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What am I now? What if I'm someone I don't want around?



La verità è che non ero più abituata a quel lusso. La mia camera e quella di Alexander hanno il bagno privato e avrei potuto benissimo farmi la doccia senza che nessuno si accorgesse della mia presenza in casa.
Quando spalanco la porta trovo la mia stanza immacolata. Accarezzo le lenzuola stirate e pulite.
Poi mi spoglio mentre i miei occhi osservano tutto quello che avevo lasciato. La mia scrivania, il mio zaino di scuola, i miei vecchi poster di Zayn Malik accartocciati in fondo all'armadio.

Dopo essermi fatta una doccia ristoratrice, indosso un paio di collant e un maglione di lana confortevole.

-Mamma?-
Scendo in cucina, ma passando per il salotto trovo mia madre che parla al telefono. Con l'altra mano tiene uno strofinaccio e spolvera i soprammobili che John ha sparso sul caminetto.
"Poverina, dev'essere proprio annoiata", penso mentre lei mi guarda con un'occhiata così incuriosita che sembra voglia chiudere il telefono. La vedo poggiarci una mano sopra poi si sporge verso di me.
-Tesoro sono al telefono con la zia. Ma sei rimasta a dormire qui?-
-Prendo due croissant.- annuncio senza darle retta.
-Fa pure, Juls.-
Metto su il caffè e preparo la spremuta, poi mi dirigo al capanno dove tra album di famiglia e attrezzi da lavoro, trovo un cestino di vimini.
Quando rientro in casa metto in atto un po' delle abilità organizzative che ho assimilato lavorando al pub: sistemo tutto dentro al cestino ed esco rapida come un fulmine da quella casa.
Alexander è già fuori che mi aspetta. Sta appoggiato alla macchina con un cappotto blu scuro, ma non appena mi vede arrivare mi fa un cenno, poi mi dà le spalle per farmi strada verso il retro della casa.

-Non andiamo in macchina?- domando confusa.
-Non fare la pigrona.Camminiamo.-
-Oh, okay.-
Quando raggiungo il suo passo svelto, lui mi prende il cesto dalle mani.

-Come ti è saltato in mente, Juliet...- lo sento mormorare mentre camminiamo uno di fianco all'altro sull'erba umida.

-Cosa?-

-Di stare da quel tipo.-

Ruoto gli occhi al cielo azzurro di aprile.

-Ci sono stata un paio di giorni.-
- Sì ma perché?-
-Non ne hai il diritto. Ricordatelo!-
Lui si ferma nel bel mezzo della stradina di campagna. C'è solo il cinguettio degli uccellini che si spostano leggeri tra gli alberi. Poi il tonfo attutito del destino che cade sull'erba.
Alexander raccoglie il mio viso con entrambe le mani, facendomi tremare le ginocchia.
-Perché devi cacciarti nei guai.-
Le sue mani sono fredde ma lo sento che si stanno scaldando a contatto con le mie guance infuocate.
-Veniva al pub, ho scoperto che conosceva mio padre e poi ho insisto a curiosare...-
-Come al tuo solito, piccoletta.-

"Chissà se mi ha davvero perdonata..." mi domando senza aprire bocca.
Siamo così vicini che penso voglia baciarmi sul serio stavolta.
Ma io lo conosco. Qualsiasi ragazzo avrebbe approfittato della situazione ma lui...
Potrebbe persino rifiutarmi se provassi a baciarlo.
Devo solo sapere se mi ha perdonata.

-Andiamo.- sussurro ad un soffio dalle sue labbra.
- Mhm...- lo sento mugolare mentre ci addentriamo in una radura in cui gli alberi sono meno fitti.
C'è un ruscello, il cui scroscio fa da melodia perfetta ad una giornata soleggiata e tiepida.
Alexander tasta l'erba per assicurarsi non sia troppo bagnata, poi allarga la coperta sul prato.
Lo aiuto a tirare fuori le cose dal cestino e senza dire una parola, sistemiamo tutto con cura sulla coperta.
-Sei pensierosa stamattina. Strano.- bofonchia sedendosi accanto a me.
Sembra sempre leggermi nel pensiero, magari è solo un'altra presa in giro delle sue.
Fingo di non aver sentito e addento un croissant morbido, ma Alexander riprende la sua provocazione.

-Cos'è non posso dire che è strano vederti pensare, invece che mangiare con lo sguardo perso nel vuoto o con gli occhi incollati su Instagram?-

- Alex, stavo pensando..-
-Vedi!-
-Sono seria.-
Lui corruga le sopracciglia, poi mi invita a continuare.
-Stavo pensando...Aiutami ad andare in fondo a questa storia. Sento che Jacob nasconde qualcosa.-

-Ha qualcosa di familiare quel tipo. Mi sembra di averlo già visto.- lo sento dire mentre mi guarda mangiare.
-Si è occupato lui dell'indagine di Mya.-
Alexander si ferma un attimo a pensare.
-Ne sei sicura?-
- Me l'ha detto lui.-
-Non ricordo che mi abbia interrogato un tipo così. Era una donna. Ho incontrato diversi agenti, ma mai lui.-
-E se fosse stato Jacob ad incastrarti?-
-A che pro?- domanda versandomi della spremuta nel bicchiere di vetro.
- Non era meglio prenderli di plastica?-
-"A che pro?"Ho chiesto.- mi fulmina perentorio.
Faccio spallucce.
-Magari odia tuo padre...-
Alexander sembra incuriosito, ma non so se riesco a dirgli tutto.
-Ha detto che...-
-Cosa? Finisci una dannata frase, Juliet.-
Il suo rimprovero mi scivola addosso.
-Niente. Dobbiamo tornare a Manchester, Alex.-

Lui però stavolta mi lancia un'occhiata sconvolta.
-Scherzi?-
-No.-
Aspetto che finisca di bere un sorso di aranciata, per farmi dare una spiegazione valida al suo rifiuto.
-Non c'è la faccio,Juliet.-

Tendo il braccio verso di lui.
-Voglio davvero aiutarti. Lasciamelo fare, ti prego.-

Ma come da previsione, Alexander scansa la mia presa con una velocità disarmante.

-Vuoi aiutarmi? Non ero uno psicopatico? Sadico e pazzo?-ripete le esatte parole che gli ho detto quella sera.

-Te le ricordi a memoria.-

-Sì. Come posso dimenticarle?-

È diffidente e io lo sono allo stesso modo. C'è solo una maniera per tornare ad essere Alexander e Juliet: risolvere questa situazione al più presto.

-Non ho intenzione di tornare nella tua vecchia casa, ma dobbiamo comunque parlare con i genitori di Mya, con la polizia...con qualcuno.-

-Juliet. Basta.- mi fredda.

-Hanno riaperto il caso di tua mamma o no?-

-Sì. Ma di sicuro non ti chiederò più di credermi. Perché è assurdo che tu possa pensare anche solo per un attimo che io...-

-Scusa. Sono stata una bambina. Quando ho visto quei documenti probabilmente sono stata superficiale ma...io queste cose le vedo solo nei telefilm, quindi ho fatto uno più uno... invece che parlarne con te.-

Alexander mi accarezza con uno sguardo più docile del solito.

-Non sempre, Juliet. La realtà a volte è molto più complicata.-

-Quali sono le evidenze contro di te?-

Il cinguettio in sottofondo si libera leggero nell'aria, sembra stonare con i nostri discorsi troppo impegnati.

-Non c'è il movente per l'omicidio. È chiaramente non c'è stata una rapina. I miei nonni hanno chiesto la riapertura del caso. Il loro avvocato sembra si sia accanito...continua a sostenere che io fossi l'unico presente, che non c'erano segni di effrazione, né di dna sconosciuto sul corpo di mia madre...L'arma non è mai stata trovata.-

Lo ascolto attentamente, poi i miei occhi cominciano a vagare per il prato in cerca delle risposte
-Le cose sono due. O è stato il lavoro di un professionista, oppure qualche tassello è ancora mancante. Per questo dobbiamo tornare lì.- sostengo con voce decisa.

- Non sembravano dei professionisti, quei balordi. È che io... sono stato così inutile.-

Lo vedo digrignare i denti, il suo respiro si fa un po' più pesante.

Alex non voglio darti il tormento, ma...l'uomo che ha premuto il grilletto... tu non riesci a ricordare...-

Resto inerme nell'osservare il suo sguardo sconfitto.

-Non riesco a ricordarlo, Juliet. Ci credi? Te l'ho detto che sono stato inutile. Avevano il volto coperto ed è stato così terribile e confuso che...-

Lo vedo tremare e non posso fare a meno di prendergli la mano. Appoggio la testa sulla sua spalla.

- Perché hanno chiesto la riapertura del caso? Forse i tuoi nonni credono sia tu il colpevole?-

-No, pensano sia stato mio padre.-

E le parole di Jacob tornano prepotenti.

- E se...-

Alexander percepisce il dubbio, serpeggia tra quelle parole non dette e questa cosa lo indigna così tanto che si alza in piedi di scatto.
-Mio padre non era in città e poi non farebbe mai una cosa del genere. Non provare neanche a pensarci, Juliet.-

L'espressione schifata sul volto di Alexander dice tutto.

- Non ho detto niente!-

- L'hai pensato e sei un'ingrata!-

- E scusa perché ora sarei un ingrata? Perché John mi permette di vivere in una reggia e comprare vestiti e borse costose?-

Questa uscita infelice non gli è piaciuta per nulla, lo vedo dal suo sguardo deluso.

- No, stupida che non sei altro. Perché ti vuole bene come fossi sua figlia.-

Alexander vuole apparire arrabbiato ma il suo viso e così triste che non posso non vederlo.

- Io non dubiterei mai di Catherine.-

-Ma i tuoi che rapporto avevano...?-

Forse ho forzato un po' troppo la mano stavolta.
Alexander si poggia con un braccio contro un albero, come per sorreggersi.
Non l'ho mai visto così debole ai miei occhi.
-Scusa. Pensavo...-

- Cosa? Mi credi invincibile vero?-

-Beh, a dirla tutta sì. Non avrei dovuto...-

Provo ad avvicinarmi a lui con cautela, ma il suo muro è ancora invalicabile.

-Lo stai facendo per aiutarmi?- domanda immergendo nei miei occhi i suoi, che per un attimo appaiono insicuri.

-Beh, sì insomma...vorrei anche ritornare a fidarmi di te. Mi manca fidarmi così ciecamente di qualcuno. Di te.- mormoro sottovoce.

Alexander mi guarda con le iridi ormai lucide, poi prende a scompigliarmi i capelli.

-Sei sempre la solita,piccoletta.-

China la testa contro la mia, le nostre fronti si abbandonano l'una sull'altra. Striscio la bocca sulla guancia e raccolgo le sue lacrime come fossero mie.

-Juliet.-

-Sì?-

-Sei stata a letto con lui?-

-No.-

"Adesso baciami. Non c'è la faccio più." Vorrei dirglielo, ma lui sembra trattenersi.

-Cosa vuoi fare? Facciamo cosa vuoi.- mi dice lasciandomi senza fiato.

-Posso davvero decidere?- domando senza malizia.

Alexander sorride con due fossette ad un palmo dal mio viso.

-Solo se io decido che sarà così.-

-Restiamo ancora un po' qui, non voglio tornare subito a casa.- piagnucolo.

Lo vedo guardare l'ora sull'orologio costoso che John gli ha regalato per Natale.

- Per pranzo dobbiamo tornare, tua madre...-

- Siii Mr. perfettino, per pranzo torniamo e nessuno ti sgriderà.-

-Non sono dell'umore ora. Ma sappi che mi ricorderò della tua impertinenza, Juliet.-

Scoppio a ridere, mentre lo vedo trattenere un sorriso complice, quando ci sdraiamo sulla coperta a guardare le nuvole.
Poi sto in silenzio, godendomi il suo respiro accelerato rallentare sotto a quel cielo azzurro.

🍎

Quando rientriamo Alexander mi fornisce le istruzioni di cui ho bisogno per affrontare i nostri genitori.
- Meglio se non ci facciamo vedere insieme. Una cosa per volta, ok?-

Annuisco guardandolo salire in camera sua.

Mia madre è in giardino ad innaffiare le piante quando mi vede arrivare dal retro.

- A tavola, Juls! È già tutto pronto!-
L'aiuto a riporre alcune cose nel capanno, poi ci dirigiamo in casa.

-Juliet non mi aspettavo di vederti.-

John sta seduto a tavola, con il suo cardigan color crema e i suoi ricci chiari.
-Vieni dai, mangia con noi.-
-Juliet, tu che rimani... Quasi non ci credo!Siamo così felici!-
Mia madre e il suo pancione sono entusiasti.

-Io e tua madre, Juliet... vorremo davvero tornassi.-
Eccolo che parte subito in quarta con i discorsoni.

-E ci siamo resi conto di non esserci stati per voi i mesi precedenti.-

Alexander scende le scale proprio in quell'instante. John aspetta che lui si sieda per poi continuare a parlare.

-Non vogliamo più starvi con il fiato sul collo. Abbiamo deciso che avremo più fiducia in voi e vi lasceremo fare le vostre scelte.-

Il discorso che avevo avuto con mia madre la sera precedente deve averla toccata nel profondo. Gli ormoni la rendono super sensibile, ma non mi aspettavo tale comprensione da parte di John.
E mi fa dannatamente piacere. Quello che mi fa un po' meno piacere però, è la risposta di Alexander.

- Non c'è niente per cui avere comprensione. Non capisco di cosa parliate.-

-Di te e Juliet, Alexander. Non c'è bisogno di essere scontrosi.-

- Ah. Io e Juliet.- lo vedo mettere su un tono finto e poi scuotere il capo contrariato.

- Va bene così, apprezzo il vostro tentativo. Ma... è tutto okay. Ha ragione Alexander, non c'è più niente da voler capire.-

È finito tutto. Dovrebbero averlo inteso a questo punto.

-Oh.-
Mia madre sembra quasi dispiaciuta, mentre John si lascia andare ad un sospiro di sollievo e da quel momento in poi non riprendiamo più il discorso.
Gli argomenti del pranzo si fanno più leggeri, fino a quando non terminiamo di mangiare.
John mi trattiene a tavola, mentre Alex e mia madre sparecchiano.

- Juliet.-

- Si?-

- Vogliamo solo che tu e Alexander stiate bene. Questa è la cosa importante.-

- Io sto bene. Lui...beh...-

John mi stringe la spalla con fare affettuoso. -Le sue ferite ci mettono sempre un po' di più a rimarginarsi.-
Lo vedo alzarsi in piedi per poi farmi un cenno verso l'uscita.
-Andiamo sul portico.-

Quando usciamo, John chiude la porta alle nostre spalle, poi ci sediamo sugli scalini che portano al vialetto di fronte a casa.

- Credi che io l'abbia ferito?- domando corrucciando la fronte.

- Quando tu te ne sei andata, Alexander non l'ha presa bene. E noi non ce lo aspettavamo. Non avevo capito quanto tenesse a te.-

Sentire John che parla di me ed Alexander è strano sì, ma ora come ora ho bisogno di sapere il più possibile del suo passato.

-Pensavo fosse solo qualcosa di passeggero, insomma...siete giovani. Tu sei una bella ragazza e lui... lo vedo che mio figlio piace molto alle ragazze.-

- Già.-

- Assomiglia così tanto a sua madre...- lo sento mormorare con voce nostalgica. - Quando lo guardo non posso non pensare a lei. È come se lei non fosse mai andata via. È confortante, seppur terribilmente doloroso.-

Di sicuro non ho vicino a me l'uomo che ha fatto del male a sua moglie. Ora ne posso essere sicura.
- Lei ti manca?-

- È stata lenta ed estenuante la guarigione, sembrava non arrivasse mai quel momento in cui il dolore inizia ad attenuarsi. Era ogni giorni sempre pungente e feroce. Ma poi ho conosciuto tua madre. E da lì è stato tutto un più semplice.-

Osservo John con occhi ammaliati.

- E il pensiero di avere un altro figlio dalla donna che amo mi riempie di gioia.-

Già.

- Avere un fratello in comune ci renderà, come dire...fratelli?-
John mi osserva confuso, ma non appena capisce cosa intendo, risponde prontamente.

-Socialmente sì, biologicamente no.- replica secco.

- Che vuoi dire, John?-

- Che tu ed Alexander non avete legami di sangue. Però per la nostra cerchia sociale, i nostri amici, i parenti... beh, siete comunque fratellastri. Fate parte di questa famiglia.-

-Mi stai dicendo che il nostro rapporto non sarebbe socialmente accettato?-

- No. Ma...da come mi è parso di capire a cena...non c'è più nessun rapporto,giusto?-

Ah, ecco cosa voleva dire.

- Giusto.-

Poi la voce di mia madre interrompe le nostre confidenze.
-John! Ti ho chiamato tre volte! Al telefono! Ti cercano dal lavoro!!!- la sento strillare a gran voce.

- E allora? Possono aspettare. La famiglia viene sempre prima, Juliet. Ricordalo.-

John rientra in casa lasciandomi un gusto amaro in bocca. Ma ci pensa mia madre ad aggiungerci un po' di zucchero.
Si siede accanto a me e dal suo sorriso posso solo intendere la gioia che sprizza.
-Sono così felice che sei tornata.-
Poi mi prende la mano ed inaspettatamente la mette sulla sua pancia.

- Anche tuo fratello è contento.-

Sento dei movimenti alieni sotto alla pelle di mia madre. Dapprima mi paralizzo terrorizzata, poi ... la cosa si fa persino dolce. C'è una piccola creaturina lì dentro e non ha nessuna colpa per ciò che qua fuori noi stiamo combinando.

-Juls, lascia il lavoro in quel pub di disgraziati. Sto in pensiero tutte le sere.-

Ormai ho solo più una cosa in mente: scoprire che cosa è successo per davvero nel passato di Alexander.
L'idea di abbandonare il lavoro non è così malvagia, non ho bisogno di distrazioni ora.

-Dici che devo passare da papà a dirgli che torno qui?-

Le si illuminano gli occhi all'improvviso.
Sì, era stato John a convincermi del tutto.

-No, glielo dico io. Risparmiati il mal di pancia,Juls.-

🍎🍎🍎🍎🍎🍎

Quella sera mi fiondo da Ryan e mi licenzio senza mezze misure.
Lui non si formalizza troppo sul fatto che non gli ho dato alcun preavviso, anzi sembra realmente dispiaciuto.

- Ma come, Juls...pensavo ti piacesse stare qui!-

- Torno a casa.-

- Torni anche scuola?- domanda, indaffarato tra la preparazione di un cocktail ed un panino.

- È un po' tardi per quella.-

-Beh sappi che qui avrai sempre una birra gratis!-

-Oh grazie, ma anche le patatine fritte?-

-Non esageriamo,Juls.-

Scoppio a ridere per la rinomata avarizia del mio ex capo e dopo qualche convenevole con gli altri camerieri mi congedo.
Quando però faccio per uscire dal pub mi scontro proprio con chi vorrei non vedere.

-Sei sparita.-
Jacob mi blocca contro la porta senza lasciarmi scampo.

-Torno a casa.- rispondo fredda.

- Ti sono bastate due moine vero?-

Come osa?!
Ci resto così male per le sue parole che non riesco neanche a rispondere, lui invece continua.

- Sei proprio sciocca come tuo padre.-

-Come ti permetti!?-

Faccio per andarmene ma lui mi blocca dal braccio con una presa stretta.

-Ricordati che noi due abbiamo un patto.-

Rabbrividisco al solo pensiero di aver baciato quelle labbra così crudeli e fuggo via dal pub il più veloce che posso.

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