1) Once upon a time
Salveeeeeeeee a tutti!!! Sono tornata dopo un lungo periodo di digiuno con una bella storia malata d'amore.
Imparerete a conoscere i due protagonisti e le loro vite travagliate e grazie ancora per il vostro sostegno durante questa mia prolungata assenza.
Buona lettura.
"C'era una volta una principessa canterina, la cui voce riusciva a portare pace e amore, un giorno però una brutta strega gliela rubò e la bella principessa pianse così tanto da condizionare il tempo,scatenando una forte tempesta, ma non era sola.
Arrivò in suo soccorso una bel principe che con il suo coraggio sconfisse la strega e riportò la voce alla principessa che per ringraziarlo iniziò a cantare riportando il bel tempo e facendo innamorare il principe di sé.
I due si sposarono e vissero per sempre felici e contenti. "
" Ma papà la Principessa non poteva sconfiggere la strega da sola? "
" Come da sola? Tess una principessa deve essere salvata. "
" La mamma mi dice che se aspetto che qualcuno mi aiuti allora farò le ragnatele. "
" Dipende dai casi, a volte essere aiutati non può far altro che bene. "
" Jonny, non viziare la bambina. "
"Ma cara, io sono il suo principe azzurro, vero Tess?"
"Il mio principe è la mamma."
Papà abbassa la testa deluso mentre la mamma cerca di trattenere le risate.
Alla fine mi alzo dal lettino e abbraccio papà.
Lo vedo di rado, lavora il giorno e la notte si chiude nel suo stanzino a suonare la chitarra, e normale che per me la mamma ricopre tutte e due i ruoli.
"Accetto la sconfitta e me ne vado con il cuore infranto."
Mamma gli dà uno schiaffetto dietro la nuca e iniziano a ridere, mi rimboccano le coperte e spengono la luce... Questo è il mio ultimo ricordo felice.
***
"Dove pensi di andare!?"
Cosa sono queste urla?
Scendo dal letto e apro leggermente la porta vedendo i miei genitori litigare.
"Non posso restare qui fingendo di essere felice."
"Fingendo? Questo cosa vuole dire Jonny? Io e Tess non siamo abbastanza per te?"
"Potete venire con me."
"A fare cosa? Senza un soldo e un tetto? Il tuo posto è qui con noi."
"Se resto morirò, voi siete parte della mia vita, ma non posso fingere che la musica non sia l'altra parte."
Vedo le spalle della mamma tremare prima di girarsi e incamminarsi verso la sua stanza.
"Fai quello che vuoi, ma sappi che una volta uscito da quella porta tu per me sarai morto."
Sbatte la porta e cala il silenzio, mentre papà si copre gli occhi con la mano.
Resta fermo per due minuti, prende la chitarra e se la carica sulla spalla.
"Papà? Dove vai?"
Mi strofino gli occhi mentre mio padre esita a parlare.
"Tess, cosa ci fai sveglia a quest'ora?"
"Tu e la mamma stavate gridando..."
"Scusa se ti abbiamo svegliata, ma è tutto ok torna a dormire."
"E tu?"
Si gratta la nuca e si abbassa alla mia altezza stringendomi forte.
"Vado a comprarti un grande peluche che ti proteggerà."
"Davvero?"
"Certo, ora però vai a dormire ok?"
Annuisco e prima che esca gli urlo.
"Ti voglio bene papà."
Mi sorride e si chiude la porta alle spalle.
Resto ferma sul porticato, anche se mi ha detto di andare a dormire voglio aspettarlo così da vederlo entrare con il peluche.
Il tempo passa...
Mezz'ora, un'ora, due, tre...
Si fa mattina, ma papà ancora non è tornato.
"Tess?"
Sento la voce della mamma e quando mi giro vede il mio viso piangere.
"PA-papà non è tor-tornato mamma"
Mi stringe forte al suo petto mentre le lacrime ora scendono copiose.
Ha mentito, da quel giorno io non lo vidi più.
La mamma fece sparire le sue foto e così facendo, il ricordo del suo viso man mano andò a sfumarsi fino a diventare un'ombra del passato.
***
Tess 15 anni
"Sono a casa."
Entro buttando lo zaino per terra, mentre mia madre mi viene incontro con una spatola.
"Bentornata amore, com'è andata?"
Mi levo le scarpe e corro in cucina.
"Bene."
"Nessuno ti ha detto niente per quel piercing?"
Ah già, uno dei tanti.
"Orami sono abituati, cosa c'è di buono da mangiare?"
Sospira e scuote la testa, orami ha perso ogni speranza con me.
Da quando quel uomo se n'è andato siamo rimaste solo io e lei, e questo ci bastava. Quando posso nel weekend vado a lavorare suonando in un locale il piano e facendo la cameriera la domenica, mentre lei fa quattro lavori tra pulizie a commessa.
Il mio ideale di donna da diventare è di sicuro mia madre, forte e senza paura.
"Stavo pensando di studiare musica una volta finite le medie tu che dici?"
La mamma mi guarda e sorride, prima che a rallentatore la vedo cadere per terra.
Corro verso di lei e le sollevo il capo mentre inizia a uscire del sangue dal naso.
Le mani iniziano a tremare e resto ferma incosciente delle mie azioni.
***
Ho sempre odiato l'odore dell' ospedale sa di disinfettante e morte.
Qualcuno a provato a parlami durante il tragitto mentre cercavo di rispondere alle domande che riguardavano mia madre, poi quando mi è stato chiesto:
"Tuo padre dov'è?"
Il mio cervello ha ripreso a funzionare e sono tornata più o meno lucida.
"Siamo solo noi due."
E ora seduta su queste scomode sedie aspetto che qualcuno venga a dirmi come sta mia madre, mentre mi tengo la testa tra le mani.
Dopo ore di attesa, un medico esce dalla stanza della mamma sistemando gli occhiali.
"Lei è Theresa Johns?"
"Si."
"Venga è meglio parlare in privato."
Mi porta in un ufficio e mi indica di sedermi.
"Ciò che sto per dire non è semplice."
Resto in silenzio incosciente di ciò che sta per accadere.
"Sua madre... Sua madre ha il cancro."
Dimentico come si respira mentre il mio cervello ripete lentamente e per più volte le sue parole.
Ora capisco perché mi ha fatto sedere.
La testa inizia a girare e sento di svenire.
Perché, perché proprio a lei?
***
Il tempo passò in fretta.
Mia madre tentò tutte le cure possibili per guarire, ed io lavori come un lui per poterla aiutare.
Persi un anno scolastico, ma l' importante era poter curare mia madre.
Però il cancro se la prese quando avevo 16 anni.
Lottò per un anno prima che una mattina la ritrovai distesa per terra.
Il suo viso pallido e scarnito non era il modo in cui volevo ricordarla.
Arrivarono pochi parenti al funerale, ma di lui nemmeno l' ombra.
Quel giorno ricordo come presi la chitarra e la spaccati contro il muro, ferendomi anche la mano, la cicatrice mi ricorda che non suonerò mai più.
Iniziai ad essere sballottata da un parente all' altro, ma nessuno di loro voleva una randagia.
Così una volta compiuti i 18 anni scappai.
Io non ho bisogno di niente e nessuno.
Né della stupida musica né di finti amici.
Io ero sola.
O così credevo.
So che i miei inizi sono sempre molto vivaci, ma vi posso assicurare che questa storia sarà un pó così.
Avete conosciuto il mio lato di Erika, pazzo e solare, ora dovete conoscere Tess, malinconica e solitaria.
Grazie per la lettura.
Baci baci
Manu
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