19. CHIACCHIERE E BRUTTE SORPRESE
-Ieri sera non hai commentato il mio nuovo capitolo- si lamentò gioiosamente Sarah, portandosi una patatina alla bocca. I fermagli a forma di coniglietti le pendevano ai lati della testa.
-Scusa, sono andata a dormire presto- mentii. In realtà mi ero addormentata solo quando ormai il cielo iniziava a colorarsi d'arancione. Avevo avuto difficoltà a dormire. Il pensiero era sempre uno. Algol. Mi sforzai di bere un sorso di succo, ma la nausea mi assalì. Deglutii, lanciando uno sguardo alla grande stanza. La mensa quel giorno era quasi vuota. E poi non c'era lui e quando non c'era... era come se fossimo al buio.
-Beh, non importa... però sei un po' pallida- borbottò Sarah.
Possibile che si accorgesse sempre di tutto? –Ho mal di testa- e non era neppure una bugia, perché le tempie mi pulsavano dolorosamente, dandomi un senso di smarrimento. Avrei solamente voluto rifugiarmi nel mio letto, sotto le lenzuola.
-Beh, non mi sorprende- si lanciò uno sguardo intorno, circospetta, poi si spinse avanti, con fare cospiratorio –pensi ancora ad Algol-
Colpita e affondata. Il fiato mi mancò e per un attimo cercai di sforzarmi per capire come respirare. Lo avevo dimenticato.
-Lo sapevo! Altro che mal di testa ti verrà!- dichiarò.
-E tu con Roger?- la stuzzicai.
Sarah avvampò. –Roger? A me Roger non interessa- e ricominciò a giocherellare con i lacci della felpa, arrotolandoli intorno agli indici. Lo smalto verde sbeccato brillava.
-Non dirmi che... -
-Posso sedermi?- chiese una voce timida.
Voltai la testa e sorrisi a Penny, che se ne stava in piedi, con il vassoio stretto tra le mani. Aveva raccolto i capelli in una coda alta e indossava un lungo abito nero. –Certo- mi affrettai a dirle, spostando un po' di lato la sedia. La sorella di Algol. Anzi, sorellastra. Un brivido mi corse lungo la spina dorsale, mentre lei si accomodava, guardando prima me, poi Sarah, con lo sguardo azzurro brillante di dolcezza.
-Grazie, ehm, non ho molti amici, non sapevo dove andare-
-Questo è il club delle strambe, tesoro- esclamò Sarah, felice di non parlare più di Roger. Le lanciai uno sguardo molto espressivo, il cui significato era: non sei salva, presto torneremo a parlare di lui.
Sarah m'ignorò palesemente, come se la cosa neppure la toccasse, poi tornò a concentrarsi su Penny. –Sei sempre benvenuta qua-
-Siete davvero molto gentili- mormorò Penny, le guance rosse per l'imbarazzo.
-Anche perché con il fratello che... ahi!- Sarah mi lanciò uno sguardo torvo, comprendendo che il calcio che le era arrivato da sotto il tavolo era il mio. Ma cosa le veniva in mente di criticare Algol davanti a Penny? Anzi, anche solo nominarlo. E perché io le avevo detto che era il fratello?
-Vuoi un pezzo di Rose Cake?- tentai, porgendole una fetta della mia torta.
Penny la fissò un attimo, poi annuì, incurvando le labbra in un sorriso timido. La prese tra le mani a coppa e se la portò alle labbra. La morse e subito il suo sguardo s'illuminò. –Ma è fantastico!-
Mi sforzai di dissimulare la soddisfazione. –Oh, sono felice che ti piaccia- risposi, tranquilla.
-Ma che gusto è?- domandò, masticando. Alcune briciole le caddero sul piccolo mento. –Non ho mai assaggiato nulla di simile... è dolce... e anche intenso-
-Non te lo dirà mai- intervenne Sarah, porgendo la mano per ricevere anche lei un pezzo di torta. Gliela diedi, ridacchiando.
-Ho promesso alla prozia Merce di non rivelare l'ingrediente principale- ammisi.
-Beh, ogni famiglia ha dei segreti- disse Penny.
Aveva proprio ragione. Chissà quali segreti si nascondevano dietro le mura di casa sua.
-E poi ci sono quei segreti che nessuno conosce a parte il diretto interessato- continuò –Come la donna che piange sulla vecchia lapide- spiegò Penny –è così triste, povera donna, la visita sempre-
Quelle parole mi strapparono dalla realtà e mi fecero riflettere. L'avevo vista anch'io quella donna. –Non si sa chi è?- domandai.
-Oh no, nessuno, una volta ho provato a parlarle, ma lei è corsa via-
-Ragazze! Questa storia mette i brividi- intervenne Sarah.
Feci per replicare, ma la vibrazione del cellulare deviò la mia attenzione. Lo presi... Algol... una chiamata di Algol. In effetti quella mattina non si era visto a scuola. Stava certamente per combinare qualcosa di nuovo. Ripensai al giorno precedente... alla nostra lite... e respinsi la chiamata.
Il sole disegnava strane forme sull'asfalto. Proseguii lungo il marciapiede. Avevo visto Betty e volevo evitarla. E poi c'erano le chiamate di Algol. Altre tre, più un paio di messaggi che non avevo nemmeno aperto, volevo proprio...
-Ehm, ciao-
Trasalii, sorpresa. Quando mi voltai incontrai lo sguardo innocente di Tim e il suo sorriso.
-Scusa, non volevo spaventarti- si affrettò ad aggiungere. La felpa blu gli stava un po' larga.
-Ma no, figurati, non mi hai spaventata- mentii. Certo che se non si fosse mosso con passo felpato, beh, sarebbe stato meglio. Ingoiai il fastidio e cercai di assumere un'aria angelica con un dolcissimo sorriso. Dovevo vestire un abito di candore e tenerezza.
Tim parve crederci, perlomeno continuò con tono allegro. -Posso capire che con tutte queste sparizioni le persone siano nervose-
-Già- ammisi.
-Ho sentito che la polizia ha interrogato alcuni studenti al riguardo dell'ultima ragazza scomparsa- abbassò la voce.
-Spero che la trovino-
-Sì, lo spero anch'io... la conoscevi?- domandò.
Scossi la testa. -Non avevamo nessun corso insieme-
-Neppure io... che ne dici se facciamo due passi insieme?- mi domandò, il suo sorriso espansivo sulle labbra.
-Certo!-
-Uno di questi giorni potremmo andarci a prendere un gelato, che ne dici?-
La domanda mi prese completamente alla sprovvista. Tim però probabilmente fraintese il mio imbarazzo.
-Se preferisci puoi portare un'amica... io potrei portare Roger-
Roger? La cosa si faceva interessante. -Okay, sì, potrei portare Sarah- e così lei mi avrebbe dovuto un favore immenso come l'oceano.
-Ottimo, allora è fatta- strizzò l'occhio.
Tim mi accompagnò fin davanti a casa, dove ci scambiammo il numero e ci salutammo rapidamente. Temevo che Anne mi vedesse... beh, sbagliavo, perché la mia sorellastra era impegnata a fare ben altro. Lo scoprii non appena entrai in salotto.
Mi fermai sulla soglia, non credendo a quello che stavo vedendo. C'erano due persone sedute sul divano. Una era Anne, la testa buttata all'indietro, i capelli biondi che ricadevano sulla spalliera. Lanciava piccoli gemiti, mentre un ragazzo la baciava sul collo. Notai, con un certo imbarazzo, che lui le stava accarezzando la coscia. Non appena compresi chi era lui, beh, sentii l'aria mancarmi. Arretrai e andai a sbattere contro la porta. Una fitta mi percorse il braccio, dove avevo battuto. Lo massaggiai, abbassando lo sguardo, consapevole di avere gli occhi della coppietta addosso.
-La sfigata- esclamò Anne, con tono ironico.
Algol. Deglutii. Non volevo che mi vedesse così. L'immagine di lui che sfiorava la coscia di Anne mi era rimasta impressa nella retina, come marchiata a fuoco.
-Hai lavato i nuovi vestiti che ho comprato?- continuò Anne.
Non le risposi. Avrei dovuto voltarmi e andarmene, ma non ci riuscii. Non riuscivo a muovere neppure un muscolo.
-Scusala, Algol- continuò Anne –Sherry è una vera inetta, non sa fare nulla... -
-Sher- la voce di Algol era bassa, roca, sensuale. Una voce che seduceva e rovinava. Alzai la testa e lo fissai, quasi senza rendermene conto. Notai con orrore che la sua mano sfiorava ancora l'interno della coscia di Anne. La mia sorellastra ridacchiò e iniziò ad ansimare. –Che c'è, Sher?- mi chiese Algol, la voce divertita –Vorresti essere toccata così anche tu?- le dita disegnavano languidi cerchi.
Sentii il cuore aumentare i battiti e uno strano senso di calore che m'incendiava. Il mondo esplose, come un piatto di porcellana che si schianta al suolo. Cosa mi stava succedendo? –Devo andare- dissi, quindi mi voltai e corsi via, il cuore in gola, le lacrime che mi bruciavano negli occhi. Era la sua punizione, il suo modo per dirmi che avrei dovuto rispondere alle sue chiamate, che non potevo ignorarlo. E poi ricordai le parole che mi aveva rivolto solamente il giorno prima: l'odio è sempre meglio dell'indifferenza. Beh, aveva raggiunto il suo obiettivo. In quel momento l'odiavo così tanto da impazzire.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate degli ultimi avvenimenti? Nel prossimo capitolo ci sarà il confronto tra Sherry e Algol.
A presto
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