Use the sleeves on my sweater, Let's have an adventure
Noto Jacob seduto ad un tavolo in disparte, quando Alex e i ragazzi vanno via dal pub.
-Non ti volevi far vedere stasera?- domando avvicinandomi.
Lui mi fissa con i suoi occhi color ghiaccio, mentre tamburella con le dita tatuate sul legno.
-Può darsi.-
-Era il mio fratellastro, se te lo stai chiedendo.-
Jacob sbuffa in un leggero sorriso.
- Interessante.-
- Cosa?-
Metto su una smorfia curiosa, lui non smette di giocherellare con l'anello dorato che porta al dito.
-La maniera in cui parlate.- spiega con tono calmo.
- Beh...- mi lascio andare ad un attimo di esitazione, mentre mi slaccio il grembiule.
-Non sembrate andiate d'accordo.- conclude Jacob alzandosi in piedi.
- È un pazzo.- taglio corto seguendolo.
- Già.-
Ci stiamo dirigendo verso l'uscita per prendere le nostre giacche, quando mi volto di scatto.
- Come hai detto, Jacob?-
-Niente. Andiamo.-
🍎
Quando torniamo a casa corro a farmi una doccia, poi scendo in salotto. Questa sera sono sono parecchio silenziosa e Jacob lo nota immediatamente.
-Niente inquisizione stasera...- mi prende in giro, infilandosi un'ampia felpa sopra ad una
t-shirt nera.
Io non ho avuto il coraggio di andare a prendere i vestiti da mio padre, quindi indosso una delle felpe di Jacob come pigiama.
-Sembri scossa.- aggiunge poi.
Scrollo le spalle e mi siedo accanto a lui sul divano.
-Alexander mi fa quest'effetto.-
Lo vedo prendere il telecomando per abbassare il volume della tv.
-Ti sei mai chiesta che effetto fai a lui?-
-No beh... è un tipo strano.-
Jacob si accomoda con la schiena sul divano poi prende a guardarmi serio.
- Se vuoi raccontarmi, sono tutt'orecchie. Non sono il tipo da giudicare gli altri.-
Ne sei sicuro? Sicuro di voler essere partecipe di questa relazione torbida?
- È il figlio del marito di mia madre.- dico tutto d'un fiato.
Lo vedo strizzare gli occhi con fare scherzoso, come se si perdesse a pensare.
-Sembra l'intro di una soap opera che guada mia nonna!-annuncia divertito.
Io purtroppo però, non riesco a riderci su, così lui si fa serio di nuovo.
-Quindi è il tuo fratellastro-
-Sì io e mia madre ci siamo trasferite lì ad ottobre scorso.-
Jacob sta stravaccato sul divano, mentre io mi faccio piccola a raccontare gli avvenimenti, come se la storia da narrare fosse già abbastanza ingombrante da sé.
-E cosa ti ha spinta a sfidare le regole per innamorarti di lui?-
Sento le dita di Jacob solleticarmi la nuca per giocherellare con i miei lunghi capelli castani.
-Non lo so. All'inizio c'era quest'era attrazione...Così...-
-Morbosa?- lo sento chiedere.
Centrato in pieno.
Mi volto a guardare la sua mascella segnata da una lieve barba rossastra, poi riprendo il racconto.
-Sì. Non mi importava di mia madre, del suo matrimonio, di nessuno...per me c'era solo lui.-
Jacob sembra non fare una piega.
-Comprensibile, lo amavi. E lui?-
-Lui forse, a modo suo, mi amava. Non me l'ha mai detto però....me l'ha fatto sentire.-rispondo d'istinto.
-I tuoi hanno fatto di tutto per ostacolarvi?-
-Sì ma non era solo questo.-
Piego leggermente il collo, quando con la mano intenta a giocare con le mie ciocche, Jacob mi provoca un lieve solletico.
-Alexander e suo padre... sì, insomma...la loro famiglia ne ha passate tante e di sicuro ha tanti di quei segreti...-
Jacob stavolta sospende il movimento delicato delle sue dita tra i miei capelli e mi fissa intensamente.
-Interessante. Che tipo di segreti, Juliet?-
-La mamma di Alex è stata uccisa quando lui aveva quattordici anni.-
Jacob rimane impassibile.
I suoi occhi sono immobili, sembra non vi sia battito di ciglia.
-E la sua prima ragazza si è suicidata.- concludo.
-Uh, beh questo Alexander non è proprio un bel tipo da avere intorno.-
La sua uscita è particolarmente infelice, lo guardo indignata.
-Scusami, il mio umorismo fa pena.-
Lui si scusa immediatamente, mentre io non posso negare un certo sollievo: raccontare tutto quello che ho dentro mi fa stare davvero meglio. Mi sento come se mi fossi appena liberata da un peso insopportabile.
- Quindi dicevi...la sua famiglia ha dei segreti?-
Jacob torna a farsi curioso.
-Beh sì, per entrambe le morti ci sono troppo aloni di mistero.-
- Cioè?-
-John a casa aveva dei documenti...-
Mi rendo conto di come sia stupido pronunciare ad alta voce quelle parole. Jacob si massaggia la nuca rasata con fare confuso.
-Documenti?-
-Sì,della polizia.-
-Che strano però.-
-Già è molto strano. Infatti sono andata ad informarmi un su internet: non è normale che la famiglia della persona assassinata abbia dei documenti che dovrebbero stare nel registro della polizia!-
-Non ha senso...A meno che...-
Vedo Jacob strizzare lo sguardo.
-A meno che lui non li abbia richiesti. Ha tanti soldi questo John?-
La sua domanda mi spiazza. Non ci avevo pensato.
- Vuoi dire che potrebbe aver corrotto la polizia?-
-Magari per coprire suo figlio.- ipotizza lui.
- No, John non insabbierebbe mai la morte di sua moglie pur di coprire Alexander, non ha senso!-
Parlare di Alexander e del suo passato mi destabilizza, sono così confusa che non so più cosa pensare.
La sera in cui ero scappata ero certa di aver trovato delle risposte, ma ripensandoci...
Jacob vede il mio viso farsi più cupo, perciò mi attira a sé con il braccio, facendomi adagiare con la testa sul suo petto calmo.
-Non voglio più parlarne.- ammetto sottovoce.
-Ok, però...dovresti almeno parlarne con tua madre. L'hai fatto?-
- Sì ma non mi da ascolto, non le ho mai detto dei documenti che ho trovato perché è incinta e non sta molto bene... ho paura di farla stare male e poi... non voglio mettere a rischio la vita del bambino.-
- È un modo per proteggerla, Juliet.- mi incalza lui, tornando ad puntellare le sue dita lungo il mio collo sensibile.
- Forse hai ragione... devo dirglielo.-
E poi c'è un momento di silenzio, in cui non si sente nulla se non i nostri respiri lenti.
Sollevo il capo per immergere i miei occhi nei suoi e noto che anche lui mi sta guardando.
- Mi dispiace per quello che hai passato.- soffia sulla mia guancia, mostrandomi i suoi denti bianchi.
I nostri visi sono più vicini di come immaginavo e quando Jacob abbassa di poco il capo, raggiunge facilmente l'accesso alla mia bocca. Mi bacia.
Sento le sue labbra morbide premere contro le mie, ma la sua lingua è così ruvida che quasi non mi accorgo di come la barba pizzica contro la pelle del mio viso.
Con le braccia forti compie un movimento afferrandomi dai fianchi, per farmi posizionare sopra di lui.
Le sue mani mi afferrano entrambe le cosce. Sento i polpastrelli affondare nella mia carne nuda, mentre la superficie gelida degli anelli mi regala un brivido.
La sua lingua esperta mi confonde, facendo vorticare la mia come una biglia impazzita.
Quando quelle mani tatuate si fanno strada sotto alla mia felpa, capisco che è arrivato il momento di fermarci.
-Aspetta.-
Mi allontano dal suo viso, con le labbra ancora palpitanti per quel bacio inaspettato.
-Sì, va a dormire che forse è meglio.- lo sento bisbigliare tra i denti.
Io però non gli do retta, mi faccio piccola e mi rannicchio sulle sue gambe, sdraiandomi sul divano.
Lui alza il volume della tv, poi mi addormento davanti ad un match di boxe.
🍎
Jacob questa mattina è uscito presto, così mi ritrovo a fare colazione con latte e biscotti, tutta sola...per giunta in una casa sconosciuta.
La cucina è uno spazio ristretto adiacente ad un salotto di modeste dimensioni, dominato principalmente da un vecchio divano in stoffa.
Non c'è l'odore del parquet di casa Ackerman, come manca l'odore della pelle dei divani costosi di John.
Sulla cucina c'è un po' di disordine, ma quella che attira la mia attenzione è una montagna di lettere alternate a volantini. "Probabilmente posta di Jacob." Mi dico afferrando con curiosità una lettera dal mucchio.
Kyle Withman.
La maggior parte delle lettere porta questo destinatario.
Sarà il proprietario dell'appartamento...probabilmente Jacob è solo in affitto.
- Hei Juliet! Buongiorno!-
Compio un balzo sullo sgabello quando sento Jacob chiudere la porta d'ingresso per poi entrare in cucina. Lancio immediatamente la lettera nel mucchio, tentando di nascondere l'aria colpevole per aver ficcanasato un po' troppo.
Ricambio il saluto, mentre
Jacob posa chiavi e portamonete sul bancone.
-Sei uscito presto.-
-Corsa mattutina. Come stai?-
-Bene, tu?-
-Meglio, avevo un po' di tensione da scaricare...ora vado a farmi una doccia.-
Jacob sparisce nel bagno e io non posso farne a meno.
Non appena sento il click della porta chiudersi, la mia mano destra si appropria del portamonete di pelle nera.
Ci sono solo delle carte di credito e, tra i pochi contanti, vi è una foto.
È una donna bionda.
C'è anche una carta d'identità con la foto di Jacob: Jacob White.
Provo uno stupido sollievo.
Per un attimo non so cosa avessi pensato.
Chissà però chi è la ragazza.
La sua fidanzata?
Di sicuro è qualcuno di importante se ha deciso di tenerla nel portamonete che porta sempre con sé, persino quando va a correre. Sul retro della foto c'è un numero di quattro crifre.
Lo leggo un po' di volte come per tenerlo a mente, poi ributto la foto nel portamonete, chiudo la cerniera e poso tutto sulla superficie della cucina.
Devo togliermi quest'abitudine di curiosare così tanto o mi porterà solo guai.
-Che stai facendo???-
La voce di Jacob mi fa sobbalzare.
-Niente io...-
Mi coglie di sorpresa quando lo vedo entrare in cucina con solo un paio di pantaloncini addosso. Un profumo di bagnoschiuma maschile mi inebria le narici.
-Scusa non volevo spaventarti. È che... stai mangiando quei biscotti scadenti?? Avevo preparato dei waffle stamattina...-
Mi lascia ammirare il suo petto nudo e tatuato mentre si serve un bicchiere di spremuta che ho preparato con le poche arance rimaste nel cesto della frutta.
- Oh, grazie ma...fa niente, sono a posto.- bisbiglio ancora intimorita.
Jacob ha decisamente il fisico di un uomo adulto: le sue spalle imponenti sembrano frutto di anni di palestra, mentre la sua schiena, anch'essa tatuata, è così larga che quando mi sta davanti mi copre l'intera visuale della cucina.
-Okay ragazzina...Che vuoi fare stasera?- domanda puntando i suoi occhi chiari nei miei.
-In che senso?- chiedo agitandomi sullo sgabello.
-Non lo so... stasera non lavori, magari tu va di fare qualcosa insieme.- lo vedo sorseggiare il caffè, poi leccarsi le labbra sottili con avidità.
"È un mezzo criminale,Juliet"mi dico tentando di scacciare quella punta di attrazione che provo nel rimirare quel corpo scolpito dai muscoli e dall'inchiostro.
Ma è gentile. E buono.
Mi ha restituito la collana.
Sono certa che mi posso fidare, mi ha persino confessato la verità su mio padre e ieri sera è stato paziente ad ascoltarmi e poi...mi ha baciata.
Distolgo lo sguardo da Jacob con fare colpevole.
È stato così strano averlo fatto.
Dopo il mio primo bacio con Alexander, a quella festa, era cambiato qualcosa... come se con un solo bacio avesse cancellato qualsiasi essere maschile da ogni mia possibile fantasia.
Mi aveva sconvolta così tanto la sua maniera di baciarmi, che probabilmente credevo non avrei baciato più nessun altro.
-Avanti ci sarà un posto dove vuoi andare! Dopo tutti questi drammi, magari un posto dove svagarti, divertirti.-
Jacob mi richiama alla realtà con una proposta insolita.
Ma non poi così cattiva.
-Poteremmo uscire.-suggerisco io.
-Insieme?-
Lo vedo sorridere quando in tutta risposta annuisco.
🍎
Passo il pomeriggio per centri commerciali, oggi Mini non ha potuto raggiungermi fisicamente ma continua a mandarmi messaggi vocali.
"Juliet a differenza tua sono nella merda con lo studio!!
Ho tre verifiche in un giorno domani! Dovrebbe essere illegale una cosa del genere! Mio dio, quanto ti invidio."
E io invece me ne sto come una adulta a spendere i miei guadagni in un negozio di lusso.
Vestitino nero aderente, corto ma non troppo. Calze e scarpe nuove. Ho decisamente bisogno di tirarmi su.
-Ah però.-
Questo è quello che proviene dalla bocca di Jacob, quando esco da camera mia docciata e vestita di tutto punto.
Finisco di tirare su l'ultima ciocca ondulata che non vuole stare nell'acconciatura raccolta.
-Ti piace?- domando rimirandomi nel piccolo specchio del corridoio.
Ho esagerato un po' con la matita nera negli occhi, di sicuro questa sera dimostro qualche anno di più.
Vedo Jacob rivolgermi un sorriso a trentadue denti.
Deve averli sbiancati da poco perché fuma molto ma ha una dentatura perfetta.
-Intendi se mi piace quel vestito?- domanda attirandomi a sé.
-Mi piaci di più tu.- conclude raggiungendo le mie labbra con un lieve bacio.
Anche lui non è niente male, invece che il solito abbigliamento informale, indossa una camicia scura sopra a dei pantaloni eleganti perfettamente stirati.
Le sue mani tatuate raggiungono la cintura che gli fascia la vita, lo vedo sistemarsela sotto ai miei occhi intrigati.
- Stai bene?- domanda curioso.
Posa entrambe le mani sui fianchi, mentre io indietreggio e sbadata come sono vado a sbattere contro il tavolino dell'ingresso.
- Ahi.- soffoco un lamento massaggiandomi il fianco dolorante.
Dio che figura da imbecille!
Jacob però sembra non farci caso perché mi porge il cappotto, poi mi fa strada verso l'uscita di casa.
-Andiamo, voglio solo che ti diverti questa sera.-
Raggiungiamo un locale affollato poco fuori da Londra e noto immediatamente che, invece che sottoporci alla fila come i comuni mortali, Jacob e io veniamo immediatamente accolti dal buttafuori all'entrata. Dopo qualche parola con Jacob, questo ci sgancia la catena che serrava l'ingresso e ci concede di entrare.
-A volte avere una brutta fama ha i suoi vantaggi- lo sento mormorare quando mettiamo piede in quel locale buio e afoso.
Lasciamo i cappotti all'ingresso, poi Jacob mi presenta alcuni suoi amici. Sono tutti adulti nonché molto eleganti, non sembra abbiano nulla a che fare con la gente che frequenta il pub dove lavoro.
"Che strano" mi dico quando vedo Jacob parlare nell'orecchio di una ragazza dalla carnagione color caffè.
Sembrano molto intimi.
Lui gli sussurra qualcosa, lei annuisce. Poi tocca a lei, gli dice qualcosa e lui in tutta risposta sorride.
Mi sento un po' di troppo ma la sensazione dura poco perché la ragazza dalla carnagione scura viene a presentarsi.
- Ciao io sono Leyla, tu sei?-
Ha dei lunghi capelli corvini, lucidi come la seta.
- Mi chiamo Juliet.- replico cercando con lo sguardo Jacob.
Una presa decisa mi coglie di sorpresa.
Jacob mi afferra dal polso e mi trascina sulla pista da ballo.
-Ne ho viste di ragazze Juliet, ma tu...-
Si appropria dei miei fianchi mentre i nostri corpi si fanno vicini.
- Ci stai provando? È questa la tua frase di battaglia?- ridacchio seguendo il tempo a ritmo di musica.
- Sei piccola e insolente, vero?-
Le sue parole mi fanno rabbrividire.
- Siete solo amici tu e Leyla?- domando senza pudore.
Sì sono una curiosona, ma ho bevuto mezzo bicchiere di champagne e mi basta quello per sentirmi in dovere di dire o fare ciò che voglio.
-A volte. Dipende da quanto ci sentiamo soli.-
- Ricevuto.- bofonchio sottovoce.
La serata scorre tranquilla, Jacob mi sfida ad una bevuta di shots di Tequila ma lui è un treno ad ingurgitare l'alcol mentre io una frana. Dopo due bicchierini ci vedo già doppio.
Facciamo poi un ultimo ballo, ma stavolta le parole non trovano molto spazio, forse perché le nostre labbra sono troppo impegnate a baciarsi.
La sua lingua ruvida manovra la mia, dandomi il suo sapore di birra e sigaretta, mentre con le mani tatuate mi tiene stretta dai fianchi con una presa decisa.
- Non ti ho fatto bere troppo vero?-
Io ridacchio gettandogli le braccia al collo.
Sono lucida, solo leggermente più allegra del normale.
Dopo quello che ho passato mi merito una serata più spensierata del solito, non posso sentirmi in colpa per questo.
- Sta tranquillo, forse sei tu che hai bevuto un po' troppo stasera.-
- Sì, forse meglio se prendiamo un taxi per tornare.- lo sento dire prima di affondare nuovamente le labbra nelle mie. Mi bacia con foga, mentre le nostre lingue giocano impazzite.
- Jacob...- ho un attimo di esitazione quando le sue mani scivolano subdole sotto al mio vestito.
-Ti porto a casa, adesso.- lo sento ansimare nel mio orecchio.
Il tragitto in taxi per raggiungere casa di Jacob è breve, ma non sufficientemente corto da impedirgli di tornare a stuzzicarmi.
-È difficile tenerti le mani lontane, ma farò il bravo.-
Lo vedo afferrare il labbro sotto ai denti, quando mi regala uno sguardo carico di desiderio.
"Mi vuole, non ci sono dubbi" mi dico voltando lo sguardo fuori dal finestrino. Non c'è niente, solo la notte. Sul vetro qualche gocciolina reduce di una recente pioggerella.
Penso ad Alexander, non posso farne a meno. Posso negarlo quanto voglio, ma solo lui mi faceva sentire davvero al sicuro. A casa.
In paradiso, prima di gettarmi all'inferno.
Una volta scesi dal taxi, facciamo una corsetta fino al pianerottolo di casa per evitare di bagnarci. Alla fine però, Jacob ci mette una vita a trovare le chiavi e ci inzuppiamo completamente.
Entriamo in casa ridendo come due bambini, quando Jacob mi prende di peso e mi getta sul divano.
I nostri baci si fanno sempre più bagnati, sento le sue mani impazienti salire di nuovo indisturbate sotto al mio vestito. Poi mi abbassa le spalline per cominciare a segnare la mia pelle di baci avidi e urgenti.
Sento il suo corpo coriaceo premere sul mio, quando mi decido a parlare.
-Aspetta. Magari...-
Jacob si massaggia la nuca confuso, poi annuisce, liberandomi dal suo peso.
-Sì, hai ragione. Qui non è molto romantico, magari andiamo in camera.-
Lo seguo fino alla sua stanza senza fiatare.
Jacob si sbottona la camicia, mentre io mi sciolgo la crocchia, facendo scivolare i capelli bagnati di pioggia sulle spalle scoperte.
Lui mi fissa le spalline del vestito che sono ancora abbassate, poi fa cadere la camicia umida a terra, restando a petto nudo.
"È un uomo" è il mio primo pensiero nel vedere quel petto grande ricoperto di inchiostro.
Non smette di guardarmi, mentre si sfila la cintura.
"Sarà anche un uomo ma non è Alexander" mi dico affascinata dal cuoio nero tra le mani tatuate.
Mi si ferma il respiro, ma questo riprende quando Jacob lancia la cintura a terra.
Posa il cellulare sul comodino poi si avvicina facendomi indietreggiare sul letto.
Con un gesto repentino il suo corpo si modella sul mio, mentre mi sdraio sotto di lui.
Fa scorrere gli occhi di ghiaccio ormai infuocati sui miei capelli bagnati, sul mio corpo tremante avvolto da un vestito ridotto ad un lembo di stoffa che mi copre a malapena.
Poi si avvicina alle mie labbra per sussurrare:
-Ne sei davvero sicura?-
😅😅😅😅😅
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