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È lì nel suo letto  che sobbalza di scatto allungando la mano, cercando un qualcosa che sembra inafferrabile.

Sembra preoccupato.

L'ultima battaglia gli è costata cara.

Quell'enorme cicatrice che si ritrova sul corpo gli ricorda che ha quasi rischiato di non vedere più quei bellissimi smeraldi, e il sacrificio di un eroe per salvarlo gli fa male, gli stringe il cuore.

Un urlo si sente, un nome, quasi fosse una chimera e una lacrima incomincia a scendere da quei rubini infuocati e ad un tratto il buio che lo circonda viene schiarito da due caldi mani che affondano sul suo viso, accarezzando quella cicatrice che ormai è parte di lui rassicurandolo e portandolo all'improvviso nella realtà.

Le sue gambe sembrano bloccate da un peso, ma non ne sente il fastidio, le sue mani si appoggiano a quel corpo che gli si è piazzato davanti a  cavalcioni con indosso una sua t-shirt, deve aver passato le notti al suo fianco senza muoversi di un passo.

-sono qui Kacchan. Va tutto bene.

-Izuku.

Le mani stringono la presa su quelle gambe nude mentre l'oscurità che lo circonda incomincia a schiarire ed illuminare la sua mente, quasi a portarla ad un colore puro, candido e quelle mani sul suo volto sono dolci e delicate, non vogliono fargli male, vogliono rassicurarlo e quel viso ha le guance rosa per l'emozione.

-shhhh, va tutto bene, sono qua kacchan. È tutto finito.

Quella lacrima scende lungo la guancia e viene bloccata solo perché quelle dita così amabili la stanno asciugando.

La fronte si abbassa sulla sua cercando di tranquillizzarlo col suo calore e quel chiarore diventa quasi abbagliante, così bianco e puro e lui lo vede, per la prima volta dopo tanto tempo riesce finalmente a vedere ciò che il suo cuore gli ha sempre detto, ciò che lui non ha mai voluto ammettere.

Ha rischiato di non vedere più quei ricci verdi e ribelli, quelle efilidi che tanto adora, quella pelle così candida, il suo calore, quella testardaggine che lo distingue da tutti.

Ora lui sa.

Non è la ferita che gli porta dolore,ma la consapevolezza che se non fosse stato per un sacrificio di un eroe lui non avrebbe più visto l'immagine di colui che gli è di fronte e le mani lo stringono di più.

-Izukuuuu,mi spiac.....

-shhhhh, va tutto bene, ora sei qui, mi hai spaventato sai? Ho pensato di perderti per sempre.

-Io i-io......

-Kacchan.
Dolce nome detto in un soffio.

I loro nasi si sfregano.

-non farlo mai più, posso ucciderti solo io.

Un sorriso, una smorfia da parte del minore che stuzzica il maggiore

-credi di riuscirci nerd?

-no. Non potrei.

-allora cosa potresti?

-questo.....

E delle labbra soffici e calde si posano sulle sue rischiarando in un bianco immenso, il buio che offusca il suo cuore e mai sensazione fu così profonda. Un solo lieve, dolce tocco e quel gesto ha fatto vibrare il suo corpo  come una corda di violino quando la sfiori,producendo un suono ritmatico che altro non è che un battito nuovo, poiché, il vecchio ancora difettoso, non riusciva a vibrare come doveva essere realmente.

Un bene. Un male.

Perdere un cuore malato per riaverne uno nuovo. Uno giusto. Uno che sa distinguere la verità.

E qual'è la verità?

Una verità che per lui è sempre stato un tormento,un ossessione, un pensiero solenne e silenzioso che non sarebbe mai  svanito.

Quelle labbra sono calde, morbide, carnose. Tanto da far venir voglia di morderle e quel gesto non tarda ad arrivare.

Forti labbra calde e ruvide, un po' screpolate ne catturano avide un pezzo tirandolo verso di sé. Quelle stesse labbra si schiudono catturando quello stesso pezzetto di goduria coi denti in segno di possesso,  un gemito esce da esse mentre mani altrettanto calde ma piene di cicatrici affondano pian piano in quella chioma coi  riflessi del colore del grano a primavera baciato dal sole.

E altre mani affondano ancora su quelle gambe chiare, lasciando segni evidenti  e rossi quasi eccessivi. Si. Eccessivi.

Un pensiero di totale possesso si fa spazio nel suo essere.

Lui è suo. Colui che lo sovrasta sulle gambe è suo e tutti dovranno saperlo.

Non permetterà a nessuno di portarglielo via e quelle mani lasciano piano piano quelle gambe soddisfatte del lavoro fatto per salire sfiorando solo con le dita verso la schiena coperta dalla sua maglia.

Gli sta grande, ma è così seducente vederlo con addosso un suo indumento. Qualcosa in lui cambia, si ingrossa. Stringe nei pantaloni ed è come una morsa negli slip, fa male, troppo. Vuole essere liberata, appagata.

Quelle dita che viaggiano ed esplorano quel tragitto verso l'alto  che le porta ad esplorare con estrema lentezza, suscitando nel minore strani versi mentre ha lasciato quelle labbra per avviarsi verso l'angolo del collo provocando ancora più dolore in quei pantaloni, stanno vagando come esploratrici sotto quella maglia, toccando ogni centimetro di quella pelle ricoperta anch'essa come le mani di cicatrici.

D'un tratto si ferma.

Quegl'occhi rossi sembrano d'un tratto spenti. La fiamma che si era accesa, sembra essersi affievolita.

Rimorso. Dolore.

I suoi occhi riflettono questo. I suoi occhi rispecchiano il suo cuore.

Sono sue.

Tante di quelle cicatrici le ha causate lui.

Le sue mani bloccano sui fianchi del verdino cercando di allontanarlo un po' da lui,ma non un movimemto viene fatto dal minore.

-I-Izuku. Ferm... Fermati.

-No Kacchan.
Un sussurro.

Il volto ancora immerso nel collo, la bocca così vicino all'orecchio e parole dette appena udibili.

-Perché dovrei farlo? Cosa c'è Kacchan? Non mi vuoi?

-A - anche troppo nerd.

Ancora un sibilo quelle parole sussurrate così vicino al suo lobo da sentirne il fiato caldo.

-Allora, cosa non va?

E poi umido.

Il lobo dell'orecchio inumidito da labbra che l'hanno catturato in esse e la lingua che gioca bagnandolo sempre più.

-Dimmi Kacchan. Vuoi davvero che mi  fermi?

E quel sospiro si infrange come un eco attraverso il suo timbro e vibra, vibra come non mai.

-Ner-Izuku. Ah fermati ti prego.

-Perché Kacchan?

E le sue gambe si stringono a quel corpo che sovrasta spingendosi in avanti e frizionando le loro erezioni e un lieve sorriso appare sul volto del verdino sentendosi orgoglioso dell'effetto avuto.

Sempre più debole quella parola.

-Kacchan.

-Mmmsff... Nerd.

Le mani stringono quei fianchi, le dita toccano quelle cicatrici e fa male.fa talmente male quello che sente.

-I Izuku, cazzo. Dio solo sa quanto lo voglio, ma fe-fermati ti prego.

Uno scatto.

Il verdino torna eretto, teso come una corda e stupito dal suo comportamento. Non capisce. Non sa perché d'un tratto la sua reazione è così contrastante coi suoi istinti. Perché lui lo vuole, lo sa, glie l'ha anche detto e si sente anche, soprattutto in un punto. Eppure lo sta allontanando.

Lo sguardo attonito, fisso su quel volto, nemmeno pensa a quella brutta cicatrice perché quello è il suo Kacchan, in qualunque versione possa essere.

Gli occhi non smettono di contrastarsi scorgendo un qualcosa che forse lui a percepito sentendo come quelle dita sfreghino le sue cicatrici ed allora le sue mani tornano su quel viso sfiorando delicatamente quella grossa, enorme cicatrice e con fare automatico ne segue il contorno.

È grande, devastante. Le sue dita salgono e scendono, toccano ogni centimetro di quella macchia di pelle scomposta e gli occhi ne seguono i lineamenti. Poi si sofferma su una parte ben precisa sul suo torace.

-Guardami Kacchan.

Le sue mani lasciano quel corpo che ama per appigliarsi incrociate sui bordi della sua maglia, tirarla su e farla passare attraverso il collo per poi abbandonarla sul letto.

-Guardami Kacchan.

-Izuku.

Un corpo pieno di cicatrici.

-Guardale Kacchan.
Sono tante è vero. E so cosa stai pensando. Molte sono tue e forse questo ti fa male ora.
Ma ora guardati. Guarda te.

Le mani tornano su quel torace dove la cicatrice più evidente balza subito agl'occhi.

-Le mie cicatrici, quelle che tu mi hai procurato, le hai ripagate tutte in una volta. Ora basta Kacchan. Ora è finita. Ora si ricomincia.
Facciamolo insieme Kacchan,dimmi che resterai con me.

Il volto rivolto al suo petto mentre la sua mano raggiunge quella del minore sfiorandone le nocche.

-Come posso perdonarmi ciò che ti ho fatto?io non so.

-Amami Kacchan. Amami come solo tu sai fare.

-Nerd.

Quella mano viene avvolta dal maggiore e trascinata alle sue labbra dove labbra calde  e ardenti ne sfiorano ogni angolo.

Un movimento.

Il suo bacino si è spinto verso l'alto raggiungendo la carne del minore sentendolo uggiolare di piacere.

- Ohi.

-Dimmi.

-Come vuoi essere amato?

-Senza limiti Kacchan. Senza freni. Amami senza restrizioni.

-E se poi te ne penti? Con uno come me che non è stato capace di fare nulla di buono per te.

Un sorriso.

-Vero.

-Visto? Sara megl...

-Vero, ma anche no.

Il maggiore sgrana gli occhi.

-In tutti questi anni ti ho visto mutare Kacchan. Sei cambiato, ma forse eri sempre così ma non volevi mostrarlo agl'altri,ma io lo vedevo. Ed ora, ora tu mi dici che non hai fatto nulla di buono?
Hai dato la vita Kacchan per il mondo, per me e sei ritornato. Il tuo cuore batte di nuovo. Il suo sacrificio per darti una nuova vita non va sprecato. Rinasci Kacchan come la fenice dalle ceneri.
Rinasci migliore di ieri e eroe di domani.

-Izuku.

-Dimmi.

-Voglio darti tutto me stesso.

-Allora sbrigati Kacchan perché io voglio sentirmi tuo come non mai.

Un movimento rapido e il minore si ritrova con la schiena appoggiata al lenzuolo mentre forti braccia lo tengono ben stretto per la vita e l'attrito di quelle mani ruvide su quella pelle liscia, dove non appaiono cicatrici manda in estasi il minore che degludisce la sua stessa saliva diventata improvvisamente eccessiva.
Una delle due mani sale fino ad arrivare a quel volto pieno di  efilidi, il pollice ne carezza una guancia, la sfiora piano lento.

Si tende fino ad arrivare a sfiorare quel pezzo di carne che prima le sue labbra bramavano, le osserva, sono un po' bagnate di saliva che sta colando perché il minore le ha socchiuse sentendo quel tocco così intenso sulla sua pelle.

L'istinto.

Non se ne rende nemmeno conto e istintivamente quel pollice tocca quel rivolo di bava raccogliendone un po' per poi portarselo alla sua bocca e leccarlo.

Quella scena provoca brividi al minore che si inarca cercando più contatto, allungando le braccia per attorcigliarle al collo del maggiore mentre le gambe ancora piagate si muovono autonome circondando il bacino di quel corpo così imponente su di se.

-Kacchan.

La mano del maggiore torna ad esplorare quel corpo, si posa su uno di quei bottoni che ormai è diventato così duro solo a quei semplici tocchi.

L'indice lo stuzzica, ci gioca, fa cerchi e a lui si unisce quel pollice che lo stringono  premendo appena facendo sobbalzare il verdino che spinge la testa all'indietro spalancando gli occhi e mordendosi il labbro inferiore per poi inumidirlo.

La mano che prima gli teneva ben saldo il fianco si è infilata pian pian in quei box che contengono quella carne  dura e soda.
L'afferra, la stretta si fa sentire.

Forte.

Possessiva.

Un gemito.

-ngh.... Mmmmh.

E quella mano con un movimento spontaneo incomincia ad abbassare quel tessuto fin troppo inappropriato, muovendosi ora con lentezza, sfiorando quel corpo in quelle zone che mai avrebbe pensato di poter toccare lasciando una scia infuocata al suo passaggio fino ad arrivare all'inguine e ormai quel tessuto è davvero troppo stretto per rimanere lì dov'è.

Poi un sorriso.

-Mi vuoi così tanto nerd?

Uno spasmo.

La testa del minore si alza guardando quei rubini negl'occhi.

La sua mano raggiunge  i suoi capelli, prima con delicatezza  per poi afferrarne una manciata e stringerla in essa strattonandolo fino a farlo raggiungere il suo volto mentre si alza per trovarselo a pochi centimetri.

-Vuoi vedere quanto?

E l 'altra mano afferra quella ferma sull' inguine per trascinarla sulla sua erezione ben esposta, facendogli toccare quella punta ormai bagnata di liquidi.

Il contatto, unito a quel tessuto che é ancora lì, ma bagnato tanto da sentire  quei tratti di liquido appiccicoso ancora vicino, tanto da indurre le dita a raccoglierne un po' e passarselo fra di esse per poi tornare su quella punta così bagnata e calda e rossa ed inglobarla nella mano per poi cominciare a muoverla, facendo si che il minore sia costretto ad affondare la mano, che l'ha trascinato fino a quel punto, tra le lenzuola e stringere talmente forte da quasi strapparle ed un gemito urlato esce da quel volto angelico che si trova schiacciato sotto al maggiore.

Ok. Piccola parentesi.
Pensavo che con uno sarei riuscita a terminare.
Ma...
Niente.
Ne uscirà anche il due😂😂😂.

Spero vi piaccia.

Non chiedere che sia..

Vuole solo uscire dalla mia testa.

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