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5. OGNI ROSA HA LA SUA SPINA

Una ragazza con i lunghi capelli scuri e due grandi occhi ambrati mi fissava. Era un'estranea, pensai, con il suo viso a cuore e i lineamenti dolorosamente simili a quelli di mia madre. Mi sporsi per digitare il codice dell'armadietto. Se non avessi saputo che era il mio riflesso, io...

L'armadietto si aprì con un cupo cigolio. Lo fissai, confusa. Non era chiuso, probabilmente lo avevo dimenticato aperto. Oh, dove avevo la testa? E poi avrei dovuto oliarlo per evitare quel cigolio da casa dell'orrore, ma sapevo bene che non lo avrei fatto. Alla fine non ne avevo mai voglia. Sarah stava frugando nel suo, borbottando qualcosa sul fatto che la lezione di storia avrebbe potuto anche essere abolita per essere sostituita con una che riguardava la storia di Harry Potter.

-Dovremmo fare una petizione- cinguettò.

Sospirai, ma come faceva a non stancarsi mai? Infilai una mano dentro l'armadietto e cercai a tentoni il libro. Doveva essere... un dolore lancinante mi percorse il polpastrello dell'indice, quindi risalì fino al polso. Feci una smorfia e guardai dentro. La luce che penetrava tra quelle pareti di metallo mi rivelò dei petali rosso scuro e un lungo stelo verde con spine appuntite. Una rosa, compresi, perplessa. Cosa ci faceva una rosa lì dentro? Qualcuno forse sapeva che giorno era...

Sentii il polpastrello pulsare. Lo guardai. Era rosso. Sangue. Mi ero punta con una delle spine. Una vertigine e puntini neri davanti agli occhi.

-Cosa serve la storia? Cioè, non ha proprio senso- stava dicendo Sarah. Chiuse l'armadietto con un tonfo. –Sherry?- e posò lo sguardo su di me. –Ah! Cosa ti sei fatta al dito?- urlò, facendo girare un gruppetto di studenti che passava poco lontano. Ecco, come non attirare l'attenzione.

Per tutta risposta infilai l'altra mano nell'armadietto ed estrassi la rosa, attenta a non pungermi. Sentii Sarah lanciare un'esclamazione sorpresa quando la luce che entrava dalla finestra investì i petali. Dietro di me qualcuno disse qualcosa. Mi resi conto che la rosa stava attirando l'attenzione di tutti. Era di un rosso cupo, non avevo mai visto una rosa di un rosso così scuro. Venature nere la percorrevano. Ricordai una vecchia storia, che mi raccontava sempre la mia prozia Merce quando ero piccola. Narrava di una ragazza che aveva raccolto una rosa nella speranza di donarla al suo innamorato. Quando lo aveva visto con un'altra però aveva stretto così tanto lo stelo della rosa che le spine le erano entrate nella carne. Il sangue si era mischiato alle lacrime ed era quindi caduto sui petali, colorandoli. Era forse per questo che la rosa aveva preso un colore così bello? Erano stati riversati lì tutto il dolore e la disperazione?

-Che bella!- esclamò una ragazza bionda, avvicinandosi. Una del club di scacchi.

-La rosa è bellissima- disse Sarah –l'hai fatta l'antitetanica, vero?- continuò, preoccupata –No, perché le spine sono pericolose, non sai quanto è facile prendersi il tetano,  la prima moglie di mio nonno... -

La ignorai. Chi mi aveva messo una simile rosa? Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Il colore era così intenso, così perfetto, così ipnotico.

-Il rosso scuro vuol dire amore eterno e bellezza pericolosa- intervenne uno studente, alle mie spalle. Ma dovevano proprio intervenire tutti?

Mi sentivo al centro di uno spettacolo assurdo. Il cuore prese ad aumentare il battito e la testa a girarmi. Osservai la rosa attraverso il mio sguardo appannato da un velo di lacrime. Strane sensazioni mi stringevano il petto. Cosa mi stava succedendo? Puntini neri iniziarono a danzare nel mio campo visivo. Cercai di calmarmi, ma la folla intorno a me lo rendeva molto difficile. Mi affrettai a prendere il libro di storia, sperando che nessuno notasse che tremavo. Gocce vermiglie caddero sul fondo metallico dell'armadietto. Perdere sangue era presagio di sventura, così mi diceva la prozia Merce. Un brivido gelido mi percorse la schiena. Panico, solo panico. Chiusi l'armadietto e corsi via.

Fu la perfetta Naomi a medicarmi il dito. La cosa si rese necessaria visto che continuava a sanguinare. E lei ovviamente si propose di fasciarmelo con un pezzo di garza che portava nel suo kit personale del pronto soccorso.

-Bisogna essere pronte a tutto- esclamò, i capelli neri che le ricadevano sulle spalle.

Miss perfettina. Beh, almeno era gentile.

-Chi ti ha mandato quella rosa?- chiese Sarah, quando rimanemmo sole. Avevamo scelto due banchi in fondo all'aula.

-Non lo so- ammisi, anche se avevo un sospetto. Non era un vero sospetto, era un desiderio.

-Non sarà stato Roger, vero?- chiese, tremula.

Roger, ancora con Roger. Sospirai. Roger era l'amore di Sarah. No, non immaginate Harry Potter, beh, Roger non era Harry Potter. Fatemi pensare a chi possa assomigliare... beh, non saprei... qualcuno di molto dark comunque. Roger è un tipo tutti piercing e tatuaggi, capelli neri davanti agli occhi e umore nero come la notte. In pratica sempre arrabbiato.  -Perché Roger dovrebbe mandarmi una rosa?- replicai, un po' seccata.

Sarah parve sorpresa dalla mia risposta. -Ehm, non so, magari lo voleva lasciare a me-

-La prossima volta digli di togliere le spine- borbottai.

Sarah abbassò lo sguardo, rossa in viso. Ecco, ora ci mancava solo averla offesa!

La lezione di storia finì con dieci minuti di anticipo. Ottimo, sinceramente non l'avevo quasi ascoltata. Camminai, lo zaino che mi pesava sulle spalle, lo sguardo rivolto a terra. Conoscevo ogni crepa di quel pavimento. In lontananza potei sentire le risate di Anne, le ignorai. Dovevo solo recuperare i libri di letteratura e tornarmene a casa. Una cosa semplice, senza complicazioni. Lo speravo, perlomeno. Mi fermai davanti al mio armadietto e digitai rapidamente il codice per aprirlo. Quando si spalancò qualcosa volò via. Un foglietto. Riuscii ad afferrarlo prima che cadesse a terra. Qualcuno doveva averlo messo nell'armadietto insieme alla rosa. Deglutii. Dovevano essersi sbagliati... oppure era uno stupido scherzo. Feci per aprirlo, ma mi fermai a metà del movimento. Poteva essere un biglietto d'auguri per il mio diciottesimo compleanno. Sentii il sangue gelarsi nelle vene. Nessuno se ne ricordava mai. Neppure mio padre. Inspirai a fondo. No, non poteva essere un biglietto di auguri. Sospirai e mi costrinsi ad aprirlo. Tra i palloncini e i fiori c'era una scritta.

"Non ho potuto fare a meno di notare che i jeans che indossi oggi ti stanno molto bene"

Nessuna firma. Restai immobile, il cuore in gola. Era certamente uno scherzo. Oppure qualcuno voleva mettere il biglietto nell'armadietto di Jane Wollace, che si trovava accanto al mio. Solo che lei non indossava i jeans, ma solamente minigonne. Presi il libro di letteratura e me lo misi rapidamente nello zaino. Dopo un attimo di dubbio decisi di mettere via anche dentro anche il biglietto. Avrei potuto far finta che fosse mio. Il mio regalo di compleanno. Sospirai, forse era della stessa persone che mi aveva messo la rosa. Oh, ora dovevo tornare alla realtà. Avrei passato le prossime ore a pulire la grande sala da pranzo. Chiusi l'armadietto con un movimento rapido, quindi mi diressi verso l'uscita, la testa persa altrove. Non vedevo l'ora che arrivasse la sera, quando finalmente avrei potuto sgattaiolare nello studio di mio padre, prendere un libro dalla grande libreria, mi accoccolavo per terra, sul grande tappeto a pelo lungo vicino al caminetto, e leggevo. Non era raro che la cenere mi coprisse le mani e il viso, quando mi avvicinavo troppo. La grande porta a vetri si spalancò davanti a me, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mi fermai di scatto, prima di riceverla in faccia. Ci mancava solamente un naso rotto. Quando alzai lo sguardo incontrai un paio di occhi che mi fecero rabbrividire completamente. Restai immobile, le gambe rigide, il respiro che si faceva affannoso, il cuore in gola. Non era la prima volta che mi succedeva. Ultimamente ogni volta che incontravo Algol succedeva questo. Perdevo il controllo sul mio corpo. Non riuscivo a non pensare a lui. Era la mia ossessione, compariva sempre nei momenti più imprevedibili e mi fissava con una brama con cui nessuno mi aveva mai guardata. La testa mi consigliava di non farlo. Algol era pericoloso. Ma come potevo ignorarlo? Si può forse ignorare il sole? Il suo calore ci ricorda che è in cielo anche se noi non lo guardiamo. Non potevo ignorare la sua presenza, il suo lussurioso desiderio.

L'entanglement quantistico. Il concetto mi venne in mente all'improvviso. Mio padre me ne parlava spesso. Si trattava di un fenomeno complesso per cui due particelle restano indissolubilmente unite, anche se si trovano ai lati opposti dell'universo. Era valido anche per le persone? Per me e Algol? Era forse per questo che mi sembrava di sentire scivolare dentro di me la nebbia che avvolgeva la sua anima?

Algol fece un passo avanti e potei inspirare il suo profumo. Tempesta, proibito, follie, ecco di cosa sapeva. Tutto il mio corpo si tese. Deglutii, impossibilitata a spostarmi di lato. Le ginocchia mi tremavano.

-Hai deciso di rimanere impalata qua tutto il giorno?- mi chiese, scrutandomi con aria divertita.

Lo ignorai e mi affrettai a superarlo, un senso di angoscia che mi stringeva il cuore.

Era un demone vestito da principe azzurro. Era il protagonista di una fiaba oscura. Dovevo evitarlo a qualsiasi costo se ci tenevo alla mia...

-Sher, aspetta!-

Il mondo prese la consistenza di una gelatina. Ruotai su me stessa, un gesto automatico, come se sua voce non potesse far altro che attirarmi a sé.

-Cosa c'è?- chiesi, fingendomi irritata. Sperai che non capisse che dentro di me stavo tremando.

-Qualcuno oggi compie gli anni- lasciò cadere le parole, quasi casualmente, ma il suo ghigno mi fece capire che lui sapeva.

-Veramente?- replicai, cercando  di mantenere la calma -Auguri allora-

Lui scoppiò in una risata liquida. Mi parve sentirla bagnarmi il viso. -Chapeau- esclamò, piegandosi in un rapido inchino, quindi proseguì, lasciandomi stranamente interdetta e vuota. Lui sapeva... la rosa e il biglietto erano suoi? Non potevo esserne certa...

M'incamminai lungo il marciapiede, turbata. Algol mi lasciava ogni volta così, avvolta in un velo di turbamento. Un velo così stretto che non riuscivo a respirare. Non capivo cosa volesse, cosa provasse.

Scorsi qualcuno con la coda dell'occhio. Sollevai il viso appena in tempo per vedere Roger che parlava con un ragazzo dai capelli scuri. Uscivano dalla High School  Wuther Sud. Sì, il nostro liceo era diviso in due filiali che avevano l'ingresso uno di fronte all'altro. Non chiedetemi chi abbia avuto quest'idea. Roger gesticolava animatamente. Soffocai a stento una risatina. Sarah sarebbe stata felicissima di sapere dov'era. Proseguendo tirai fuori il cellulare e le mandai un messaggio.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Secondo voi chi ha lasciato la rosa e il biglietto d'auguri a Sherry?

A presto

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