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Capitolo 10

- Fatemi capire. Vi siete baciati?!

Aiden stava tentando di razionalizzare.

- Mi prendete in giro?

- Io non ci vedo nulla di male. - si giustificò Adam.

Sydney rimase in silenzio, non sapendo cosa dire.

Emma, nel frattempo, era già sparita fuori a rincorrere altri uccellini.

- Come non ci vedi nulla di male?! Per forza, poi sono io a fare il terzo incomodo come un coglione. - replicò Aiden.

Sydney abbassò lo sguardo a terra, rossa in viso.

- Ti sembro il tipo da coppietta felice? Andiamo tutti e tre a far casino in giro, mica ti lasciamo a casa. - ridacchiò Adam.

- Sempre che mia madre non ci scomunichi.

Risero tutti, poi si diedero da fare per finire il lavoro in mensa.

Suzie guidò i ragazzi all'orfanotrofio, poi chiese se Sydney volesse andare con lei ad occuparsi delle bambine.

- Oh, non mi fido di questi due. È meglio che io vada con loro per controllarli. - rispose la ragazza.

- Hai ragione, da soli chissà cosa combinerebbero! Vai, vai pure e tienili a bada, cara ragazza!

Quando Suzie se ne fu andata, Aiden si sentì in diritto di poter commentare.

- Certo che mia madre è proprio suonata. Non ha avuto il minimo sospetto che in realtà stessi scappando dalla sua psicopatia.

- Non è così male, dai. Semplicemente... Crede in determinati valori. Ti assicuro che mia madre è peggio: una sera mi stavo preparando per andare alla festa di compleanno di una mia compagna di classe, la madre della quale è amica della mia, e ho messo un rossetto che secondo lei non c'entrava niente. Mi ha quasi ammazzata.

- Io non avrei questo problema, dato che non mi devo truccare. - rise Aiden.

- Stringi forte la carità, te lo dico con il cuore. Avere una madre che è fermamente convinta che diventerai una modella come lo è stata lei è peggio.

- E tuo padre che dice? Cioè, il suo... compagno. - si corresse.

- Gabe la ama, non c'è molto che possa fare. Ha sempre convissuto con queste sue fisse e gli sembra normale, ormai. - spiegò Sydney.

Per qualche istante ci fu un silenzio perfetto, nel rispetto di Aiden che pensava a suo padre.

- E come mai è finita con Anthony? Non ho mai saputo cos'è successo. - domandò Adam, con cautela.

Sydney non sapeva se raccontare com'erano andate le cose oppure no, ammesso che sua madre le avesse detto il vero.

Adam aveva il diritto di sapere?

Forse, dopotutto, non avrebbe fatto molta differenza.

- Per farla breve, i miei stavano insieme da due anni e si sarebbero sposati presto, ma poche settimane prima Gabe è tornato dall'Europa e ha riconquistato mia madre, convincendola a scegliere lui.

I due ragazzi aggrottarono la fronte, entrambi perplessi.

- Okay, questa versione è molto semplificata, ma gli avvenimenti di base sono questi. È venuto fuori che mia madre era incinta di mio padre, ma l'ha scoperto quando era già andata in Italia con Gabe. Fine della storia.

- E... Come mai sei venuta qui in questi giorni? - azzardò Aiden, con tono delicato.

Sydney guardò il cielo.

Inspirò.

- Non so... Il motivo ufficiale è passare del tempo con mio padre, ma diventa difficile considerando che lavora e che ci siete voi a distrarmi. In realtà penso che staccare del tutto da New York sia quello di cui ho bisogno. In un certo senso è bello cambiare aria per un po', vedere facce nuove, liberarsi della pressione di quello che New York si aspetta da te, la figlia di una ex modella di fama internazionale e di un ricchissimo ereditiere europeo. E poi non capisci mai chi hai davanti... Certo, gli amici sono tanti, ma da un momento all'altro uno tradisce i valori tradizionali e l'etica dell'amicizia e tu non puoi sentirti sorpreso perché sapevi che dovevi aspettartelo. La società sembra tutta una grande intessitura di falsità che copre le persone autentiche e per quanto cerchi di andare a fondo, non potrai mai tagliare tutti i fili.

- Povero Anthony, era tutto contento di avere sua figlia a casa per le vacanze! - scherzò Aiden, avendo compreso che l'atmosfera si era fatta troppo tesa.

Adam invece rimase in silenzio, assorto nello studio dell'espressione della ragazza.

Aveva un viso molto dolce, occhi chiari che simulavano ingenuità e capelli scuri che conferivano quel pizzico di malizia che bilanciava il tutto. Nel complesso si aveva l'impressione di osservare qualcosa di semplice e delicato, ma non per questo noioso, anzi.

Si decisero infine ad entrare all'orfanotrofio, un edificio massiccio di stampo ottocentesco con cancello a sbarre che terminavano a punta di lancia. Era fatto di mattoni scuri che non davano molta allegria e il portone era di legno scuro, dall'aspetto arcaico nel suo motivo di ghirigori intrecciati.

Naturalmente, il portone si aprì prima ancora che i tre avessero finito di attraversare il cortile, a pochi passi dagli scalini di pietra che precedevano l'entrata.

Una signora alta e magrissima, vestita con un deprimente completo grigio e dai capelli fermamente raccolti in uno chignon perfetto, si avvicinò con il più piccolo dei sorrisi.

- Benvenuti, il dormitorio maschile è da questa parte. - disse, a voce bassa ma decisa.

Aiden e Adam si scambiarono un'occhiata significativa, in totale accordo sull'inevitabile antipatia nei confronti della donna, così fredda e seria.

Perché negli orfanotrofi non c'erano mai donne buone e gentili a capo?

All'interno il corridoio era largo e molto alto, con volte a crociera sul soffitto e un dipinto al centro dentro una forma rombica. Il dipinto raffigurava Gesù e gli apostoli in preghiera, probabilmente simboleggiando l'obbedienza da parte dei bambini nei confronti dei superiori e l'importanza del regolare studio e delle preghiere.

Percorsero il pavimento a scacchi verde scuro alternato al grigio chiaro, rovinato dalle migliaia di volte in cui erano passati i bambini correndo, e svoltarono in fondo a destra.

La signora aprì le porte antecedenti alla porta vera che dava accesso alla stanza, e il rumore spaventò i bambini, che cercarono di tornare all'ordine in pochi secondi.

- Bambini, oggi avrete l'onore di giocare con il figlio di Suzie e i suoi nipoti. Siate educati e composti, portate rispetto e soprattutto mettetevi i cappotti se vi sarà concesso di uscire in cortile. E fate attenzione a non recare danni. Sono stata chiara?

Sydney disapprovava la durezza della donna nei confronti di quei bambini, ma non osò dire nulla. Non sembrava una avvezza alle critiche né disposta ad accettarne di buon grado qualora fossero state fatte.

L'oggetto dei suoi pensieri sparì senza altre parole e nella stanza sembrò finalmente di respirare. Era come se tutti avessero trattenuto il fiato, temendo che il rumore l'avrebbe fatta arrabbiare.

La ragazza si fece coraggio e parlò per prima.

- Ciao bambini, io sono Sydney e questi sono Aiden e Adam. - li indicò - Oggi giocheremo tutti insieme.

Sforzò un sorriso per suscitare una qualche reazione sulle faccette statuarie di fronte a lei.

Erano forse una ventina, fra i sette anni e gli undici, molto approssimativamente, e tutti magri. C'erano due o tre teste bionde, gli altri erano di tonalità simili di castano e differivano per tratti del viso e corporatura.

Ci fu un mormorio confuso fra i bambini, poi ognuno andò a prendere i cuscini e i peluche sul suo letto. Si misero in fila orizzontalmente, davanti a Sydney, Aiden e Adam.

Il più alto di loro, dai capelli corvini e il labbro tagliato, contò fino a tre.

E al tre fu guerra.

__________

YOUR LIES ARE BULLETS!

La gelosia di Aiden come reazione al bacio fra Sydney e Adam sarebbe stata chiaramente forzata: Aiden e Sydney non hanno ancora avuto occasione di legare.

E ricordo che l'alito può essere sia buono sia cattivo! Nel caso di Adam doveva essere buono per forza, dato che era passata da poco la colazione e si usa lavare i denti dopo colazione. Almeno a casa mia hahaha. Erano comunque osservazioni fondate, lo riconosco.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, baci💖💖

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