Do You really want me dead or alive to torture for my sins?
🍎
C'è odore di profumatore per ambienti dentro all'auto dell'uomo di cui non conosco ancora il nome. I sedili in velluto mi pizzicano la parte posteriore delle cosce, dandomi un po' fastidio.
Non ero mai stata in macchina con un totale sconosciuto.
Involontariamente prendo a ticchettare una gamba con fare nervoso.
-Sicura di stare bene? Sembri agitata.-
Il suo tono di voce nel buio non mi rassicura affatto.
- È tutto okay. Ahm..puoi lasciarmi anche qui, se non sei di strada..- accenno indecisa.
- Sei appena salita e non vedi l'ora di scendere?-
"Oh mio dio. E se fosse un pazzo?"
Dovrei saperli riconoscere ormai, ma a quanto pare il "non salire in macchina con sconosciuti" non mi è entrato bene in testa.
- Ma no..che dici..- mormoro imbarazzata.
Lui sembra non dar peso alle mie parole, guida con gli occhi concentrati sulla strada.
-Come mai hai lasciato la scuola?-
Roteo gli occhi.
- L'ho sempre detestata. E appena ne ho avuto l'occasione, l'ho lasciata.-
- E la tua famiglia è d'accordo?-
- La mia famiglia è un casino...- mormoro gettando uno sguardo malinconico oltre al finestrino.
- Il tuo capo, Ryan, si comporta un po' da stronzo.-
La sua affermazione arriva dal nulla.
-Lo è.- confesso con un filo di voce.
-Non dovresti lasciare che approfitti della sua posizione per vessarti.-
-Lo fa solo perché c'è molto lavoro. E io sono una frana.- ammetto stringendo le mani tra le ginocchia.
-Non sei una frana. Sei giovane. Devi solo imparare.-
-Può darsi...-
- Comunque il tuo quartiere è proprio sulla strada che porta verso casa mia, se qualche volta hai bisogno di un passaggio non esitare a chiedere.-
Il mio sguardo cade sulle mani tatuate che stringono il volante.
-Sei molto gentile.-
Poi mi volto verso occhi di ghiaccio e mi accorgo che al buio fanno ancora più paura.
-Grazie.-
Lui sta immobile a fissarmi, infine parla.
-Perché stai indugiando?-
Inarco un sopracciglio, soffermandomi a guardare i capelli rasati che gli contornano il volto.
-Cosa?-
Casco dalle nuvole, ma poi mi mi accorgo che l'auto si è fermata proprio nella via in cui si trova casa di mio padre.
-Perché non scendi dalla macchina e te ne vai?-
"Oh mio dio che figura!"
Incontro gli occhi di ghiaccio al buio.
Prima un brivido.
Poi un click. Apro la portiera ed esco di corsa dalla macchina.
🍁
È mezzanotte inoltrata, ma a mio padre sembra non interessare dato che sta al telefono a parlare di lavoro. È seduto in salotto con il cellulare in mano e una mano sulla fronte, così decido di non disturbarlo e mi infilo in camera mia.
Quando tiro fuori il telefono noto che ho una chiamata persa.
Zack.
È un po' tardi, ma decido di richiamarlo lo stesso.
-Zack!!-
-Ciao bella, stai bene?-
-Si! Sono stanca morta! Ho finito di lavorare ora. Tu?- domando lanciandomi sul letto.
-Benone, a parte il fatto che si avvicina la sessione degli esami! Il lavoro come va?- chiede lui con voce allegra.
-Mah.. Insomma..mi tiene abbastanza impegnata.-
-E con tuo padre? Hai fatto pace finalmente?-
-Beh....Si è di nuovo dimenticato di venirmi a prendere..-
-Il solito quindi! Ma tu quando prendi la patente, Juls?-
-A dirla tutto sto lavorando anche per questo..-
-Ci vediamo un giorno di questi?- domanda lui.
-Certo!- esclamo sorridendo.
-Ok. Ci conto allora!-
Saluto Zack poi mi rimetto a letto dopo una piacevole doccia calda, stremata per la lunga serata. Il tintinnio di bicchieri ed il vociferare maschile mi rimbomba in testa per qualche minuto, finché non mi addormento.
🍁
Sto sognando paesaggi bui e silenziosi, quando mi sveglio di soprassalto.
Sono confusa, sento un suono ma non è quello della sveglia.
"Dannazione, qualcuno mi sta chiamando!"
Afferro il telefono dal comodino e trovo una chiamata da un numero che non conosco.
"Chi mi chiama alle tre di notte!?" Mi chiedo ancora assonnata.
Il cellulare ricomincia a suonare di nuovo, così mi decido a rispondere.
La voce che mi sorprende nella notte la riconosco.
È John.
-Juliet sono a Liverpool per lavoro. Mi ha appena chiamato Alexander.-
Il mio cervello va in tilt in quel momento. Poi John prosegue e io finisco per non capire più nulla.
-Tua madre ha avuto delle contrazioni qualche ora fa, è stata molto male. Il medico che la segue ci ha assicurato che è stato un falso allarme ma dovresti andare a trovarla, Juliet.-
Le parole di John si incastrano l'una sull'altra, formando un suono vuoto.
"Mia madre è stata male." Recepisco solo questo.
-Cosa? Perché non ne sapevo niente? Perché non mi avete chiamata prima!?-
-Juliet, sta tranquilla. È fuori pericolo ora. Solo..credo voglia vederti. Io intanto torno a casa con il primo aereo.-
- Okay..ciao.-
Sentire la voce di John dopo mesi mi fa davvero strano.
Non posso negare che mi manchi un po'.
Così mi vesto, poi in punta di piedi vado a bussare in camera di mio padre.
Dopo avergli spiegato la situazione, gli chiedo di accompagnarmi dagli Ackerman e mi catapulto fuori di casa con solo un maglione ed un paio di jeans.
Sono così agitata che dimentico anche la giacca.
🍁
- Ti vengo a riprendere tra un'ora?- domanda mio padre quando arriviamo a destinazione.
Ma io non lo sto più ascoltando.
Ho occhi solo per quella casa.
È avvolta nel buio, come quella notte in cui l'ho lasciata.
- Non..non lo so.- biascico qualcosa di indecifrabile, poi esco dalla macchina.
"Ricordati che John non c'è." me lo ripeto in testa come fosse una specie di promemoria.
Respiro a lungo.
Arrivo davanti alla porta.
"Lui stava proprio appoggiato qui quando l'ho visto per la prima volta."
Accarezzo lo stipite e nell'ombra vengo sorpresa da una miriade di brividi infiniti che mi pizzicano la schiena.
Ora che faccio?
Suono?
Busso?
Alla fine provo a spingere la porta e mi accorgo che è già aperta.
"Ovvio. Mi avrà vista arrivare dalla finestra. Classico dello psicopatico."
Entro in casa in punta di piedi.
Nel grande specchio della cassettiera all'ingresso vedo il mio riflesso nell'oscurità.
Maglione verde, jeans chiari e capelli sciolti.
Se prima ero Juliet ora sembra di essere tornata 'quella Juliet.'
Quella con i dubbi, le paure.
E se non fosse vero?
E se avesse aspettato che John partisse per uccidere mia madre e trascinarmi qui!?
Ma perché sono pazza?
"Mi ci ha fatto diventare lui pazza!"
Sto chiaramente farneticando quando avverto un rumore familiare provenire dalla cucina.
Sono le sue mani.
Me lo sento.
Le conosco troppo bene per non riconoscerle.
Deglutisco.
"Devo pensare a mia madre ora."
Faccio un passo ed entro in cucina.
Aroma di caffè nel bel mezzo della notte.
Qualcosa di insolito.
Davanti ai miei occhi scorre la grande cucina appannata da una luce giallina e smorta.
E poi le sue spalle larghe racchiuse in un maglione nero.
Non riesco a trattenermi, faccio due passi indietro e mi riverso con la schiena contro il muro del corridoio.
Il mio cuore sta pompando veloce come se avessi appena terminato una lunga corsa.
Nascondo il mio corpo contro la parete, con il petto che sbatte forte.
-Ti ho sentita.-
La voce di Alexander, come miele che cola lento dal cucchiaio, mi si cosparge addosso.
Scivola sul mio collo, che si curva sotto al calore del suo respiro tiepido.
Fluttua lungo la mia schiena, bruciando la pelle fina che si avvita lungo la colonna vertebrale.
E poi, quella dannata voce, così profonda, così bassa, piega lo spazio che ci separa, non lasciandomi il modo di capire da dove proviene.
Dietro di me? Alla mia destra?
È ancora in cucina?
-Non ti nascondere.-
È davanti a me.
Tengo gli occhi bassi quindi riesco a vedere solo le sue mani, posate lungo i fianchi.
Non sollevo il mento perché il mio cervello è talmente annebbiato che ha dimenticato di come si fa a mandare gli impulsi alle varie parti del corpo.
Le mani di Alexander, pallide e affusolate, si stringono in due pugni serrati.
"Non lo dire, ti prego non lo dire."
-Guardami.-
Provo a far scendere la saliva che mi si era incastrata nella gola, per poi prendere un lungo respiro.
Finalmente sollevo il capo e lo guardo negli occhi.
-Ciao Juliet.-
🍁🍁🍁🍁🍁🍁
😇
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro