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34. LA STANZA DELL'AMORE

La porta era nascosta dietro la libreria dello studio -lo stesso luogo dove poco prima avevo scoperto la verità delle mie origini, come nel migliore dei romanzi gialli. Bastò che Algol spostasse un libro e l'enorme scaffale si fece da parte con un cigolio metallico.

-Non dirmi che là dentro c'è una biblioteca enorme come ne "La bella e la bestia"?- scherzai, sperando così di minimizzare la tensione che mi percorreva tutto il corpo. Stavo tremando e non sapevo per cosa. Beh, in effetti c'erano molti motivi per tremare. Deglutii e sentii in gola il sapore amaro delle lacrime.

-Solo una biblioteca? Lì c'è un altro mondo- esclamò lui, quindi aprì la grande porta di noce, quindi mi precedette.

Esitai un solo attimo, domandomi se non mi stesse trascinando nella tana del lupo. Beh, almeno Algol era un lupo carino, c'era ben di peggio. Entrai con cautela, il cuore che mi pulsava in gola. La prima cosa che percepii, non appena fui dentro, fu l'aria di sacralità. C'era qualcosa di sacro in quel luogo, che non avrei saputo definire. La camera era enorme con oggetti di ogni genere. C'era un treno che mi arrivava alle ginocchia, una tenda, una piccola ruota panoramica, un enorme divano e molte cose. La cosa che mi sorprese di più però furono le pareti su cui comparivano vari paesaggi, che restavano solo qualche istante prima di scomparire e di lasciare spazio a un altro.

-Wow- sussurrai. Altre parole non riuscirono a uscire dalle mie labbra.

-Lo prendo come un: adoro questo posto- mi fece eco Algol.

-Che cos'è questo posto?- chiesi, incantata come mai la ero stata nella mia vita. Beh, forse mai no, con Algol ero sempre incantata.

-Questa stanza è stata creata dal Principe delle Ombre affinché la sua amata non fosse troppo infelice- spiegò Algol, la voce carica di cose non dette –generazione dopo generazione ogni Mallon lo ha dedicato a una persona... e ha apportato delle modifiche... questa stanza è un tempio dell'amore... conosci la storia del Taj Mahal?- mi chiese, lo sguardo perso nel vuoto.

Scossi debolmente la testa, lo sguardo che scivolava su ogni dettaglio di quel luogo incredibile. Davvero il Principe delle Ombre era stato capace di costruire tanto? Davvero un mostro poteva mettere insieme un mondo fatto di stelle e sogni?

-L'imperatore lo fece costruire perché diventasse la tomba di sua moglie, che lui amava alla follia... fu costruito per amore-

La storia mi strinse il cuore. Era davvero dolcissima e... improvvisamente compresi un'altra cosa, una piccola sfumatura in quel discorso. Algol mi mostrava quella stanza perché era la stanza dell'amore, questo voleva dire che... era troppo bello per formularlo nella mia mente. Non solo bello, era sconvolgente. Algol mi amava dunque... il suo però era un amore agghiacciante, graffiante, ruvido. Deglutii e lo guardai, lasciando che la mia anima mi brillasse nelle iridi. I suoi occhi, come calamite, si agganciarono subito ai miei e io sentii la familiare sensazione di stordimento che mi trasmettevano.

-Sher... il mio amore è difettoso... forse anche sbagliato... - esordì, come se sapesse che io avevo capito.

-Non ci credo- dichiarai, scuotendo la testa.

-Lo è... il mio amore distrugge, gli uomini come me sono fatti così-

-Gli uomini come?- indagai, con un mezzo sorriso.

-Gli uomini ombra... come Ade... apparteniamo alle tenebre, noi siamo il buio- dichiarò. Era serio, terribilmente serio.

-E le donne come me sono fatte per sapervi gestire... noi Persefoni siamo fatte così, piene di pazienza e... -

-Pazienza? Tu avresti pazienza?- chiese, un luccichio scherzoso nello sguardo, un luccichio che avevo imparato ad amare.

-Sì, ti ho sopportato finora, per cui direi proprio di sì- feci schioccare la lingua.

-Oh, come sei terribile!- esclamò.

-Io?- e la risata mi risalì la gola prima che potessi controllarla. Ero felice, ero assurdamente e follemente felice, nonostante tutto. Risi fino a quando le lacrime non solcarono le mie guance, fino a quando il mondo non perse consistenza, fino a quando Algol non mi prese tra le braccia e zittì la mia risata con un bacio. Non nascono forse per questo i baci? Per interrompere un litigio, una risata, un discorso.

Avevo perso il conto dei baci. Non succede così quando si ama? Questo è proprio il bello di amarsi. Si perde il conto di qualsiasi cosa. Sembra di vivere in un universo scintillante. Amarsi... che parola complessa, che racchiudeva dentro di sé il mondo intero. I problemi persero consistenza.

Era quello che in fondo al cuore avevo desiderato per moltissimo tempo. Io e lui insieme. Sentivo l'anima stropicciarsi per il suo contatto. Un terremoto muoveva ogni parte di me. Mi sembrava di avere la febbre. Rose rosse come il sangue sbocciavano dentro di me, riempivano quella terra desolata che era stato un tempo il mio spirito. Cappuccetto Rosso finalmente aveva accettato cosa provava per il lupo. Algol mi baciò l'arteria del collo, un bacio delicato che faceva tremare il battito del mio cuore. Mugugnai debolmente, aggrappandomi di più a lui,. In lontananza un orologio rintoccò dodici volte. Mezzanotte. Lasciai che mi prendesse in braccio, che mi sollevasse con la delicatezza che avrebbe usato con una principessa. I nostri occhi si sfiorarono e sentii il mio essere vorticare. Eravamo insieme. Quello bastava, almeno per quella notte. Algol non parlò, i capelli scuri che gli sfioravano le tempie, mi condusse fino a enorme divano a forma di cuore.

-E questo da dove salta fuori?- chiesi, ironica, sperando di nascondere dietro il sarcasmo tutte quelle sensazioni che mai sarei riuscita a spiegare.

-Questo? Direttamente dai tuoi sogni... proprio come me- rispose, chiaramente beffardo.

-Non sono certa che tu non venga dai miei incubi- borbottai.

Algol sembrò riflettere, poi annuì. -In effetti potresti avere ragione- mi adagiò dolcemente sul divano, quindi si lasciò cadere al mio fianco e ricominciò a baciarmi.

Esplosioni dentro il mio cuore. Fiori che sbocciavano e sfiorivano, piogge che scendevano, colpendo con forza l'interno della mia anima, belve che mi graffiavano. Cappuccetto Rosso e il lupo. Eravamo questo e molto altro.

Ero persa di lui. Dei suoi sorrisi, delle sue parole, delle sue risate. Ormai mi era entrato nel sangue. Era la fine. E poi la sua mano si fece strada tra i miei capelli, scendendo oltre la nuca, come se volesse sfiorare la mia... 

M'irrigidii. Non volevo che vedesse le cicatrici sulla mia schiena! Il panico quasi mi annebbiò la mente, esattamente come poco prima aveva fatto il pensiero di Algol.  Se le avesse viste cos'avrebbe pensato di me? Non volevo rischiare. Non avevo la forza di affrontare quella notte un argomento così delicato.

-Tutto bene?- chiese Algol, rendendosi conto del mio indugio.

-Ehm, sì, tutto bene-tentai, ma la mia voce era esile, insicura.

-Okay, ora voglio la risposta corretta- insisté, lo sguardo viola penetrante che mi fissava.

Dovevo approfittare di quel momento. Dovevo dirgli la verità... non ci riuscii. -Oggi... non mi sento bene- sussurrai. Non era una bugia. 

-Io ti voglio, Sher, ma voglio anche rispettare i tuoi tempi... so che è stata una giornata difficile- continuò, le dita che si attorcigliavano ai miei capelli.

Non replicai. Avrei dovuto dirgli la verità, avrei dovuto raccontargli quella storia che mi divorava il cuore, che mi faceva a pezzi l'anima. Ero come un animale ferito. I graffi li portavo sulla schiena. Non quella sera però, c'era tempo. E lasciai che lui mi stringesse forte.

-Ti difenderò io- le sue parole mi rassicurarono -Ti aiuterò io... con tua madre-

Le parole mi riscaldarono come un fuoco interno. -Hai un piano?-

-Qualcosa... ma voglio rifletterci su- aggiunse, criptico come sempre.

Annuii lentamente. -Attenderò- avevo imparato che con Algol bisognava avere pazienza.

-E chissà, potrei perfino diventare meno irruente con il passare del tempo-

-Addirittura?- chiesi, ironica. Mi sentivo stanca. No, esausta era il termine più corretto. Frammenti di ricordi si fecero strada in me. Anne che mi colpiva. Il volto disperato di mio padre. Le urla. Scacciai tutto.

-Proprio così- rispose lui.

Mi sembrava impossibile, eppure... soffocai con più grazia possibile uno sbadiglio. Tutta la stanchezza della giornata mi era crollata addosso. Chiusi gli occhi. Avevo bisogno solo di riposare qualche minuto... e scivolai nel sonno.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate della stanza segreta? Nel prossimo capitolo succederà qualcosa di molto interessante.

A presto

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