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28. IL NEMICO IN CASA

Mi rifugiai nella tenda verso mezzanotte. Le tempie mi pulsavano e avevo la nausea. Tutta colpa della carne di Mark. E di Anne. Senza contare Algol. Soprattutto Algol. Sembrava che tutto il mondo volesse farmi impazzire. M'inginocchiai e stesi il sacco a pelo. Fuori la festa continuava. Mi sforzai d'ignorare la musica e quella felicità che sapeva di bugie.

Un fruscio. Mi bloccai. Nulla. Non era niente. Sicuramente si trattava solo di uno dei ragazzi che stava passando lì. Trattenni comunque il respiro. C'era qualcuno là fuori. Improvvisamente ricordai che Mary era sparita in quello stesso luogo. Cercai di mantenere la calma. Non ero sola, c'erano delle altre là fuori. Il pensiero mi rassicurò, almeno un po'. M'infilai nel sacco a pelo, sperando che quel senso d'inquietudine sarebbe passata presto. Afferrai anche una coperta... l'aria era piuttosto fresca. Un leggero dolore mi sfiorò la schiena. Il ricordo di Megan che mi colpiva mi fece sobbalzare. Erano passati anni... allora perché faceva male? Ingoiai il senso di panico che mi risaliva in gola. Avevo la nausea. Chiusi gli occhi e cercai di dormire.

Algol mantenne la sua promessa. La cosa non mi sorprese. Lui era una creatura delle tenebre. Era un Lilu, un incubo, un demone. Un principe strappato a una fiaba oscura. Lo sentii entrare nella mia tenda. Feci finta di dormire, decisa a ignorarlo.

-Sher- chiamò lui, la voce roca. Lilu.

Mi costrinsi a non muovermi, immobile sul fianco, e a non accelerare il respiro. Dovevo sembrare rilassata, dormiente. Non avevo voglia di parlare.

-La principessa addormentata- sussurrò lui e poi sentii le sue labbra che si avvicinavano al mio orecchio –io però non sono un principe, non posso risvegliarti con un bacio- sentii le sue dita tra i miei capelli. Mi sorprese il fatto che fossero così lente e delicate. Inspirai il suo delicato profumo.

-Sei così bella, Sher, eppure così distante... sono io quello sbagliato, lo sanno tutto, lo sono stato fin da piccolo... le persone come me alla fine sbagliano sempre, perfino quando fanno di tutto per non sbagliare, confondono il bene con il male... sono pericoloso, eppure io non posso starti lontano, per quanto m'impegni proprio non posso, ti trascinerò con me nei luoghi più terribili della mia mente, sono costretto a farlo, è la mia natura, ma farò di tutto per proteggerti, te lo giuro-

Lo sentii accoccolarsi contro di me, un suo braccio che mi passava intorno alla mia vita. –Buonanotte, Sher, spero che solo bei sogni riescano a sfiorare il tuo riposo- e mi diede un delicato bacio sulla nuca, che mi fece tremare.

Era un inganno, pensai. Sentii il respiro regolare di Algol contro la mia nuca. Stava dormendo? Oppure era anche quella una finzione? Eppure le sue parole erano dolci, amorevoli. Quasi senza rendermene conto scivolai nell'oblio che caratterizza il sonno.

Fu la luce del sole, che mi accarezzava il viso, a svegliarmi. Sbattei le palpebre, sentendo il calore avvolgermi le spalle e la schiena. Ricordai subito quello che era successo la sera prima e il cuore cominciò a battermi forte. Algol si era sdraiato dietro di me, mi aveva detto quelle parole. Mi voltai e... nulla, lui non c'era. Forse avevo sognato tutto. Oppure no. Mi tirai su, mettendomi seduta. La coperta mi scivolò in grembo. Algol. Non poteva essere lui, no, non poteva avermi detto quelle parole, eppure...

-Betty!-

Sobbalzai, presa alla sprovvista. Un senso di gelo mi strisciò nello stomaco. Stava succedendo qualcosa.

-Betty!- era Anne che urlava in quel modo. Potevo quasi immaginare il suo viso paonazzo. Mi sfuggì una risatina. Certamente sospettava che Betty si fosse appartata con Algol. Un lembo della mia tenda si sollevò di scatto e potei vedere la testa di Anne infilarsi dentro. Sbagliavo, non era paonazza, ma pallida. Gli occhi erano arrossati e i capelli le pendevano ai lati flosci. Era brutta, molto brutta. –Hai visto Betty?- mi chiese.

Qualcosa mi trattenne dal risponderle male. Sembrava davvero preoccupata. Scossi la testa. –No, non l'ho vista-

Anne imprecò. –Deve essere da qualche parte-

-Non la trovi?- indagai.

-Deve essersi allontanata per andare in bagno- continuò.

-Potrebbe essersi persa, magari era buio- ipotizzai. Sicuramente stava bene. Scacciai il pensiero di Mary.

-Non portare sfiga- disse, ma il suo tono era poco convinto. Temeva davvero che le fosse successo qualcosa. Allora Anne aveva un cuore. Incredibile, ma vero.

Passammo le ore successive a cercare Betty. Beh, ammetto che io non ci misi molto impegno. Ero abbastanza certa che si fosse ubriacata e che fosse finita in qualche cespuglio. La cosa che desideravo di più era restare vicina ad Algol, ma Mark sembrava essersi messo in testa che, beh, io ero la sua compagna di ricerca.

-Non capisco dove possa essere- commentò, mentre passavamo tra i sentieri vicino al lago.

-Non lo so neppure io- ammisi. Il mio sguardo corse al lago, dove Mary aveva fatto il suo ultimo bagno... sempre se c'era arrivata.

Mark, sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Aveva un'espressione strana, pensierosa.

-Qui è sparita Mary- dichiarò.

Mi fermai, sorpresa da quelle parole. Lui sapeva di Mary? -Ehm, la conoscevi?-

-Tutti conoscevano Mary, era una promessa del nuoto-

Era. Aveva usato il passato. Mary però ufficialmente non era morta. Deglutii, la confusione che mi pulsava nella testa. Stavo certamente vedendo mostri dove non ce n'erano.

E poi notai qualcosa di rosso brillare all'interno del suo braccio magro.

Era sangue? Un graffio? Sentii un brivido lungo la schiena. Non poteva davvero essere sangue... arretrai di un passo, confusa. Mark continuava a parlare, ma io non lo stavo ascoltando. Qualcosa non andava. E se lui c'entrasse qualcosa con la scomparsa di Betty? E poi Mark si abbassò a prendere qualcosa... un sasso! Un gemito terrorizzato mi sfuggì dalle labbra. Non attesi che lui si voltasse, cominciai a correre. Non mi fermai nemmeno quando mi chiamò. Il panico aveva preso il sopravvento. Dovevo correre, fuggire il più rapidamente possibile.

Qualcosa mi afferrò per il braccio. Lanciai un grido. Mi aveva presa, mi aveva...

-Calmati, Sher, calmati- la sua voce, che vibrava preoccupazione.

Mi voltai e incontrai gli occhi tinti di paura. Aveva paura? Sì, per me. Oppure avevo sbagliato. Le gambe cedettero. Algol, come sempre, si affrettò a sorreggermi. Cosa ne sarebbe stato di me se non ci fosse stato lui?

-Va tutto bene- mi sussurrò, stringendomi. Mi abbandonai nel suo abbraccio. Era confortevole, era un rifugio sicuro. -Cos'è successo?-

-Io... io... - cosa potevo dirgli? E poi sentii i passi di Mark e il sangue mi si ghiacciò nelle vene. -Credo che sia lui- sussurrai pianissimo.

Lo sguardo di Algol cambiò. Subito mi spinse dietro di sé, senza neppure un istante di esitazione. Mi sentii confortata.

-Algol- chiamò una voce. Mark. Quasi senza rendermene conto mi rannicchiai dietro la schiena di Algol. -Sherry... sei lì dietro?-

-La ricerca è finita- dichiarò Algol, la voce che non ammetteva repliche. Mi sentii al sicuro, forse per la prima volta in tutta la mia vita.

-L'avete trovata?- Mark sembrava confuso. Dondolò sulle gambe magre.

-No, ma è inutile continuare... ce ne torniamo a casa-

Sì, volevo solo... no, volevo stare con Algol. La lucida verità mi trafisse come una freccia. Io volevo passare il tempo con Algol, volevo parlare con lui, volevo confidarmi. Era grave? Beh, non c'era tempo per pensare.


La notizia mi fu data non appena arrivammo a casa, dopo aver denunciato la scomparsa di Betty. Ero ferma sul primo gradino delle scale quando Anne mi chiamò.

-Algol si fermerà qua fino a quando mamma non tornerà- mi comunicò con un sorriso assassino.

Il respiro mi mancò. –Si fermerà?- ripetei, il cuore in gola.

-Sì e tu non dovrai dirlo a nessuno... sarebbe meglio che tu non uscissi neppure dalla tua miserevole soffitta-

Se solo Anne avesse saputo... -E se tua madre dovesse chiedermi qualcosa?- domandai, cercando di controllare la voce.

-Ci penserò io, tu dovrai semplicemente non parlare, facile no? Lo capisci pure tu-

Mi sforzai di sorridere e di dissimulare l'ansia che mi stringeva lo stomaco. Algol veniva per me. Il pensiero mi turbava. –Manterrò il segreto-

Anne annuì. Notai solo in quel momento che aveva delle occhiaie scure sotto gli occhi. La facevano sembrare più vecchia.

-Mi dispiace per Betty- dissi, cercando di sembrare dispiaciuta.

Anne parve sorpresa, poi piegò le labbra. Stava sorridendo? -A te non è mai importato nulla di Betty- la voce era gelida e tagliente come ghiaccio. -Non farti vedere in giro- si voltò e se ne andò, i tacchi che ticchettavano. Se solo avesse saputo...

Passai la serata in soffitta. Sì, avete capito bene. Mi chiusi in soffitta dopo aver preparato la cena, portandomi solo un piatto pieno di verdure e una bottiglia d'acqua. Il mio cuore urlava. Il pensiero di Anne ed Algol là sotto da soli... mi faceva male, mi graffiava l'anima fino a farla sanguinare. Provai a disegnare. Tracciai segni senza senso sui fogli. No, non erano senza senso. Formavano sempre il suo volto. Sapevo che sarebbe venuto da me. Lui veniva sempre.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate della sparizione di Betty?

A presto

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