo adoro.
Il pensiero di fargli quell'effetto mi porta ad ansimare il suo nome, vengo scossa da brividi indomabili che mi obbligano a chiudere gli occhi, fino a lasciarmi andare completamente.

Alexander afferra il mio labbro tra i denti con forza, mentre lo sento svuotarsi completamente dentro di me.

-Non fermarti ti prego.-

Allaccio le gambe intorno alla sua schiena e poco dopo vengo attraversata da un'altra scarica di benessere.
Questa volta è così intensa che vorrei urlare dal piacere, ma non posso.

Alexander rotola di fianco a me senza dire una parola. Fissa il soffitto.

-Alex?-

- Ti amo Juliet.-

-Mi sei mancato così tanto..- sussurro lanciandogli un braccio intorno al petto, per abbracciarlo.

-Sei stanca?-

-Sì, tu?-

-Sì. Più o meno.- mormora prima di spogliarmi del lenzuolo per tornare a baciarmi la pancia.

-Sei stanco, ma lì mai eh.- lo provoco accarezzando con gli occhi la sua erezione ancora tesa e turgida.

-Eh, fa la spiritosa.-

Si alza controvoglia per infilarsi un nuovo paio di boxer, poi si sbottona la camicia e mi guarda.

Mi accoccolo nel suo letto, inspirando forte il suo profumo sparso sui cuscini. Mi ha fatto passare l'inferno più volte lì dentro, eppure mi ci sento sempre a casa.

- Ho fame.- biascico sottovoce.

Con ancora il petto ansante lo guardo mettersi i pantaloni della tuta ed una maglietta pulita.

- Dove vai Alex?-

- A prepararti qualcosa da mangiare.- dice in attesa che io gli suggerisca qualcosa.

- Vorrei delle uova. All'occhio di bue. E del pane tostato.-

Sorride, i suoi occhi diventano così piccoli. -Okay piccoletta.-

-Io voglio restare qui ancora un po'...- sospiro.

-Va bene, ma poi vestiti e scendi.-

Mi lascia un bacio sulla fronte per poi uscire dalla porta.

Mi sento divinamente. Mi sento così bene che ne sono certa. Ne sono fermamente convinta. Mai nulla ci dividerà.





- Ti avevo detto di vestirti.-

La voce di Alexander è profonda ma decisa, quando mi vede arrivare in cucina con addosso solo la sua camicia.

-Sono vestita.-

Sta in piedi davanti ai fornelli, mentre gli circondo il corpo con le braccia. Poso la guancia sulla sua schiena e mi sento subito meglio.

-Non hai capito. Sono diventati vampiri quei due. Il bambino non li fa dormire la notte. Sono sempre in giro e se ci vedono...-

Alexander si irrigidisce di colpo quando non gli do ascolto ma faccio scivolare entrambe le mani sotto alla sua maglietta, per sentire il suo torace caldo a contatto con le mie dita.

- Juliet.-

E poi scendo fino ai suoi pantaloni.

- Non ti è ancora passato?- lo provoco.

-E di sicuro non mi passa se continui così..-

E con un gesto rapido si volta ed afferra la mia mano che aveva cominciato a strofinare su e giù su addosso a lui. Chiudo gli occhi, assaporandomi il momento in cui affonda una mano tra i miei capelli sciolti per darmi un bacio intenso.
Non faccio in tempo ad abituarmi al ritmo della sua lingua esperta che mi spinge contro il tavolo facendomi piegare in avanti. Mi solleva la camicia e mi tira una sculacciata così forte che ne avverto il rimbombo per tutta la cucina.

- Alex..-

-Ferma. Sta ferma.- lo sento mormorare asciugandosi la bocca ancora umida del nostro bacio.

E poi un'altra. Stavolta tutto il mio corpo comincia a tremare.

- Pia.. piano.-

E poi un'altra, nell'esatto punto in cui brucia di più.

-Male, vero?-

-Sì.-

Mi aiuta a trascinarmi su dal tavolo, in un attimo torna ad invadermi la bocca con la sua lingua impaziente, mentre le sue mani mi tengono salda e nello stesso tempo mi stringono dal sedere con forza.
Gemo sofferente nella sua bocca, quando affonda le dita con durezza nella mia pelle appena arrossata.
Sento la sua erezione crescermi contro la pancia, ma inaspettatamente Alexander si ferma lasciandomi spettinata e impaziente.

Lo vedo tornare alle uova ancora sul fuoco.

-A cena hai mangiato poco, Juliet?-

- Cosa?-

Mi risistemo la camicia quasi imbarazzata.

- Hai fame hai detto, no? È mezzanotte..-

- No beh sarà il viaggio, magari il fuso orario... non lo so, ma sono affamata.-

Lui mi scruta con la fronte corrucciata.

-Ti preparavi da mangiare, vero? Non è che mangiavi solamente schifezze confezionate?-

- Siii Alex...-

Scoppio a ridere per la sua eccessiva premura, lui mi indica la padella.

- Così vanno bene?-

- Sì...- cinguetto sedendomi sul bancone.

Il tostapane fa saltare su due fette di pane che Alexander posiziona su un piatto insieme alle uova.

-Ecco piccoletta. Tutto per te.-

Certo che passerei tutta la sera a guardarlo parlare, anche quando racconta cose estremamente noiose, come quelle che riguardano l'università. Non lo sono mai, se dette da Alexander. Mi racconta dei suoi suoi esami, del suo compagno di stanza e ogni tre per due mi dice di smetterla di ridacchiare.
Poi comincio a palargli di come sono stata a New York, di ciò che mi è piaciuto di più e ciò che ho detestato.

- Ma che fai?- salto su quando Alexander mi porta la forchetta alla bocca.

Ho cominciato a parlare a raffica e mi sono dimenticata di mangiare.

- Niente, tu apri la bocca.-

Mi imbarazza farmi imboccare come una bambina piccola, ma lui sembra serio nonché intenzionato a farlo, perciò lo accontento.

-Le lezioni serali saranno solo fino al venerdì. Quindi avrò il fine settimana libero.- spiego con la bocca piena, sotto al suo sguardo attento.

- Anche io. Tutto il resto della settimana sarò al campus.-

Devo ammetterlo, questo cambiamento un po' mi spaventa, ma ora non voglio sprecare neanche un attimo con Alexander.

-Andiamo in camera?- domando con il broncio.

-Finisci di mangiare.-

- Non ne voglio più.- piagnucolo allungando le braccia verso di lui.

Alexander mi prende in braccio, facendomi scendere giù dal bancone della cucina.
Gli allaccio le braccia al collo e le gambe intorno alla vita, mentre sento i suoi pantaloni rigonfiarsi contro il mio sedere.

- Niente, non c'è verso..- sogghigno nel sentirlo ancora così duro e pronto, ma lui non sembra gradire la mia presa in giro.
Mi afferra il viso con l'interezza della mano, costringendomi sollevare lo sguardo.

- Non istigarmi, Juliet.-

- Non mi hai fatto male, prima.-

È solo una stupida provocazione, ma lui scuote il capo e nasconde un sorriso sincero al lato della bocca, quando addenta il labbro inferiore.

- Ti ho dato due carezze. Se volessi farti male, stanne certa che lo sentiresti.-

-E cosa aspetti..- sospiro deliziandomi della morbidezza delle sue labbra contro le mie.

-Finiscila o ti faccio inginocchiare.-

Le mie spalle vengono smosse da un brivido.

- Qui?-

-Esattamente.-

- Tutto quello che mi chiedi, Alexander.-

I suoi occhi cupi si induriscono.

- Cristo.- lo sento imprecare con un'espressione sofferente.
- Juliet, sono al limite. Andiamo di sopra.-

Gli mordicchio il lobo dell'orecchio.

-Allora portami su in braccio.-

-Sai che c'è? Ti sto viziando.- sputa secco, facendomi scoppiare a ridere.

Smetto di ridacchiare solo quando ci rimettiamo a letto abbracciati.
Mi godo il silenzio e la sensazione di calore sprigionata dai miei occhi nei suoi per qualche istante, finché il nostro abbraccio non comincia a mescolarsi a baci sempre più urgenti.
Alexander lascia un gemito tra i miei capelli quando con la mano arrivo alla sua eccitazione tesa dentro ai boxer.

- Alex...-

- Shh. Apri le gambe.-

Emetto un lamento sommesso quando lui prende la mia mano. Me la porta tra le cosce per farmi sentire la mia umidità scivolosa.

-No. Fallo tu.- sussurro senza respiro.

È divina la sensazione del suo pollice che sfrega duro su di me, compiendo i movimenti più giusti per farmi andare in paradiso.

-Da sola adesso.-

-Ma Alex...-

-Avanti. Voglio guardarti, sei così bella quando ti lasci andare completamente.-

Sì, facile a dirsi.
Riluttante, inizio a sfregare tra le mie pieghe.
Mi sento ancora bagnata di lui.
È così strano, eppure eccitante.
Probabilmente ai suoi occhi appaio insicura, forse per questo torna a mostrarmi il movimento da compiere, esplorandomi con l'indice ed il medio.

- Così, Juliet.-

Intreccia le sue dita salde nelle mie, per poi spingermele tutte dentro con facilità.
Aumenta il ritmo che si fa sempre più rapido, mentre sento nel palmo della mano la sua erezione tendersi all'inverosimile.

-Alex...-

E le mie dita si fanno sempre più scivolose, mi sto imbarazzando per la sensazione così piacevole.

-Alex sto per...-

Lui mi scaraventa contro il materasso, schiacciandomi con il peso del suo corpo sul mio.
Poi afferra l'eccitazione ancora dritta e bollente e la spinge con violenza dentro di me senza pensarci due volte.
Finisce a mordermi il collo, poi la spalla. Il dolore è così intenso e forte, che piagnucolo sofferente.

-Juliet.-

-O mio dio.-

Sono incapace di dire altro, non riesco più a resistere. Esplodo insieme a lui, resto ormai senza fiato quando sento il suo liquido caldo sbattere furiosamente tra le mie pareti, mandandomi un'altra volta in paradiso.

Sono completamente anestetizzata dalla testa ai piedi. Le gambe, le braccia.. non sento più nulla per qualche secondo.

-Vado in bagno un attimo.-

Mi allontano dal letto con una camminata affaticata.

-Juliet resta a dormire qui.- mormora lui con gli occhi socchiusi.

Così quando torno dal bagno mi ributto nel letto accoccolandomi tra le sue braccia.

-Sono distrutta.-

-Ora dormi piccoletta.-

E poi scivolo finalmente nei sogni, di fianco al ragazzo di cui sono follemente innamorata.

🦋

La mattina seguente mi sveglio confusa e accaldata. Sono crollata rapidamente ieri sera, ma alla fine ho dormito malissimo durante la notte: continuavo a sentire urla di bambini e ho fatto sogni strani.

"O forse erano urla vere." mi dico quando riapro gli occhi e i pianti dal corridoio continuano.
Alexander sta ancora dormendo come un bambino.

Sfioro il suo viso. La pelle è perfetta, è liscia, ma io non mi accontento e scendo con le dita lungo il suo petto nudo. Non so cos'ho fatto per meritarmi tanto.

-Che stai facendo?-

-Buongiorno amore.- sussurro nel suo orecchio.

Lo sento sorridere con gli occhi ancora chiusi.

- Mi spii mentre dormo?- chiede poi.

-Ti guardo. Non posso?-

- Mhm.-

Le mie mani s'incastrano sul suo torace, fino ad approfondire l'esplorazione più in basso.

Non me lo aspettavo ma è già pronto.

-E così che fai la brava bambina?-

Annuisco leccandomi le labbra.

-Juliet...-

Traccio il suo addome con una scia di baci voluttuosi fino a sparire sotto al lenzuolo.
Con la lingua accarezzo la sua punta tesa che converge dritta verso la mia bocca, mentre con la mano Alexander mi spinge la testa a prenderlo sempre più a fondo.

-Tutto Juliet.-

Continuo a farlo ansimare in quel modo silenzioso e controllato, finché non avverto una scossa intensa sulla sua lunghezza. Le vene turgide mi vibrano contro la lingua, poi la mia bocca si riempie di lui in un attimo.

Alexander sembra non voglia smettere di accarezzarmi i capelli e la fronte, ma nel momento esatto in cui torno a respirare, una voce ci prende alla sprovvista.

-Ragazzi a colazione.-

Qualcuno bussa prima in camera mia, poi un quella di Alexander.

-Alex dici che....-

Non ho finito di ipotizzare il peggio che questo si avvera: John apre la porta.

Alexander mi copre istintivamente con il lenzuolo fino al collo.

Oh merda.

-Non ci posso credere!!!?-

-Papà..-

Mi porto una mano alla bocca come a nascondere ciò che ho appena fatto, poi mi rifugio dietro alla schiena nuda di Alexander.

E John sbatte la porta furiosamente.

-Siamo nella merda?- domando impaurita.

Lui mi guarda distendendo le sopracciglia in un'espressione preoccupata.

-A stima direi proprio di sì.-



Alexander POV

Arrivo in cucina verso le undici con l'intento di evitare mio padre, ma mi stupisco di trovarci persone che non conosco.
Sono sceso in tuta, con i capelli ancora spettinati e la faccia assonata.

-Ma cosa sta succedendo? Chi è questa gente..-

Fermo Catherine, che vestita di tutto punto si destreggia tra persone eleganti e vassoi di cibo.

-Abbiamo organizzato un ricevimento per la nascita di Tristan. Tieni un attimo.-

-Oh.. Ah.- 

E senza che io possa rifiutare, mi affibbia il bambino tra le braccia che diventano rigide all'improvviso. Come devo tenerlo?
Oddio e se piange?

Devo darlo subito a qualcuno.

Scorgo Vera tra le persone nel salotto.

-Ahm, puoi tenerlo un attimo?-

-Guardati. Come sei bello con un neonato in braccio! Inizia a fare pratica..- mi prende in giro lei quando si accorge che non sono affatto a mio agio.

- No senti... Io non posso più tenerlo, devo andare a cambiarmi e..-

E prendi questo dannatissimo bambino, cristo!

- Vieni qui piccolino.-

Lei fa tutta l'affettuosa, io mi allontano nauseato.
Quando mi volto per poco non mi prende un colpo.

-Alexander.-

Juliet si avvicina a me con un leggero vestitino a fiori. Bellissima.

-Mi ero dimenticato che c'era questo stupido ricevimento oggi.-

Mi avvicino cauto alle sue labbra.

-Anch'io.- sussurra lei accarezzandomi una guancia.

Alle nostre spalle un colpo di tosse.

-Juliet vieni. Tua madre ha bisogno di te. Alex va a cambiarti per cortesia, ora.-

Ci guardiamo, desiderandoci ancora per quell'ultima frazione di secondo, prima che mio padre me la porti via.


Così vado a farmi una doccia, ma invece che darmi una mossa, faccio tutto l'opposto. Non ho nessuna intenzione di passare la giornata tra vecchi rincoglioniti, preferisco stare in camera a studiare.

Alex ti prego non mi mollare qui da sola!!!

Mi arriva il messaggio di Juliet.
Mi faccio intenerire, così mi vesto e torno di sotto che è ormai primo pomeriggio.

Il giardino è colmo di gente, Catherine deve aver esagerato con gli inviti perché conosco pochissime persone. C'è una tavolata piena di pacchi regalo da scartare, bottiglie di spumante ormai finite accatastate in un angolo della cucina e risatine di donne di mezza età che si confondono con l'odore del fumo di sigaretta. L'aria pomeridiana è calda e afosa, ma diventa subito una brezza fresca quando incontro lo sguardo di Juliet dall'altra parte del giardino. Sta parlando con delle ragazzine che dovrebbero essere le sue cuginette. Così stiamo lontani, ma i nostri sguardi sono legati da un filo. E sono sempre io a tirarlo di più. Lo avvolgo verso di me, facendola avvicinare pericolosamente, tra un bicchiere di champagne e l'altro.

- Parliamo un po'?-  le chiedo sottovoce rubandola alle sue cugine adolescenti che non la piantano di fissarmi. Una non smette di parlottare e ridacchiare, neanche guardarla male la fa cedere.

-Come sei elegante, Alexander.- dice un'altra. Ha un notevole piercing al naso che mi disturba la vista.

-Okay.- rispondo sollevando le spalle.

-Devi dire "grazie".-  mi prende in giro Juliet.

-Grazie.- dico prima di salutarle gentilmente con un sorriso.

-Sì ma non devi anche sorridere, sennò quelle poverine svengono!!- continua a canzonarmi lei.

-Tu adesso vieni con me.-

Juliet mi segue, io intanto compio un giro intorno alla casa per trovare un angolino più appartato.

-C'è troppa gente, Alex.-

Lei si appoggia al muro, lo stesso muro dove ieri l'ho fatta ansimare senza pudore. Fa roteare il liquido trasparente dentro al calice di vetro, mentre cominciamo a chiacchierare.

-Quindi ora hai finito la settimana di orientamento?-

Annuisco.

-E com'è andata? Hai conosciuto qualcuno, a parte il tuo coinquilino?-

-Nessuno di rilevante.- ammetto scrollando le spalle con disinteresse.

-Che ne dici se prossima settimana andiamo da qualche parte solo io e te? Prima che io cominci lo stage?- chiede lei prima di sistemarmi il colletto della camicia.

-Juliet.. inizio il college, non posso andare proprio da nessuna parte.-

Da lontano sento lo sguardo duro di mio padre su di noi.

-Puoi venire a trovarmi se vuoi. Il letto è scomodo e il mio compagno di stanza è logorroico.-

Lei scoppia a ridere sulle mie labbra.

- Allettante... Non so se è l'ambiente giusto per me.-

Non hai capito. Se io ti voglio, tu ci vieni.

-Comunque tornerò sempre nel weekend. Lo sai.- le dico spostandole un filo di capelli castani che le ricadono sullo zigomo.

-Ma quindi questo Lunedì inizi?-

-Sì Juliet.-

-Di già? Pensavo potessimo stare un po' insieme!-

Te ne sei andata cazzo.

-Puoi stare adesso con me.- sussurro rimanendo immobile.

Distolgo immediatamente la mano. Non posso neanche sfiorarle il viso, mio padre ci tiene gli occhi puntati. Lei però non sembra farsi problemi, prova ad accarezzarmi capelli, ma io mi ritraggo.

- Già.. posso stare con te. Di nascosto vorrai dire.- la sento lamentarsi.

- Oh povero Alexander che situazione stai passando...-

Una vecchietta che non ho mai visto viene a parlarmi.

-Chi è?- chiedo a Juliet sottovoce.

-È la mia prozia, ha un po' di demenza senile... pensa che tua madre sia appena mancata.-

Ah.

Tento di non offendere la signora anziana che gentilmente mi sta facendo le condoglianze da venti minuti di fila e non appena riesco a sganciarmi, ritorno su Juliet e sul suo abito a fiori.
A dirla tutta non mi piace la fantasia, ma a lei sta bene qualsiasi cosa.

-Vedersi di nascosto non è la cosa migliore. Lo so.- le dico sorprendendola al tavolo degli alcolici.

-Ma tanto a te va più che bene, ti risparmia ogni mal di pancia.-

Le tolgo il drink dalle mani, poi poso anche il mio.

-Non litighiamo Juliet.-

-Siamo adulti Alexander, non siamo più due liceali che devono nascondersi dai genitori.-

Ha ragione, maledizione.

-Lo so..-

-Perché non puoi farlo, allora?-

I suoi occhi si macchiano di delusione e io mi sento tremare la terra sotto ai piedi.

-Juliet cosa mi stai chiedendo?-

-Di mettermi al primo posto. Ti chiedo sempre e solo questo. Nient'altro.-

Sbuffo.

-Vuoi che affronti mio padre per l'ennesima volta?-

-Ti sembra tanto assurdo?-

Non sta alzando la voce, ma è più decisa e determinata del solito e io....non gli faccio più lo stesso effetto. Lo vedo.

-Sta ancora attraversando un brutto periodo. Lo sai che ci sarà il processo...Come possiamo fargli questo, Juliet?-

-Ti chiedo solo una cosa. Metti noi due per una volta al primo posto.- soffia con livore, prima di voltarmi le spalle e tornare dentro casa.

Mi siedo sui gradini all'entrata del pianerottolo.
Sto cominciando a perderla?

È così che funziona? Un piccolo disaccordo, seppur stupido, che si fa sempre più grande fino a diventare insopportabile?

No. Non credo proprio.

Mi alzo in piedi e senza pensarci due volte la inseguo. Le sto letteralmente correndo dietro.
Non mi riconosco più.

-Juliet.- la richiamo, incurante della gente che ci circonda.

Mi ha sentito? Anche se fosse così, non si è voltata neanche per un attimo.

La raggiungo al piano di sopra e prima che possa entrare nella sua stanza, l'afferro dal polso.

-Juliet!-

Questa volta il mio tono è più autoritario e lei finalmente solleva la testa. Il suo sguardo incontra il mio.

Dura un secondo, poi le nostre labbra si scontrano duramente. Siamo stati lontani troppo a lungo, non sarà facile toglierle mani di dosso per stare solo a parlare.

-Alex credo che mia madre sia tornata in camera da letto... Ho sento Tristan piangere e..-

Apro la porta alle sue spalle trascinandola dentro, senza smettere di assaltarle le labbra.
Lo vedo con la coda dell'occhio, il suo letto è ancora immacolato.

-Alex..-

-Fermami se ne hai il coraggio.-

Frugo sotto al suo vestitino rapidamente, mentre con la forza del mio corpo la costringo contro il muro.

-Ti amo Juliet, se solo riuscissi a capire che ora non posso darti altro..-

Le sollevo una coscia, intanto lei prende a slacciarmi i pantaloni. Non avremmo dovuto bere, ma ora che importanza ha?
Affondo il viso tra i suoi capelli sciolti, mentre lei si lascia penetrare a fondo, senza distogliere gli occhi dei miei.
La sovrasto con un bacio e non smetto di spingere dentro di lei aumentando sempre di più l'intensità.
Avverto solo il rumore della mia cintura sbattere furiosamente contro il muro.
Graffio la sua pelle con i polpastrelli, trattenendo i gemiti il più possibile ma Juliet non riesce a resistere.

-Shhh. Non fare casino.-

Cerco la sua bocca con il palmo della mano per bloccare i suoi gemiti, mentre il suo corpo si fa sempre più ardente sotto alle mie mani.
La sento farsi stretta e pulsante finché non si accascia con il viso sulla mia spalla.

-Dio mio Alex..-

-Sei già..venuta?- ansimo confuso.

Mi slaccio da lei, mentre resta sconvolta contro il muro per qualche secondo.

-Vieni qui.- le ordino.

Mi siedo sul letto, faccio scivolare via i pantaloni e lei è già su di me.

-Juliet...voglio solo che tu.. sia felice di quello che abbiamo in questo momento.-

Continua a gemere con le gote arrossate e labbra socchiuse, non credo abbia sentito cosa le ho appena detto.
Così ruoto sopra di lei e attraversandole il corpo con entrambe le mani, le sfilo il vestito lasciandola completamente nuda. Resto a fissare i suoi piccoli capezzoli muoversi rapidi sotto di me, ad ogni spinta profonda.
Mi devo concentrare o la riempio del mio orgasmo.

Juliet mi accoglie il viso tra le mani, ci guardiamo intensamente e io sento di amarla all'infinito.
Tutte quelle discussioni mi sembrano così inutili se paragonate a ciò che sento quando la guardo negli occhi.

Lei continua ad ansimare e mordersi il labbro, io invece crollo con la testa tra i suoi capelli sparsi sul materasso, quando con le gambe mi invita a spingere più forte dentro lei.

-Cristo, Juliet.-

E poi il vuoto. Così fottutamente piacevole da volerlo rifare ancora. E ancora.

Cado a fianco a lei, sfinito.

-Scusa, sarò durato cinque minuti. Non avrei dovuto bere, poi sei stata via tanto..-

- Sei stato perfetto, come sempre.-

Mi lascia un bacio per poi afferrare i suoi vestiti dal pavimento.

-Resta qui con me.-

Glielo dico senza pensarci, anche perché questa è la sua camera.

-Prima non volevi neanche lasciarti toccare.- mi punzecchia.

-Non voglio imbarazzare mio padre davanti a tutti i parenti Juliet.- spiego rivestendomi.

La mia camicia è ormai un pezzo di stoffa stropicciato, devo sicuramente cambiarmi se voglio tornare di sotto.
Finiamo di rivestirci in silenzio, e non posso fare a meno di notare come lei mi mi stia guardando seria.

-Alex, per quale motivo dobbiamo continuare a nasconderci? Pensaci, ormai tuo padre lo sa.-

-Proprio perché ci sono i parenti e quando siamo in un contesto sociale come quello di oggi, dobbiamo essere fratelli..-

Provo a spiegarglielo in maniera calma, senza aggredirla di parole. Eppure la vedo pensierosa.

-È la loro vita sociale, non la nostra. Per me sta diventando un peso restare qui.- dice sedendosi sul letto a fianco a me.

Fissiamo entrambi la porta per qualche istante.

-È per questo che sei fuggita?-

-Anche. E poi perché tuo padre mi ha ripetuto più volte che tu devi studiare e concentrarti sulle cose importanti. Non su di me.-

Cazzate, come al solito.

-Non puoi dargli ascolto Juliet. Lui non sa che cos'è realmente importante per me.-

-Però è vero, pensaci...andrai al college. E io ho deciso che io cambierò casa. Non vedo il motivo per restare qui, se durante la settimana non ci sei tu.-

Mi stranisco, improvvisamente sento i muscoli della schiena farsi più rigidi.

-Cambierai casa?-

-Ti infastidisce la cosa Alex?-

Perché dovrebbe?

-No voglio dire.. non è una cattiva idea. Se vuoi la tua indipendenza, mi sembra una soluzione giusta.-

Ci stiamo dicendo sempre le solite cose: lei vuole che io affronti mio padre e le permetta di vivere questa relazione alla luce del giorno, io invece che fatico a capire questi suoi desideri.

Solo che stavolta invece che discutere in maniera animata, lo facciamo in punta di piedi. La lontananza è stata terribile, non posso permettermi di perderla ancora per una parola di troppo.
Preferisco fare dei piccoli passi avanti e andarle incontro.

-Non ci sto più qui con loro, non sento di avere i miei spazi.- continua scuotendo il capo.

- E io non ci vedo nulla di male in questo.-

Ma poi la sua domanda mi spiazza.

-E tu ipoteticamente dove sceglieresti di tornare nel weekend? Da me o qui da loro, Alex?-

Mi sta di nuovo chiedendo di metterla al primo posto, ma non capisce che lo è già.

-Scusa che vuoi dire? Dovrò scegliere?-

Stavolta mi guarda fisso negli occhi.

-Beh sì.-

-Perché scusa? Vuoi dire che non ti troverò qui quando tornerò il venerdì sera, Juliet?-

-Ma certo che mi troverai qui Alex.- taglia corto.

Si alza in piedi e mi lascia un bacio rapido sulle labbra.

- Va beh, io torno giù.-

-No, no. Aspetta un attimo.-

La fermo con lo sguardo.

Qualcosa non mi torna.
Perché ho come l'impressione che non stia condividendo con me delle scelte che vorrebbe compiere, ma mi stia parlando di qualcosa che lei ha già deciso? Senza neanche parlarmene prima?

-Ma se avrai un appartamento tutto tuo, non sarà un po' sospetto che invece che startene a casa tua, verrai qui per il weekend..proprio quando torno io?-

Vedo Juliet portare lo sguardo a terra e capisco immediatamente.
Lei ha già deciso.

-Non hai nessuna intenzione di tornare qui nel fine settimana, vero Juliet?-

-Alex..-

- Tu hai già deciso che prenderai una casa per te e se capiterà, ci vedremo.-

- No ma che dici, io voglio vederti. Voglio stare con te!- esclama corrucciando le sopracciglia.

- A patto che io faccia una scelta tra te e loro. Vuoi che io e mio padre smettiamo definitivamente di parlarci? Di avere un rapporto?-

Lei si strofina la fronte, è confusa. Forse sarebbe meglio fare questi discorsi da sobri.

- No, dico solo che questo è ciò che è meglio per me.- insiste poi.

-Certo, senza pensare a me però.-

- Alex...-

È inutile girarci intorno, sapevo che prima o poi gliel'avrei rinfacciato.
È più forte di me.

-Sei stata così bene senza di me? Intendo negli Stati Uniti.-

Questo devo saperlo, ma lei schiude la bocca senza fare uscire alcun suono.

-Sei stata così bene da sola da non...-

-No Alex. Non sto bene quando non ti ho vicino e proprio per questo mi sono resa conto di quanto sia faticoso ricostruirmi un identità senza di te.-

-Che vuoi dire? Che sono troppo presente? Che ti soffoco? Che..-

-No!! Dico che tu sei molto forte e io mi faccio sopraffare facilmente. E questo non è giusto!-

La guardo e più la guardo, più non la capisco.

-Non sono una bambina, non posso dipendere da te per sempre. Questo lo capisci??- strilla prima di mordersi il labbro.

No. Non lo capisco e tanto meno lo sopporto.

-Ho bisogno di crescere. Ma né tu, né mia madre sembrate capirlo!!-

Si ferma un attimo, come a valutare la mia espressione tutt'altro che felice al momento.

-Neanche John sembra capirlo.- conclude.

Sbuffo.

-Già. Ti ha "solo" trovato un lavoro.-

-Lo vedi?? È di questo che parlo, non riesco a far nulla senza voi!-

Non apro più bocca. Sono stufo di sprecare fiato.

Forse io sono troppo elementare nei pensieri.

Ti amo, ti voglio qui, facciamo l'amore. Poi magari scopiamo in maniera indecente. Parliamo, e poi rifacciamolo ancora.
Cosa può volere più di questo?

Juliet mi sta guardando, continua a mordersi il labbro nervosamente.

-Non chiedo tanto.- sussurra timidamente.

-Senti, mi stai facendo innervosire. Meglio se me ne vado.- sputo senza troppi complimenti.

La sto provocando, è il mio modo per riattirarla a me.
Ma con Juliet non funziona più.
Mi avvicino alla porta e lei mi ha già voltato le spalle.

Niente suppliche, niente piagnistei, niente lamentele?

Che cazzo sta succedendo?

-Juliet!- la richiamo duramente.

Lei curva il capo, non si gira neanche.

-Vorrei solo un po' di comprensione Alex.-

Vuole solo i suoi spazi e io voglio solo lei.
Non è così che deve andare, cazzo

-Beh da parte mia non c'è l'hai più, Juliet. Hai tutto e continui a lamentarti.-

-Non mi sto lamentando, lo capisci? Ho accettato quello che tuo padre ha fatto per me e sono grata di avervi nella mia vita, ma..-

Non riesco a trattenermi, le lancio un'occhiata furibonda.

-Oh ne sei grata! Che bello. Spero non ti abbia urtato troppo il nostro aiuto! E sopratutto spero che il mio amore sia di tuo gradimento signorina!-

Sto sbagliando lo so. Ma non sopporto vederla staccarsi così da me.

-Alex e dai...non capisci...-

-Non capisco.-

Mi fermo sulla soglia, ma sto per andarmene.

-Tu sei sempre il solito!-

La sento sbraitare, quando ormai sono uscito e ho sbattuto la porta di camera sua con foga.

Devo realmente cambiare per lei?

È sempre questa la domanda.

🦋🦋🦋🦋

Allora!!

Juliet prova ad affrontare Alexander con un po' più di maturità. Magari le cose che la fanno soffrire sono sempre le stesse: il fatto che non possano vivere un amore alla luce del sole, il fatto che Alex non affronti John una volta per tutte ma, soprattutto, il fatto che lui non accetti che lei compia delle scelte da sola. E nonstante lei provi ad approcciarsi ai problemi in maniera diversa, un po' meno infantile... Alexander resta abbastanza "de coccio".

Perché fondamentalmente sente che Juliet sta compiendo alcune scelte da sola e sta acquisendo la sua indipendenza. Ed è sicuramente un punto di non ritorno, tutto questo non cambierà, anzi. Perciò lui non lo ammette, ma ovviamente da buon maniaco del controllo, questa cosa non la sopporta. Vorrebbe che lei dipendesse da lui e che avesse sempre bisogno di lui in ogni circostanza.

È stato un capitolo un po' transitorio per riassumere il ritorno di Juliet. 😊♥️

Alla prossima settimana 🦋

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