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3. SPIANDO

-Miss Jaren mi ha detto di rinnovarti i complimenti- la voce di Algol era tagliente. Sembrava un insulto tra le sue labbra. Ogni cosa poteva essere un insulto detta da lui.

-La ringrazierò- replicai, senza guardarlo. Il cuore, chissà perché, aveva accelerato il battito. Ingoiai la saliva e mi concentrai su una crepa che percorreva le piastrelle rosse del pavimento.

Algol non si ritrasse, ma restò fermo al mio fianco. Un lunghissimo istante, poi percepii qualcosa che mi sfiorava i capelli. Voltai di scatto la testa e vidi il suo lungo indice pallido giocherellare con una mia ciocca di capelli. -Possibile che non mi guardi mai in faccia? Neppure ora che siamo praticamente parenti- commentò, sprezzante.

La parola sbagliata. Mi morsi la lingua prima di parlare. Non potevo rischiare di parlare troppo. Con Algol era sempre così, sempre sull'orlo dell'abisso. E poi feci una cosa ancora più sciocca. Lo guardai. E fu come fissare direttamente una lampadina. Un'esplosione di piccole stelle davanti ai miei occhi. Un pugno allo stomaco. Inspirai, cercando di calmare i battiti furiosi del mio cuore. La luce del sole che entrava disegnava ombre su quel viso elegante. Bello come qualsiasi cosa proibita. Io non avevo mai amato il proibito... lui però era l'eccezione.

-Non parli?- m'incalzò -Eppure prima sembrava che avessi una gran voglia di parlare-

La voce stridula di Anne, la mia odiosa sorellastra, sul tipo sorellastra di Cenerentola, m'impedì di replicare e anticipò il suo arrivo. -Ragazze, ragazze!- urlò, la voce simile a una cornacchia. Non riuscii a sopprimere una smorfia. Anne era circondata dalla sua piccola corte, come sempre.

Oh, certo, stavo quasi per dimenticarlo! Algol usciva con Anne, motivo per il quale lui si considerava quasi mio parente.

Lo sentii irrigidirsi al mio fianco. Fu solo un istante. Quando voltai la testa per guardarlo nuovamente lui aveva il solito portamento rilassato. Il mondo avrebbe potuto crollare, ma a lui non sarebbe importato. Forse mi ero sbagliata, forse. Le labbra erano piegate in un sorriso. Un sorriso che non arrivava agli occhi. Perché gli altri non se ne accorgevano? Perché non riuscivano a vedere quelle crepe?

-Algol!- un grido. Anne. Lo spettacolo iniziava. La osservai gettarsi in avanti, i capelli biondi che le volteggiavano intorno, la maglietta scollata e la gonna che le arrivava appena al ginocchio. Gli atterrò addosso, come un falco.

Algol le passò un braccio intorno alla vita, quasi svogliatamente. Sentii un dolore allo stomaco, un senso di gelo che mi percorreva tutto il corpo. Antihelo nelle vene. Perché l'abbracciava? E poi vidi che lui inclinava la testa e i suoi occhi mi fissavano, colpendomi come uno schiaffo, lasciando il livido nella mia anima.

Il cuore prese a battermi forte. Non sapevo se era per l'imbarazzo o l'irritazione, ma forse il motivo non aveva neppure importanza. Mi obbligai a girarmi. Non volevo vedere, non potevo guardarlo. Altrimenti tanto sarebbe valso ficcarmi un pugnale nel cuore.


Per tutto il pranzo Sarah parlò del suo grande amore: Harry Potter. Sì, avete capito bene, Sarah avrebbe fatto qualsiasi cosa pur d'incontrare Harry, per il quale nutriva un amore viscerale al quale si accompagnava un odio -altrettanto forte- per Ginny. Mi ero sorbita tantissime volte la storia di come Sarah avrebbe corteggiato e conquistato Harry... storia che comprendeva pozioni d'amore, voli a cavallo di una scopa alla luce della luna e combattimenti all'ultimo sangue. Ero inoltre una delle lettrici della sua fanfiction -lettrice obbligata a lasciare almeno dieci commenti per capitolo, tanto per essere chiari- in cui metteva per iscritto tutte le sue più audaci fantasie... cose che nella realtà non avrebbe mai fatto. Ogni tanto avrei voluto dirle che, beh, se proprio avessi dovuto scegliere un personaggio avrei optato per Draco, ma temevo che mi avrebbe lanciato qualcosa in testa. Beh, sì, ero un po' tentata dalla voglia di provocarla.

-Mi vedo camminare per il corridoio, al fianco di Harry- sospirò Sarah, gli occhi a cuoricino e la voce sognante -lui mi tiene per mano... oh, tutti ci guardano, siamo lo spettacolo più bello del mondo magico-

Io annuii stancamente, sorseggiando il mio succo di frutta alla pesca. Onestamente stavo osservando un altro spettacolo. Al tavolo vicino all'ingresso -il più grande e il più illuminato-, quello dell'ape regina, dove sedeva la mia sorellastra. Mi ritrovai a pensare che la mensa poteva dare un'idea della gerarchia della scuola. Cheerleader e giocatori di football a un tavolo, nerd e simili in un altro, i vari e gruppi che si dividevano i restanti. Lo sguardo scivolò su Anne che passava una mano sul viso di Algol, disegnandone i contorni. Strinsi con forza il succo e strizzai un po' di più gli occhi per vedere meglio. Anne si spingeva verso di lui, i capelli che gli ricadevano sulle spalle. Sentii lo stomaco diventare pesante, un pezzo di ghiaccio. Sarah parlava, ma era solo una specie di sottofondo musicale, non l'ascoltavo, la mia attenzione era tutta su Anne e Algol. Perché non riuscivo a distogliere lo sguardo? Perché ero così ossessionata da quegli occhi viola che splendevano su quel viso dalla pelle bianca come l'avorio? Algol inclinò leggermente la testa, come se stesse ascoltando quello che Anne gli sussurrava all'orecchio. Una ciocca nera gli cadde sulla guancia, disegnando una striscia scura. Cosa gli stava dicendo Anne? Potevo ben immaginarlo. Inspirai a fondo, cercando di controllarmi. La vocina petulante di Anne... mi sembrava quasi di sentirla, lei... Algol si girò di scatto. Mi ritrovai con il suo sguardo viola puntato nel mio. Fu come ricevere una scossa. Sobbalzai, quasi fossi stata bruciata da una sigaretta. Un getto liquido mi colpì sul viso e chiusi di scatto gli occhi, confusa.

-Il succo!- esclamò Sarah.

Sollevai le palpebre, un retrogusto amaro in bocca. Quando abbassai lo sguardo vidi che le mie dita erano strette con forza intorno al succo di frutta. Era quello che mi era schizzato sul viso.

-Tieni- Sarah mi porse un tovagliolino bianco.

-Grazie- mormorai, prendendolo. Mi asciugai lentamente. Ecco, quello era il momento per nascondermi sotto il tavolo.

-Non dirmi che si tratta di lui?- chiese Sarah, sporgendosi in avanti e abbassando la voce. I capelli castani le ricaddero sugli occhi, ma lei parve non badarci. Mi fissava con grande attenzione, come se volesse scorgere ogni movimento della mia anima. Io mi sforzai di dissimulare... ma come si possono dissimilare certe cose? -Sì, si tratta proprio di lui- tamburellò le dita sul tavolo scrostato -lo sai che le brave ragazze piacciono tantissimo ai cattivi ragazzi?-

-Nelle fanfiction sicuramente, questa però è la realtà- e nella realtà le ragazze come me non uscivano con i tipi come Algol, al contrario, se ne tenevano a distanza. Più lontano possibile. Certo che il fatto che uscisse con Anne era proprio disturbante. Rendeva impossibile qualsiasi cosa.

-Non è vero! Le fanfiction sono proiezioni del nostro pensiero- protestò Sarah.

E iniziava a parlare come una grande scrittrice. Inspirai a fondo, cercando di mantenere la calma.

-Potresti conquistarlo- proseguì.

Scrollai la testa. -Algol non m'interessa- dissi, le tempie che mi pulsavano dolorosamente. Mi morsi le labbra, nervosamente e mi passai un dito intorno allo strangolino. Forse era un po' troppo stretto. Vedere che Anne avvicinava una mano al viso di Algol per sfiorargli la guancia mi fece stringere ancora di più la gola. Per poco non mi sentii svenire. Sentii il corpo tremarmi. E poi Algol si allontanò. Potei addirittura sentire la sua sedia che strideva, mentre la spingeva indietro per alzarsi. Anne lo guardò confusa, il viso da bambola che assumeva una stupida espressione stupita. Algol disse qualcosa, quindi uscì dalla mensa, il passo spedito, il portamento elegante, come quello di un antico cavaliere. Era praticamente sulla soglia quando con un rapido movimento si voltò. Una ciocca scura gli cadde sullo zigomo, mentre guardava dalla mia parte, lo sguardo viola che sembrava di ghiaccio. Trasalii, sorpresa. Era come se si fosse reso conto che lo stessi fissando. Algol non disse nulla, semplicemente fece un sorriso affilato, che non arrivava agli occhi -il suo genere di sorriso, quello che ti feriva come una lama nel petto, che ti faceva sanguinare e contorcere dal dolore. Un attimo dopo era sparito. Sbattei le palpebre, confusa.

-Ti ha guardata- dichiarò Sarah, la voce allegra e troppo alta. Alcune ragazze al tavolo vicino al nostro si voltarono verso di noi, fissandoci con curiosità. Erano del club di teatro, il tavolo vicino alla seconda finestra era il loro.

-Parla più piano- la ripresi.

-La sostanza non cambia- disse, più piano -ti ha guardato, Sherry, tu gli piaci-

Alzai gli occhi al cielo e sospirai, sperando che non capisse che il sangue mi rombava nelle vene. -Leggi troppe fanfiction-

-Ne scrivo troppe... lo sai che il capitolo di ieri ha ricevuto molte critiche?- chiese, facendo una smorfia.

Il capitolo di ieri? Oh certo, quello in cui lei ed Harry si baciavano sotto lo sguardo di una Ginny furente. Le fan di Ginny detestavano Sarah... e lei ricambiava con lo stesso affetto.

Sarah continuò a farfugliare qualcosa, ma io non stavo ascoltando, perché il mio sguardo era perso al tavolo di Anne. Stava succedendo qualcosa, si percepiva un certo nervosismo. Osservai la mia sorellastra alzarsi, una mano sul fianco, l'altra che passava tra i capelli biondi. Avrei giurato che avesse gli occhi lucidi. Si allontanò ancheggiando. Le amiche parlottarono tra di loro, scintillanti come stelle. Mi resi improvvisamente conto di una verità. Le api regine non hanno amiche.

-Comunque ho il titolo per la nuova fanfiction- cinguettò Sarah, giocherellando con il suo bicchiere.

-Sono proprio curiosa- borbottai, posando l'attenzione su di lei -quale sarebbe?-

-"Baciami, poi ti spiego"-

Fu come un fulmine. La fissai con un mezzo sorriso. "Baciami, poi ti spiego"... non era male, non era per niente male! Molto superiore agli standard di Sarah.

-Che ne dici?- chiese Sarah, dubbiosa. Abbassò lo sguardo, le guance leggermente rosse.

-Direi che è perfetto... ora però devi spiegarmi il perché di questo titolo-

-Beh, è semplice... prima l'amore, poi c'è tempo per tutto il resto-

Per poco non scoppiai a ridere. Era perfino banale, eppure funzionava. -Peccato che nella vita non sempre l'amore venga per primo- commentai. Il viso di Algol ricomparve nella mia mente, accompagnato dai soliti sentimenti. Turbamento. Un terribile senso di turbamento che mi scuoteva l'anima e mi faceva tremare. -Ci viene insegnato fin da piccoli- sussurrai, sperando così di allontanare Algol dalla mia mente -il grande amore, il principe azzurro che ci salverà... quante sciocchezze!-

-Come sei cinica, Sherry, scommetto che se Algol ti guardasse... - le parole le morirono in bocca e vidi che qualcosa cambiava nel suo sguardo. Terrore. Mi voltai di scatto e scoprii la causa. Un paio di cheerleader stavano infastidendo una ragazzina dai capelli scuri e dal trucco pesante, seduta su un tavolo in disparte. Una sensazione di gelo mi artigliò lo stomaco. Guai, si annunciavano guai.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Come vi sembra questo capitolo? Cosa pensate dei personaggi?

A presto

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