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19. Lies.


Mentire.
Una cosa che ormai fa parte della routine quotidiana della maggior parte delle persone.
Si mente quando non si ha voglia di fare qualcosa, quando non si vuole stare con qualcuno in particolare. Oppure si mente, ma a buon fine.
Come quando dici ad un tuo amico che nel pomeriggio non potete stare insieme, quando in realtà stai preparando una mega festa a sorpresa per il suo compleanno.
Oppure come quando dici ad una tua amica che quell'abito le sta malissimo, quando invece hai deciso che glielo regalerai tu perché il prezzo è altissimo.
Hope Smith spesso mentiva per difendersi, per non lasciar cadere il muro che si era costruita.
E mentre si guardava allo specchio, osservando che l'abito che le aveva consigliato Alexandra era un tantino corto, capì che quella sera avrebbe dovuto mentire, e tanto.
Avrebbe dovuto mentire davanti ai genitori di Harry, inventando chissà quale storie.
Aveva già mentito ai suoi di genitori, dicendo che sarebbe andata a cena con Drake.
Anche con quest'ultimo aveva mentito, dicendo che la cena era fra amiche.
E avrebbe mentito con Harry, nel tentativo di allontanarlo da lei.
Mentiva sempre in sua presenza.
Mentiva quando diceva che non ne voleva sapere niente di lui e mentiva quando lo rifiutava.
Si, Hope Smith odiava mentire.
Eppure, quella sera, avrebbe fatto solo quello.

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Harry salì soddisfatto nella sua nuova auto.
L'unica cosa positiva di quel periodo era che finalmente aveva ottenuto la patente.
Era già pronto per partire, per dirigersi da Hope, poi si ricordò che casa sua era a pochi metri da lì.
-Stupido- si disse, mentre scendeva dall'auto e attraversava la strada.
Come d'abitudine, bussò un paio di volte.

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Harry

Quell'abitino -a mio parere decisamente troppo corto- fasciava alla perfezione il corpicino esile e perfetto della ragazza che mi trovavo accanto.

Sorrideva, sorrideva mentre mi teneva a braccetto facendo credere a tutti che fossimo felicemente fidanzati.
Lo conoscevo quel sorriso. Tirato, di circostanza.
Quella sera sembrava ancora più bella del solito.
Nemmeno una lista di trecento pagine di aggettivi sarebbe bastato per descriverla. Come sempre, ovviamente.
Non riuscivo a smettere di guardarla, ero letteralmente imbambolato.
-Harry, per l'amor del cielo- mi richiamò mia madre sotto voce, mentre entravamo nel lussuoso ristorante.

Come previsto, per tutto l'arco della serata Hope non mi rivolse uno sguardo.
Fatta eccezione quando quegli impiccioni dei colleghi di mio padre non ci tartassavano di domande.
Chiedevano da quanto tempo stavamo insieme, come ci eravamo conosciuti.
Ad un certo punto della serata avevano scherzosamente chiesto se ci amavamo, dandolo per scontato.
Ed io avevo risposto di si, perché lo pensavo davvero.
Anche Hope aveva fatto lo stesso, abbassando poi il capo con le guancie leggermente tinte di rosso.
Sapevo però che non lo pensava davvero, come ogni parola che era uscita dalla sua bocca nel corso della serata.
Adesso ci trovavamo in macchina, in silenzio.
Nessuno dei due proferiva parola.
Senza dire nulla l'accompagnai fino alla porta, stavo cercando di recuperare il più tempo possibile.
Un gradino, due gradini, tre gradini, ultimo gradino.
La seguivo e basta, e lei non sembrava nemmeno accorgersi della mia presenza.
Ero totalmente invisibile.
-Hope..- sussurrai semplicemente il suo nome, cercando di attirare la sua attenzione.
Non ottenni nulla, c'era d'aspettarselo.
-Buonanotte- disse fredda, in procinto di chiudersi la porta alle spalle.
-Aspetta- la bloccai in tempo.
-Dio, non fare casino. I miei stanno dormendo- mi ammonì.
Finalmente puntò i suoi occhi nei miei.
Ed ogni volta mi sentivo morire.
-Ascoltami Hope, perfavore-
Feci un passo in avanti, lei indietreggiò.
-Non voglio sentire altre idiozie, Harry-
Ancora un passo in avanti, ancora lei che indietreggiava.
Finì per scontrarsi contro la porta. Ne approfittai per poggiare entrambe le mani all'altezza dei suoi fianchi.
-Guardami- le sussurrai il più dolcemente possibile, quando lei abbassò il capo.
I nostri sguardi si incontrarono di nuovo, avevo i fuochi d'artificio nello stomaco.
Lei meritava il meglio, non di certo uno come me.
Ma io ero egoista, dannatamente egoista. La volevo tutta per me.
-Vattene, adesso-
Era la sua voce tremante a tradirla.
Sapevo di suscitarle ancora un certo effetto, o almeno speravo.
Con una mano le accarezzai dolcemente il viso, beandomi di quella vicinanza.
-Non sono più quella persona, tu mi hai cambiato-
Per pochi secondi sembrò volermi lasciar continuare, poi si riprese dal probabile stato di trans in cui era caduta.
-Tu non puoi tornare dopo tutto questo tempo e sconvolgere tutto, Harry- poggiò le mani sul mio petto, spingendomi con forza il più lontano possibile da lei. -Proprio adesso che stavo ricominciando a stare bene, ritorni tu. Sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata. Sei un fottuto stronzo. E sai che c'è? Drake è centomila volte meglio di te. Sei stato un inferno, mi hai distrutto. Ma una cosa positiva c'è. Se mai dovessi trovarmi di fronte ad una catastrofe penserei "Hey, pensa ad Harry Styles, non può andarti peggio". E non fare la vittima, sei patetico- continuava a sfogarsi contro di me, io ascoltavo inerme le sue parole. -Ti odio Harry, non puoi immaginare quanto- e come un razzo si richiuse in casa, lasciandomi senza parole. -Ah, e tanto per la cronaca, io non sono mai stata tua- sbucò di nuovo, continuando a sbraitare. -E va al diavolo!-
Chiuse definitivamente la porta, causando un forte tonfo.
Ormai era andata, persa, game over.
Non immaginavo che sarebbe andata così.
Credevo che sarebbe tornata da me, l'avevo sperato con tutto il cuore.
E l'ennesima lacrima si fece spazio sul mio viso.
Perché ormai sapevo fare solo quello. Sapevo solo rovinare tutto e poi piangere come una femminuccia.
-Io ti amo- sussurrai.
Tanto ormai non mi avrebbe più sentito.

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Hope si infilò alla svelta il suo pigiama.
Che poi consisteva solo in una maglietta due volte lei e un semplice pantaloncino della tuta.
Tratteneva il fiato, gli occhi lucidi.
Non voleva piangere, non doveva.
Si era ripromessa che non lo avrebbe più fatto per Harry.
Ripensò a tutte le bugie che erano uscite dalla sua bocca nel corso della serata.
Come previsto, aveva mentito.
Aveva mentito con i genitori del ragazzo, con i suoi, con i colleghi del padre, con Drake.
Aveva mentito ad Harry.
E, adesso, stava anche mentendo a se stessa.
Perché si ostinava a negare le farfalle nello stomaco che aveva sentito per l'eccessiva vicinanza, la voglia di farsi stringere da quelle due braccia, il bisogno di sentire quelle due labbra sulle sue.
Più di ogni altra cosa, negava a se stessa quel momento in cui si era sentita morire alle parole di Harry.
Non sono più quella persona, tu mi hai cambiato.

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